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Incontro con i carcerati

Olmo60

Guru Master Florello
fondamentalmente è il concetto di "umanità" nel suo complesso che desidera andare oltre... la conquista dello spazio è un qualcosa che si attribuisce la generico "Uomo" non certo al singolo che può essere ingegnere aerospaziale così come coltivatore di riso, e così ogni scoperta, ricerca che vorrebbe superare i limiti naturali (clonazione, robotica ecc.)
Nella mia tesi di laurea, feci un'analisi (pare accurata perchè mi fruttò 10 punti) sul viaggio di Ulisse durante l'Odissea, facendo notare che fi ul primo ad oltrepassare i confini del conosciuto (le colonne d'ercole che indicavano i confini del mondo, a quei tempi), ma citai Orlando Furioso (e il "senno" sulla luna) e altri casi letterari in cui si metteva l'accento su questa innata pulsione alla trasgressione.
Discorso complesso, da salotto letterario-filosofico non già da "parliamo di tutto un po' "
E sopratutto ognuno vive la vita come meglio si sente, sempre rispettando gli altri e -nei limiti- sé stesso. Ognuno cerca il sé o la propria affermazione a modo suo, chi in pantofole in salotto, chi su una Yamaha lanciata a 320, chi suonando l'oboe e perfezionando passaggi complicatissimi al limite della slogatura delle falangi.
certo, è come dire che se non avessimo come "genere umano" quell'impulso alla scoperta, all'andare oltre, saremmo ancora attaccati al famoso ramo..ma la frase è detta dallo psicologo, in un contesto preciso, rivolta a un certo uditorio...è questo che ho notato come "giustificatorio"..tu che ne pensi? in vista di una rieducazione, ovvio.

p.s non leggo il link di garofano:confuso:
 
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ma la frase è detta dallo psicologo, in un contesto preciso, rivolta a un certo uditorio...è questo che ho notato come "giustificatorio"..tu che ne pensi?

Ecco, in questo caso (a mio parere) lo psicologo ha "toppato" in pieno.
Concordo sul fatto che una tale affermazione potrebbe essere interpretata come autoassolutoria e, in fondo, un po' lo è. Anzi lo è.
Una cosa che ho notato in chi opera all'interno del carcere, escludendo gli Assistenti (leggasi "secondini") è la forte tendenza ad immedesimarsi con il detenuto schivando la realtà che nel 99% dei casi il "detenuto" è tale in quanto "delinquente". L'empatia spinge al compatimento, alla comprensione, alla constatazione delle condizioni spesso inumane, al sovraffollamento, alla -in breve- grave pesantezza di quel mondo che per chi lo abbia frequentato almeno un po' è davvero molto destabilizzante.
Io ripeto uscii da quell'esperienza estremamente malmesso psicologicamente, ma mai ho dimenticato che chi stava lì si era macchiato di delitti alcuni davvero disgustosi se non raccapriccianti.
Bisognerebbe riflettere ancora una volta sul concetto di Giustizia. In alcuni Paesi, anche occidentali molto spesso sfiora e si sovrappone a quello di "vendetta". Le carceri statunitensi e il relativo sistema, hanno un'impronta notevolmente punitiva, associando a questo il concetto di "recupero e reinserimento" che detto in soldoni suona un po' come "io intanto te le suono di santa ragione: se impari la lezione ok, altrimenti sono mazzi tuoi e al prossimo sgarro paghi doppio". In certi casi, può essere una soluzione, magari se si parla di delinquenti patentati, anche se andrebbero valutati tanti parametri come contesto sociale, istruzione, psicolgia del soggetto.
Insomma, qua si parla della cosa più complessa dell'universo conosciuto: la psiche umana.
Io dal mio piccolo vedrei la detenzione lunga come ultima soluzione per chi, nonostante tutto, è veramente irrecuperabile e pericoloso.
Sostegno psicologico, aiuti concreti come istruzione (per chi non ce l'ha), musica (si tanta musica, tantissima perchè fa bene), arte. Queste ultime vere espressioni materiali dei concetti di "bellezza" "bontà" "introspezione". Sono quelle cose che non capisci finchè non le hai provate.

Vedete, io lo ripeto: un cosiddetto pedofilo (ad esempio) ha più necessità di un aiuto per mettere ordine nello sconquasso che ha nel cervello piuttosto che qualcuno che lo punisca per ciò che è. Perchè, vi prego di credermi, nella maggior parte dei casi non l'ha scelto lui di essere così.
 
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