il conte verde
Maestro Giardinauta
Scrivo queste note, che molti troveranno scontate, con la speranza di essere d’aiuto ai neofiti, precisando che si riferiscono a piante ancora da formare.
I bonsai si distinguono dalle altre piante essenzialmente per l’apparato radicale. Negli alberi normali è presente una radice molto lunga (fittone) che serve essenzialmente ad ancorare l’albero al terreno mentre la nutrizione è affidata a radici laterali, spesso superficiali. Nei bonsai il fittone non può essere presente per la poca profondità del vaso: nelle piante da vivaio, da seme e in quelle prese in natura dovremo quindi eliminarlo, magari accorciandolo gradualmente ad ogni rinvaso, per non rischiare la sopravvivenza della pianta; per quelle ottenute da talee e da margotte ovviamente il problema non si pone, per l’assenza naturale del fittone. Nella fase iniziale si dovrà incrementare lo sviluppo delle radici laterali, con opportune potature e con l’adozione di terricci particolarmente sciolti, l’aria è molto importante per lo sviluppo delle radici. Le potature mirano ad accorciare le radici più grosse, per farle suddividere in radici sottili, e ad asportare le radici verticali che creerebbero problemi in futuro. Questa fase di allevamento si giova dell’uso di vasi di dimensioni generose o addirittura della piantumazione in piena terra. Durante questo periodo (che può durare anche qualche anno) la pianta dovrebbe essere potata il meno possibile perché lo sviluppo delle radici dipende dalla superficie delle foglie in grado di elaborare i nutrienti, fermo restando che se durante l’espianto abbiamo perso molte radici dovremo necessariamente ridurre la chioma.
Quando finalmente avremo un pane di radici sottili, orizzontali e ben ramificate saremo nella seconda fase, che è quella dell’ingrossamento del tronco. Se valutiamo che è ancora troppo sottile per il progetto che abbiamo in mente, dovremo farlo crescere con laute concimazioni e potando il meno possibile, soprattutto i rami più bassi che, anche se non ci serviranno in futuro, faranno crescere velocemente il diametro del tronco.
Nella fase successiva, quando giudicheremo sufficiente il diametro del tronco, potremo decidere l’impostazione e cioè l’altezza definitiva del bonsai, il suo fronte e la sua forma, che non cambierà più. Sceglieremo così il ramo che farà da apice ed i rami primari, cioè quelli che partono dal tronco e servono a realizzare il disegno di albero che abbiamo in mente, ed elimineremo tutto il resto. Ancora pochi anni di cure per sviluppare i rami secondari e terziari e potremo trasferire la nostra pianta in vaso bonsai, dove la crescita sarà minore e le cure saranno limitate al perfezionamento ed al mantenimento della forma impostata.
Ovviamente il discorso che ho fatto è molto generale, le fasi si possono accavallare e in qualche caso saltare (ad esempio con piante da vivaio già fornite di buone ramificazioni l’impostazione può essere attuata contemporaneamente alla prima fase).
Sarei felice se gli esperti (e in questo Forum ce ne sono!) volessero correggere e completare queste note.
Un saluto
I bonsai si distinguono dalle altre piante essenzialmente per l’apparato radicale. Negli alberi normali è presente una radice molto lunga (fittone) che serve essenzialmente ad ancorare l’albero al terreno mentre la nutrizione è affidata a radici laterali, spesso superficiali. Nei bonsai il fittone non può essere presente per la poca profondità del vaso: nelle piante da vivaio, da seme e in quelle prese in natura dovremo quindi eliminarlo, magari accorciandolo gradualmente ad ogni rinvaso, per non rischiare la sopravvivenza della pianta; per quelle ottenute da talee e da margotte ovviamente il problema non si pone, per l’assenza naturale del fittone. Nella fase iniziale si dovrà incrementare lo sviluppo delle radici laterali, con opportune potature e con l’adozione di terricci particolarmente sciolti, l’aria è molto importante per lo sviluppo delle radici. Le potature mirano ad accorciare le radici più grosse, per farle suddividere in radici sottili, e ad asportare le radici verticali che creerebbero problemi in futuro. Questa fase di allevamento si giova dell’uso di vasi di dimensioni generose o addirittura della piantumazione in piena terra. Durante questo periodo (che può durare anche qualche anno) la pianta dovrebbe essere potata il meno possibile perché lo sviluppo delle radici dipende dalla superficie delle foglie in grado di elaborare i nutrienti, fermo restando che se durante l’espianto abbiamo perso molte radici dovremo necessariamente ridurre la chioma.
Quando finalmente avremo un pane di radici sottili, orizzontali e ben ramificate saremo nella seconda fase, che è quella dell’ingrossamento del tronco. Se valutiamo che è ancora troppo sottile per il progetto che abbiamo in mente, dovremo farlo crescere con laute concimazioni e potando il meno possibile, soprattutto i rami più bassi che, anche se non ci serviranno in futuro, faranno crescere velocemente il diametro del tronco.
Nella fase successiva, quando giudicheremo sufficiente il diametro del tronco, potremo decidere l’impostazione e cioè l’altezza definitiva del bonsai, il suo fronte e la sua forma, che non cambierà più. Sceglieremo così il ramo che farà da apice ed i rami primari, cioè quelli che partono dal tronco e servono a realizzare il disegno di albero che abbiamo in mente, ed elimineremo tutto il resto. Ancora pochi anni di cure per sviluppare i rami secondari e terziari e potremo trasferire la nostra pianta in vaso bonsai, dove la crescita sarà minore e le cure saranno limitate al perfezionamento ed al mantenimento della forma impostata.
Ovviamente il discorso che ho fatto è molto generale, le fasi si possono accavallare e in qualche caso saltare (ad esempio con piante da vivaio già fornite di buone ramificazioni l’impostazione può essere attuata contemporaneamente alla prima fase).
Sarei felice se gli esperti (e in questo Forum ce ne sono!) volessero correggere e completare queste note.
Un saluto