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problemuccio a Phalenopsis

G

Giulio

Guest
Ciao Pietro,
non credo che sia questo il caso di cui parli.
Cioè, la ramificazione dello stelo principale in prima fioritura è sicuramente e indubbiamente legato al patrimonio genetico. Di fatto tra le varie specie di phal, ve ne sono di tutti i tipi: che fanno rami singoli con pochi grandi fiori (tipo P. aphrodite, amabilis e simili), altre che fanno più o meno ramificazioni in prima fioritura come p. stuartiana e schilleriana (a fiore medio-grande) o p. equestris (a fiori piccoli), altre ancora che fanno ramificazioni sparpagliate in qua e là con pochi 1-3 fiori per volta ed un saco di nuove piantine sugli steli (tipo lueddemanniana e simili) ed infine le mini che non ramificano a affatto (parishii, lobbii e gibbosa).
Ma gli ibridi "moderni", quelli che si trovano nella grande distribuzione, sono indubbiamente tutti capaci di ri-fiorire sui vecchi steli qualunque sia il portamento della prima fioritura. Non è quindi il patrimonio genetico che non fa rifiorire quella phal, ma qualche difetto nella coltivazione. Quale sia questo difetto però, non lo so' proprio. A me le phal non piacciono particolarmente e ne tengo 5 o 6 (che mi hanno regalato, tra l'altro) solo per far colpo su chi viene a trovarmi ;)

serra_4.jpg


Comunque a chi interessano le phal, c'è questo sito che è veramente molto bello, che merita un'occhiata. http://home.fr.inter.net/~brochart/

ciao
Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Se è una battuta sono il primo a non capirla... è semplicemente il mio parere sulla causa (o concausa) che cercava Val. Ovvero l'attitudine o meno a ramificare delle Phalaenopsis e suoi ibridi è legata, a mio parere, a fattori genetici oltre, ma in misura minore, che alla tecnica di coltivazione. Invece, sempre a mio parere, è la quantità e qualità dei fiori delle infiorescenze laterali che dipende maggiormente dalla salute (e quindi dalla tecnica e ambiente di coltivazione) della pianta.
Saluti
Pietro Puccio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Ciao Giulio,
ho chiaramente specificato che si tratta di un parere, anche se presuntuosamente non credo basato sul nulla. Deriva in parte dalla considerazione, che hai fatto tu stesso, sulla diversa tipologia delle infiorescenze che potrebbe ritrovarsi in varia misura e combinazioni negli ibridi(anche se non presenti nei genitori). Ma sopratutto da osservazioni che pur non essendo per numero ed organizzazione tali da dare risultati statisticamente significativi, sono (sempre a mio parere) tali da insinuare almeno il ragionevole dubbio.
Saluti
Pietro Puccio
PS: Scusa la curiosità, ma l'organizzazione della tua serra, visibile in foto, è così in pianta stabile o solo a scopo "fotografico"?
 
G

Giulio

Guest
Caro Pietro,
il tuo ragionamento era funzionante e perfettamente logico, nulla da eccepire. Il mio però si basa sul fatto che per gli ibridi della grande commercializzazione (anche quelli più nuovi, particolari e colorati) si sono usate alcune specie piuttosto che altre. La incapacita di rifiorire dai vecchi steli può essere propria, al limite, solo di pochi e particolari ibridi. Tra questi, il più "diffuso" è la phal 'Mini Mark', ed è ben poco diffuso anche tra i vivai specializzati.
Ho presunto che la sua phal non sia stata acquistata da Riboni (l'unico a cui l'ho vista qualche anno fa) o in qualche altro vivaio specializzato europeo, altrimenti penso che lo avrebbe detto.
Escluso l'ibrido particolare, escluse le poche specie botaniche che non rifioriscono, tutto ciò che rimane è "rifioribile" ;)
Diverso è il discorso delle piantine che nascono sugli steli. In questo 'tema' si trovano nel grande commercio ibridi che ne fanno facilmente, ibridi che ne fanno difficilmente e ibridi che non ne fanno affatto.
La foto della serra è vecchia, risale a giugno scorso e ... no, non era un 'assemblaggio' apposito delle piante fiorite.
Se avessi fatto un allestimento avrei decisamente scartato le phal e ci avrei aggiunto gli altri due o tre paphio *belli* che avevo in fiore in quel momento ;)
ciao
Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Ciao Giulio,
mi rendo conto ora che la mia domanda poteva essere facilmente interpretata come una 'bassa' insinuazione, non è così, solo che vedendo gli scaffali di legno (se non sbaglio) e la varietà di generi presenti, ho pensato che con una simile organizzazione, nelle condizioni della mia serretta e, sopratutto, con le mie amorevoli cure, nel giro di 2-3 anni mi sarei ritrovato senza scaffali (a meno di non essere trattati con metilmetacrilato) e senza il 70% delle piante ;) .
Pietro
 
G

Giulio

Guest
Beh, tieni presente che la serra è praticamente nuova e dovevo ancora capire tutti i vari parametri. Quindi ho passato gran parte dell'anno a spostare le piante in qua e là (e lo stò facendo tutt'ora) a seconda di come vedo evolversi la situazione. E lo faccio tutt'ora, visto che il posto è piccolo, non tutte le piante hanno l'esposizione ottimale, per cui quelle a cui "tengo meno" le metto in luce ottimale solo a rotazione. Nel caso della foto, avevo fatto una rotazione pochi giorni prima, addirittura spostando un ibridone di paph rothschildianum (c'è sulla mia gallery) che come portamento surclassava la skinnery di 10 a uno (ai miei occhi perlomeno) ;)
Il lady rothschild è finito al posto di una cattleya rex, la rex al posto della skinnery e la skinneri al posto del lady-roth.
Anche adesso, che ho trovato delle buone sistemazioni per quasi tutto, ci sono ancora piante che ogni 2 o 3 mesi fanno il giro della serra.
Per gli scaffali in legno ... spero resistano per un altro paio d'anni, dopodichè ho in mente un'altro progetto (sempre che vada in porto una certa cosa).
Per curiosità, ma che umidità hai nella tua serra?
ciao
Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Ciao Giulio,
gli igrometri li ho usati solo ai primordi, a naso si va dal 60% della tarda notte prima dell'uragano, al 90% e più dopo. Tieni presente che per automatizzare (si fa per dire) il tutto si va da tre minuti di pioggia giornaliera in inverno, ai 10 in estate. E' per questo che non utilizzo vasi e composto (così risparmio anche i rinvasi ;) )
Ciao
Pietro
 
G

Giulio

Guest
Sei sicuro che l'umidità sia così bassa?
Io ho messo un igrometro elettronico e quest'inverno, nonostante il riscaldamento elettrico, l'umidità non è scesa al di sotto del 75%, con un fisso del 100% durante la notte. E l'impianto a 'pioggia' è staccato da settembre.
Diciamo che do' una leggera spruzzata a mano ogni due o tre giorni.
Però ho un bel paio di ventilatori che viaggiano 15 minuti all'ora giorno e notte.
Comunque, a parte un po' di muschio sul pavimento e le inevitabili alghe sulle pareti, non mi sembra che l'umidità dia eccessivo fastidio agli scaffali, almeno per ora.
ciao
Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Attenzione agli igrometri elettronici, a parte starature, basta una microgoccia di condensa sul sensore ed ecco il 100% di umidità. Del resto con tale valore dovresti trovare al mattino tutto bagnato.
Ciao
Pietro
 
G

Giulio

Guest
Uhmmm ... in effetti non ho condensa visibile sulle foglie, neanche al mattino.
Però i due ventilatori fanno un gran movimento d'aria quindi non saprei se è merito loro o è colpa dell'igrometro che non segna il giusto (comunque è protetto da annaffiature [in]dirette). Tra l'altro ho un igrometrino a capello (di quelli che servivano per i vecchi pennini a china) ed anche lui, al mattino, è sempre a fondo-scala.
Boh? Secondo te è possibile che i due igrometri sballino di brutto?
Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Non saprei, certo riscaldamento elettrico, ventilazione e niente bagnature generalizzate non vanno d'accordo col 100%. Può essere che gli igrometri siano messi in una zona di ristagno più fredda con conseguente aumento di umidità relativa?
pp
 
G

Giulio

Guest
Pietro, è vero quello che dici, però il riscaldamento non entra in funzione così spesso. E' settato ai 12° ed anche adesso, in serra, ho temperature maggiori anche senza riscaldare. L'anno scorso 'pompava' parecchio, quast'anno ancora non ha fatto un granchè.
Comunque i due igrometri sono ai lati opposti della serra, quello elettronico nella parte più ombreggiata/fredda, quello a capello nella parte più calda e luminosa. Ed indicativamente segnano la stessa cosa.
Bacarospa, no, non era una battuta


Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Giulio, ciò che dici mi chiarisce meglio la situazione, immaginavo che avendo Phalaenopsis mantenessi una temperatura più elevata. Certamente di giorno la temperatura per l'effetto serra salirà di alcuni gradi, quindi l'escursione termica giustifica l'aumento significativo dell'umidità relativa di notte. Inoltre mi sembra di capire che hai una buona coibentazione delle pareti esterne, il che fa diminuire la quantità d'acqua che vi si condensa e che verrebbe sottratta all'aria. Io invece mantengo una temperatura pressochè costante (è per le palme), che varia dalle zone più fredde a quelle calde tra 16 e 22°C, con conseguente notevole condensa nelle ore più fredde della notte nella copertura (vetro) che scivola fuori dalla serra, il che fa abbassare l'umidità relativa.
Ciao
Pietro

[ 24-01-2003: Messaggio scritto da: Pietro Puccio ]
 
T

TEX

Guest
Io la serra me la sono fatta con i progetti che rino mi ha gentilmente regalato, la struttura è in legno , e devo dire che si comporta in maniera eccellente!
Evidentemente se ci facevano i galeoni in legno di quercia ci sarà una ragione,poi i trattamenti superficiali ce ne sono a iose , adesso non entro nel dettaglio della cosa perchè non me ne intendo più di tanto, però i consigli di trattamento previsti sono perfetti , va bene che non'è un anno che l'ho fatta però....
Per l'umidità in questi giorni ne ho circa 84% , ma la mia è una serra fredda!
Ciao
 
G

Giulio

Guest
Pietro, evidentemente le phalaenopsis non leggono i libri dove si dice che sotto i 18° stanno male

I miei due ibridoni hanno due tralci nuovi a testa di un metro circa, variamente ramificati (più uno vecchio su una pianta, con tanto di bacca da seme e piantina in crescita), i due 'ibridini' hanno un ramo per uno e le tre specie hanno un paio di bacche ciascuna e nonostante questo sono in crescita ... con 12° di minima (sui 25 di max). Oltre poi ad un paio di Vanda ed altre piante "da caldo" che veramnete non sembrano essersi accorte del freddo 'mortale'. Mah.
Comunque la copertura è in policarbonato alveolare triple-wall da 2 cm. Un bel costo all'inizio, ma un salutare risparmio energetico poi.
ciao
Giulio
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Giulio, purtroppo le mie sapevano leggere. Quando nell'86 per problemi di ristrutturazione ho trasferito tutte le piante in una specie di serra fredda esposta a nord, dopo 3 anni non avevo più una Phalaenopsis, tieni presente che la media delle temperature minime dei mesi invernali a Palermo è di 11 °C, ma le massime non si discostano di molto dalle minime (anche in serra fredda visto l'esposizione). Sono i lunghi periodi di temperature medio basse a favorire patologie varie. Naturalmente se di giorno le temperature salgono ai valori che dici la cosa, come è ovvio, è ben diversa.
In ogni caso bisogna aspettare, come ben sai, più di un intero ciclo vegetativo per giudicare se le condizioni di coltivazioni siano favorevoli o meno per una data specie.

TEX, le variabili sono tante (tipo di legno, struttura, posizione, trattamenti, tempi ecc.), per cui i paragoni sono impossibili.
Pietro Puccio
 
R

RINO

Guest
Vorrei solo dire , gli igrometri da mettere in serra devono essenzialmente essere da ESTERNI , per evitare appunto l'indesiderato problema che ha sopracitato il Grande Puccio,usando tali strumenti è impossibile che ciò possa accadere(inutile dire che non si comperano al supermarket)
Come giustamente sottolineato da Puccio le variabili sull'applicazione del legno sono molte, l'importante è perlomeno conoscerne qualcuna per evitare clamorosi errori!
Scarterei una coibentazione tipo Giulio con un grosso spessore e basta , molto meglio è usare due lastre di spessore medio distanziate dalla struttura (una interna l'altra esterna)la quale aria funge da cuscinetto termico , i risultati sono imparagonabili, per le latitudini di Puccio la cosa è quasi superflua
Per creare umidità in serra qualora fosse necessario , non bisognerebbe mai usare il sistema a pioggia, ma il sistema a nebulizzazione mediante atomizzatori, che con discreta pressione "vaporizzano" l'aria in maniera D.O.C.
Per quanto riguarda le Phal. la mia esperienza è stata molto positiva nonostante il decesso della suddetta, non l'ho mai curata eppure ha rifiorito! dopo per un errore mio l'ho uccisa, ma indipendentemente da ciò , e dal fatto che le phal non sanno leggere(anche gli animali non lo fanno , però il veterinario che li cura e li guarisce sa leggere molto bene) credo che la mia filosofia è: dove vive? che escursioni termiche abbiamo? e l'umidita? tratto ciò cercare il migliore compromesso per la sua coltivazione!
Certo di non insegnare niente a nessuno ma alcuni consigli da seguire (volendo)
ciao ;)
 
G

Giulio

Guest
Ehm, Rino, il policarbonato alveolare funziona così: c'è uno strato di mezzo millimetro di plastica, alcune intercapedini (1-3) vuote (nel senso che c'è l'aria) intervallate da altri strati di plastica, quindi l'ultimo strato.
Il mio ha tre strati principali, quindi due intercapedini principali, con rinforzi a X ...
In pratica forma 4 camere d'aria di forma triangolare (altezza 1cm, base 1 cm) tra interno ed esterno garantendo un ottima coibentazione.
ottima per l'inverno .... per l'estate un po' meno, devo escogitare alcuni trucchi (tipo il cooling a evaporazione che ti dicevo) per tenere le temp sotto i 30°.
ciao
Giulio
 
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