Direi che, se dichiariamo tutti di essere sull'incasinato perenne, il concetto varia dall'uno all'altro. Il mio è un concentrato al cubo.
Quando sono arrivata qui, il mio giardino stretto e lungo (6 x 22m)era un deposito materiali edilizi (casa in ristrutturazione) e dopo le nevicate mio figlio (allora anni 5) si faceva delle gran slittate. Tolti i detriti, si è scoperto un boschetto di sorbi sul fondo, eliminato velocemente come primo intervento. Sono rimasti due noccioli verdi e uno porpora che, nel corso degli anni, è stato varie volta spostato e ridotto di volume, per poi essere eliminato a vantaggio di cespugli più contenuti, e due peri.
In un primo tempo, liberata una superficie di circa 6x6 metri, ho steso striscie d'erba (priorità: uno spazio giochi per la prole), poi estese alla totalità del giardino. Quindi ho piantato un melo, un alloro e qualche rosa inglese (errore MADORNALE in quel momento). Ho anche recuperato uno dei peri e piantato ribes e mirtilli nella parte più vicina alla casa.
Il clima nordico (piove spesso e l'erba è sempre più o meno bagnata), il divieto di far rumore la domenica e la legge di Murphy che ne fa l'unico giorno della settimana in cui l'erba è assolutamente secca, un cane mangiagatti nel frattempo entrato a far parte della banda, e la mia pigrizia rendevano però impossibile mantenere un prato all'inglese, così, dopo un paio d'anni, ho diviso il giardino in due nel senso della larghezza: nella parte più vicina alla casa ho fatto stendere ghiaia, lasciando sui bordi cespugli (cotinus, alloro, ilex, pyracanta, ibisco siriaco, euonimus, rododendri, tanto per citarne alcuni) e rampicanti (glicini, rose, clematidi); al di là della barriera, prato, fragole, rose, camelie, peonie, ellebore ed ortensie. Il centro era usato come campo di calcio, immaginate quindi lo stato delle piante intorno...
Al compimento dei 12 anni del ragazzo ho negoziato con lui un cambiamento di destinazione: non più calcio, ma tiro con l'arco, meno nocivo per le piante. Piano piano queste se ne sono accorte ed hanno ricominciato a crescere (prima si erano ritirate in se stesse a mo' di tartarughe). La scorsa primavera, poi, ho realizzato nella seconda parte il contrario di quanto fatto nella prima,ossia ho creato un'aiuola destinata a contenere una microcollezione di rose, circondata da un vialetto a ghiaia, lasciando un bordo per esperimenti di annuali e perenni (quest'anno cosmos, un gelsomino, tre meli a spalliera, oltre a quello che c'era già.
Nel frattempo la famiglia era aumentata di due "cane", anzi, una "cana" ed una "pantecana" (definizione Claudia Cadoni), orrende mangiagatti distruttrici di ogni tipo di verde. Allora ho preso una rete di ferro verde ed ho circondato le aiuole della prima parte.
Le piante hanno capito: superata la sindrome da lager, ora hanno anch'esse ripreso a svilupparsi.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi alla Cadoni, che il mio giardino ha visto e da allora messo tra virgolette.
Complementi d'informazione: giardino ideale: parco all'inglese, se possibile grande per galopparci a cavallo, saltando fossi e siepi. Tara, insomma...
Abbigliamento: quello che capita, quando sono presa da raptus di giardinaggio mi precipito come sono, in vestaglia o tailleur, non importa; di solito, comunque, ho addosso bracacce e scarpacce di recupero. Niente guanti.
Giverny è stupendo, ma va visto quando i nasturzi ci sono (Monet li aveva voluti, pare, per rompere la geometria dei viali alla francese).
Cristina