• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

Vogliamo parlarne???

D

Davide N.

Guest
Sai ...personalmente non ne sono convinto ...o per meglio dire i miei dubbi in realtà vertono sul "potrebbe essere così" SE le varie situazioni (economiche e non) rimanessero "statiche o diminuissero" ...
INVECE di certo e statico ed immodificabile non ci sta niente... anzi e stiamo sempre a "rincorrere, aggiustare il tiro, ricalcolare ecc ecc" ...stiamo vivendo "un futuro" davvero troppo incerto....
Sì il futuro è incerto, questo è poco ma sicuro. L'unico modo per riequilibrare il tutto sarebbe ricominciare a fare figli in massa, ma non vedo come in Italia possa succedere, fintanto che le condizioni quadro rimangono quello che sono e la procreazione viene percepita dai giovani soprattutto come un costo difficile da sostenere, e non invece un'azione "irrinunciabile" e sostenuta generosamente dallo Stato. Non penso neppure che il desiderio arcaico di avere una famiglia sia superiore al Nord piuttosto che in Italia o in Spagna. Però poi subentra un altro problema, sollevato pure dall'articolo, che cito testualmente
È inutile, per il saldo demografico, fare tanti figli se questi se ne vanno dal paese.

Ma anche se non se ne andassero, torna la questione ecologica. Cito
In ecologia esiste un concetto chiave: la capacità portante, il numero massimo di individui di una specie che un dato ecosistema è in grado di sostenere. Raggiunta la capacità portante, la popolazione non può continuare a crescere perché non ci sono risorse per il surplus di individui. Si raggiunge la stabilità demografica.

La domande di fondo sono: l'essere umano può sfuggire a questo principio ecologico? Se no, dov'è il limite? Quando viene raggiunta la capacità portante? 60 milioni? 100 milioni di italiani? 200? 1 milardo? Come si può determinare?
 

Luca Nasi

Maestro Giardinauta
La domande di fondo sono: l'essere umano può sfuggire a questo principio ecologico? Se no, dov'è il limite? Quando viene raggiunta la capacità portante? 60 milioni? 100 milioni di italiani? 200? 1 milardo? Come si può determinare?
L'uomo ha superato il limite da un pezzo. E le conseguenze sono evidenti. Son passati ormai ben più di vent'anni ma ricordo che al corso di ecologia il docente disse che in Italia c'era già il doppio della popolazione auspicabile in termini ecologici. Non so che basi avesse questa affermazione ma non mi stupirebbe se fosse vicina alla realtà.
 

Spulky

Moderatrice Sezz. Orchidee e Giardini d'Acqua
Membro dello Staff
L'uomo ha superato il limite da un pezzo. E le conseguenze sono evidenti. Son passati ormai ben più di vent'anni ma ricordo che al corso di ecologia il docente disse che in Italia c'era già il doppio della popolazione auspicabile in termini ecologici. Non so che basi avesse questa affermazione ma non mi stupirebbe se fosse vicina alla realtà.
è questo il problema... nessuno sa dare un riferimento chiaro.. tutti dicono tutto e il contrario di tutto
e i numeri che snocciolano sono sempre cose ipoteticamente ipotizzate

non sono a favore del suicidio di massa per salvare il pianeta
anche se preferisco dove e quando c'è meno affollamento
 
Ultima modifica:

Stefano-34666

Guru Master Florello
Ciao,

è tendenza naturale, per tutte le cose, quella di cercare l'equilibrio.
L'uomo sta provando a forzare la mano ma la natura in modo diretto (con eventi atmosferici catastrofici, carestie, malattie etc.) o in modo indiretto (più che tanto la natura non può produrre e l'uomo fa la guerra, autoeliminandosi, per accaparrarsi quello che c'è) sta facendo di tutto per riportare questo equilibrio.
Più ci avviciniamo al limite massimo e più sarà rapido e violento il modo in cui verrà ristabilito questo "pareggio".

Se c'è una ciotola di riso una persona mangia e si sazia. Due persone se la possono spartire. Già in 3 si inizia ad avere fame. Se le persone sono 4 litigheranno ed il più forte vorrà per se tutta la ciotola. In 5 il rischio è che, durante il litigio, la ciotola cada e tutti e 5 muoiano di fame.

Ste
 

Amy

Guru Giardinauta
Avresti ragione se noi civilizzati ci contentassimo di una ciotola di riso ... ma noi non ci contentiamo e ogni 'uno' consuma per 'più di uno'
cambio argomento e sto dalla parte degli alberi per il nostro ecosistema
 

peppeorchid

Apprendista Florello
La domande di fondo sono: l'essere umano può sfuggire a questo principio ecologico? Se no, dov'è il limite? Quando viene raggiunta la capacità portante? 60 milioni? 100 milioni di italiani? 200? 1 milardo? Come si può determinare?
L'uomo ha superato il limite da un pezzo. E le conseguenze sono evidenti. Son passati ormai ben più di vent'anni ma ricordo che al corso di ecologia il docente disse che in Italia c'era già il doppio della popolazione auspicabile in termini ecologici. Non so che basi avesse questa affermazione ma non mi stupirebbe se fosse vicina alla realtà.
dovrebbe esistere il buon senso, ma il buon senso è soggettivo quindi.......
io, da "estremista x lo sterminio", non prendetemi sul serio x favore, però quando mi capita di passare x i paesini "a misura d' uomo", poi per ritornare fra le masse, osservo che non ci vuol molto a capire da che parte ci sia + serenità + facilità di gestione e armonia, questo indipendentemente da come uno creda o preferisce debba essere il mondo.
Qualcuno mi vuol far credere che la buona qualità della vita sia respirare aria inquinata, mangiare cibi tossici e prodotti non eticamente specie quelli animali, fare la fila esasperati davanti alle casse, passeggiare guardandosi le spalle se qualcuno è pronto a scipparti, andare allo stadio ed inveire contro l' avversario dimenticandoci che se non ci fosse...con chi giocheremmo ?, andare in discoteca a ballare tribalmente con un bicchiere in mano che ci aiuta a dimenticarci di noi stessi, andare a fare le nostre spese nei magazzini di proprietà di quei potenti che poi siamo pronti a criticare........basta ! credo già di aver rotto abbastanza e di essere anche andato ot ma sono sempre + convinto che al malcostume lo porti masse

da Pittura Fresca, Marghera

Se qua sciopa tuto tanto no ti scampi
Butemo xo le fabriche e coltivemo i campi
 

marco.enne

Esperto di impianti di irrigazione da balcone
Sì il futuro è incerto, questo è poco ma sicuro. L'unico modo per riequilibrare il tutto sarebbe ricominciare a fare figli in massa, ma non vedo come in Italia possa succedere, fintanto che le condizioni quadro rimangono quello che sono e la procreazione viene percepita dai giovani soprattutto come un costo difficile da sostenere, e non invece un'azione "irrinunciabile" e sostenuta generosamente dallo Stato. Non penso neppure che il desiderio arcaico di avere una famiglia sia superiore al Nord piuttosto che in Italia o in Spagna. Però poi subentra un altro problema, sollevato pure dall'articolo, che cito testualmente
È inutile, per il saldo demografico, fare tanti figli se questi se ne vanno dal paese.

Ma anche se non se ne andassero, torna la questione ecologica. Cito
In ecologia esiste un concetto chiave: la capacità portante, il numero massimo di individui di una specie che un dato ecosistema è in grado di sostenere. Raggiunta la capacità portante, la popolazione non può continuare a crescere perché non ci sono risorse per il surplus di individui. Si raggiunge la stabilità demografica.

La domande di fondo sono: l'essere umano può sfuggire a questo principio ecologico? Se no, dov'è il limite? Quando viene raggiunta la capacità portante? 60 milioni? 100 milioni di italiani? 200? 1 milardo? Come si può determinare?
Molto probabilmente io la sto capendo male...
Ma ti dirò ...trovo la tua affermazione (quella che ti ho evidenziato) abbia un certo che di errato...
NON credo che per "i giovani d'oggi" la questione economica e la sicurezza data dallo stato siano il motivo per cui fanno pochi figli ...
O per meglio dire credo che siano motivazioni valide al contrario ....vero che quando non si trova lavoro e tranquillità non si tende a procreare ...ma nelle nuove generazioni è vero ANCHE, al contrario e ben tanto più frequentemente, che trovandosi in agiatezza e sicurezza NON proprio non passi loro per la capa di procreare più di tanto... scegliendo piuttosto di viversela in toto senza figli in continui "anni sabbatici" ... tanto è vero che anche tra le famiglie di "ricchi" con grandi capitali ...i figli sono sempre meno e spesso ci stanno nuclei familiari proprio senza ... oppure dove, se si pensa/decide di far figli lo si fa in un età che va dall'avanzata alla molto avanzata...

Sono molto più convinto che lo sprone per cui una volta si figliasse tanto e vi fossero famiglie molto numerose fosse invece proprio la povertà e gli stenti.
...più braccia ci stavano e più una famiglia riusciva a barcamenarsi/sopravvivere...
(e dato che io faccio parte di una di quelle famiglie sono convinto che chi come me ne provenga potrà ben capirmi)..
 
Ultima modifica:

Stefano-34666

Guru Master Florello
Ciao,

sicuramente le famiglie "rurali" tendono ad avere più figli in quanto hanno bisogno di maggiore manodopera.
Spesso i contadini hanno famiglie più numerose rispetto "ai cittadini".
Questo è un dato di fatto.

Purtroppo, anche se è brutto da dire, anche la scuola, ha contribuito a ridurre le natalità.
I ragazzi vanno (o provano ad andare) all'università, poi iniziano a lavorare (facendo spesso fatica a trovare lavoro) e solo allora iniziano a pensare ad una famiglia.
Nei posti invece in cui la scolarizzazione è bassa (gli ambienti rurali, gli stati poveri etc.) si inizia a lavorare da giovani saltando quindi "tutta la prima parte".

Ste
 

Spulky

Moderatrice Sezz. Orchidee e Giardini d'Acqua
Membro dello Staff
Avresti ragione se noi civilizzati ci contentassimo di una ciotola di riso ... ma noi non ci contentiamo e ogni 'uno' consuma per 'più di uno'
cambio argomento e sto dalla parte degli alberi per il nostro ecosistema
non attivo l'audio quindi non so e non intendo andare a verificare, rimane il discorso già fatto, di scrivere il concetto e non rimandare solo a contenuti esterni .. un filmato di 1h poi.. anche se puntato
mi fermo al tuo titolo
e rispondo con lo stesso spirito di Peppe, estremizzando con una battuta di un utente di una decina di anni fa alla fine di una discussione pesantissima a medesimo argomento

anzi facciamo che evito che è meglio
 

marco.enne

Esperto di impianti di irrigazione da balcone
Ciao,

sicuramente le famiglie "rurali" tendono ad avere più figli in quanto hanno bisogno di maggiore manodopera.
Spesso i contadini hanno famiglie più numerose rispetto "ai cittadini".
Questo è un dato di fatto.

Purtroppo, anche se è brutto da dire, anche la scuola, ha contribuito a ridurre le natalità.
I ragazzi vanno (o provano ad andare) all'università, poi iniziano a lavorare (facendo spesso fatica a trovare lavoro) e solo allora iniziano a pensare ad una famiglia.
Nei posti invece in cui la scolarizzazione è bassa (gli ambienti rurali, gli stati poveri etc.) si inizia a lavorare da giovani saltando quindi "tutta la prima parte".

Ste
Dagli anni 50 in poi anche le famiglie NON rurali...
tanto è vero che la nostra era ed è famiglia cittadina...ben scolarizzata.
Noi figli eravamo numerosi ...le nostre successive famiglie ...invece manco per niente... questo è il sunto ...
Si fanno pochi figli principalmente proprio per intervenuta diversa mentalità
e non per altro.
I motivi che hanno causato questo cambio di mentalità più o meno li possiamo ben ritrovare nei nostri interventi sino a qui scritti...
 

Stefano-34666

Guru Master Florello
Ciao,

se posso ne aggiungo uno, tirandomi dietro le ire di tutte le donne.
Premetto che non sono sessista, sono il primo a lottare per la parità di genere in tutti i campi.
Ma, secondo me, una delle cause della minor procreazione è il fatto che oggi le donne studiano e lavorano (ed è assolutamente giusto che sia così).
Prima erano principalmente casalinghe ed avevano modo e tempo per accudire a famiglie numerose.
Oggi sono quasi tutte laureate (è risaputo che le ragazze hanno un rendimento scolastico migliore dei maschietti), hanno un lavoro ed una carriera.
Spesso il mondo del lavoro penalizza le mamme. Si trovano datori di lavoro che non assumono ragazze per "paura" che queste poi, rimanendo in cinta, li lascino scoperti per qualche mese. Ci sono datori di lavoro e responsabili che mettono "la non maternità" come requisito per l'assunzione.
Le ragazze quindi vengono messe di fronte ad una scelta e spesso, per evitare di buttare via tutti i sacrifici fatti con lo studio e la ricerca del lavoro, scelgono la carriera e non la famiglia.

In ultimo ci metto anche la salute. La fertilità non ha una durata lunghissima (la curva fertilità su età è una discesa rapidissima). E' massima tra i 16 ed i 25 anni, poi cala rapidamente. Aggiungiamo lo stress, la frenesia degli impegni, le malattie che sono in aumento etc. queste cose fanno si che quando si avrebbe l'età per una stabilità lavorativa/economica/famigliare la fertilità è molto bassa ed anche "provando" molte coppie rimangono senza figli o, se va bene il colpo, hanno tempo e modo per farne uno.

Bisogna tener conto anche di questi fattori.

Ste
 

cri1401

Florello Senior
Ciao,

se posso ne aggiungo uno, tirandomi dietro le ire di tutte le donne.
Premetto che non sono sessista, sono il primo a lottare per la parità di genere in tutti i campi.
Ma, secondo me, una delle cause della minor procreazione è il fatto che oggi le donne studiano e lavorano (ed è assolutamente giusto che sia così).
Prima erano principalmente casalinghe ed avevano modo e tempo per accudire a famiglie numerose.
Oggi sono quasi tutte laureate (è risaputo che le ragazze hanno un rendimento scolastico migliore dei maschietti), hanno un lavoro ed una carriera.
Spesso il mondo del lavoro penalizza le mamme. Si trovano datori di lavoro che non assumono ragazze per "paura" che queste poi, rimanendo in cinta, li lascino scoperti per qualche mese. Ci sono datori di lavoro e responsabili che mettono "la non maternità" come requisito per l'assunzione.
Le ragazze quindi vengono messe di fronte ad una scelta e spesso, per evitare di buttare via tutti i sacrifici fatti con lo studio e la ricerca del lavoro, scelgono la carriera e non la famiglia.

In ultimo ci metto anche la salute. La fertilità non ha una durata lunghissima (la curva fertilità su età è una discesa rapidissima). E' massima tra i 16 ed i 25 anni, poi cala rapidamente. Aggiungiamo lo stress, la frenesia degli impegni, le malattie che sono in aumento etc. queste cose fanno si che quando si avrebbe l'età per una stabilità lavorativa/economica/famigliare la fertilità è molto bassa ed anche "provando" molte coppie rimangono senza figli o, se va bene il colpo, hanno tempo e modo per farne uno.

Bisogna tener conto anche di questi fattori.

Ste
Aggiungi anche che fare figli comporta scelte e sacrifici che non tutti siamo disposti a fare. Una volta, per cultura ti dovevi sposare e fare figli se no non eri normale e nel momento in cui lo facevi addio alla vita come l'avevi conosciuta prima: se avevi figli mica potevi uscire una sera a berti qualcosa e/o cenare con gli amici.
Adesso è diverso, le famiglie sono cambiate, lo stile di vita è cambiato, però comunque avere figli comporta comunque sacrifici: è vero che vedi bambini fino a tarda sera nei locali perché ci sono i genitori ma io non lo trovo giusto, per i bambini, insomma non siamo disposti a rinunciare alle nostre "libertà" e reagiamo o non facendo figli o facendoli lo stesso non rinunciando alle nostre abitudini da "liberi e spensierati" facendola pagare a loro.
Ci vorrebbe una giusta via di mezzo ma non è facile.
 

peppeorchid

Apprendista Florello
Ciao,

se posso ne aggiungo uno, tirandomi dietro le ire di tutte le donne.
Premetto che non sono sessista, sono il primo a lottare per la parità di genere in tutti i campi.
Ma, secondo me, una delle cause della minor procreazione è il fatto che oggi le donne studiano e lavorano (ed è assolutamente giusto che sia così).
Prima erano principalmente casalinghe ed avevano modo e tempo per accudire a famiglie numerose.
Oggi sono quasi tutte laureate (è risaputo che le ragazze hanno un rendimento scolastico migliore dei maschietti), hanno un lavoro ed una carriera.
Spesso il mondo del lavoro penalizza le mamme. Si trovano datori di lavoro che non assumono ragazze per "paura" che queste poi, rimanendo in cinta, li lascino scoperti per qualche mese. Ci sono datori di lavoro e responsabili che mettono "la non maternità" come requisito per l'assunzione.
Le ragazze quindi vengono messe di fronte ad una scelta e spesso, per evitare di buttare via tutti i sacrifici fatti con lo studio e la ricerca del lavoro, scelgono la carriera e non la famiglia.

In ultimo ci metto anche la salute. La fertilità non ha una durata lunghissima (la curva fertilità su età è una discesa rapidissima). E' massima tra i 16 ed i 25 anni, poi cala rapidamente. Aggiungiamo lo stress, la frenesia degli impegni, le malattie che sono in aumento etc. queste cose fanno si che quando si avrebbe l'età per una stabilità lavorativa/economica/famigliare la fertilità è molto bassa ed anche "provando" molte coppie rimangono senza figli o, se va bene il colpo, hanno tempo e modo per farne uno.

Bisogna tener conto anche di questi fattori.

Ste
Aggiungi anche che fare figli comporta scelte e sacrifici che non tutti siamo disposti a fare. Una volta, per cultura ti dovevi sposare e fare figli se no non eri normale e nel momento in cui lo facevi addio alla vita come l'avevi conosciuta prima: se avevi figli mica potevi uscire una sera a berti qualcosa e/o cenare con gli amici.
Adesso è diverso, le famiglie sono cambiate, lo stile di vita è cambiato, però comunque avere figli comporta comunque sacrifici: è vero che vedi bambini fino a tarda sera nei locali perché ci sono i genitori ma io non lo trovo giusto, per i bambini, insomma non siamo disposti a rinunciare alle nostre "libertà" e reagiamo o non facendo figli o facendoli lo stesso non rinunciando alle nostre abitudini da "liberi e spensierati" facendola pagare a loro.
Ci vorrebbe una giusta via di mezzo ma non è facile.
non si parla mai però di come ci si sia diversificati nei decenni, mentre una volta per quasi tutte le donne avere un figlio era il loro scopo/desiderio + grande, oggi non è + così per tutte.
Ho amiche che hanno abortito non solo per difficoltà economiche ma anche per il "terrore" dell' impegno e privazioni che ciò comporta, mentre al contrario una mia amica aveva così tanto desiderio di un figlio che non potendolo avere lo ha adottato
 

cri1401

Florello Senior
non si parla mai però di come ci si sia diversificati nei decenni, mentre una volta per quasi tutte le donne avere un figlio era il loro scopo/desiderio + grande, oggi non è + così per tutte.
Questo non è vero: una volta per quasi tutte le donne era obbligatorio avere figli, perché non c'era altro per loro, nessuna ambizione lavorativa e/o personale, insomma gli aborti si sono sempre fatti, solo che erano fuorilegge.
Le donne che vogliono o non vogliono figli ci sono sempre state e sempre ci saranno, l'unica differenza è che adesso possiamo scegliere, abbiamo delle alternative, una volta non c'erano.
E poi è sempre così: se vuoi una cosa non puoi averla mentre se la puoi avere non ti interessa (e io faccio parte della seconda categoria).
 

Amy

Guru Giardinauta
non attivo l'audio quindi non so e non intendo andare a verificare, rimane il discorso già fatto, di scrivere il concetto e non rimandare solo a contenuti esterni .. un filmato di 1h poi.. anche se puntato
mi fermo al tuo titolo
e rispondo con lo stesso spirito di Peppe, estremizzando con una battuta di un utente di una decina di anni fa alla fine di una discussione pesantissima a medesimo argomento

anzi facciamo che evito che è meglio
Sì, hai ragione, non ho messo l'argomento del video.
E' la risposta alla legge dell'unione europea che inserisce le biomasse (alberi in particolare) fra le energie rinnovabili permettendo di abbattere e utilizzare gli alberi per produrre energia.
In questo video ci sono le risposte ad ogni possibile domanda sul perché ciò sia sbagliato e controproducente per il clima, primo fra tutti il fatto che gli alberi assorbono quell'anidride carbonica che tanto ci danneggia e producono l'ossigeno che respiriamo.
Qui stiamo parlando di cosa fare per contrastare il cambiamento climatico (anche entrando nei dettagli del nostro piccolo quotidiano) e mi è sembrato che il video fosse in tema.
Ci siamo talmente tanto allontanati dalla radice e dalla soluzione del problema che stiamo parlando di sostenere sempre lo stesso stile di vita che ha portato a questo e, siccome consumiamo tanto, stiamo pensando di ridurre il numero di persone.

Ed è sempre una buona scelta evitare battute estreme in mancanza di informazioni.
 

Stefano-34666

Guru Master Florello
Ciao,

chimicamente il ciclo del legno è pari a 0 (dal punto di vista della CO2).
Un albero assimila CO2 e la "fissa" all'interno delle sue parti. Nel mentre emette O2 (ossigeno). Quando poi la pianta verrà abbattuta e bruciata rilascerà, bruciando O2 come ogni combustione, CO2 nell'atmosfera.
Se la gestione di un bosco si basa su criteri di sostenibilità, non solo l’utilizzo del legno non aggrava la situazione ambientale, ma la migliora (si presume mentre si brucia legno non si bruci altro combustibile).
Certo che il bosco deve essere gestito bene. Devono essere abbattute le piante vecchie (che hanno ridotto di molto la loro capacità di assorbimento) a vantaggio di nuove piantumazioni giovani e maggiormente assorbenti.
Deve essere pianificato un ciclo di rinnovo del bosco. Etc.

Ste
 

Amy

Guru Giardinauta
Nel video ci sono almeno due risposte a queste affermazioni.
Damiani dice che nel computo 0 non siano calcolate le emissioni delle motoseghe e del trasporto e di tutte le altre cose che occorre fare per passare da un albero in vita a un albero trasformato in energia.
Si dice inoltre che un alberello nuovo che va a sostituire in albero di 70 ha una resa molto inferiore per assorbimento di CO2 e per emissione di ossigeno dell'albero 70enne. E avrà tale resa inferiore per molti anni.
Ci sono anche numerose informazioni per quanto riguarda la gestione di un bosco e le differenze fra alcuni tipi di bosco. Qui non entro perchè è un argomento troppo lontano da me che non ne ho esperienza.
E io aggiungo, che vantaggio abbiamo, per quanto riguarda la gestione del clima, nell'abbattere un albero in salute?
Non è forse meglio tagliare il secco, raccogliere gli alberi caduti e usare loro?
Nel video Damiani dà anche un'informazione: gli alberi possono essere presi anche dai boschi privati.
Vi invito comunque a guardarlo, almeno all'inizio; se poi vi annoia fate sempre in tempo a smettere.
 

Stefano-34666

Guru Master Florello
Ciao,

certo che nel conto non sono calcolate le emissioni delle motosegne, dei camion, delle cippatrici etc.
Ma nemmeno, ad esempio, il fatto che una stufa a legna resta calda, anche dopo spenta, per varie ore (evitando che si accendano i caloriferi) mentre un termosifone, specie se di alluminio, nel giro di 15 minuti è freddo come il marmo.
Sono molti i vantaggi del legno sia in ambito edile sia in ambito riscaldamento.
Non ultimo il fatto che un albero diventa "buono" da lavoro o abbattimento nel giro di pochi anni, mentre per creare petrolio o metano ci vuole molto di più.

Un albero "normale" (intendendo come normale un albero che non sia una sequoia, un olivo o comunque che non abbia una vita media di oltre 100 anni) lo possiamo paragonare ad una persona. Diciamo che la capacità di assorbire CO2, di fruttificare e di svilupparsi per un albero è paragonabile alla "forza" di una persona.
Un bambino ha una forza ridotta. Un albero giovane ha poca produttività etc.
Un uomo dai 15 ai 35 anni ha il massimo della forza e vigoria. Per la pianta è lo stesso.
Un uomo di 70 anni perde energia ogni anno che passa. Per la pianta vale la stessa cosa.

Poi ci si può affezionare alle piante (a volte ci si incaponisce a cercare di curare alberi che stanno morendo un pezzo alla volta) ma se uno vede gli alberi solo come oggetti che devono rendere, questi andrebbero sostituiti prima di invecchiare.

Un amico produttore di mele mi ha detto che cambia, con un programma prestabilito, le piante ogni 10 anni circa. Quando arrivano ad una certa altezza diventa costoso raccogliere le mele, costoso potarle, costoso curarle e la produttività cala. E' ora di sostituirle.
Nei sui frutteti ci sono piante giovani (che producono poco), altre in piena produttività, altre al limite.
Ogni anno cambia le ultime e le integra con piante nuove.
Questo è lo stesso concetto della gestione del bosco. Si tagliano, a rotazione, le piante vecchie e malate e si crea lo spazio per piante nuove.
In questo modo il bosco ha sempre la massima resa, non ci sono alberi morti o malati che possono danneggiare le altre piante etc.

Ste
 
Ultima modifica:

Amy

Guru Giardinauta
Questo è lo stesso concetto della gestione del bosco. Si tagliano, a rotazione, le piante vecchie e malate e si crea lo spazio per piante nuove.
In questo modo il bosco ha sempre la massima resa, non ci sono alberi morti o malati che possono danneggiare le altre piante etc.
nel tagliare gli alberi da bruciare per produrre energia elettrica non si fa distinzione fra piante sane, nel pieno delle loro forze e piante vecchie e malate.
Non si parla di tagliare il secco o di prendere l'albero caduto.
Quello che dici riguardo alla gestione del bosco può essere considerato corretto se correttamente ci si comporta.

Diverso è l'uso che fai tu della legna che raccogli da terra nel bosco dietro casa tua: la tua stufa a legna resta calda ma se tu avessi un riscaldamento a pompa di calore (elettrico) e i termosifoni in alluminio (che si raffreddano subito) allora gli alberi tagliati per produrre quella elettricità sarebbero 'sprecati' perché non resta caldo nulla.

Il ragionamento che hai fatto si basa sulle necessità produttive umane, legate al denaro e al benessere, quello che faccio io è legato al cambiamento climatico. A me interessa tenere in vita alberi nel pieno delle loro forze per assorbire co2 e produrre ossigeno perché credo che sia questo uno dei passaggi fondamentali da fare.
 

Spulky

Moderatrice Sezz. Orchidee e Giardini d'Acqua
Membro dello Staff
nel tagliare gli alberi da bruciare per produrre energia elettrica non si fa distinzione fra piante sane, nel pieno delle loro forze e piante vecchie e malate.
Non si parla di tagliare il secco o di prendere l'albero caduto.
Quello che dici riguardo alla gestione del bosco può essere considerato corretto se correttamente ci si comporta.

Diverso è l'uso che fai tu della legna che raccogli da terra nel bosco dietro casa tua: la tua stufa a legna resta calda ma se tu avessi un riscaldamento a pompa di calore (elettrico) e i termosifoni in alluminio (che si raffreddano subito) allora gli alberi tagliati per produrre quella elettricità sarebbero 'sprecati' perché non resta caldo nulla.

Il ragionamento che hai fatto si basa sulle necessità produttive umane, legate al denaro e al benessere, quello che faccio io è legato al cambiamento climatico. A me interessa tenere in vita alberi nel pieno delle loro forze per assorbire co2 e produrre ossigeno perché credo che sia questo uno dei passaggi fondamentali da fare.
avrei comunque risposto la stessa cosa, perche immaginavo fosse un crociata di questo tipo

ritorniamo al discorso delle informazioni con dati circa
sempre circa tutto circa, salva un albero a tutti i costi, anche no

ma ti pare che non fanno nemmeno raccogliere tutti gli alberi abbattuti dal temporale nel parco??
io lo ritengo assurdo e mi incavolo tremendamente
e nel parco non vuol dire su terreni di proprietà del parco

io risolverei col nucleare, pochissimo co2, i miei polmoni rimangono sani, tanta energia a basso costo.. ma la disinformazione ha fatto 90 e la stiamo pagando cara e inquinata

però eviterei di aprire un dibattito quindi mi taccio e vado a fare la spesa che è meglio
ovviamente in un cattivissimo centro commerciale. ecco


:ciao: :ciao: :ciao: :ciao:
 
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