Isotta ha scritto:
River, quando scrivi sai toccare nel profondo del cuore, mi sono messa a piangere e mi fa piacere, mi si alleggerisce un pò di dolore, perchè è ancora tanto quello che mi opprime, in questi giorni di primavera mi manca ancora di più il suo sguardo che mi chiedeva di aprirgli la porta per mandarlo ancora in giardino....scusa non riesco a vedere i tasti...
Mi accade sempre, quando vengo a leggere del vostro dolore, è inevitabile che anche i miei occhi si colmino di lacrime, per i vostri ed anche per le mie perdite.
Anch'io li ricordo spesso, ricordo i suoi ochi, ricordo il suo sorriso, ricordo quanto poco le bastava nela vita per essere felice, bastava avermi accanto, bastava che l'accarezzassi, che le parlassi e lei stava bene.
Ricordo come corse e come abbaiò, per la prima volta in vita sua, per allarmare mia madre sulla mia condizione, lontana da casa, li portò da me, che non potevo muovermi.
Ricordo tutte le volte che la mia sorellina le si sedeva di colpo sui reni e lei, povera cuciola, pazientemente si alzava e si spostava, fino a chè la bimba non fù abbastanza grande da capire e allora Desy glie lo disse guaendo.
Ricordo la mia Kitty ogni si smeraldo, quando birbante saliva sulla cucina e apriva le pentole, solo per farmi capire che volendo poteva farlo, perchè non rubò mai nulla, nonostante avesse fame.
Ricordo lo strazio, l'orrore di Romeo, gatto siamese antico, adagiato all'interno di una curva, ucciso dal pulmino della scuola e i bambini che piangevano alla vista della compagna che tentava di svegliarlo e poi gli morse l'orecchio tentando di trascinarlo verso casa, la disperazione per non riuscirci.
Ricordo anche, il mio primo cane lupo che si avventò contro un mollosso, tre volte più grande di lui, per difendere un micetto di casa, che però, aveva la bruttisisma abitudine di rincorrere i cerchioni delle auto in camino e come un parafango gli squarciò una coscia.
Mio padre intervenne celere, addobbando il tavolo del ristorante che avevamo allora, mandando via tutti i clienti con gentilezza, visto l'emergenza. Non c'ero tempo di aspettare alcun veterinario, ci avrebbe messo troppo tempo. Era l'unico cane che lui, mio padre era riuscito ad amare e analista di laboratorio si inventò chirurgo e operò Oskar, chiudendo la ferita con il lupo perfettamente lucido che guaiva ma non si avventò mai, consapevole in qualche modo, che stavamo aiutandolo.
Si salvò, non senza convalescenza e 6 mesi dopo ce lo ritrovammo appeso a qualche collina di distanza, con una corda ad un albero, senza un motivo, senza un perchè e per la prima volta vidi mio padre piangere sommessamente.
Lui smise di amare e avvicinare cani ed oggi ne ha perfino il terrore.
Ecco, Isotta, di storie come queste ne ho un carniere. Non credo ci sia scampo per gente come noi, amiamo tanto e siamo disposti a sentirci implodere, ma non rinunceremo mai al diritto di amarli e di lasciarci amare, in semplicità e forse sacrificando molto altro.
Così come Silvia, ora torna a tentar di dare dignità e libertà ad un'altro coniglietto consapevole che il suo cuore potrebbe rispezzarsi preferisce rischiare che chiudere gli occhi e le serrande del cuore.
Non sono io a toccare le corde dell'animo, siamo tutti noi, tu, Piera, Silvia, Ale, Lobelia, non me ne voglia chi dimentico di citare, che non possiamo che ritrovarci nela gioia e nel dolore solidali, perchè sappiamo bene, ognuno di noi sà cosa c'è nel cuore degli altri.