beh, allora porto l'esempio. Tutti noi del "giro" della vecchia compagnia siamo esterefatti.
Una coppia, della quale lei è mia amica dall'infanzia, si mette insieme. Lei è al quarto anno di maturità, lui al quinto. Lei solare, allegra, di un'intelligenza unica (tanto per dire, anche se non significa nulla...60/60 e lode alla maturità), modesta, simpatica e semplice..tutte doti che adoro.
Usciamo sempre insieme. Durante le vacanze natalizie in montagna, molti anni fa', aiutiamo lui, io con il mio libro di tecnica commerciale e gli altri con il loro silenzio a prepararsi per un importante concorso, che vince.
Con il passare degli anni si sposano e hanno un figlio. Entrambe non rinunciano alla carriera, anche se lei (lavorando in banca, come lui del resto) deve per forza di cose rinunciare a carriera più elevata e non di certo perchè le mancano le qualità. All'apparenza è una famiglia dove regnano amore e solidità.
Bene.......non volevo crederci ma a lei credo..quest'uomo, il cui figlio ora ha 12 anni, ispettore di banca, che a quei tempi lavava il capo a me ed il mio ancora amatissimo maritino

, perchè dovevamo apprezzare di più la vita, muoverci di più e via dicendo, ha mollato di punto in bianco la famiglia.
Del figlio, di cui sembrava conoscere e sentire vita, morte e miracoli, improvvisamente non capisce più nulla. (che sia l'effetto gonnella?)
Tutto preso dalla sua nuova storia, dalla quale poi aspetta una bimba, suo figlio non esiste più, la moglie non ha avuto nessuna spiegazione (accetto i cambiamenti, possono succedere ma almeno che se ne parli, per rispetto e correttezza verso chi ha dedicato tutta se' stessa, c'è modo e modo di gestirli)
Suo figlio, problematico già di suo, viene portato dallo psicologo dalla madre attonita, sorpresa e scioccata all'infinito perchè tutto sembrava filare liscio :squint: oltrechè essere subito presente a tutelare e porre rimedio alle sofferenze e delusioni del bimbo nonostante le sue non siano da meno.
Notate, conosco benissimo quest'uomo ma oramai non mi sorprende più nulla, sente il diritto di chiamarsi padre quando è totalmente insensibile alla violenza che sta' facendo al figlio, portando l'acqua al suo mulino quando parla con l'ex moglie e dicendo che tanto il figlio "è forte":burningma e ..se la caverà......pretendendo addirittura che accetti e si inserisca nella nuova famiglia, cosa impensabile, data lo stato psicologico del ragazzino, che ogni sera si ritrova in divano con la madre piangendo chiedendosi il perchè dell'abbandono.
Figuriamoci se fossi la moglie se lo giustificherei. Non sarebbe giusto che ora, questa donna, dopo la sofferenza inflitta al figlio con tale indifferenza e dopo l'umiliazione ed il trattamento subiti di punto in bianco senza giustificazione alcuna e dialogo civile che, nonostante tutto ha insistentemente cercato proprio perchè incredula senza ottenere risposta, lottasse per riconoscere come di dovere suo figlio che sta' pagando le spese dell'insensibilità del padre???? (son convinta che c'è modo e modo di comportarsi, ed i figli, soprattutto a quell'età non hanno colpa ma solo bisogno d'amore).......