Ieri stamattina sono andata sul Monte Misma, ebbene, lasciata la macchina al parcheggio dove finisce la strada carrozzabile, ho trovato qualche cartello che per l'appunto vietano l'accesso ai cani (a settembre non c'erano) .... e tali cartelli li ho visti fino all'inizio del sentiero vero e proprio che porta alla cima ..... eccolo
on rimasta basita ma non sono tornata indietro, e col mio cane ho raggiunto la cima :cool2:
quindi tornata a casa ho cercato in rete la motivazione di tale divieto, l'ho trovata:
link http://www.oasivalpredina.it/pagina.asp?lang=it&a=1&b=4&c=9
e quello che stà scritto
Il cane è un animale "domestico" e la sua storia di addomesticazione è lunga quanto la civiltà umana. Avvenne per favorire alcune attività antropiche: essenzialmente la caccia ai selvatici, la cura delle greggi, la difesa dei villaggi e dei loro abitanti.
Nell'analisi della storia del rapporto uomo-cane e nel confronto tra essi e il mondo "non domestico" sta la risposta.
Parallelamente è evoluto il rapporto delle prede nei confronti dei canidi, sia selvatici, sia addomesticati dall'uomo, dai quali hanno dovuto imparare a difendersi.
Oggi che i cani, soprattutto in città, svolgono un ruolo affettivo, di "compagni di vita" anzichè di strumento di lavoro, può sembrare crudele escluderne l'accompagnamento in aree ad elevata naturalità.
Purtroppo ciò è necessario: un'area naturale prevalentemente "selvatica", se abitata da specie che nutrono nei confronti del cane un terrore atavico, è incompatibile con la loro presenza.
Il cane anche se controllato dal suo accompagnatore (sempre che quest'ultimo sia in grado di farlo perchè anche l'animale più docile ed educato di fronte al "selvatico" sente ferocemente l'istintivo richiamo alla caccia), lascia tracce del proprio passaggio, quali peli, fatte, odori, terrorizzando le sue potenziali prede e inducendole a comportamenti innaturali.
Così, spesso, gli animali selvatici abbandonano i propri piccoli, si disperdono dal branco, fuggono dal territorio comunemente occupato che conoscevano, tentando di rifugiare in luoghi a loro sconosciuti, esponendosi così a pericoli, quali l'attraversamnto di strade o l'invasione di aree urbane.
Ecco perchè nelle aree naturaliformi, quali parchi urbani in genere, aree agricole o comunque aree a bassa presenza di specie selvatiche, il cane, se ben accudito e controllato, non è causa di problemi; invece, laddove esistono aree ad elevata naturalità, con presenza di animali selvatici, il cane non dovrebbe essere ammesso, neppure al guinzaglio.
Dario Furlanetto
Ebbene, sono ancor più sbalordita :confuso:
on rimasta basita ma non sono tornata indietro, e col mio cane ho raggiunto la cima :cool2:
quindi tornata a casa ho cercato in rete la motivazione di tale divieto, l'ho trovata:
link http://www.oasivalpredina.it/pagina.asp?lang=it&a=1&b=4&c=9
e quello che stà scritto
Il cane è un animale "domestico" e la sua storia di addomesticazione è lunga quanto la civiltà umana. Avvenne per favorire alcune attività antropiche: essenzialmente la caccia ai selvatici, la cura delle greggi, la difesa dei villaggi e dei loro abitanti.
Nell'analisi della storia del rapporto uomo-cane e nel confronto tra essi e il mondo "non domestico" sta la risposta.
Parallelamente è evoluto il rapporto delle prede nei confronti dei canidi, sia selvatici, sia addomesticati dall'uomo, dai quali hanno dovuto imparare a difendersi.
Oggi che i cani, soprattutto in città, svolgono un ruolo affettivo, di "compagni di vita" anzichè di strumento di lavoro, può sembrare crudele escluderne l'accompagnamento in aree ad elevata naturalità.
Purtroppo ciò è necessario: un'area naturale prevalentemente "selvatica", se abitata da specie che nutrono nei confronti del cane un terrore atavico, è incompatibile con la loro presenza.
Il cane anche se controllato dal suo accompagnatore (sempre che quest'ultimo sia in grado di farlo perchè anche l'animale più docile ed educato di fronte al "selvatico" sente ferocemente l'istintivo richiamo alla caccia), lascia tracce del proprio passaggio, quali peli, fatte, odori, terrorizzando le sue potenziali prede e inducendole a comportamenti innaturali.
Così, spesso, gli animali selvatici abbandonano i propri piccoli, si disperdono dal branco, fuggono dal territorio comunemente occupato che conoscevano, tentando di rifugiare in luoghi a loro sconosciuti, esponendosi così a pericoli, quali l'attraversamnto di strade o l'invasione di aree urbane.
Ecco perchè nelle aree naturaliformi, quali parchi urbani in genere, aree agricole o comunque aree a bassa presenza di specie selvatiche, il cane, se ben accudito e controllato, non è causa di problemi; invece, laddove esistono aree ad elevata naturalità, con presenza di animali selvatici, il cane non dovrebbe essere ammesso, neppure al guinzaglio.
Dario Furlanetto
Ebbene, sono ancor più sbalordita :confuso: