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il confessionale: i nostri crimini verdi

tartina

Master Florello
il crimine più grosso è stato un vero crimine, perchè ero quasi consapevole che stavo per uccidere un gigantesca shlumbergera...
solo non sapevo che fosseuna schlumbergera, nè conoscevo esattamente le sue esigenze...
parliamo di circa 30 anni fa quando me ne regalò una piccola talea una vicina di casa, dicendomi soltanto di bagnarla poco e ricoverarla in inverno...
non l'ho mai considerata più di tanto, in inverno in casa non la bagnavo proprio mai, internet non c'era, e se c'era più tardi, non lo consultavo, fattostà che non fioriva tanto, ma era diventata una grande pianta che tenevo in una fioriera di quelle col piedistallo...
una 15 ina di anni più tardi, dopo un trasloco in una nuova casa dove non c'era uno spazio adeguato per tenerla in casa, se non vicino alle gabbie dei pappagalli, e quindi si riempiva di piume e di scarti di mangime, il primo inverno mi son detta "stai fuori e fai quello che ti pare"... lei ovviamente l'ha fatto...
qualche anno più tardi, quando ho cominciato a navigare per forum di giardinaggio ed ho scoperto cosa avevo ucciso, mi sarei :banghead:
ovviamente non sono più riuscita a tenere una schlumbergera per più di una stagione... sarà la sua vendetta dall'alto:cautious:
forse per la prima volta quest'anno ne ho una al suo secondo inverno dopo l'acquisto... incrociamo le dita...
 

Stefano Sangiorgio

Fiorin Florello
sono ignorante... cos'è il metodo della bottiglia?


le semine non le consideriamo, che ho fatto stragi di baby piante!
ero riuscita a far germinare 11 piantine di lithops... non ne è rimasta neanche una :cry:
La pianta era diventata troppo alta e nuda allora ho messo una mezza bottiglia di plastica piena di terra intorno ai fusti spogli. Dopo un mese e mezzo ho tagliato gi steli radicati. Trovi tutto nel thread "anturio da abbassare" con tanto di foto.
 

sasiks

Giardinauta
La pianta era diventata troppo alta e nuda allora ho messo una mezza bottiglia di plastica piena di terra intorno ai fusti spogli. Dopo un mese e mezzo ho tagliato gi steli radicati. Trovi tutto nel thread "anturio da abbassare" con tanto di foto.
Letto!
Molto interessante e ottimo risultato finale (y)
Me ne ricorderò!

Il mio è andato perduto prima di diventare così bello. L'unica bottiglia che uso al momento è quella per l'argilla dove farlo riprendere :ROFLMAO::cry::cry::cry::cry:
È un cosino minuscolo:
IMG_20210906_192501~2.jpg
 

Amy

Guru Giardinauta
Non capisco... Se ho sbagliato perché non mi spieghi, invece di ridere?
Non hai sbagliato, ride perché la margotta aerea si fa 'più in alto' sul ramo (aerea); lui, invece, l'ha fatta vicino al terreno. :)
Stefano non vuole essere offensivo ... solo che non ci fa caso.
E non spiega mai! Occorre insitere con almeno due messaggi per avere una spiegazione.
Però, la botanica è il suo mestiere, l'ama e rientra tra gli esperti e sperimentatori.
Io sono contenta quando mette un like alle mie spiegazioni; per me significa che ho detto giusto.
ciao @Stefano Sangiorgio ... :ciao:
 
Ultima modifica:

GIULY83

Giardinauta
@Amy
Probabilmente è spiegato meglio nel thread che ha indicato, perché in questo non è scritto da nessuna parte che ha operato vicino al terreno.

Insisto a non capire questa "ilarità", che sa tanto di derisione senza essere una risposta.
Ancora meno capisco perché abbia bisogno di un avvocato d'ufficio invece di intervenire di persona. Sarebbe molto più decoroso da parte sua, tanto più che è un esperto e che il forum esiste anche, o soprattutto, per imparare da quelli come lui.
Da lui oggi non ho imparato niente, mi sono sentita prendere in giro, quando con meno di dieci parole avrebbe potuto spiegarmi l'errore.

Che tristezza...
 

Stefano Sangiorgio

Fiorin Florello
@Amy
Probabilmente è spiegato meglio nel thread che ha indicato, perché in questo non è scritto da nessuna parte che ha operato vicino al terreno.

Insisto a non capire questa "ilarità", che sa tanto di derisione senza essere una risposta.
Ancora meno capisco perché abbia bisogno di un avvocato d'ufficio invece di intervenire di persona. Sarebbe molto più decoroso da parte sua, tanto più che è un esperto e che il forum esiste anche, o soprattutto, per imparare da quelli come lui.
Da lui oggi non ho imparato niente, mi sono sentita prendere in giro, quando con meno di dieci parole avrebbe potuto spiegarmi l'errore.

Che tristezza...
Ho un carattere non semplice e do per scontate tante cose che, per altri, giustamente non lo sono. Spesso sono scarno e asciutto nelle risposte, quando, invece, potrei dilungarmi un pochetto e spiegare meglio. Tendo all'ilarità è vero, ma mai con l'intenzione di offendere:se ciò è successo chiedo scusa. Comunque hai trovato tutto nel thread dedicato sulla margotta del mio anturio: lì ho spiegato tutto con dovizia di particolari. @Amy mi ha in simpatia ma non è la mia avvocata: infatti non emette parcelle. Fine OT.
 

GIULY83

Giardinauta
Felice che tu abbia risposto.

Tu, come pochi altri fra tutti gli appartenenti al forum, rappresenti un patrimonio di conoscenze fondamentale, non credere che non l'abbia capito. Se si vuole, da te, si possono imparare milioni di cose, ma questo, in qualche maniera, ti da una grande responsabilità: quella di stare un po' più attento alla comunicazione. Quando si scrive non si ha l'aiuto delle espressioni del viso, che possono compensare parole o battute che sembrano inopportune. La stragrande maggioranza di noi forumisti è animata da grandi passioni e più grande ignoranza, magistralmente e schiettamente dimostrata dallo splendido thread in cui stiamo scrivendo. Risposte inadeguate generano mortificazione in chi si impegna seriamente.

Ti prego Stefano, cerca di usare più tatto, prova a immedesimarti nelle persone che ricevono le tue risposte. Così sarai un insegnante completo. Grazie. :)
 

Stefano Sangiorgio

Fiorin Florello
Felice che tu abbia risposto.

Tu, come pochi altri fra tutti gli appartenenti al forum, rappresenti un patrimonio di conoscenze fondamentale, non credere che non l'abbia capito. Se si vuole, da te, si possono imparare milioni di cose, ma questo, in qualche maniera, ti da una grande responsabilità: quella di stare un po' più attento alla comunicazione. Quando si scrive non si ha l'aiuto delle espressioni del viso, che possono compensare parole o battute che sembrano inopportune. La stragrande maggioranza di noi forumisti è animata da grandi passioni e più grande ignoranza, magistralmente e schiettamente dimostrata dallo splendido thread in cui stiamo scrivendo. Risposte inadeguate generano mortificazione in chi si impegna seriamente.

Ti prego Stefano, cerca di usare più tatto, prova a immedesimarti nelle persone che ricevono le tue risposte. Così sarai un insegnante completo. Grazie. :)
Promesso!!! Se non lo faccio, ricordamelo...
 

GIULY83

Giardinauta
@sasiks A proposito di banani...

Storia del piccolo Banano nano, al secolo Musa tropicana.
Di come fatalmente fu sottratto alla sua dimora e che a causa di un amore insano ci lasciò le foglie.

Il piccolo banano fu mio il 23 settembre, anno di grazia duemila e venti.
Ebbe vita spensierata finché fu ospite dello stimato Giardiniere Tal dei tali, alla luce fioca, ma ponderata, di uno dei rinomati padiglioni del mercante.
Strettamente contiguo ad altri simili sull'umido ripiano del vivaio, sfoggiò, col fiero portamento, le foglie lucenti e rigogliose. La sua opulenza in mezzo agli altri mi fece optare per la scelta.
Lo scelsi, quindi, fra tutti i mille esposti già edotta sulle di lui necessità salienti.
Pianta tropicale, mmh....
Ombra luminosa, mmmh...
Ambiente umido, mmmmh...
"Sí!" esclamai "Ce la farò!! Sopravviverà all'inverno perché io già l'amo, quindi si innamorerà di me!!!"
L'illusione di un amore corrisposto provoca di tali scherzi.

Al secondo giorno decisi di farlo star più comodo che nel misero vasetto dozzinale del vivaio in cui alloggiava. Dopo aver aperto con dita delicate quella coltre infame ed asfissiante che si chiama torba ed averne sfilato qualche fiocco, feci respirare le radici e lo adagiai su un letto di terriccio più consono alla sua natura, dentro ad un vaso tutto nuovo e più spazioso.
Successivamente lo collocai nello "studiolo del filosofo", sulla lavatrice, di fronte al trono, di fianco alla finestra, così che, ogni volta che necessitavo meditare sul senso della vita, potessi ammirarne la sontuosa bellezza, dispensando mille carezze e dolci parole.
Ancora mi chiedo perché non sembrò gradire le mie attenzioni... Al nono giorno dal rinvaso le foglie pendevano languidamente. Era palesemente affranto e mi chiedevo cosa gli mancasse. Aveva tutto! Una nuova casa, un ambiente confortevole, tanto amore...!
Urgeva una manovra di comprensione dell'arcano, così svasai il diletto e, per esplorarne i sensi più profondi , lo liberai quasi completamente della torba umida scoprendo le radici. Si presentavano ben fatte e linde. Si...qualche lieve seccume appena, nulla che denotasse cupi pensieri.
Lo avvolsi amorevolmente nella composta nuova e tagliai le foglie agonizzanti, sperando di rivedere presto il suo sorriso.
Il 10 di ottobre di quell'anno infausto una profonda depressione lo aveva trasformato nell'ombra di se stesso. Lo stelo assottigliato dall'inappetenza sosteneva a stento due sparute foglie, di cui una sul finire dei suoi giorni.
Trascorsero altri 15 giorni, che non conducendo agli esiti da me agognati, mi indussero al desiderio di penetrare nella sua più intima essenza. Volli scoprire ogni anfratto, ogni piega dell'animo suo: denudai le radici lavando via anche la più piccola parte di immondo sudiciume che ne corrompeva la sostanza.
Ma il Maligno aveva già ordito la sua trama, poiché tanta parte dei gangli vitali era perita, ridotta ad un ammasso di fibre svuotate e imputridite. L'avevo forse irrigato troppo con l'eccesso del mio amore? Non so dirlo... Il libro di memorie di quei giorni non registra alcunché riguardo a questo.
Recisioni drastiche e accurate dovetti praticare nell'estremo tentativo di debellare il cancro, allorché fu chiaro che il nido precedente ormai era eccessivo. Datosi che le radici sane dell'amato si erano ridotte alla metà, gli diedi alloggio in vaso 13, ovverosia di 7 misure più piccino.

Il tempo passava e nulla pareva cambiare, se non nel peggiore dei modi. Senza indulgenza alcuna per la passione che mi travolgeva, l'adorato ingrato bene, rimaneva chiuso in un atteggiamento di disprezzo denso e afflitto, presagio di una sciagurata malasorte.
Versai fiumi di lacrime, giurai eterna dedizione, mi umiliai in ginocchio al suo cospetto. Nulla lo inteneriva... O almeno così sembrò fino alla data memorabile dell'11 dicembre, giorno in cui l'unica fogliolina scampata allo sterminio, arrotolata da quel dì, mi parve lievemente raddrizzata e un po' cresciuta.
Il 29 di quel mese ne fui certa: la foglia aveva cominciato il suo cammino per aprirsi... ed il Banano per accogliere la potenza del mio amore!
Da allora fu un crescendo, lento ma costante, tanto che a febbraio dell'anno successivo era dotato di tre o quattro foglioline splendide e nuove, per non parlare dei giovani virgulti che facevano capolino tutt'attorno.
Ero felice!
Appena Primavera si decise a far la sua stagione, fu orgogliosamente e stabilmente fuori a prender l'aria fresca e il tiepido sole per qualche ora la mattina.
Tutto stimavo andasse per il meglio: il Banano, conquistato dal mio intenso sentimento, mostrava ricambiare con lo splendido sorriso.

Ma il destino avverso era in agguato.
Quella Primavera fu piovosa e ballerina, correnti inaspettate nelle notti fredde sfuggirono alla previsione e al mio controllo col triste risultato di procurar piccole macchie nere sulle tenere foglie. Quello fu il motivo? O fu una malattia?
Con foga febbrile consultai il Grande Libro della Rete che però non prodigò risposte certe e inoppugnabili... Rimasi dunque con quell'atroce dubbio. Era il 17 maggio.
Impercettibilmente da quel dì, giorno per giorno, tutto precipitò. La malattia avanzava inesorabile senza che le disperate cure sortissero un effetto: il Banano sofferente si piegava su se stesso e l'inedia se ne impossessò.
Indifferente ad ogni evento, al sole, all'aria, alla vita sua e d'intorno, all'amor mio....mi stava abbandonando! Dopo avermi ceduta all'illusione di un'imminente vita insieme, senza nemmeno dirmi grazie o che infine ricambiava lo smisurato amore che gli avevo dedicato, se ne andava...

Il rito funebre si svolse la mattina del 16 di luglio duemila venti e uno.
Estrassi il corpicino smunto dalla terra e piansi sulle piccole radici vizze e nere. Rivolsi una preghiera al Dio dei Prati Verdi, lo avvolsi in un sudario di carta di giornale e lo coricai sul letto di rifiuti per l'ultimo suo viaggio verso la Discarica Eterna ed Infinita.

Miei pazientissimi ed illustrissimi lettori, da quei giorni di tragiche esperienze trassi severi insegnamenti: che non puoi tener recluso un essere vivente in una gabbia d'oro con la speranza che si dimentichi del mondo a cui appartiene. Che non puoi agognare l'amor suo se sta legato ad un metro di catena. Che non puoi ottenere gli ambíti suoi sospiri se l'aria intorno per lui è greve.
Or lo comprendo, solo ora lo capisco... Un grande amore che non ha corrispondenza provoca di tali scherzi.

Dopo quel lutto ogni tanto mi aggrada di tornare dallo stimato Giardiniere Tal dei Tali, il mio sguardo corre a quel bancone, mi sembra quasi di vederlo, il mio piccolo Banano. Ma è soltanto un inganno della mente.
So già che prima o poi ne troverò degli altri: tanti piccoli banani bisognosi, tutti in fila a mostrar le grasse foglie alla maniera di schiette meretrici. So già che mi conquisteranno, ed uno solo in particolare. Perché "La stagione dell'amore tornerà con le paure e le scommesse, questa volta quanto durerà?... Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore... " come mirabilmente declamò il poeta canterino.

Ebbene si: il piccolo Banano prossimo si innamorerà di me!!
Io già sento che l'amo.......... :love::love::love:
 
Ultima modifica:

Amy

Guru Giardinauta
trassi severi insegnamenti: che non puoi tener recluso un essere vivente in una gabbia d'oro con la speranza che si dimentichi del mondo a cui appartiene. Che non puoi agognare l'amor suo se sta legato ad un metro di catena. Che non puoi ottenere gli ambíti suoi sospiri se l'aria intorno per lui è greve.
Or lo comprendo, solo ora lo capisco... Un grande amore che non ha corrispondenza provoca di tali scherzi.
 

Amy

Guru Giardinauta
riporto un'esperienza appena scritta in un'altra discussione:
Non ricordo quale fosse il nome della pianta, piaceva tanto a mio marito ma io e le piante del vivaio siamo quasi incompatibili:
Ho aperto le finestre alle 5 del mattino in dicembre per cambiare l'aria, c'era anche parecchia corrente in quell'occasione, e mi sono giocata una (una sola) tropicale comprata da circa un mese al vivaio. Non ti dico cosa mi ha detto la vivaista ... per non parlare della delusione (nei miei confronti) di mio marito.
Ora ci siamo accordati: le piante che piacciono a lui le cura lui; è per questo che non ne compra più ....
 

tartina

Master Florello
@sasiks A proposito di banani...

Storia del piccolo Banano nano, al secolo Musa tropicana.
Di come fatalmente fu sottratto alla sua dimora e che a causa di un amore insano ci lasciò le foglie.

Il piccolo banano fu mio il 23 settembre, anno di grazia duemila e venti.
Ebbe vita spensierata finché fu ospite dello stimato Giardiniere Tal dei tali, alla luce fioca, ma ponderata, di uno dei rinomati padiglioni del mercante.
Strettamente contiguo ad altri simili sull'umido ripiano del vivaio, sfoggiò, col fiero portamento, le foglie lucenti e rigogliose. La sua opulenza in mezzo agli altri mi fece optare per la scelta.
Lo scelsi, quindi, fra tutti i mille esposti già edotta sulle di lui necessità salienti.
Pianta tropicale, mmh....
Ombra luminosa, mmmh...
Ambiente umido, mmmmh...
"Sí!" esclamai "Ce la farò!! Sopravviverà all'inverno perché io già l'amo, quindi si innamorerà di me!!!"
L'illusione di un amore corrisposto provoca di tali scherzi.

Al secondo giorno decisi di farlo star più comodo che nel misero vasetto dozzinale del vivaio in cui alloggiava. Dopo aver aperto con dita delicate quella coltre infame ed asfissiante che si chiama torba ed averne sfilato qualche fiocco, feci respirare le radici e lo adagiai su un letto di terriccio più consono alla sua natura, dentro ad un vaso tutto nuovo e più spazioso.
Successivamente lo collocai nello "studiolo del filosofo", sulla lavatrice, di fronte al trono, di fianco alla finestra, così che, ogni volta che necessitavo meditare sul senso della vita, potessi ammirarne la sontuosa bellezza, dispensando mille carezze e dolci parole.
Ancora mi chiedo perché non sembrò gradire le mie attenzioni... Al nono giorno dal rinvaso le foglie pendevano languidamente. Era palesemente affranto e mi chiedevo cosa gli mancasse. Aveva tutto! Una nuova casa, un ambiente confortevole, tanto amore...!
Urgeva una manovra di comprensione dell'arcano, così svasai il diletto e, per esplorarne i sensi più profondi , lo liberai quasi completamente della torba umida scoprendo le radici. Si presentavano ben fatte e linde. Si...qualche lieve seccume appena, nulla che denotasse cupi pensieri.
Lo avvolsi amorevolmente nella composta nuova e tagliai le foglie agonizzanti, sperando di rivedere presto il suo sorriso.
Il 10 di ottobre di quell'anno infausto una profonda depressione lo aveva trasformato nell'ombra di se stesso. Lo stelo assottigliato dall'inappetenza sosteneva a stento due sparute foglie, di cui una sul finire dei suoi giorni.
Trascorsero altri 15 giorni, che non conducendo agli esiti da me agognati, mi indussero al desiderio di penetrare nella sua più intima essenza. Volli scoprire ogni anfratto, ogni piega dell'animo suo: denudai le radici lavando via anche la più piccola parte di immondo sudiciume che ne corrompeva la sostanza.
Ma il Maligno aveva già ordito la sua trama, poiché tanta parte dei gangli vitali era perita, ridotta ad un ammasso di fibre svuotate e imputridite. L'avevo forse irrigato troppo con l'eccesso del mio amore? Non so dirlo... Il libro di memorie di quei giorni non registra alcunché riguardo a questo.
Recisioni drastiche e accurate dovetti praticare nell'estremo tentativo di debellare il cancro, allorché fu chiaro che il nido precedente ormai era eccessivo. Datosi che le radici sane dell'amato si erano ridotte alla metà, gli diedi alloggio in vaso 13, ovverosia di 7 misure più piccino.

Il tempo passava e nulla pareva cambiare, se non nel peggiore dei modi. Senza indulgenza alcuna per la passione che mi travolgeva, l'adorato ingrato bene, rimaneva chiuso in un atteggiamento di disprezzo denso e afflitto, presagio di una sciagurata malasorte.
Versai fiumi di lacrime, giurai eterna dedizione, mi umiliai in ginocchio al suo cospetto. Nulla lo inteneriva... O almeno così sembrò fino alla data memorabile dell'11 dicembre, giorno in cui l'unica fogliolina scampata allo sterminio, arrotolata da quel dì, mi parve lievemente raddrizzata e un po' cresciuta.
Il 29 di quel mese ne fui certa: la foglia aveva cominciato il suo cammino per aprirsi... ed il Banano per accogliere la potenza del mio amore!
Da allora fu un crescendo, lento ma costante, tanto che a febbraio dell'anno successivo era dotato di tre o quattro foglioline splendide e nuove, per non parlare dei giovani virgulti che facevano capolino tutt'attorno.
Ero felice!
Appena Primavera si decise a far la sua stagione, fu orgogliosamente e stabilmente fuori a prender l'aria fresca e il tiepido sole per qualche ora la mattina.
Tutto stimavo andasse per il meglio: il Banano, conquistato dal mio intenso sentimento, mostrava ricambiare con lo splendido sorriso.

Ma il destino avverso era in agguato.
Quella Primavera fu piovosa e ballerina, correnti inaspettate nelle notti fredde sfuggirono alla previsione e al mio controllo col triste risultato di procurar piccole macchie nere sulle tenere foglie. Quello fu il motivo? O fu una malattia?
Con foga febbrile consultai il Grande Libro della Rete che però non prodigò risposte certe e inoppugnabili... Rimasi dunque con quell'atroce dubbio. Era il 17 maggio.
Impercettibilmente da quel dì, giorno per giorno, tutto precipitò. La malattia avanzava inesorabile senza che le disperate cure sortissero un effetto: il Banano sofferente si piegava su se stesso e l'inedia se ne impossessò.
Indifferente ad ogni evento, al sole, all'aria, alla vita sua e d'intorno, all'amor mio....mi stava abbandonando! Dopo avermi ceduta all'illusione di un'imminente vita insieme, senza nemmeno dirmi grazie o che infine ricambiava lo smisurato amore che gli avevo dedicato, se ne andava...

Il rito funebre si svolse la mattina del 16 di luglio duemila venti e uno.
Estrassi il corpicino smunto dalla terra e piansi sulle piccole radici vizze e nere. Rivolsi una preghiera al Dio dei Prati Verdi, lo avvolsi in un sudario di carta di giornale e lo coricai sul letto di rifiuti per l'ultimo suo viaggio verso la Discarica Eterna ed Infinita.

Miei pazientissimi ed illustrissimi lettori, da quei giorni di tragiche esperienze trassi severi insegnamenti: che non puoi tener recluso un essere vivente in una gabbia d'oro con la speranza che si dimentichi del mondo a cui appartiene. Che non puoi agognare l'amor suo se sta legato ad un metro di catena. Che non puoi ottenere gli ambíti suoi sospiri se l'aria intorno per lui è greve.
Or lo comprendo, solo ora lo capisco... Un grande amore che non ha corrispondenza provoca di tali scherzi.

Dopo quel lutto ogni tanto mi aggrada di tornare dallo stimato Giardiniere Tal dei Tali, il mio sguardo corre a quel bancone, mi sembra quasi di vederlo, il mio piccolo Banano. Ma è soltanto un inganno della mente.
So già che prima o poi ne troverò degli altri: tanti piccoli banani bisognosi, tutti in fila a mostrar le grasse foglie alla maniera di schiette meretrici. So già che mi conquisteranno, ed uno solo in particolare. Perché "La stagione dell'amore tornerà con le paure e le scommesse, questa volta quanto durerà?... Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore... " come mirabilmente declamò il poeta canterino.

Ebbene si: il piccolo Banano prossimo si innamorerà di me!!
Io già sento che l'amo.......... :love::love::love:
accipicchia, ma sei una scrittrice? intrattienici ancora con storie più o meno tristi, o allegre... sei uno spasso!!!!
 

Who251

Aspirante Giardinauta
@sasiks A proposito di banani...

Storia del piccolo Banano nano, al secolo Musa tropicana.
Di come fatalmente fu sottratto alla sua dimora e che a causa di un amore insano ci lasciò le foglie.

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Ebbene si: il piccolo Banano prossimo si innamorerà di me!!
Io già sento che l'amo.......... :love::love::love:
Cara! Tu fosti forse un poco folle, ma non v'è rimprovero in me per questo tuo amore sfortunato, ma un sentimento ben più amorevole: sorellanza.
Mi permetti, vero di chiamarti sorella di sventure?

Ogni anno infatti, carissima, io anche cado vittima di una bella foglia tropicale, un petalo ammiccante che promette un futuro felice, che mi sussurra con mendace vezzosità: "Sì tesoro, Sì. Fammi tua. La zona 8, cosa è mai la zona 8? Un corridoio caldo tra i Tropici e l'Appennino."

Tutto cominciò con lei, la mia Datura bianca, che trovata dimora nello spoglio pezzo di terra che ancora oggi mi appartiene, mi disse di fidarsi di lei, che per amore mio ella avrebbe resistito ai più rigidi inverni e alle correnti d'aria che, per gelosia degli Uragani, cercando anch'esse di ottenere un nome proprio, imperversano, con folate che avrebbero tanto da insegnare alla Bora Triestina, il mio misero giardino.

Tu puoi forse capire il mio stupore, la mia immensa felicità nello scoprire che ella manteneva la sua parola. Vennero la neve, la grandine la tempesta e tutto sopportò e sempre ricambiò il mio affetto donandomi come fragranti doni le sue fioriture.

Cara, immensamente amata Datura! Durò tre anni il nostro sventurato amore.

Poi... Poi vennero i muratori.

Dopo un lungo, estenuante pomeriggio di lavoro tornai a casa e un pugno mi serrò il cuore, la fronte fu madida, la mano tremante. Là dove all'ora del pranzo ancora si ergeva bellissimo e fiero il mio gelsomino c'era ora solo un vuoto che mi atterriva.

Corsi quindi, girai l'angolo e, anche lei se ne era andata. Portatami via da una vile mano menzognera (Ma certo Signora, ma le pare? Non le toccheremo neanche le sue piante. Si fidi.)

Sono passati anni ormai da quel triste giorno, ma il tormento non mi abbandona.

Così ogni anno cado vittima del desiderio e semino una promessa, metto a dimora una speranza con brama ardente che si ricrei, un giorno, miracolosamente, quel caldo corridoio tra i Tropici e l'Appennino.
 

GIULY83

Giardinauta
Come non compiacersi delle lusinghe degli eminenti lettori del racconto testé pubblicato? Pagine di vita vera che non potevano ricevere più magnanime recensioni, unitamente alla solidarietà.
Mi inchino a voi e riconoscente ringrazio. :)
 
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