Waves
Master Florello
Ciao a tutti, oggi cercando informazioni sull'albuca spiralis (che forse ho spontanea!!!!)ho trovato questo post simpatico, su http://ortinprogress.blogspot.it/2012/10/forza-e-delicatezza.html
l'ho trovato adatto a noi giardinieri e in primo luogo a me che ho fatto quest'operazione precisa strappando a madre natura questa bella piantina e portandomela in un vasetto, evitando di tranciarla col tagliaerba alla prima occasione. Buona lettura!!!!![ciao :ciao: :ciao:](http://www.officinabartolini.it/faccine/ciao2.gif)
![ciao :ciao: :ciao:](http://www.officinabartolini.it/faccine/ciao2.gif)
Forza e delicatezza
Essere giardinieri, a volte, mette davanti a strane situazioni. Può capitare, dopo una semina, di ritrovarsi con troppe piantine, e si deve decidere quali tenere e quali eliminare: il cuore si spezza, perchè quei germoglini teneri e verdi sono frutto di fatica e lavoro, e sembra crudele doverli diradare. Oppure, una colonia di parassiti infesta pericolosamente un esemplare da frutto in fiore, e non si sa più a che santo votarsi per decidere se ricorrere ai veleni subito efficaci e nemici degli insetti "buoni", o ai rimedi biologici ma blandi e di complessa applicazione.
Questi sono due esempi di situazioni in cui l'etica e la coscienza del giardiniere vengono messe alla prova. Veri e propri dissidi interiori.
Poi ci sono quegli eventi in cui il giardiniere dovrebbe avere un fisico assemblato per l'occasione dal dottor Frankenstein: bicipiti possenti per troncare rami o sollevare vasi pesanti, collegati a manine delicatissime per strappicchiare nelle aiole solo le plantule delle erbe infestanti senza danneggiare quelle coltivate; e poi, vista acutissima per intercettare prontamente malattie su foglie o radici, e gambe teleoscopiche per arrivare a potare le chiome più alte o raccogliere i frutti più estremi.
Così, questi giorni, stavo mettendo in ordine i vasi delle piante grasse, e noto che l'albuca spiralis ha effettivamente dato vita a nuovi bulbi: due o tre sono ancora in "embrione", hanno le foglie ma sono ancora congiunti alla pianta madre. Uno, invece, è già pronto per staccarsene. Lo si capisce perchè ormai si ritrova nell'anello più esterno di quella originaria, che nel frattempo ha occupato tutto il diametro del vaso di plastica, ormai di una forma leggermente ovale:
Va bene, penso, adesso tolgo il vaso e valuto il da farsi.
Scosto un po' di terriccio: sì, le piante sono due, con radici e bulbi indipendenti.
Decido: le separo.
Mi sento emozionata, è la prima volta, sto per agire su un esemplare ancora poco comune, e di cui pochi possono raccontare la coltivazione. Che faccio?
La pianta nuova è ancorata alla genitrice, devo staccarla. Inutile l'azione di un coltellino, devo forzare, e mi vengono i sudorini: devo essere risoluta, decisa, spezzare e via. Ma devo essere anche delicata, per non rovinare nessuno dei due esemplari.
Uff...
Ce l'ho fatta! Sono stata forte e delicata. Be', non dovevo esercitare pressioni particolari; ma non dovevo nemmeno esagerare. Uno sforzo di troppo, e spappolavo la pianta giovane; un'indecisione, e avrei potuto ledere i tessuti vegetali, aprirli alle malattie, lasciando a metà un'operazione che non ammette vie di mezzo. Altre due qualità da super giardiniere di massa: un polso fermo da chirurgo, un'apprensione da mamma chioccia...
Sono contenta, ora ho due albucae spiralis.
l'ho trovato adatto a noi giardinieri e in primo luogo a me che ho fatto quest'operazione precisa strappando a madre natura questa bella piantina e portandomela in un vasetto, evitando di tranciarla col tagliaerba alla prima occasione. Buona lettura!!!!
![ciao :ciao: :ciao:](http://www.officinabartolini.it/faccine/ciao2.gif)
![ciao :ciao: :ciao:](http://www.officinabartolini.it/faccine/ciao2.gif)
Forza e delicatezza
Essere giardinieri, a volte, mette davanti a strane situazioni. Può capitare, dopo una semina, di ritrovarsi con troppe piantine, e si deve decidere quali tenere e quali eliminare: il cuore si spezza, perchè quei germoglini teneri e verdi sono frutto di fatica e lavoro, e sembra crudele doverli diradare. Oppure, una colonia di parassiti infesta pericolosamente un esemplare da frutto in fiore, e non si sa più a che santo votarsi per decidere se ricorrere ai veleni subito efficaci e nemici degli insetti "buoni", o ai rimedi biologici ma blandi e di complessa applicazione.
Questi sono due esempi di situazioni in cui l'etica e la coscienza del giardiniere vengono messe alla prova. Veri e propri dissidi interiori.
Poi ci sono quegli eventi in cui il giardiniere dovrebbe avere un fisico assemblato per l'occasione dal dottor Frankenstein: bicipiti possenti per troncare rami o sollevare vasi pesanti, collegati a manine delicatissime per strappicchiare nelle aiole solo le plantule delle erbe infestanti senza danneggiare quelle coltivate; e poi, vista acutissima per intercettare prontamente malattie su foglie o radici, e gambe teleoscopiche per arrivare a potare le chiome più alte o raccogliere i frutti più estremi.
Così, questi giorni, stavo mettendo in ordine i vasi delle piante grasse, e noto che l'albuca spiralis ha effettivamente dato vita a nuovi bulbi: due o tre sono ancora in "embrione", hanno le foglie ma sono ancora congiunti alla pianta madre. Uno, invece, è già pronto per staccarsene. Lo si capisce perchè ormai si ritrova nell'anello più esterno di quella originaria, che nel frattempo ha occupato tutto il diametro del vaso di plastica, ormai di una forma leggermente ovale:
Va bene, penso, adesso tolgo il vaso e valuto il da farsi.
Scosto un po' di terriccio: sì, le piante sono due, con radici e bulbi indipendenti.
Decido: le separo.
Mi sento emozionata, è la prima volta, sto per agire su un esemplare ancora poco comune, e di cui pochi possono raccontare la coltivazione. Che faccio?
La pianta nuova è ancorata alla genitrice, devo staccarla. Inutile l'azione di un coltellino, devo forzare, e mi vengono i sudorini: devo essere risoluta, decisa, spezzare e via. Ma devo essere anche delicata, per non rovinare nessuno dei due esemplari.
Uff...
Ce l'ho fatta! Sono stata forte e delicata. Be', non dovevo esercitare pressioni particolari; ma non dovevo nemmeno esagerare. Uno sforzo di troppo, e spappolavo la pianta giovane; un'indecisione, e avrei potuto ledere i tessuti vegetali, aprirli alle malattie, lasciando a metà un'operazione che non ammette vie di mezzo. Altre due qualità da super giardiniere di massa: un polso fermo da chirurgo, un'apprensione da mamma chioccia...
Sono contenta, ora ho due albucae spiralis.