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Che la forza sia con te

seya

Master Florello
aggiungo Ivana una cosa.
tutto ciò che ti viene detto, verrà assimilato ed elaborato da te sola, e poi tradotto in verità, e azione, ma solo tu potrai decidere come muoverti, perchè tu sola senti quel che senti, e nessuno (anche se spesso non si può fare a meno di dare consigli, anche a perdere a volte) può entrare in te e dirti cosa fare.

vale per seya questo discorso, carissima amica.


il dolore è talmente personale, e quello che ha scritto Wal è assolutamente giusto e corretto.


calpestare il dolore altrui ....o violentarlo, ecco, questo succede molto di frequente, anche con sinceri e buoni propositi.
ma è un errore madornale.
nessuno meglio di te, sa cosa provi.
 

RosaeViola

Master Florello
Sempre disponibile ad ascoltare, ad aiutare, a fare tuo il problema dell'altro. sia familiare che del vicino di casa.

Pinuccia, non tutti quelli che sono forti colossi dai piedi d'argilla, tendono a donarsi agli altri per confermare sè stessi.
Molti hanno una preclusione a farlo proprio per non incorrere in grandi dispiaceri e preferiscono che gli altri si arrangino per proteggere sè stessi, quindi io credo che non sempre, anzi quasi mai, si è come dici tu solo per acquisire maggiori certezze. Credo che molto dipenda anche dall'animo delle persone e dalla loro specifica generosità.


Però giorno dopo giorno quanto c'è di nostro nel non voler mostrare la propria fragilità. Nel non voler dire all'altro guarda che anche io appartengo alla categoria degli esseri umani, con sentimenti, dolori e gioie?
Sino al momento in cui questo grido che esce da dentro nessuno lo sente.
E' un grido muto, non ci sono parole per poter esprimere la fragilità che è insita nella donna/uomo forte.

Non sono d'accordo. Anzi no, condivido ciò che hai detto ma posso dirti che si può fare della propria fragilità, anche la propria forza, appunto palesandolo alle persone che hai vicine, spiegando e dandoti a loro ma ponendoti anche in una dimensione umana e non sovrannaturale o impersonale.


La spalla messa a disposizione per far piangere gli altri, non può chinarsi in un gesto di mestizia, non può dire sono satura di lacrime. L'altro ne sarebbe sconvolto, si perderebbe, non avrebbe più il rifugio sicuro.
Quindi quando dire basta, anche io ho bisogno di vivere!
Credo che non ci sia mai questo momento, si è sempre troppo portati a vedere il bisogno altrui del proprio. Che sia nel dna di alcune persone?

Anche su questo, per quanto io riconosca che è un meccanismo diffuso, credo non sia forza ma ancora una volta fragilità.
L'incapacità di proteggere sè stessi, alla fine è fragilità, anche se mascherata da una forza che pochi sembrano avere.


La capacità di affrontare dolori, diciamo col sorriso , certo sovente ti squarcia dentro.
Puoi arrivare al punto di lasciarti vivere.

Ecco, ma spiegamela un po' questa cosa...Ma chi diavolo ha detto che si debba affrontare il dolore col sorriso sulle labbra? Dove sta scritto che si debba andare al patibolo con il mesto sorriso del piacere del farsi del male stampato in faccia?
Tutto questo mi riporta sempre all'icona dei martiri cristiani, che si immolavano sereni, forti che il loro martirio era per un valore altissimo. Ma siamo proprio sicuri che qualcuno vuole che ci si immoli?
E anche qui, dove sta la forza?

Quando cerchi di rialzare la testa di dire io esisto, hai il vuoto intorno.
Persone alle quali per tutta la vita hai dato la forza di andare avanti, si certo hai dato la tua forza, ma ora loro vivono si possono di punto in bianco abbandonare? Pensare di vederli sgonfiare come palloncini?


No, non di punto in bianco Pinuccia, ma gradatamente, lentamente e progressivamente si deve continuare a dire ciò che si è, ciò che si sente, ciò che si soffre e non con il sorriso di cui sopra.


Secondo me sta poi qui la forza di andare avanti.


La forza, se non ho capito male, starebbe nell'accettare di dover far del male alle persone che hai protetto da sempre? Non è sempre così.
Molto spesso il dolore è solo fine a te stesso, per quel che vivi e che ti capita e la forza che ti viene richiesta, non è tanto di far comprendere agli altri che tu stai soffrendo, ma proprio di accettare tu che una volta ancora dovrai soffrire.


Un grande dolore si può affrontare,, e ognuno di questi ti rafforza, ma sono dolori che col tempo si mitigano.


Tempo...ma alla fine, quanto ne abbiamo? Quanto ne resta? Quanta vita perdiamo ogni volta che una grande sofferenza ci annienta?

E' anche vero che uno nuovo ti ricorda gli altri. E' come un film che si proietta periodicamente con l'aggiunta di nuove scene, ma senza finale.
Parlo di dolori per la scomparsa di persone care, per l'affrontare lunghe e devastanti malattie, il dolore dell'abbandono.
Col tempo acquistano dimensioni diverse, si ammorbidiscono non sono più feroci.

Io sono in parte d'accordo con te, nel senso che SEMBRA che non siano più feroci, ma la realtà ci dice che molti di quei dolori in tantissime persone sono più miti solo perchè sono stati rimossi e non rielaborati e quindi, come tali, non sono mitigati, lo sembrano per poi essere pronti a riesplodere con una violenza inusitata non appena un altro si annuncia.


Una volta credevo che i grandi dolori unissero le persone, i fatti mi hanno dimostrato che spesso le dividono.

Certo che è così e perchè? Perchè del dolore che si vive non si parla ma non solo con gli altri, soprattutto con sè stessi e soprattutto con le persone che abbiamo più vicine.
Un'altra ragione pe cui le persone siano divise dal dolore è quella che vede una delle parti in causa palesare il suo dolore, metterlo a nudo di fronte a chi ascolta ed è vicino e vedere l'altro travolgere quel suo dolore, violentarlo e umiliarlo ulteriormente.


Ci dovrebbe essere un momento nell vita in cui chi per definizione è forte, chi per definizione è colei o colui che sa risolver le cose, chi per definizione è la spalla d'appoggio, dice basta.
Dice al mondo non calpestare i miei sentimenti, ne ho tanti quanto gli altri e forse di più perchè mi sono fatto carico dei problemi che non mi spettavano.

Sai qual è, a mio avviso, il dolore più grande di chi dice basta? La consapevolezza di aver permesso agli altri di ledere la propria integrità affettiva e il riscontro che questi altri, malgrado fossero consapevoli della fragilità di chi cerca di dare incondizionatamente, ne hanno fatto un uso sconsiderato e bieco. Questo, ai miei occhi, è qualcosa di una violenza senza pari.
Immagina cosa si provi quando si sa di aver più e più volte detto al mondo, attenzione perchè io sono roccia ma sono anche vetro e capisci che questo mondo quell'essere vetro, l'ha considerato come un fattore di rischio calcolato in cui saresti stata tu a pagare e tu sola.


Ma nel momento in cui non si hanno più le forze per essere lottatori, ci si guarda in giro e si vedono le cose belle che si sono costruite e fortunatamente ce ne sono.

E' vero, ma è anche vero il contrario. E' vero cioè, che più guardi tutta quella bellezza più comprendi che la desideri, che vuoi vivere ogni istante della tua vita circondato da lei e che qualcosa o qualcuno te lo impedisce.


Chi è forte dentro, riesce sempre a risollevarsi.
Ogni volta è più difficile, più doloroso, ogni volta si dice basta a tutto a volte anche alla vita,ma piano piano si ricomincia a vivere

Non ne sono così convinta.
Ma alla fine, chi è forte dentro? Cosa significa essere forti? Non sono ancora così chiare tutte le posizioni.
 

RosaeViola

Master Florello
Si deve essere anche capaci di dire basta, non ne posso più,me ne vado....e non è detto che sia un partire puramente fisico ma soprattutto un trovare un angolino nostro, in cui gli altri non possono entrare , in modo da avere il tempo di riprendere fiato e uscirne più rinfrancati e decisi. Per superare certe sofferenze è necessario ritagliarsi ogni giorno uno spazio personale, in cui il resto non può entrare,almeno per un po'.
E poi quando si è deciso...basta con i se e i ma....


Teresa, per molti anni sono stata tacciata di non vedere le scale di grigio, ma solo bianchi e neri. Oggi che invece riesco a vedere anche i grigi, mi sento dire che una volta presa una decisione non ci debbano essere i se e i ma.
Curioso questo, anche perchè, in qualunque decisione si prenda, sai meglio di me che non siamo gli unici attori su questo palcoscenico e, quindi, è giocoforza che ci siano se e ma, considerato che noi possiamo decidere per noi, ma in quanto agli altri, è ancora tutto da vedere.
Possono condividere la tua scelta oppure non condividerla ma accettarla...e se non fanno nè l'una o nè l'altra cosa?

In quanto al ritagliarsi un angolo per sè stessi, è alquanto difficile quando di fronte hai situazioni che di te, assorbono ogni secondo della tua esistenza e sono continue...
Sì, certo, poi ci sono anche i momenti in cui la mente riesce a staccare per qualche istante la spina, ma mica ti rimettono sulla linea di galleggiamento questi momenti...Anzi, delle volte la malinconia è ancora più struggente nel passaggio dall'aver staccato la spina dai pensieri a quello in cui la riattacchi, perchè vorresti poter abbandonare quella linea che ti succhia energie vitali per abbandonarti definitivamente alla vita, solo a questa e sei consapevole di non poterlo fare.

Ecco, a quel punto lì, dove vai ad attingere ancora forza per ricominciare tutta la trafila della sofferenza?
 

RosaeViola

Master Florello
Secondo me il dolore si accetta , si elabora , ti lascia priva di forze e alla fine ti cambia.
Ci sono diversi motivi per cui si soffre ed è difficile dare un opinione, per come vivo i dolori non posso far altro che dirti che mi segnano , in fondo non riesco a superarli .Un ombra resta sempre nei miei occhi ma questo non vuol dire non andare avanti .

Mary ma quando di quelle ombre hai pieni gli occhi con cosa cerchi nuovamente la strada per andare avanti?
Dove attingi le forze per poter muovere qualche passo?
 

RosaeViola

Master Florello
Questo cara Ros, è per tutte le persone che ti stanno accanto, per quelle voci che continuo a sentire sbraitare intorno a te, per tutti quelli che non hanno coscienza del dolore altrui e forse nemmeno del proprio.
Un abbraccio. :love_4:


Ecco Wal, uso questa tua frase per chiedere a chi dice di rimettere a posto queste voci sbraitanti che insultano il mio dolore, che lo umiliano e oltraggiano, come si potrebbe rimettere a posto qualcosa di cui, quelli che sbraitano, non hanno nè percezione nè consapevolezza.

E quando hai compreso che non puoi mettere a tacere chi sbraita perchè non c'è mezzo alcuno di raggiungerlo, come ti salvi? Come si fa a farli smettere di sbraitare se non c'è nessun mezzo comunicativo idoneo a questo scopo?
 

RosaeViola

Master Florello
Ad ogni buon conto, in tutta questa discussione mi sembra di recepire che le persone che hanno risposto, affrontano il dolore elaborandolo, capendolo sino in fondo, scoprendone le ragioni, collegandole ai propri vissuti vicini e lontani e riuscendo a farlo acquietare fino al suo ammutolimento e alla sua dipartita.

Ma perchè io invece trovo che nella realtà le persone che facciano questo siano rarissime?
Perchè mi accorgo sempre più spesso che il dolore spaventa e che si preferisce non pensarci piuttosto che affrontarlo e guardarlo bene in faccia?

Ma se davvero quel che è stato scritto qui corrispondesse ad un campione reale della popolazione, significherebbe che in questo paese, sono molti di più quelli che sono ben in contatto con sè stessi nella propria interiorità più profonda e che sono consci delle loro dinamiche rispetto a quelli che non lo sono. Quindi, in sostanza, in giro ci dovrebbero essere molte più persone forti che fragili, ma a me non pare che sia così.

Peccato però, poi, che molti portino in giro sè stessi senza avere il porto d'armi e che usino il loro modo di essere di cui non sono affatto consapevoli, ledendo la vita degli altri considerevolmente.

Mi spiegate questa cosa se ne avete voglia?
 
A

ambapa

Guest
Ad ogni buon conto, in tutta questa discussione mi sembra di recepire che le persone che hanno risposto, affrontano il dolore elaborandolo, capendolo sino in fondo, scoprendone le ragioni, collegandole ai propri vissuti vicini e lontani e riuscendo a farlo acquietare fino al suo ammutolimento e alla sua dipartita.

Ma perchè io invece trovo che nella realtà le persone che facciano questo siano rarissime?
Perchè mi accorgo sempre più spesso che il dolore spaventa e che si preferisce non pensarci piuttosto che affrontarlo e guardarlo bene in faccia?

Ma se davvero quel che è stato scritto qui corrispondesse ad un campione reale della popolazione, significherebbe che in questo paese, sono molti di più quelli che sono ben in contatto con sè stessi nella propria interiorità più profonda e che sono consci delle loro dinamiche rispetto a quelli che non lo sono. Quindi, in sostanza, in giro ci dovrebbero essere molte più persone forti che fragili, ma a me non pare che sia così.

Peccato però, poi, che molti portino in giro sè stessi senza avere il porto d'armi e che usino il loro modo di essere di cui non sono affatto consapevoli, ledendo la vita degli altri considerevolmente.

Mi spiegate questa cosa se ne avete voglia?

Non sono in grado di spiegartela Ivana. Posso solo dire...evidentemente non siamo un campione rappresentativo. E poi...un conto è parlare di dolore e di sofferenza a tavolino...un altro è viverlo, esserne soffocati, schiacciati. Se ti fossi trovata in un altro momento della tua vita probabilmente anche tu avresti detto più o meno le stesse cose che ti abbiamo detto noi... ora non puoi perchè il dolore è lì presente, incombente...un mostro che divora. Con questo non voglio dire che ci sia ipocrisia nelle nostre parole. E' solo che possiamo permetterci quel distacco che ci consente di "teorizzare" delle soluzioni possibili, o meglio dei "sostegni", anche in base al vissuto di ognuno. Ogni volta che si soffre si è razionalmente consapevoli che l'elaborazione del dolore, l'attesa, la salvaguardia di un proprio, minimo, spazio vitale sono le sole ancore di salvezza possibili...ciò non toglie che ci sentiamo comunque schiacciati e apparentemente senza via di scampo.
 

daria

Master Florello
Peccato però, poi, che molti portino in giro sè stessi senza avere il porto d'armi e che usino il loro modo di essere di cui non sono affatto consapevoli, ledendo la vita degli altri considerevolmente.

Mi spiegate questa cosa se ne avete voglia?

Parli forse di stupidità Rò? perchè se è questo, ahimè :(
 
Ultima modifica:

RosaeViola

Master Florello
Non sono in grado di spiegartela Ivana. Posso solo dire...evidentemente non siamo un campione rappresentativo. E poi...un conto è parlare di dolore e di sofferenza a tavolino...un altro è viverlo, esserne soffocati, schiacciati. Se ti fossi trovata in un altro momento della tua vita probabilmente anche tu avresti detto più o meno le stesse cose che ti abbiamo detto noi... ora non puoi perchè il dolore è lì presente, incombente...un mostro che divora. Con questo non voglio dire che ci sia ipocrisia nelle nostre parole. E' solo che possiamo permetterci quel distacco che ci consente di "teorizzare" delle soluzioni possibili, o meglio dei "sostegni", anche in base al vissuto di ognuno. Ogni volta che si soffre si è razionalmente consapevoli che l'elaborazione del dolore, l'attesa, la salvaguardia di un proprio, minimo, spazio vitale sono le sole ancore di salvezza possibili...ciò non toglie che ci sentiamo comunque schiacciati e apparentemente senza via di scampo.

Cinzia, ho fatto questo discorso adesso che sto vivendo un momento particolare ma ti posso assicurare che l'ho sempre fatto, anche in condizioni di normalità e di tranquillità.

Faccio spesso questa riflessione pensando, ascoltando o leggendo certi fatti che costellano la vita di molte persone e spesso mi sono resa conto di come la mancata elaborazione del dolore, ingenera altro dolore in chi già lo sta vivendo e nelle persone che vi si relazionano anche successivamente all'apparente superamento delle stesso.

Se ci soffermiamo a riflettere possiamo renderci conto che dietro a molti dei comportamenti che negli altri ci feriscono, ci sono appunto eventi dolorosi mai affrontati in un reale processo di superamento.

Qui non c'entra lo stato d'animo relativo ad un momento particolare che si vive, c'entra piuttosto un costume sociale, un processo culturale e una maturità della gente che non è mai arrivata a compimento e soprattutto in questi ultimi anni, possiamo toccare con mano di continuo tutto ciò.
 

RosaeViola

Master Florello
Parli forse di stupidità Rò, perchè se è questo, ahimè :(

Non parlo di stupidità Daria, parlo di fragilità profonde, di diseducazione a parlare di sè non solo in termini competitivi e rampanti, ma di sè come di entità vulnerabili e piene di lati fragili.

Sottacere questo a sè stessi, comporta una maggiore vulnerabilità e una minor crescita interiore a cui fanno seguito comportamenti lesivi nei confronti degli altri.
La mancata consapevolezza di ciò che siamo dentro, è sempre un'arma pericolosissima da usare quando ci si relaziona al mondo esterno.
 
M

Mary74

Guest
Mary ma quando di quelle ombre hai pieni gli occhi con cosa cerchi nuovamente la strada per andare avanti?
Dove attingi le forze per poter muovere qualche passo?

L'ombra non va più via , è parte di me.
Gli affetti sono la mia ancora di salvezza , la buona parola di un amica , l'abbraccio del mio ragazzo , le energie ritornano con il tempo ... ho imparato anche a essere egoista , persone negative sciò , pusssa via
 

seya

Master Florello
Ivana, io sono una che sovente scappa dal dolore, e lo custodisce dentro di sè.
riuscire ad elaborarlo, a conviverci, e addirittura a superarlo, bè......questa è un'altra storia.
ci si prova....
ma non per tutti i tipi di dolore.
ce ne sono certi che ti porti dietro tutta la vita.

nel mio caso ho dovuto gestire un dolore che mi è apparso dopo dieci anni all'improvviso.
un dolore molto grosso, che avevo rimosso inconsapevolmente.
come se non mi fosse mai accaduto.
tra capo e collo mi è ritornato...
ne sono rimasta frastornata.
ci ho messo altri dieci anni buoni per riuscire a conviverci, ad elaborarlo, a cercare in qualche modo di "arginarne la distruttività"...

il mio essere sempre tanto distratta, non è solo la mia indole, è anche un modo per non ricordarmi le cose che più mi fanno soffrire.
ho una memoria molto selettiva....
i ricordi brutti li iberno in un angolino....
quando escono però sono come un fiume in piena....e puoi fare due cose.
la prima è cercare in tutti i modi di nuotare controcorrente nella tempesta....
la seconda è lasciare che il tuo corpo e il tuo spirito vivano questo dolore fino in fondo, per poi dire basta...ora basta, e richiuderlo nel suo iceberg, lì in un angolino, lo refrigeri.

resta il fatto che siamo d'accordo sia una cosa temporanea, un palliativo, non ho la soluzione Ivana.

ho solo un mega abbraccio virtuale per te, e quando hai bisogno io sono qui.
sempre.
 

RosaeViola

Master Florello
quando escono però sono come un fiume in piena....e puoi fare due cose.
la prima è cercare in tutti i modi di nuotare controcorrente nella tempesta....
la seconda è lasciare che il tuo corpo e il tuo spirito vivano questo dolore fino in fondo, per poi dire basta...ora basta, e richiuderlo nel suo iceberg, lì in un angolino, lo refrigeri.

Seya, ma questo è l'inganno più grande che vive l'essere umano: l'illusione che si possa congelare un dolore per renderlo incapace di farci soffrire.

Prima o poi, qualcosa che provoca un repentino disgelo del cubo di ghiaccio in cui è sepolto, capita e tu vieni sommersa da un oceano d'acqua gelida che ti annienta di nuovo.

Nemmeno nuotare controcorrente serve. Sono energie perdute, sono forze che si sprecano in qualcosa che le vanifica in un attimo.

C'è un'altra strada Seya ed è quella che raramente qualcuno sceglie per uscirne: accogliere, comprendere, osservare, seguire il percorso fino alla sorgente, parlare, confrontarsi col proprio dolore, dargli forza ed ossigeno perchè possa parlare ed esprimersi, condurlo alla ragione e poi consolarlo, abbracciarlo e contenerlo. Solo da quel momento in poi, si è pronti a lasciarlo andare e a ricominciare a vivere.

Certo, tu dici, ma allora se sai tutto questo perchè stai male? Perchè la situazione che sto vivendo io oggi, esula da questo processo...purtroppo.
 

seya

Master Florello
è senz'altro vero.


credo che la situazione che stai vivendo tu Ivana, permettimi di dirtelo, è una violenza psicologica che tu stessa stai permettendo.
quando non ce la farai più e avrai raggiunto (cosa che credo ormai l'hai superato da mò) il limite, sarai tu a dire basta non ci sto più.

scusami per la psicologia da salotto.
ma credo davvero e con tutta me stessa che se noi lasciamo agli altri lo spazio per farci del male, stai sicura che questo spazio viene assolutamente "violato".

:) con tanto affetto.
silvia
 

RosaeViola

Master Florello
è senz'altro vero.


credo che la situazione che stai vivendo tu Ivana, permettimi di dirtelo, è una violenza psicologica che tu stessa stai permettendo.
quando non ce la farai più e avrai raggiunto (cosa che credo ormai l'hai superato da mò) il limite, sarai tu a dire basta non ci sto più.

scusami per la psicologia da salotto.
ma credo davvero e con tutta me stessa che se noi lasciamo agli altri lo spazio per farci del male, stai sicura che questo spazio viene assolutamente "violato".

:) con tanto affetto.
silvia

Silvia, se uno sconosciuto per strada ti ferma e ti dà una bastonata l'hai permesso tu?

Se invece quelle bastonate ti vengono da qualcuno che conosci e che ti conosce pensi che siamo noi stessi a concedere spazi?

Guarda che la violenza a cui delle volte siamo esposti non è sempre solo legata alle nostre concessioni e non sempre puoi chiudere gli sportelli dell'auto e scappare, specie quando non sei sola e non puoi decidere solo in funzione di te stessa.
 

Walnut

Giardinauta Senior
Non parlo di stupidità Daria, parlo di fragilità profonde, di diseducazione a parlare di sè non solo in termini competitivi e rampanti, ma di sè come di entità vulnerabili e piene di lati fragili.

Sottacere questo a sè stessi, comporta una maggiore vulnerabilità e una minor crescita interiore a cui fanno seguito comportamenti lesivi nei confronti degli altri.
La mancata consapevolezza di ciò che siamo dentro, è sempre un'arma pericolosissima da usare quando ci si relaziona al mondo esterno.


Scusa tanto Ros, ma non occorre guardare tanto lontano: nasciamo col peccato originale stampato addosso, se siamo donne in molte realtà siamo considerate esseri inferiori......... lo slogan della nostra società è "nasci, consuma e crepa"....... vien da chiedersi come facciano a sopravvivere quei pochi che hanno coraggio di alzare la testa e non il contrario.....
 
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