Olmo60
Guru Master Florello
riprendo il filo di una discussione di mesi fa perchè in quella non ci capii quasi niente, visto la piega che prese fin da subito, nonostante l'importanza "sostanziale" del tema. Adesso posso dire due cose certe:
1) in quella discussione nessuno seppe dire chiaramente in cosa consisteva -IL PROBLEMA"
2) neppure gli articoli dei giornali letti in quel periodo riportavano con esempi semplici e lineari, comprensibili a tutti, il nocciolo di questo decreto e le logiche (per me) che reggevano le proteste.
3) adesso che ho "visto" da vicino una certa situazione io so e mi sembra giusto riportare qui per spiegare a tutti cosa è successo. Questa la vecchia discussione: http://forum.giardinaggio.it/parlia...egalati-7-5-miliardi-alle-banche-private.html
bisogna anzitutto partire a come stavano le cose prima del decreto, nel 2013 e bisogna far presente che quando si parla di banche si parla non di entità astratte nella loro solidità ma di persone, di azionisti paragonabili a tutti gli altri azionisti di società, quotate e non (in questo caso). Questo decreto infatti, chiamato IMU-Bankitalia riguarda anche tutti gli altri azionisti di normali società operanti nel territorio.
Fino al 2013 le quote di capitale erano soggette a una cedolare secca del 20 per cento e giù di li, per partecipazioni fino al 25% di capitale (adesso le percentuali esatte non le ricordo ma siamo all'incirca su quest'ordine). Chi possedeva più del 25% del capitale, pagava l'aliquota corrispondente nella dichiarazione dei redditi. L'aumento di capitale, portava sia a una rivalutazione di quote in mano all'azionista ma questo doveva pagarci sopra le tasse.
La rivalutazione, rivalutando il capitale, logico che rivaluti allo stesso modo le azioni in mano agli azionisti. Facciamo l'esempio di due soci, uno con il 40% di capitale 1000 e l'altro con il 60%. SE il capitale di 1000 viene rivalutato 10.000,( plusvalenza di 9000)il primo si ritrova in mano azioni per 4000 (mentre prima aveva 400) con una plusvalenza di 3600 Il secondo che aveva 600 si ritrova in mano 6000 con una plusvalenza di 5400.
Come tutti i valori, finchè li teniamo fermi NON generano soldi (il valore di un gioiello si realizza solo al momento della vendita). Ora, prima del decreto, chi vendeva le sue quote ci pagava tutte le tasse e in questo caso, avendo entrambi più del 25%, avrebbero pagato il 50% o giù di li nella dichiarazione redditi. Nello specifico, per quanto riguarda le plusvalenze,, il primo avrebbe pagato il 50% di 3600 cioè lo Stato (noi) avrebbe incassato più o meno1800, il secondo avrebbe pagato 2700.
Il decreto IMU-BANKItalia NON ha dato soldi cash nè alle banche nè alle imprese, MA gli ha dato (a loro e solo a loro) la possibilità, al momento della vendita
di pagare SOLO il 4% sulla plusvalenza. Sicchè, il primo, quando vende, allo stato (cioè a noi) da il 4% non più il 50% (in questo caso) con uno sconto sulle tasse, diciamo, del 46%; rifacciamo i conti: doveva dare al fisco 1800 e ne da 144 (il 4% di 3600) con uno "sconto"/regalo di 1656(1800-144), il secondo darebbe 216 con uno sconto/regalo di 2484 (2700-216)So per certo che, almeno da settembre, i commercialisti che si occupano di fusioni e robe aziendali varie e eventuali, sapevano cosa bolliva in pentola (quindi a maggior ragione, c'era tempo per discutere, mentre a noi hanno fatto credere che si trattava di un "decreto d'urgenza" ), tanto è vero che chi conosco io ha aspettato febbraio per aumentare il proprio capitale e ha venduto in questi mesi: tutto legale, sia chiaro, tutto alla luce del sole, ma intanto la moglie di uno dei due si è regalata un Rolex acciaio/oro. in attesa del prossimo regalo dei piani alti.
Questo ho visto e questo riporto. Ora spengo e non posso tornare. buonanotte.
p.s non sapendo esattamente le aliquote posso aver sbagliato, ma di poco.:Saluto:
1) in quella discussione nessuno seppe dire chiaramente in cosa consisteva -IL PROBLEMA"
2) neppure gli articoli dei giornali letti in quel periodo riportavano con esempi semplici e lineari, comprensibili a tutti, il nocciolo di questo decreto e le logiche (per me) che reggevano le proteste.
3) adesso che ho "visto" da vicino una certa situazione io so e mi sembra giusto riportare qui per spiegare a tutti cosa è successo. Questa la vecchia discussione: http://forum.giardinaggio.it/parlia...egalati-7-5-miliardi-alle-banche-private.html
bisogna anzitutto partire a come stavano le cose prima del decreto, nel 2013 e bisogna far presente che quando si parla di banche si parla non di entità astratte nella loro solidità ma di persone, di azionisti paragonabili a tutti gli altri azionisti di società, quotate e non (in questo caso). Questo decreto infatti, chiamato IMU-Bankitalia riguarda anche tutti gli altri azionisti di normali società operanti nel territorio.
Fino al 2013 le quote di capitale erano soggette a una cedolare secca del 20 per cento e giù di li, per partecipazioni fino al 25% di capitale (adesso le percentuali esatte non le ricordo ma siamo all'incirca su quest'ordine). Chi possedeva più del 25% del capitale, pagava l'aliquota corrispondente nella dichiarazione dei redditi. L'aumento di capitale, portava sia a una rivalutazione di quote in mano all'azionista ma questo doveva pagarci sopra le tasse.
La rivalutazione, rivalutando il capitale, logico che rivaluti allo stesso modo le azioni in mano agli azionisti. Facciamo l'esempio di due soci, uno con il 40% di capitale 1000 e l'altro con il 60%. SE il capitale di 1000 viene rivalutato 10.000,( plusvalenza di 9000)il primo si ritrova in mano azioni per 4000 (mentre prima aveva 400) con una plusvalenza di 3600 Il secondo che aveva 600 si ritrova in mano 6000 con una plusvalenza di 5400.
Come tutti i valori, finchè li teniamo fermi NON generano soldi (il valore di un gioiello si realizza solo al momento della vendita). Ora, prima del decreto, chi vendeva le sue quote ci pagava tutte le tasse e in questo caso, avendo entrambi più del 25%, avrebbero pagato il 50% o giù di li nella dichiarazione redditi. Nello specifico, per quanto riguarda le plusvalenze,, il primo avrebbe pagato il 50% di 3600 cioè lo Stato (noi) avrebbe incassato più o meno1800, il secondo avrebbe pagato 2700.
Il decreto IMU-BANKItalia NON ha dato soldi cash nè alle banche nè alle imprese, MA gli ha dato (a loro e solo a loro) la possibilità, al momento della vendita
di pagare SOLO il 4% sulla plusvalenza. Sicchè, il primo, quando vende, allo stato (cioè a noi) da il 4% non più il 50% (in questo caso) con uno sconto sulle tasse, diciamo, del 46%; rifacciamo i conti: doveva dare al fisco 1800 e ne da 144 (il 4% di 3600) con uno "sconto"/regalo di 1656(1800-144), il secondo darebbe 216 con uno sconto/regalo di 2484 (2700-216)So per certo che, almeno da settembre, i commercialisti che si occupano di fusioni e robe aziendali varie e eventuali, sapevano cosa bolliva in pentola (quindi a maggior ragione, c'era tempo per discutere, mentre a noi hanno fatto credere che si trattava di un "decreto d'urgenza" ), tanto è vero che chi conosco io ha aspettato febbraio per aumentare il proprio capitale e ha venduto in questi mesi: tutto legale, sia chiaro, tutto alla luce del sole, ma intanto la moglie di uno dei due si è regalata un Rolex acciaio/oro. in attesa del prossimo regalo dei piani alti.
Questo ho visto e questo riporto. Ora spengo e non posso tornare. buonanotte.
p.s non sapendo esattamente le aliquote posso aver sbagliato, ma di poco.:Saluto:
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