giulio51
Esperto di Gardenie
Ovvero: Come coltivo le mie Gardenie, dopo oltre trent’anni di esperienza maturata con loro...
Premessa: la Gardenia viene considerata da molti una pianta delicata, capricciosa e difficile da coltivare. E’ una pianta che, una volta comprese a pieno le sue esigenze, da moltissime soddisfazioni, dimostrandosi molto meno esigente di quanto comunemente viene creduto. Spesso l’errore iniziale sta nell’acquisto, viene comprata una splendida pianta cv. Multiflora, di quelle che io descrivo e catalogo come le Gardenie di Natale. Sono splendide, con una vegetazione fittissima, inbocciolatissime, con foglie verdi scurissime, ma... trattatissime (quanti superlativi!), ovvero: iperpompate. Non è che sconsiglio di acquistare queste piante, ne ho un paio anch’io, ma per chi si avvicina alle Gardenie, sono piante più difficili da mantenere inizialmente e, soprattutto, c’è da mettere in conto un cambiamento di aspetto abbastanza sostanziale, una volta terminati gli effetti di simili trattamenti.
[L’introduzione in Europa delle Gardenie dalla Cina viene fatta risalire al 1754 (*)]. Una volta la coltivazione delle Gardenie era più diffusa di adesso, complice la richiesta di fiori recisi iniziata verso la fine del 1800. Nel secolo scorso diversi floricoltori italiani si dedicarono all’ibridazione, ottenendo svariate cultivar (Flore pleno, Fortuniana, Intemedia, Pagliai, Bonfiglioli, Paraguay, Impero, ecc.), fra cui anche la “Variegata” e la “Regina Elena”, quest’ultima a fiore giallo. Purtroppo sono tutte varietà cadute nell’oblio, impossibili da reperire o riconoscere anche se rintracciate presso alcuni appassionati. Nel senso che le differenziazioni fra pianta e pianta o fra fiore e fiore si notano, ma è difficoltoso pronunciarsi sulla cultivar di appartenenza in assenza di certezze.
Coltivazione:
Esposizione: sono piante che amano posizioni soleggiate, anche molto soleggiate, ma tollerano l’ombra, anche quella più intensa. Naturalmente, nel caso di posizioni molto ombreggiate, avremo piante meno accestite e compatte, che tendono a filare allungando gli spazi degli internodi fogliari e, se la luce da loro percepita proviene da un solo lato, tendono a piegare la vegetazione nuova da quella parte; sono anche più soggette alla Cocciniglia e, conseguentemente, alla Fumaggine. In esposizione soleggiata, avremo piante ben accestite e compatte, con meno necessità anche di potature o cimature. [Riporto testualmente: “La Gardenia è molto esigente in fatto di luce; sopporta molto bene i raggi diretti del sole e quelli passanti per i vetri; cosicchè non occorre attenuare la potenza dei raggi solari... (omissis) ... Una luce attenuata comporta inevitabilmente l’esigenza di porre le piante maggiormente distanziate in modo da evitare un cattivo accestimento della pianta.” “(trascrivo dalla didascalia di una foto) In Sicilia... in terreni fortemente acidi (prov. Messina,) le piante vengono coltivate in campo aperto” (*) ], in pieno sole, aggiungo potendo vedere la foto, senza l’ausilio di ombreggianti.
Substrato: amano il terreno acido (da ph 4 a ph 6). Qui devo fare una differenziazione sulla capacità di drenaggio del substrato nella coltivazione in vaso:
In base alla latitudine: in Sicilia ci sarà una necessita di mantenimento dell’umidità del substrato fra un’annaffiatura e la seguente, diversa dalla Toscana o dal Trentino. Si dovrà agire sulle componenti per variare la capacità di drenaggio. Anche la tipologia del vaso (cotto o “plastica”, dimensioni e rapporto fra altezza e diametro) influisce sulla capacità di ritenzione idrica; il cotto consente una traspirazione/evaporazione dell’umidità del substrato maggiore. Anche la possibilità di poter intervenire tempestivamente per ripristinare l’umidità del terriccio, può influenzarci sulla sua composizione.
Composizione: Va bene il classico substrato che prepariamo per le acidofile. Poi ogn’uno ha la sua formula in base, anche e soprattutto, alla reperibilità delle componenti: la base è composta da terriccio per acidofile o torba acida, terra d’erica o di foglie di faggio, addizionati con corteccia di pino/conifere (bark), agriperlite, ago di pino tagliuzzato o di conifera, lapillo e/o pomice, sabbia silicea grossolana, ecc. ecc.! Un tempo veniva utilizzato il terriccio di castagno, ma questo, oggi praticamente irreperibile, favoriva anche il “cancro del colletto”(Phomopsis gardeniae). Il materiale drenante dovrà avere una percentuale di almeno un 30% per svolgere la sua funzione (in Toscana), a latitudini più a nord la percentuale deve essere maggiore.
Umidità: con le annaffiature il substrato deve essere mantenuto umido, non saturato di acqua. L’acqua utilizzata deve essere priva di calcare e, possibilmente, a temperatura ambiente. Per ridurre la presenza di sali nell’acqua, oltre all’utilizzo di un addolcitore, ci sono vari metodi, in base alla sua durezza, che vanno dal lasciar riposare 24 ore l’acqua prima del suo utilizzo, all’addizionarla con aceto o con prodotti chimici appositi reperibili presso le agrarie. La Gardenia gradisce anche una elevata umidità ambientale.
Concimazione: fertilizzanti per acidofile a lenta cessione o cessione controllata, in dosi inferiori di quanto consigliato dal produttore. La Gardenia è sensibile all’eccesso di salinità del substrato, che provoca reazioni simili alla carenza idrica (afflosciamento delle foglie) con conseguente defogliazione e, se si arriva ad ustionare le radici che da bianche diventano scure, le conseguenze sono nefaste.
Rinvaso: da effettuarsi a fine inverno, prima della ripresa vegetativa. Tutte le acidofile si piantumano e rinvasano prima della crescita della nuova vegetazione. In alcune acidofile (azalee/rododendri, camelie, ecc.) questa coincide con la fine, o quasi, della fioritura, ma nel caso delle Gardenie se questo intervento viene effettuato dopo la fioritura estiva, comporta, dopo una stasi vegetativa abbastanza lunga seguente al rinvaso, uno stimolo a vegetare e la nuova vegetazione arriva erbacea all’inverno e, perciò, più sensibile alle basse temperature.
Rusticità: le Gardenie comunemente acquistabili (grandiflora o multiflora) sono resistenti al gelo, specialmente la prima. Le mie sono perennemente e costantemente all’esterno, con freddo e gelo (anche oltre - 8°); l’importante è che le piante non arrivino alle gelate con il terriccio inzuppato d’acqua, ovvero in inverno si deve diminuire molto le annaffiature, ovviamente monitorandole. Faccio solo attenzione agli accumuli di neve, perché si possono troncare i rami più giovani. Naturalmente esistono anche varietà non rustiche (in Toscana), che spaziano dalla necessità di serra fredda (ad es. Thumbergia, Rothmannia, ecc.) alla serra calda (Taitensis, Amoena, ecc.), ma, da noi, non sono reperibili in commercio o lo sono molto difficilmente. [riporto testualmente: ... la Gardenia è molto resistente ai geli. (omissis)... nel rigido inverno, febbraio 1929, a Genova, nelle zone di coltivazione, si raggiunsero punte minime molto basse (- 10°, - 15°) e non si lamentarono danni apprezzabili. (*) ]. A quei tempi si coltivavano le Gardenie per i fiori recisi, gli unici ammessi all’occhiello del bavero della giacca di un uomo...
Potatura: la potatura e/o la cimatura (per favorire l’accestimento) sono da effettuare, se ritenuto necessario, dopo la fioritura, a metà estate. E’ bene non indugiare molto, perché in autunno la Gardenia prepara la nuova vegetazione con le nuove gemme apicali ed è bene che non siano erbacee all’arrivo dei primi freddi. La spollonatura si effettua (sempre se ritenuta necessaria), di norma, da gennaio a marzo, prima che la pianta inizi il periodo vegetativo. La Gardenia fiorisce sulla nuova vegetazione che cresce in primavera dalle gemme apicali presenti in inverno. Una potatura in epoca primaverile, prima della fioritura, avrebbe, ancor più, come conseguenza, una fioritura scarsa o nulla.
Naturalmente, sta anche alla nostra “sensibilità” comprendere e, conseguentemente, adattare alle nostre esigenze, in base ad ubicazione ed esposizione, la tipologia di coltivazione.
Premessa: la Gardenia viene considerata da molti una pianta delicata, capricciosa e difficile da coltivare. E’ una pianta che, una volta comprese a pieno le sue esigenze, da moltissime soddisfazioni, dimostrandosi molto meno esigente di quanto comunemente viene creduto. Spesso l’errore iniziale sta nell’acquisto, viene comprata una splendida pianta cv. Multiflora, di quelle che io descrivo e catalogo come le Gardenie di Natale. Sono splendide, con una vegetazione fittissima, inbocciolatissime, con foglie verdi scurissime, ma... trattatissime (quanti superlativi!), ovvero: iperpompate. Non è che sconsiglio di acquistare queste piante, ne ho un paio anch’io, ma per chi si avvicina alle Gardenie, sono piante più difficili da mantenere inizialmente e, soprattutto, c’è da mettere in conto un cambiamento di aspetto abbastanza sostanziale, una volta terminati gli effetti di simili trattamenti.
[L’introduzione in Europa delle Gardenie dalla Cina viene fatta risalire al 1754 (*)]. Una volta la coltivazione delle Gardenie era più diffusa di adesso, complice la richiesta di fiori recisi iniziata verso la fine del 1800. Nel secolo scorso diversi floricoltori italiani si dedicarono all’ibridazione, ottenendo svariate cultivar (Flore pleno, Fortuniana, Intemedia, Pagliai, Bonfiglioli, Paraguay, Impero, ecc.), fra cui anche la “Variegata” e la “Regina Elena”, quest’ultima a fiore giallo. Purtroppo sono tutte varietà cadute nell’oblio, impossibili da reperire o riconoscere anche se rintracciate presso alcuni appassionati. Nel senso che le differenziazioni fra pianta e pianta o fra fiore e fiore si notano, ma è difficoltoso pronunciarsi sulla cultivar di appartenenza in assenza di certezze.
Coltivazione:
Esposizione: sono piante che amano posizioni soleggiate, anche molto soleggiate, ma tollerano l’ombra, anche quella più intensa. Naturalmente, nel caso di posizioni molto ombreggiate, avremo piante meno accestite e compatte, che tendono a filare allungando gli spazi degli internodi fogliari e, se la luce da loro percepita proviene da un solo lato, tendono a piegare la vegetazione nuova da quella parte; sono anche più soggette alla Cocciniglia e, conseguentemente, alla Fumaggine. In esposizione soleggiata, avremo piante ben accestite e compatte, con meno necessità anche di potature o cimature. [Riporto testualmente: “La Gardenia è molto esigente in fatto di luce; sopporta molto bene i raggi diretti del sole e quelli passanti per i vetri; cosicchè non occorre attenuare la potenza dei raggi solari... (omissis) ... Una luce attenuata comporta inevitabilmente l’esigenza di porre le piante maggiormente distanziate in modo da evitare un cattivo accestimento della pianta.” “(trascrivo dalla didascalia di una foto) In Sicilia... in terreni fortemente acidi (prov. Messina,) le piante vengono coltivate in campo aperto” (*) ], in pieno sole, aggiungo potendo vedere la foto, senza l’ausilio di ombreggianti.
Substrato: amano il terreno acido (da ph 4 a ph 6). Qui devo fare una differenziazione sulla capacità di drenaggio del substrato nella coltivazione in vaso:
In base alla latitudine: in Sicilia ci sarà una necessita di mantenimento dell’umidità del substrato fra un’annaffiatura e la seguente, diversa dalla Toscana o dal Trentino. Si dovrà agire sulle componenti per variare la capacità di drenaggio. Anche la tipologia del vaso (cotto o “plastica”, dimensioni e rapporto fra altezza e diametro) influisce sulla capacità di ritenzione idrica; il cotto consente una traspirazione/evaporazione dell’umidità del substrato maggiore. Anche la possibilità di poter intervenire tempestivamente per ripristinare l’umidità del terriccio, può influenzarci sulla sua composizione.
Composizione: Va bene il classico substrato che prepariamo per le acidofile. Poi ogn’uno ha la sua formula in base, anche e soprattutto, alla reperibilità delle componenti: la base è composta da terriccio per acidofile o torba acida, terra d’erica o di foglie di faggio, addizionati con corteccia di pino/conifere (bark), agriperlite, ago di pino tagliuzzato o di conifera, lapillo e/o pomice, sabbia silicea grossolana, ecc. ecc.! Un tempo veniva utilizzato il terriccio di castagno, ma questo, oggi praticamente irreperibile, favoriva anche il “cancro del colletto”(Phomopsis gardeniae). Il materiale drenante dovrà avere una percentuale di almeno un 30% per svolgere la sua funzione (in Toscana), a latitudini più a nord la percentuale deve essere maggiore.
Umidità: con le annaffiature il substrato deve essere mantenuto umido, non saturato di acqua. L’acqua utilizzata deve essere priva di calcare e, possibilmente, a temperatura ambiente. Per ridurre la presenza di sali nell’acqua, oltre all’utilizzo di un addolcitore, ci sono vari metodi, in base alla sua durezza, che vanno dal lasciar riposare 24 ore l’acqua prima del suo utilizzo, all’addizionarla con aceto o con prodotti chimici appositi reperibili presso le agrarie. La Gardenia gradisce anche una elevata umidità ambientale.
Concimazione: fertilizzanti per acidofile a lenta cessione o cessione controllata, in dosi inferiori di quanto consigliato dal produttore. La Gardenia è sensibile all’eccesso di salinità del substrato, che provoca reazioni simili alla carenza idrica (afflosciamento delle foglie) con conseguente defogliazione e, se si arriva ad ustionare le radici che da bianche diventano scure, le conseguenze sono nefaste.
Rinvaso: da effettuarsi a fine inverno, prima della ripresa vegetativa. Tutte le acidofile si piantumano e rinvasano prima della crescita della nuova vegetazione. In alcune acidofile (azalee/rododendri, camelie, ecc.) questa coincide con la fine, o quasi, della fioritura, ma nel caso delle Gardenie se questo intervento viene effettuato dopo la fioritura estiva, comporta, dopo una stasi vegetativa abbastanza lunga seguente al rinvaso, uno stimolo a vegetare e la nuova vegetazione arriva erbacea all’inverno e, perciò, più sensibile alle basse temperature.
Rusticità: le Gardenie comunemente acquistabili (grandiflora o multiflora) sono resistenti al gelo, specialmente la prima. Le mie sono perennemente e costantemente all’esterno, con freddo e gelo (anche oltre - 8°); l’importante è che le piante non arrivino alle gelate con il terriccio inzuppato d’acqua, ovvero in inverno si deve diminuire molto le annaffiature, ovviamente monitorandole. Faccio solo attenzione agli accumuli di neve, perché si possono troncare i rami più giovani. Naturalmente esistono anche varietà non rustiche (in Toscana), che spaziano dalla necessità di serra fredda (ad es. Thumbergia, Rothmannia, ecc.) alla serra calda (Taitensis, Amoena, ecc.), ma, da noi, non sono reperibili in commercio o lo sono molto difficilmente. [riporto testualmente: ... la Gardenia è molto resistente ai geli. (omissis)... nel rigido inverno, febbraio 1929, a Genova, nelle zone di coltivazione, si raggiunsero punte minime molto basse (- 10°, - 15°) e non si lamentarono danni apprezzabili. (*) ]. A quei tempi si coltivavano le Gardenie per i fiori recisi, gli unici ammessi all’occhiello del bavero della giacca di un uomo...
Potatura: la potatura e/o la cimatura (per favorire l’accestimento) sono da effettuare, se ritenuto necessario, dopo la fioritura, a metà estate. E’ bene non indugiare molto, perché in autunno la Gardenia prepara la nuova vegetazione con le nuove gemme apicali ed è bene che non siano erbacee all’arrivo dei primi freddi. La spollonatura si effettua (sempre se ritenuta necessaria), di norma, da gennaio a marzo, prima che la pianta inizi il periodo vegetativo. La Gardenia fiorisce sulla nuova vegetazione che cresce in primavera dalle gemme apicali presenti in inverno. Una potatura in epoca primaverile, prima della fioritura, avrebbe, ancor più, come conseguenza, una fioritura scarsa o nulla.
Naturalmente, sta anche alla nostra “sensibilità” comprendere e, conseguentemente, adattare alle nostre esigenze, in base ad ubicazione ed esposizione, la tipologia di coltivazione.