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Incontro con i carcerati

LucaXY

Master Florello
Ho avuto recentemente l'occasione di assistere ad un incontro con un gruppo di detenuti del carcere di Opera; durante il meeting sono state trattate tematiche come:

  • è giusto che una persona stia in carcere?
  • se non lo è, perché? E' forse vero che, restando rinchiuso per innumerevoli anni, un detenuto riesce a pentirsi ma soprattutto a compiere una crescita interiore? Un carcere, per dare significato all'attesa del criminale, dovrebbe formare le persone? O forse le strutture carcerarie non offrono la possibilità di un miglioramento, di un tentativo di analisi individuale, seguita magari da alcuni psicologi, con lo scopo di rendere diversa la visione del mondo, che apparirà dunque come un luogo nel quale i crimini non devono più essere compiuti per il bene di tutti?
Un detenuto, nel parlare, ha ad esempio affermato di non essersi assolutamente pentito di ciò che ha fatto.
L'organizzatore dell'incontro (uno psicologo che lavora da diversi anni assieme ai carcerati) ha voluto illustrare come spunto di riflessione il mito di Sisifo, ovvero una storiella nel quale lo stesso personaggio è costretto, per punizione, a spingere un masso su per una montagna, infinite volte, in quanto la pietra, giunta sulla cima, rotola inevitabilmente a valle.
Il senso, come avrete capito, risiede nell'inutilità delle punizioni (o magari di alcune punizioni, aggiungerei io), poiché queste non si pongono un fine concreto che possa aiutare il penitente a redimersi, ad espiarsi dalle colpe... la punizione genererebbe in lui solamente rabbia e peggioramento.

Vi chiedo dunque, come prima cosa, alcune riflessioni in merito; poi anche delle ipotetiche domande che voi stessi porreste a dei detenuti; avrei bisogno di alcuni spunti su cui, più avanti, far riflettere i miei colleghi compagni e i detenuti stessi; forse dovrò anche far pervenire al gruppo di psicologi una lettera, ipoteticamente indirizzata ai carcerati.
Cosa dovrei scrivere in quel foglio?
 
Ciao
io anni fa, quando insegnavo, lavorai nel carcere di Regina Coeli a Roma per circa sette mesi.
Portai una classe di detenuti all'esame di licenza media e fu un'esperienza da un lato straordinaria dall'altro devastante, per l'impatto violento che ebbe su di me.

Da insegnante, acquistai la fiducia dei detenuti perchè mi posi subito "al loro livello", senza giudicarli visto che già lo erano stati o erano in attesa di esser giudicati.
Detto questo, preciso che lavorai nella famigerata Ottava Sezione, in una classe composta da stupratori, pluriomicidi, trafficanti di stupefacenti e pedofili. Ciliegina sulla torta un killer seriale. Non mi sono mai sentito minacciato, se non dai "secondini".

Vengo alle tue questioni.
Premetto che non condivido i termini "pentimento", "espiazione", "redimersi". Mi sanno troppo di cattolicesimo e sono estremamente ingannatori.
Io parlerei piuttosto di "recupero" "presa di coscienza" "crescita-cambiamento-evoluzione" delle persone detenute.
Dunque:

1) E' giusto che, in omaggio al concetto di Giustizia, una persona macchiatasi di delitti sopratutto gravi debba essere allontanata dalla società, è giusto che venga punita, posta di fronte alle proprie responsabilità e messa nelle condizioni di non nuocere più.

2) Sarebbe quindi doveroso, e non solo per una questione etico-morale ma sopratutto per un fattore pratico, che il carcere sia rieducativo e non solo punitivo, cosa che ho constatato essere molto lontana dalla realtà che ho vissuto.

3) Di domande ai detenuti ne ho poste molte, altrettante risposte ho ricevuto. Tu poni le tue, poi ascolta le risposte e non giudicare.

In breve le mie conclusioni sono queste.
Far vivere i detenuti in condizioni disumane li rende ancor più rabbiosi e arrabbiati verso la società. Fuori dal carcere delinquerebbero ancora, e con più "determinazione".
I pedofili (e gli stupratori) sono stati per il 90% dei casi vittime di abusi o di un'"iniziazione" deviata che li ha resi tali. Il carcere così come è strutturato oggi a loro (e a noi) non serve, servirebbe piuttosto (scusa la ridondanza) una struttura che fornisse loro supporto, rieducazione e reinserimento psicologico, ma sempre impostata sulla dicotomia punizione-recupero.
So che molti non condivideranno ciò che dico, ma purtroppo questa gente dal carcere prima o poi uscirà e sarebbe saggio farla uscire in condizioni mentali migliori di come è entrata. E sapere che ha vissuto infanzia e giovinezza in ambienti infernali aiuta a comprendere il loro stato, spesso però insanabile.
Difficile, è tutto molto difficile: in fondo veniamo dall'oblio, generiamo figli destinati a quest'incubo che è la vita e torniamo nell'oblio. Non c'è altro se non tentare di rendere quest'incubo meno insopportabile.
 

Olmo60

Guru Master Florello
condivido in pieno il post di Finnigan's: così come sono strutturate le carceri sono inutili sia alla società che per un possibile recupero. Però mi perplimono anche gli sforzi per migliorare chi non ha nessuna intenzione di farlo, come porta nel suo esempio LucaXY: per loro che si può fare?
 
Però mi perplimono anche gli sforzi per migliorare chi non ha nessuna intenzione di farlo, come porta nel suo esempio LucaXY: per loro che si può fare?

tenerli dentro: il crimine è una loro scelta, il loro modo di vivere, il loro modo di essere, il loro modo di rapportarsi.
Angelo Izzo è un esempio noto, note sono le sue azioni uscito dal carcere.
Un altro nome, oggi molto conosciuto è quello di Carminati.
E aggiungiamoci tutti i complottari, corruttori, che ritornano ineluttabilmente a rifare sempre le stesse cose.
Perchè viene loro concesso "perdono", perchè si crede nel "pentimento", perchè qualcuno ha insegnato loro il mantra della "redenzione" che ripetono come una cantilena per convincere gli altri.
Troppo facile esser buoni con gli altri per sentirsi dalla parte della ragione, tanto ci sarà sempre qualcuno a farne le spese, e per lui rimarrà solo quello che rimane in fondo al secchio: qualche altra briciola di inutile "pietà".
 

LucaXY

Master Florello
Grazie a entrambi per le risposte; tu Finnigan's Wake mi hai offerto un ottimo spunto per riflettere e porgere domande.
Aggiungo una sola considerazione di un docente di filosofia: egli, con l'intento di immedesimarsi nel carcerato, ha immaginato di dover provare rabbia non solo per la questione discussa in precedenza, ma anche per la consapevolezza di dover ammettere che, in fondo, nella vita, ci sono innumerevoli persone che vanno oltre le linee di contenimento, che trasgrediscono e non vengono punite, o perché troppo ricche e potenti, o perché la giustizia non le intercetta, o ancora per un semplice gioco di casualità.
La discussione, prettamente filosofica, si è conclusa con la tendenza ineluttabile dell'uomo a superare i confini che delimitano lo spazio entro il quale si sente, per così dire, "al sicuro" (il ragionamento va ampliato anche per le faccende meno gravi).
 
ha immaginato di dover provare rabbia non solo per la questione discussa in precedenza, ma anche per la consapevolezza di dover ammettere che, in fondo, nella vita, ci sono innumerevoli persone che vanno oltre le linee di contenimento, che trasgrediscono e non vengono punite, o perché troppo ricche e potenti, o perché la giustizia non le intercetta, o ancora per un semplice gioco di casualità.

Vero.
Conobbi un detenuto in particolare che viveva molto male la sua detenzione.
Arrabbiato, polemico, a suo modo anarchico, era un pregiudicato condannato per stupro ad una pena lunghissima, e non passava attimo che non ricordasse a tutti che tanti pesci grossi erano fuori mentre lui avrebbe passato molti anni (12 se non ricordo male) in una cella di un carcere vecchio e cadente, freddo d'inverno e soffocante in estate.
Un altro, figlio di un diplomatico mediorientale, tossicodipendente, era stato arrestato dopo che assieme ad un amico, era stato denunciato dal transessuale che aveva sequestrato, rapinato, sgozzato senza accertarsi che fosse morto prima di gettarne il corpo in un fosso avvolto in una tenda da doccia.
Dopo un mese di coma questi si riprese e lo mandò dentro, a scontare una pena di ben tre anni e otto mesi. L'ho visto uscire dopo tre mesi, destinazione domiciliari.
A te le conclusioni.

Io sono uscito da questa esperienza carceraria devastato nell'animo, ci sono voluti mesi e cure per riprendermi.
Ti auguro di viverla meglio di quanto non l'abbia vissuta io.
 

Olmo60

Guru Master Florello
ad un detenuto chiederei solo cosa pensa di se stesso, come si vede nel passato e nel futuro, perchè se si è ancora nella fase delle rivendicazioni (la rabbia perchè altri non sono dentro come lui, il risentimento contro i delinquenti che la fanno franca, l'ingiustizia della società ecc..ecc..) per me è un sintomo che non si è preso coscienza del proprio reato, quindi, che ancora non si è in grado di rientrare in società.
Comunque, il sistema è tutto sballato, da come viene applicato il regime carcerario, alla tipologie di reato, alla procedura penale...tutto..bisognerebbe azzerare e riscrivere tutto dalla A alla Z.
 

garofano

Maestro Giardinauta
Personalmente penso nach'io che il sisema carcerario sarebbe del tutto da rifare,dalla A alla Z.Così com'è organizzato secondo me,ai fini rieducativi e riabilitativi,non solo non serve a nulla,ma diventa un centro di formazione del crimine.Di sicuro,innanzi tutto,le pene non dovrebbero essere espiate in condizioni disumane e degraddanti,nel sovraffollamento e altro:uno Stato,non puo' pretendere che i suoi cittadini si comportino bene,se lui per primo è ingiusto e iniquo.Un sistema giudiziario deve essere GIUSTO ed EQUANIME,,deve dare certezza della pena,ma anche deve essere capace di lungimiranza e anche di clemenza,serve anche quella.Innanzi tutto non metterei insieme chi va in carcere per la prima e,si spera,ultima volta,da chi ormai ha l'abbonamento_Ovviamente ci sarebbe da diversificare i percorsi rieducativi.La pena dovrebbe comprendere ore di lavoro UTILE e PRODUTTIVO,ovviamente NON SFRUTTAMENTO,con regolare busta paga e contributi versati.Dovrebbe comprendere ore di studio,in modo da educare e formare,e stimolare il miglioramente di se',perchè lì'ignoranza è la madre di molti errori e di scelte sbagliate.Anzi,specie per chi fa reati per la prima volta,proporrei un regime così concepito:all'inizio ha diritto a cibo giusto qualitativamente e quantitativamente,un letto e condizioni decenti,ma niente radio,televisione,benefits,che si deve guadagnare lavorando,oltre,ovviamente la retribuzione di cui sopra, in modo da recuperare il senso del lavoro e del dovere di collaborare all'andamento del sistema sociale.Man mano che lavora e studia,piano piano acquisisce altri diritti,televisione,telefonate e visite supplementari,permessi d'uscita e altri eventuali benefits.Sarebbe buona cosa che nelle carceri ci fossero campi e stalle, in modo da rendere le comunità carcerarie autosufficienti per quanto riguarda frutta e verdura,pane e altri alimenti:la pena avrebbe un senso,aumenterebbe il senso di responsabilità verso se' stessi e gli altri,e impararerebbero un mestiere.Sarebbe bene che le carceri fossero autosufficienti per quanto riguarda la manutenzione degli edifici,in termini di elettricità ed idraulica,ad eccezione dei sistemi di controllo e sicurezza (ovviamente),ed altri lavori di manutenzione ed artigianato ,per lo stesso motivo.Non so se queste cose già ci siano in carcere,ma se non ci sono penso che sarebbe utile fare così.Poi,non so se sbaglio....
 
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billgates13

Giardinauta Senior
Se non fossi una persona onesta(almeno credo...) come sono penso che delinquere sia la cosa migliore dato come sono trattati questi signori.
IL problema delle carceri per me non esisterebbe dal momento che chi sbaglia e giusto che paghi ed anche duramente.
Di sicuro selezionare casi e persone sarebbe la cosa migliore.
Per quei signori politici preti ecc.ecc. darei la pena di morte taglio della mano e castrazione senza problemi e senza pentimento e pietà.
Cosa recuperare da gente del genere? niente che serve per l'essere umano.
 

lilith

Master Florello
Se non fossi una persona onesta(almeno credo...) come sono penso che delinquere sia la cosa migliore dato come sono trattati questi signori.
IL problema delle carceri per me non esisterebbe dal momento che chi sbaglia e giusto che paghi ed anche duramente.
Di sicuro selezionare casi e persone sarebbe la cosa migliore.
Per quei signori politici preti ecc.ecc. darei la pena di morte taglio della mano e castrazione senza problemi e senza pentimento e pietà.
Cosa recuperare da gente del genere? niente che serve per l'essere umano.

allora staresti bene in un paese mussulmano, fra i talebani e i fondamentalisti!:lol::lol::lol:
 

Olmo60

Guru Master Florello
ma vi rendete conto che mentre buona parte del discorso politico/giuridico si interessa a come rieducare i detenuti, dall'altra parte, non sapendo o non volendo risolvere con la testa il problema del sovraffollamento, si depenalizza (nei fatti) tutta una serie di reati che LORO ritengono "di poca entità"? praticamente tutti quelli puniti fino a 5 anni..

Giustizia, dal Cdm via libera alla depenalizzazione dei reati lievi - Il Sole 24 ORE

sarà il giudice a decidere volta per volta sulla base di una presunta "tenuità del danno" e la "non abitualità del comportamento" da parte di chi agisce (?). ed ecco un copia-incolla da SL studio Legale:
Volendo fare qualche esempio, i reati cui può applicarsi il nuovo istituto sono, oltre a tutte le contravvenzioni previste dal codice penale, alcuni dei reati contro il patrimonio come il furto semplice, l’appropriazione indebita, la truffa ed il danneggiamento.
Fra i reati contro la persona, rientrano nei parametri dell’art. 131-bis c.p. i delitti di lesione personale e l’omicidio colposo non aggravati, l’omissione di soccorso e la violazione di domicilio.
La nuova disposizione ricomprende anche numerosi reati contro la pubblica amministrazione: il peculato d’uso, l’abuso d’ufficio, il rifiuto di atti d’ufficio e la percezione di indebite erogazioni a danno dello Stato.
E ancora, tra i reati societari, fallimentari e tributari cui si estende la causa di non punibilità per tenuità del fatto, vi sono il falso in bilancio, l’impedito controllo alla formazione fittizia del capitale, l’aggiotaggio e l’ostacolo alla vigilanza pubblica; la bancarotta semplice ed il ricorso abusivo al credito; nonché l’omessa o infedele dichiarazione dei redditi, la sottrazione fraudolenta al pagamento d’imposte e l’omesso versamento di ritenute certificate. (e pare pure il maltrattamento sugli animali- questo lo aggiungo io)-

Pare a chi scrive che erroneamente si stia genericamente parlando di ‘depenalizzazione’ in riferimento allo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 1° dicembre 2014. Invero, come si è spiegato, la novità del decreto in commento consiste nella introduzione di una causa di esclusione della punibilità, e non già nella sottrazione della sanzione penale a fattispecie di reato ovvero nella trasformazione di taluni illeciti penali in illeciti amministrativi.
In altri termini, non si prevede alcun automatismo, ma dovrà essere il Giudice a valutare, in base alla sua discrezionalità, il caso concreto sottoposto al suo esame, verificando se ricorrono le condizioni, che sopra si è detto, della tenuità del fatto e della non abitualità della condotta del reo.
Vero è senza dubbio che il nuovo istituto elimina dall’area della punibilità quei fatti storici che per la loro irrilevanza non appaiono meritevoli di sanzione penale, contribuendo a realizzare il principio di extrema ratio della pena, nonché le esigenze di deflazione processuale.
 

billgates13

Giardinauta Senior
allora staresti bene in un paese mussulmano, fra i talebani e i fondamentalisti!:lol::lol::lol:

non potrei mai .... mi taglierebbero qualcosa a cui tengo molto ahahahhahahahha

per il resto tutti poco colpevoli od addirittura innocenti anche se rubano .
del resto come fa un padre dire al figlio ladro quando lui ruba?
facile è renderlo ladro come lui così nessuno paga ....
 
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Olmo60

Guru Master Florello
OT: nota al post 13
pare confermato che il reato di maltrattamento ecc..sugli animali non rientrerà in questa riforma. fine OT.

per Lucaxy: non ho capito questo:

La discussione, prettamente filosofica, si è conclusa con la tendenza ineluttabile dell'uomo a superare i confini che delimitano lo spazio entro il quale si sente, per così dire, "al sicuro" (il ragionamento va ampliato anche per le faccende meno gravi).

domanda:

perchè dovrebbe essere una tendenza ineluttabile quella di uscire dai confini entro i quali ci si sente "al sicuro"? :confuso:

 
domanda:

perchè dovrebbe essere una tendenza ineluttabile quella di uscire dai confini entro i quali ci si sente "al sicuro"? :confuso:

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perchè è emozionante, perchè rischiare ti fa sentire vivo e presente al mondo. Io correvo con la moto, qualcuno si lancia col paracadute, altri ancora rapinano banche. Alcune cose sono moralmente accettabili perchè riguardano la sfera privata, altre come l'ultima che ho citato, assolutamente NO.
 

Olmo60

Guru Master Florello
perchè è emozionante, perchè rischiare ti fa sentire vivo e presente al mondo. Io correvo con la moto, qualcuno si lancia col paracadute, altri ancora rapinano banche. Alcune cose sono moralmente accettabili perchè riguardano la sfera privata, altre come l'ultima che ho citato, assolutamente NO.
se fosse ineluttabile vorrebbe dire che tutti gli uomini hanno questa tendenza a "superare i confini dove si sentono al sicuro"..ma mica è vero...io per esempio, al sicuro sto proprio bene....poi posso essere d'accordo sul fatto che ci sia una forte tendenza a tentare di tutto pur di far salire l'adrenalina e a tutte le età, questo è vero... ma insomma..... un'affermazione del genere sulla bocca di un filosofo e in quel contesto li, mi sa tanto di giustificazione più che di una verità dell'essere umano.
 

garofano

Maestro Giardinauta
Sono d'accordo con Olmo,anche per me "al sicuro"va benissimo.Posso peraltro capire che ci possa essere la tentazione di "sforare" ci possa essere. A mio avviso,tale tentazione spunta fuori spesso,anzi,molto spesso, quando si viene a sapere di persone che hanno fatto qualcosa di male e che l'hanno in qualche modo fatta franca (e nell'attualità politica del nostro Paese ne vediamo tanti,troppi):cio' ingenera spesso il pensiero "se lo fanno loro,perchè non posso farlo io?"e magari,non solo a non condannare troppo l'azione ma anche ad ammirare la "furbizia" di chi l'ha commessa...senno',non si spiegherebbe perchè,pur sapendo che esponenti politici hanno commesso scandali e ingiustizie ci sia gente che continui comunque a votarli...E' vero anche il fatto che alcuni commettono cose sbagliate proprio per cercare un'emozione e un rialzo di adrenalina.Avevo una persona in cura che assumeva cocaina (e che per fortuna è riuscito a smettere)che mi diceva che uno degli elementi che lo spingeva a ad assumere la sostanza era proprio il pericolo di essere "beccato"dalla polizia mentre stava acquistando la polverina dallo spacciatore.Pensa tu come ragiona la gente a volte...per fortuna,dopo un lungo percorso,anche faticoso,ha capito che ci potevano essere emozioni altrettanto belle ma legali e non pericolose.
Il fatto è che ci si deve comportare bene in nome di un imperativo etico se non morale,e non solo perchè c'è una legge che,nel caso si venga "beccati" con le mani nel sacco,ti punisce,quindi solo per paura della punizione e della condanna sia giuridica che sociale.Se gli esseri umani fossero tutti veramente maturi evoluti e progrediti,forse della legge non ci sarebbe nemmeno bisogno.Ma,ahimè,allo stato dei fatti,questo non puo' essere,e le leggi sono in qualche modo necessarie,senno' non si vivrebbe più
 
se fosse ineluttabile vorrebbe dire che tutti gli uomini hanno questa tendenza a "superare i confini dove si sentono al sicuro"..ma mica è vero...io per esempio, al sicuro sto proprio bene....poi posso essere d'accordo sul fatto che ci sia una forte tendenza a tentare di tutto pur di far salire l'adrenalina e a tutte le età, questo è vero... ma insomma..... un'affermazione del genere sulla bocca di un filosofo e in quel contesto li, mi sa tanto di giustificazione più che di una verità dell'essere umano.

fondamentalmente è il concetto di "umanità" nel suo complesso che desidera andare oltre... la conquista dello spazio è un qualcosa che si attribuisce la generico "Uomo" non certo al singolo che può essere ingegnere aerospaziale così come coltivatore di riso, e così ogni scoperta, ricerca che vorrebbe superare i limiti naturali (clonazione, robotica ecc.)
Nella mia tesi di laurea, feci un'analisi (pare accurata perchè mi fruttò 10 punti) sul viaggio di Ulisse durante l'Odissea, facendo notare che fi ul primo ad oltrepassare i confini del conosciuto (le colonne d'ercole che indicavano i confini del mondo, a quei tempi), ma citai Orlando Furioso (e il "senno" sulla luna) e altri casi letterari in cui si metteva l'accento su questa innata pulsione alla trasgressione.
Discorso complesso, da salotto letterario-filosofico non già da "parliamo di tutto un po' "
E sopratutto ognuno vive la vita come meglio si sente, sempre rispettando gli altri e -nei limiti- sé stesso. Ognuno cerca il sé o la propria affermazione a modo suo, chi in pantofole in salotto, chi su una Yamaha lanciata a 320, chi suonando l'oboe e perfezionando passaggi complicatissimi al limite della slogatura delle falangi.
 
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