Datura rosa
Guru Master Florello
Il mio medico di famiglia si è trasferito da un suo studio personale ad un centro in cui operano diversi medici (7-8) e, dove, in mancanza del proprio medico si può essere assistiti da uno degli altri medici presenti al momento o “di turno” (il sabato mattina).
E’ abitudine di questo centro che le ricette possano essere richieste sia di persona che telefonicamente e che vengano predisposte dalle segretarie (a turno: 5-6) e, successivamente, controllate e firmate dal medico.
Non so cosa sia cambiato con le nuove ricette telematiche ma nulla cambia nel problema di cui intendo parlare che è il rispetto della privacy.
Ciascun medico dello studio e tutte le segretarie (per queste ultime spero che il programma preveda un filtro anche se anche la sola conoscenza delle medicine che un paziente assume può considerarsi un dato “sensibile” in quanto il medicinale rimanda alla patologia) sono a conoscenza dei dati sia personali che sensibili dei pazienti e questo senza che sia stato richiesto e concesso un apposito consenso al trattamento dei dati previsto dalla legge sulla privacy.
Ora è già discutibile il fatto che la semplice scelta del medico configuri un implicito consenso al trattamento dei dati, visto che l'iscrizione al medico si basa essenzialmente su una libera scelta di tipo fiduciario, strettamente personale; ma che questo consenso venga esteso automaticamente ad altri medici e “addetti ai lavori” configura una vera e propria coercizione nei confronti del paziente. Mi risulterebbe, invece, che la normativa preveda un consenso per ciascun medico e che il paziente possa decidere di darlo ad alcuni medici e negarlo ad altri.
Che dire allora dell’automatica estensione di tale consenso a delle persone estranee al paziente e, a volte, addirittura a lui sconosciute (12-14 tra medici e segretarie) fatta dal medico curante del paziente attuata in questo studio medico??
Ultimamente mi sto scontrando con una realtà che vede il paziente costantemente in balia di decisioni prese “sopra la sua testa” secondo l’erronea convinzione da parte di un certa percentuale (non bassa, purtroppo) di medici che lo studio è il loro e l’organizzano a loro piacimento!!!! (e questo anche per quanto riguarda l’accesso degli “informatori scientifici”, gli orari di visita, la visita di persone fuori appuntamento, fuori fila e senza segni evidenti di situazioni di emergenza, emergenze nei confronti delle quali credo sia, però, dovuta la massima comprensione, ……………………….).
Mi piacerebbe conoscere dei pareri in merito soprattutto da parte di qualche medico che potrebbe anche correggere qualche mia affermazione e rendere più chiara la situazione.
E’ abitudine di questo centro che le ricette possano essere richieste sia di persona che telefonicamente e che vengano predisposte dalle segretarie (a turno: 5-6) e, successivamente, controllate e firmate dal medico.
Non so cosa sia cambiato con le nuove ricette telematiche ma nulla cambia nel problema di cui intendo parlare che è il rispetto della privacy.
Ciascun medico dello studio e tutte le segretarie (per queste ultime spero che il programma preveda un filtro anche se anche la sola conoscenza delle medicine che un paziente assume può considerarsi un dato “sensibile” in quanto il medicinale rimanda alla patologia) sono a conoscenza dei dati sia personali che sensibili dei pazienti e questo senza che sia stato richiesto e concesso un apposito consenso al trattamento dei dati previsto dalla legge sulla privacy.
Ora è già discutibile il fatto che la semplice scelta del medico configuri un implicito consenso al trattamento dei dati, visto che l'iscrizione al medico si basa essenzialmente su una libera scelta di tipo fiduciario, strettamente personale; ma che questo consenso venga esteso automaticamente ad altri medici e “addetti ai lavori” configura una vera e propria coercizione nei confronti del paziente. Mi risulterebbe, invece, che la normativa preveda un consenso per ciascun medico e che il paziente possa decidere di darlo ad alcuni medici e negarlo ad altri.
Che dire allora dell’automatica estensione di tale consenso a delle persone estranee al paziente e, a volte, addirittura a lui sconosciute (12-14 tra medici e segretarie) fatta dal medico curante del paziente attuata in questo studio medico??
Ultimamente mi sto scontrando con una realtà che vede il paziente costantemente in balia di decisioni prese “sopra la sua testa” secondo l’erronea convinzione da parte di un certa percentuale (non bassa, purtroppo) di medici che lo studio è il loro e l’organizzano a loro piacimento!!!! (e questo anche per quanto riguarda l’accesso degli “informatori scientifici”, gli orari di visita, la visita di persone fuori appuntamento, fuori fila e senza segni evidenti di situazioni di emergenza, emergenze nei confronti delle quali credo sia, però, dovuta la massima comprensione, ……………………….).
Mi piacerebbe conoscere dei pareri in merito soprattutto da parte di qualche medico che potrebbe anche correggere qualche mia affermazione e rendere più chiara la situazione.