Penso che se non ci basta quello che una cosa "è" per rispettarla ed amarla e abbiamo bisogno di trovare un qualcosa di nostro in lei (vero o presunto) per poterlo fare, significa che siamo in grado di amare e rispettare soltanto noi stessi
Purtroppo è così Roberto.
Proiettiamo sempre qualcosa di nostro in ciò che ci piace, o che non ci piace.
Un odore è gradevole se ci ricorda avvenimenti o persone gradevoli, e viceversa.
Mi spingo ad affermare che proiettiamo quotidianamente le esperienze che archiviamo, su tutti i nostri gusti personali, i quali ne dipendono e parlano di noi.
Tendiamo a dare un'anima alle cose che ci interessano. Non vi capita di parlare con l'automobile? Ho una vecchia punto del 1996, "la mia Gloriosa", così la chiamo: potrei fare diversamente? La blandisco con parole dolci, proiettandole addosso il timore che, data l'età, mi possa lasciare per strada. Quando fa strani rumori la minaccio di portarla in demolizione.
Tutti i discorsi delle organizzazioni per la salvaguardia del pianeta terminano sempre con slogan simili a questo: salviamo la natura per tutelare il nostro futuro.
Il fine ultimo di questo impegno è l'opportunismo quindi, "qualcosa che ci conviene" . Ma neanche questo siamo capaci di fare, non sappiamo né amarci né rispettarci, visto lo stato in cui abbiamo ridotto la terra che ci accoglie, e visti gli interessi economici di pochi (bravi a farci credere che fossero anche i nostri) che insistono a spingere il disastro a un punto di non ritorno.
Eppure siamo dotati di "intelligenza", siamo gli esseri viventi "superiori", che hanno coscienza di ciò che sono o, quanto meno, la possibilità di ragionarci...
Ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi è la coscienza. A qualcuno piace chiamarla "anima", ma nemmeno io mi voglio addentrare nel discorso.
La coscienza ci consente di analizzare a posteriori ciò che l'istinto (predominante, malgrado ci affanniamo a soffocarlo sotto una pretenziosa superiorità) ci fa agire. Se si presenta un pericolo mai affrontato e scappo a gambe levate, ho la possibilità, dopo e a mente serena, di scomporre la situazione scoprendo magari che il pericolo non era così tremendo. Lo archivierò nella memoria di modo che l'istinto, in simile situazione mi faccia agire in modo più consono, chessò, nascondendomi. Anche gli animali imparano dalle esperienze, forse anche loro sono dotati di un pezzettino di anima... Le piante non ci è dato saperlo.
Le piante , organismi semplici, senza velleità, senza intelligenza riconoscibile. Sopravvivono e si riproducono anche in condizioni assurde, modificando il loro assetto, riducendo le esigenze. Sparute piantine selvatiche spuntano dai marciapiedi o da anfratti di roccia. Badano alla sopravvivenza senza ipocrite intenzioni. Forse era meglio nascere piante...
Talvolta il pensiero romantico si impossessa anche di me, lo riconosco.
Voglio farla anch'io una citazione.
Nel "Candido" di Voltaire, Panglos, precettore del piccolo Candido, che insegna la metafisico-teologo-cosmologo-scempiologia "dimostrava mirabilmente che [...] viviamo nel migliore dei mondi possibili. [...] Coloro i quali affermano che tutto va bene han detto una castroneria. Bisogna dire che meglio di così non potrebbe andare."
Purtroppo.
In questo mondo imperfetto, così mirabilmente diagnosticato dal parruccone insegnante Panglos, io continuerò a proteggere le mie piantine dal sole troppo caldo che batte sul balcone, le controllerò , parlerò con loro e adesso ho imparato anche a non girarle più; le annaffierò al bisogno e le amerò come sono capace: in funzione che mi restituiscano bellezza e pace. Perché non è vero che esiste l'amore fine a se stesso. Vogliamo sempre qualcosa in cambio, un minimo riconoscimento.
Prendersi cura di qualcosa o qualcuno fa stare bene, è un'esigenza.
E "l'esigenza di qualcosa" si specchia in una "mancanza" . Sempre.
Grazie a tutti, è stato bello.