Son tornato.
Riporto quelle che sono in sintesi le notizie e metto qualche immagine.
Intanto, per rispondere a Piera, non è stato esposto nessun metodo innovativo da parte di alcun agronomo egiziano. In verità un egiziano che lavora a Roma e parla italiano c'era, e ha presentato, tra i tanti, il suo sistema di endoterapia: la sua macchina direi che è parsa artigianale e simile, per concezione, ad altra. Questa persona è anche intervenuta nel dibattito a fine convegno, e qui non ha avuto, direi, molto sostegno...anzi. L'anzi è riferito soprattutto a docenti di botanica dell'Università di Valencia: ma la vicenda in realtà era inserita in una più allargata
querelle legata all'approccio al problema e all'abito mentale, differente tra chi fa ricerca scientifica, chi si occupa della direzione e conservazione di giardini botanici, e chi cerca mezzi per ottenere risultati il più possibile immediati nella lotta al punteruolo.
Ritorniamo in argomento.
1) E' stato pubblicato a febbraio in G.U. (dopo tre mesi dall'approntamento del testo) il Decreto di Lotta Obbligatoria che: fissa misure per impedire la diffusione del rincoforo; consente l'impiego (per 120 gg., e poi?) di alcuni insetticidi anche su Verde Pubblico; mette a carico del possessore, quindi anche privato, l'abbattimento in sicurezza delle palme infestate (pura follia controproducente secondo me, ma si spera in una "pezza" da parte delle Regioni: tale abbattimento può costare infatti € 1200-1600 a palma).
2) E' stato erogato un finanziamento (relativamente modesto) per un progetto finalmente organico per individuare strategie di lotta. Farà capo al CRA-FSO
Unità di Ricerca per la Floricoltura e le Specie Ornamentali (ex-ISTFLORI) di Sanremo, ma è esteso a parecchi Istituti e Università (in pratica quelli che fin qui si sono di più occupati del problema). Si denominerà DIPROPALM (= DIfesa dal Punteruolo ROsso delle PALMe).
3) Sono stati pesentati lavori sul possibile impiego di nematodi entomopatogeni. Mi chiedevo infatti come mai non si era tentato, visto che questi agenti sono da tempo prodotti dalle biofabbriche e impiegati con successo contro bestiacce non poi tanto dissimili dal punto di vista tassonomico, come l'oziorrinco. Personalmente avevo in verità avuto con qualche anticipo i lavori di ricerca attraverso una entomologa dell'Università di Torino (parteciperà al citato progetto DIPROPALM). In prove di laboratorio e di semi-campo hanno funzionato, almeno tanto quanto un insetticida chimico, e con una persistenza sulla pianta non troppo inferiore. Dalle prime osservazione sembra siano addirittura in grado di andarsi a cercare, almeno in parte, le larve dentro le gallerie.
Gli Spagnoli li formulano con una sostanza, il chitosano, che ne migliora l'efficacia. Ho parlato con il relatore intervenuto in rappresentanza della ditta che li sta mettendo in comnmercio, e in Spagna costano persin poco.
4) Ho l'impressione che si sta consolidando l'idea di tentare di salvare piuttosto che abbattere, se possibile, le palme infestate. A Palermo ci sono diversi risultati in tal senso (se ne è parlato da poco proprio qui). Si interviene con dendrochirurgia, che è un intervento di tipo potatorio drastico (si arriva anche a eliminare tutte le foglie e/o parte dei tessuti del capitello togliendo tutto il malato e le larve, badando bene, e qui ci vuole molta esperienza e mestiere, a non danneggiare l'unico apice vegetativo). Metto la foto della palma infestata di Boerdighera che avevo già mostrato in novembre; l'immagine è di due giorni fa: anche se il ciuffo appare un po' sofferente mi dicono che non ci sia da preoccuparsi, in qunato il fatto è dovuto un po' ai tagli, un po' perchè i ciuffo è rimasto esposto all'inverno senza più protezione attorno). Potendo impiegare legittimamente insetticidi in chioma e in endoterapia tutto ciò potrebbe essere più facile (la palma di cui sopra ha in effetti avuto tali ulteriori interventi)
5) Si è ormai convinti che le trappole funzionano meglio se si seminterrano (però nonsempre è possibile metterle così), e se si aggiunge al feromone altri attrattivi odorosi e alimentari. La trappola deve avere una ben studiata geometria: è stato mostrato un filmato con telecamera messa dentro la trappola: vi dico solo che il punteruolo non è affatto scemo. La Intrachem è uscita in effetti con un modello perfezionato, adatto anche ad essere interrato.
6) Sull'impiego dell'endoterapia le campane sono diverse. Certamente la palma ha una struttura anatominca molto differente dagli alberi comunemente intesi, e certamente non ha tessuto in grado di riparare. Il liquido entra come potrete vedere dalle immagini, ed è praticamente sicuro che si diffonda grazie anche alle anastomosi dei singoli, ma numerosi, fasci cribro-vascolari. Altrettanto certo che in tutti i sistemi si fora particamente quanto il raggio e non solo di pochi cm. Da vedere (lo dirà il tempo e le ricerche) se alla lunga la plama ne patisce o quanto ne patisce, e quali e quanto prodotto bisogna immettere per ottenere (se lo si ottiene) effetto. Un po' tutti ritengono che comunque da solo non basta e che bisogna abbinarlo a trattamenti in chioma.
Ora illustro con le immagini i tre sistemi più significativi (non ci sono protezioni tipo guanti perchè è solo una dimostrazione in pratica con acqua, salvo gli Spagnoli)
a) Sistema Arboprof (mi soffermo un po' di più perchè io sarei abilitato a usare questo sistema)
Si fora con movimento giù/su per far uscire i trucioli e non fare impastare la punta, dopo aver sterilizzato la medesima (ce ne vuole una speciale per operare bene); angolo verso il basso di circa 30 gradi
si inseriscono gli aghi (4-5 per pianta a seconda del diametro del tronco) battendo con una mazzetta di caucciù
si collegano agli aghi i rubinetti
l'alimentazione della soluzione fitoiatrica è fornita da questa macchina (pressione di esercizio intorno a 2-2,5 bar)
in pochi minuti il liquido viene iniettato, poi si tappa con chiodi di amido di mais a forma di cono (qui è stato solo appoggiato)
(continua)