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Tanta voglia di fare il mio primo bonsai, ma come?

I

Il Marchese del Ficus

Guest
...l'akadama, come afferma Mastro Boba è perfetta per certe situazioni ma:
ricordiamoci che i ns climi non sono quelli giapponesi e se sta terra può reggere bene in primavera o autunno, pur drenando bene in inverno, in estate rischia di asciugarsi del tutto in mezza giornata e fregrti un bonsai in men che non si dica. E' un terriccio molto trendy, usarlo fa molto sensei, ma in realtà la pratica domostra che in certi casi è molto pericolosa. A me piace poco.
 

Lele85

Apprendista Florello
quindi tirando le conclusioni, facendo un esempio concreto...se io ora rinvaso sto benedetto ficus che ha la terra( ed è terra non è un mattone di akadama sia kiaro) come uno strato impermeabile, xkè metto l'acqua ed è più quella che esce fuori dal vaso che quella che filtra dentro la terra.
Ho chiesto al maestro e mi disse che ci può anche stare un rinvaso ora per il ficus.

Xò appunto come dici te marchese, l'akadama si asciuga in fretta, dopo un pò si sgretola e diventa un mattone e va rinvasato etcetc...ma se il ficus non ha bisogno di umidità perenne nel vaso se no le radici partono, allora conviene usare magari akadama mischiata a pomice o lapillo, cosi è tutto inorganico, si asciuga in inverno, e in estate lo si bagna più spesso o si mette un bello strato di sfagno sopra. no?
O dite di partire ora da un rinvaso più..come dire...più concreto per una buona coltivazione/sopravvivenza e meno "sensei" ? Non so magari usando 30% akadama 30% pomice e 40%torba.... cosi l'umidità viene trattenuta ma non in eccesso. se pò fà?
 

Giacomov

Aspirante Giardinauta
Raga, ma allora vanno bene queste percentuali o devo cambiare qualcosa ?

Olmo:
30% pomice, 30% lapillo, 30% T.U. 10% sabbia.

Olivo:
30% pomice 20% lapillo, 30% T.U. 20% sabbia.
 

Sirethar

Giardinauta Senior
Secondo me vanno bene Giacomov.
Io le farei praticamente uguali.

Poi anche a me sembra eccessivo un 100% akadama. Un 20% di torba è sempre utile, e influisce molto poco sul drenaggio.
Discorso diverso se si usa 70% torba e 30% pomice...in quel caso si rischiano marciumi sul serio se si sbaglia ad innaffiare più del dovuto
 
Ultima modifica:
I

Il Marchese del Ficus

Guest
...allora, io NON partecipo a corsi perchè francamente li trovo da un certo punto di vista, fuorvianti.
parto dal presupposto che siamo occidentali, europei, mediterranei e per cultura e clima siamo perciò opposti agli orientali.
da qui posso dire che la tradizione bonsai europea è molto diversa e lontana da quella tradizionale. Per fortuna!!! Cercatemi all'esposizione Kokofu Ten (o comecakkiosichiama) di Tokio un Olivo, cercatemi un ficus carica....
I nostri climi e le nostre essenze sono diversi. Diverse quindi anche le cure.
Gli spagnoli hanno una tradizione ormai consolidata e dall'identità definita, noi italiani ancora no e ci affidiamo alla più "standard" tradizione giapponese.
ecco quindi tonnellate di akadama, vasi ridicolmente e pericolosamente minuscoli, fallimenti....
Come amo ripetere siamo noi ad adattarci all' albero e perciò questo dovrebbe indicarci la via da seguire.
Qui da noi, le estati ormai tropicalizzate impongono cure particolari in questo periodo, cure che prevedono un terriccio che possa conservare un minimo di umidità in ogni condizione, adeguata ossogenazione e nutrimento costante. L'akadama ha il mostruoso difetto di essere neutra ed inerte, costringendoci a concimazioni frequenti che pur sostenendo l'albero sono pur sempre un apporto artificiale di nutrienti, e si rischia il sovradosaggio.
Una mescola, o terriccio, ottimale, dovrebbe comprendere un 20% almeno di sostanza organica, per favorire la flora batterica che stabilizza il terriccio e il vaso, qui nei nostri climi, dovrbbe avere dimensioni sufficienti a garantire la protezione delle radici sia in estate (se no cuociono letteralmente) sia in inverno (le gelate le distruggono). I vasi ultrabassi vanno bene a chi ha serre, a chi può proteggere professionalmente i bonsai: in altri casi sono solo un ostac9lo al regolare sviluppo delbonsai ed oltretutto rallentano ed impediscono la fruttificazione.
Quindi, le varie percentuali servono a poco se non si ha chiara la percezione delle reali esigenze dell'essenza...:un olivo coltivato in akadama pura, anche se vi si adatta senza problemi, avrà necessità di attenzioni costanti, concimazioni regolari e bilanciate, annaffiature fatte col misurino... insomma perchè complicarsi la vita se lo si può coltivare in un bel terriccio grasso di bosco addozionato con sabbione o lapillo nel quale sicuramente prospererà?
Io credo che i corsi siano una guida preziosissima, ma possono portare fuori strada cristallizzandoci nel rigido insieme di regole che li caratterizzano... quindi occhio alle varie scuole di pensiero: ce ne sono 10000000 e tutte hanno ragione e tutte torto. Quindi a parte tecniche base che si potrebbero imparare anche solo con studio ed esperienza, i corsi servono sopratutto a sfilare un po' di soldi a chi vi partecipa. Meglio spendere sti soldi in materiale e piante per sperimentare su di esse, o no?
 

azaLEO

Aspirante Giardinauta
...allora, io NON partecipo a corsi perchè francamente li trovo da un certo punto di vista, fuorvianti.
parto dal presupposto che siamo occidentali, europei, mediterranei e per cultura e clima siamo perciò opposti agli orientali.
da qui posso dire che la tradizione bonsai europea è molto diversa e lontana da quella tradizionale. Per fortuna!!! Cercatemi all'esposizione Kokofu Ten (o comecakkiosichiama) di Tokio un Olivo, cercatemi un ficus carica....
I nostri climi e le nostre essenze sono diversi. Diverse quindi anche le cure.
Gli spagnoli hanno una tradizione ormai consolidata e dall'identità definita, noi italiani ancora no e ci affidiamo alla più "standard" tradizione giapponese.
ecco quindi tonnellate di akadama, vasi ridicolmente e pericolosamente minuscoli, fallimenti....
Come amo ripetere siamo noi ad adattarci all' albero e perciò questo dovrebbe indicarci la via da seguire.
Qui da noi, le estati ormai tropicalizzate impongono cure particolari in questo periodo, cure che prevedono un terriccio che possa conservare un minimo di umidità in ogni condizione, adeguata ossogenazione e nutrimento costante. L'akadama ha il mostruoso difetto di essere neutra ed inerte, costringendoci a concimazioni frequenti che pur sostenendo l'albero sono pur sempre un apporto artificiale di nutrienti, e si rischia il sovradosaggio.
Una mescola, o terriccio, ottimale, dovrebbe comprendere un 20% almeno di sostanza organica, per favorire la flora batterica che stabilizza il terriccio e il vaso, qui nei nostri climi, dovrbbe avere dimensioni sufficienti a garantire la protezione delle radici sia in estate (se no cuociono letteralmente) sia in inverno (le gelate le distruggono). I vasi ultrabassi vanno bene a chi ha serre, a chi può proteggere professionalmente i bonsai: in altri casi sono solo un ostac9lo al regolare sviluppo delbonsai ed oltretutto rallentano ed impediscono la fruttificazione.
Quindi, le varie percentuali servono a poco se non si ha chiara la percezione delle reali esigenze dell'essenza...:un olivo coltivato in akadama pura, anche se vi si adatta senza problemi, avrà necessità di attenzioni costanti, concimazioni regolari e bilanciate, annaffiature fatte col misurino... insomma perchè complicarsi la vita se lo si può coltivare in un bel terriccio grasso di bosco addozionato con sabbione o lapillo nel quale sicuramente prospererà?
Io credo che i corsi siano una guida preziosissima, ma possono portare fuori strada cristallizzandoci nel rigido insieme di regole che li caratterizzano... quindi occhio alle varie scuole di pensiero: ce ne sono 10000000 e tutte hanno ragione e tutte torto. Quindi a parte tecniche base che si potrebbero imparare anche solo con studio ed esperienza, i corsi servono sopratutto a sfilare un po' di soldi a chi vi partecipa. Meglio spendere sti soldi in materiale e piante per sperimentare su di esse, o no?

Quoto al 99,9%! Grande Marchese!!! :hands13:
 
I

Il Marchese del Ficus

Guest
..sai a me piacque questo forum proprio per il suo carattere "dilettantistico" (nel miglior senso del termine) e per i personaggi che vi partecipavano: nessuno si è mai atteggiato a Gran Maestro, ognuno ha riferito le proprie esperienze che in moltissimi casi non coincidevano ed anzi sembravano in disaccordo... alla fine ci si trova a che fare con un ambiente dove ognuno\a ha la possibilità di conoscere ed insegnare, dove idee anche coraggiose vengono esposte e discusse.
Nei corsi, la didattica è standard ed un ginepro -più o meno ovunque- viene trattato secondo certe regole, un pino secondo le sue e via discorrendo.
Non vi è elasticità, si fanno e si rifanno le stesse cose ovunque, con piccole varianti ma si rimane sempre in una impostazione molto da manuale.
Compramose -allora- dù manuali bboni e risolviamo: leggiamoli, studiamoli, cerchiamo di capire il perchè di certe operazioni e quindi adattiamole alle ns. esigenze... trovo l'impostazione standard molto artificiosa, credo che i bonsai -se si segue la regola nippojappa alla lettera- diventino molto meno naturali e, a me personalmente, la perfezione perfetta suona stonata e ripeto, innaturale. Cercare di ottenere degli esemplari "da esposizione" è spesso la radice di ogni male: si forza l'albero, si tenta di assoggettarlo alle nostre regole estetiche talvolta trascurando la sua naturale tendenza. Jin e shari, poi, prescindendo dal loro effetto spettacolare, a volte sono una vera e propria tortura e richiedono una costante manutenzione.
Io credo che il Bonsai Italiano, potrebbe diventare un vero e proprio stile a sè. Olivi, faggi, pini nostrani, altre essenze atipiche nel panorama tradizionale bonsai oltre ad adattarsi perfettamente al clima (adattarsi un corno: sono nate qui!!!) sono molto belle e sopratutto robuste. Hanno tutte un carattere particolarmente rustico e non conosco miglior paragone di una Honda cbr 600 accanto ad una Ducati... un deshojo sta alla CBR come un olivo sta alla Ducati. Raffinato, aggraziato, delicatissimo, veloce nello sviluppo il primo, ... mentre mascolino, robusto, frugale, tenace, longevo ed "affidabile" è il secondo. e' questione sopratutto di gusti, certo, ma anche di prender coscienza che un olivo, un lauro, una vite se si mettono in un vaso e si lasciano lì, nei nostri climi prospereranno come nessun'altra essenza....
 

Lele85

Apprendista Florello
ehm...bhe iltuo confronto è carino...io sceglierei il primo comunque. sia in moto e sia in bonsai. ognuno ha i propri gusti.
per il corso sono felice di averlo fatto, se prima mi lamentavo dei 130€ spesi male, ora li rispenderei xkè ho appreso cosi tante cose che non ne sapevo nemmeno l'esistenza. anche dalle più basilari.E anche molte cose che in questo forum non si dicono, xkè magari per alcuni esperti come te sono scontate ma per novellini come me alle prime armi, sono cose essenziali. Perquanto riguarda ilcorso e il modo di coltivazione, logicamente al corso hanno spiegato la teoria,la perfetta perfezione di come dovrebbero essere i tipici bonsai giapponesi( xkè quelli cinesi dicono ke fanno un po skifiddo e xkè sono rimasti a secoli fa). Ma, oltre alla teoria poi c'era anche un apporto di notizie e suggerimenti per i nostri climi. questo posto ha tutti i tipi di bonsai, bonsai anche sui 35mila euro, curati uno ad uno da questi maestri e appassionati che lavorano li. E loro coltivano (FACCIO UN ESEMPIO) tutti i bonsai o almeno tutti quelli che ho visto, con akadama e terreni inorganici inerti. certo magari per i prebonsai usano poi anche del terreno normale. Xò riescono a applicare la teoria giapponese nel nostro ambiente.
Ora non voglio dire che sono degli dei xkè hanno anche sistemi di irrigazione professionali,serre professionali etcetc....!

Xò hai ragione anche te Marchese, giustamente il clima è diverso da italia a giappone quindi bisogna applicare le regole ma in funzione del nostro ambiente. su questo ci siamo,è giusto. Per quello che io ti chiedo consigli, essendo uno alle prime armi, io ora sò più o meno solo la teoria. i suggerimenti e consigli da bonsaista esperto, me li aspetto proprio da voi con cui posso parlare ogni santo giorno e posso "stressarvi" con domande che magari vi fanno ogni settimana.
Poi se tu me le vuoi dare, fai un favore alla comunità diffondendo le tue notizie ai pivellini e facendo un pò propaganda di questo hobby che non è che sia diffusissimo come la passione per il calcio.

in conclusione....apprezzo i vostri consigli e cercherò di farne tesoro.
quindi la mia domanda è: x ki ha un ficus o ne ha avuto uno(esclusi quelli a cui è morto :D:D:D ), sa dirmi la composizione del terreno che più si potrebbe adattare al nostro clima?
eheh la domanda è lecita no? se no io farei 100% akadama ke potrebbe portare alla morte del ficus o magari porterebbe a un nuovo consiglio utile per i brianzoli ke possiedono un ficus. chissà....magari nessuno qui a Milano a mai provato su un ficus 100% akadama.
 
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I

Il Marchese del Ficus

Guest
il ficus cresce su qualunque terreno, anche poverissimo ma se drenante previene marciumi.... io uso terriccio base di pagineverdi e lapillo al 50%, senza problemi. L'importante è che le radici abbiano aria, e possano svilupparsi senza intoppi.
 

Lele85

Apprendista Florello
il ficus cresce su qualunque terreno, anche poverissimo ma se drenante previene marciumi.... io uso terriccio base di pagineverdi e lapillo al 50%, senza problemi. L'importante è che le radici abbiano aria, e possano svilupparsi senza intoppi.

ooook. grazie mille.

p.s.: se volevi commentare il mio messaggio precedente potevi farlo,mica ti mangio....non sei mica una grigliata mista :D
 

azaLEO

Aspirante Giardinauta
..sai a me piacque questo forum proprio per il suo carattere "dilettantistico" (nel miglior senso del termine) e per i personaggi che vi partecipavano: nessuno si è mai atteggiato a Gran Maestro, ognuno ha riferito le proprie esperienze che in moltissimi casi non coincidevano ed anzi sembravano in disaccordo... alla fine ci si trova a che fare con un ambiente dove ognuno\a ha la possibilità di conoscere ed insegnare, dove idee anche coraggiose vengono esposte e discusse.
Nei corsi, la didattica è standard ed un ginepro -più o meno ovunque- viene trattato secondo certe regole, un pino secondo le sue e via discorrendo.
Non vi è elasticità, si fanno e si rifanno le stesse cose ovunque, con piccole varianti ma si rimane sempre in una impostazione molto da manuale.
Compramose -allora- dù manuali bboni e risolviamo: leggiamoli, studiamoli, cerchiamo di capire il perchè di certe operazioni e quindi adattiamole alle ns. esigenze... trovo l'impostazione standard molto artificiosa, credo che i bonsai -se si segue la regola nippojappa alla lettera- diventino molto meno naturali e, a me personalmente, la perfezione perfetta suona stonata e ripeto, innaturale. Cercare di ottenere degli esemplari "da esposizione" è spesso la radice di ogni male: si forza l'albero, si tenta di assoggettarlo alle nostre regole estetiche talvolta trascurando la sua naturale tendenza. Jin e shari, poi, prescindendo dal loro effetto spettacolare, a volte sono una vera e propria tortura e richiedono una costante manutenzione.
Io credo che il Bonsai Italiano, potrebbe diventare un vero e proprio stile a sè. Olivi, faggi, pini nostrani, altre essenze atipiche nel panorama tradizionale bonsai oltre ad adattarsi perfettamente al clima (adattarsi un corno: sono nate qui!!!) sono molto belle e sopratutto robuste. Hanno tutte un carattere particolarmente rustico e non conosco miglior paragone di una Honda cbr 600 accanto ad una Ducati... un deshojo sta alla CBR come un olivo sta alla Ducati. Raffinato, aggraziato, delicatissimo, veloce nello sviluppo il primo, ... mentre mascolino, robusto, frugale, tenace, longevo ed "affidabile" è il secondo. e' questione sopratutto di gusti, certo, ma anche di prender coscienza che un olivo, un lauro, una vite se si mettono in un vaso e si lasciano lì, nei nostri climi prospereranno come nessun'altra essenza....

Sono d'accordissimo con te, Marchese!

Tra l'altro quando leggevo questo forum senza essere ancora iscritto trovavo interessanti il modo di "fare bonsai" e le essenze usate da un utente in particolare; ovvio, parlo del Marchese.

Mi piace l'idea del "bonsai italiano" fatto con le essenze nostre e curato come le curiamo noi in Italia. Mi stimola l'idea di uno stile nostro e non scopiazzato da giapponesi o cinesi (senza nulla togliere a loro, maestri in questo campo). Altrimenti si rischia di diventare come i cinesi che costruiscono un'automobile simile alla nostra marca più blasonata! Simile ma molto molto diversa...

Ecco la vedo così: fare un corso base, studiarsi i 2 manuali di Naka e poi, perchè no, camminare con le proprie gambette!!!
 
I

Il Marchese del Ficus

Guest
...è così, secondo me. Abbiamo un patrimonio di piante ed essenze assolutamente inavvicinabile, e sebbene profondamente diverse da quelle "classiche" hanno un carattere ed una vitalità eccezionali.
Ripeto, essenze nostrane sono più adatte ai ns climi, e quindi più facili da coltivare per chi inizia: un acero deshojo, bellissimo e delicato, probabilmente in mano ad un principiante si rovinerebbe o morirebbe... non così per un fico, un olivo, una qualsiasi altra essenza che vegeta per periodi più lunghi essendo adattata perfettamente ai ns climi...
Per quanto riguarda gli stili, io poi non so cosa dire: così vicini alla filosofia zen, sono difficilmente comprensibili: le proporzioni, le regole rigide che richiamano i canoni estatico-filosofici dello Zen, personalmente li trovo molto al di là del "fare bonsai" all'europea.... da ste parti si cercano proporzioni meno artefatte e più "naturali", vedi il recupero dello stile cinese o "stile libero" da parte degli spagnoli veri e propri pionieri del bonsai occidentale.
 

azaLEO

Aspirante Giardinauta
Io nel mio piccolo (ma proprio piccolo piccolo) cerco di spingere il nostro "bonsai italiano"!!!
 
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Lele85

Apprendista Florello
Bho io sono un lupo solitario e mi piace dare contro tutti. Io miro in alto, adoro il giappone, cultura zen, infatti appena avrò un 5-6mila euro da spendere, mi farò un bel viaggio in giappone. Il futuro è li, l'evoluzione, c'è di tutto e di più(senza togliere all'italia). Ma un paio d'anni li me li farei moooooolto volentieri.
ritornando al discorso bonsai, sono per le tradizioni e miro in alto, vorrei avere e coltvare tante essenze di diverso tipo, e molte essenze tipiche giapponesi e cercare di mantenere le regole e i canoni "rigidi".
Fare un bonsai all'italiana sarebbe come fare una ferrari in cina, è come mangiare spaghetti in america, stessa e identica cosa. Non hanno nulla a ke vedere con la filosofia orientale allora, e cosi nasce una nuova teoria all'italiana. Ora che sono alle prime armi, vorrei partire gia con sfide difficili, un acero deshojo in mano a un novellino...pfff...nessuno darebbe un centesimo al novello vincente. bhe io ci voglio provare, senza adattarlo ai nostri stili e climi.
In conclusione, ognuno sceglie per se come coltivare i propri bonsai, ma penso che una cosa sia attenersi alle regole rigide che APPARTENGONO a questa "arte"( xkè quello ke può suscitare in me un quadro, lo potrebbe stimolare anke un bel bonsai). Ripeto, non dico che è sbagliato adattarsi ai nostri climi, anzi è giustissimo, xò finkè potrò tirare avanti, cercherò di coltivarli da manuale, cioè in tipico stile giapponese( xkè i cinesi li coltivano già in modo totalmente differenti xkè si sono fermati a qlk secolo fa). Quando vedrò e mi auto convincerò ke è impossibile attenersi al regolamento zenzei, allora mi adatterò al nostro clima.

Ora sn sicuro che quando chiederò aiuto nessuno mi consiglierà più...eheh. Mi dispiace ma son fatto così, sono un bastian contrario, na capoccia dura.

saluti.
 

azaLEO

Aspirante Giardinauta
Bho io sono un lupo solitario e mi piace dare contro tutti. Io miro in alto, adoro il giappone, cultura zen, infatti appena avrò un 5-6mila euro da spendere, mi farò un bel viaggio in giappone. Il futuro è li, l'evoluzione, c'è di tutto e di più(senza togliere all'italia). Ma un paio d'anni li me li farei moooooolto volentieri.
ritornando al discorso bonsai, sono per le tradizioni e miro in alto, vorrei avere e coltvare tante essenze di diverso tipo, e molte essenze tipiche giapponesi e cercare di mantenere le regole e i canoni "rigidi".
Fare un bonsai all'italiana sarebbe come fare una ferrari in cina, è come mangiare spaghetti in america, stessa e identica cosa. Non hanno nulla a ke vedere con la filosofia orientale allora, e cosi nasce una nuova teoria all'italiana. Ora che sono alle prime armi, vorrei partire gia con sfide difficili, un acero deshojo in mano a un novellino...pfff...nessuno darebbe un centesimo al novello vincente. bhe io ci voglio provare, senza adattarlo ai nostri stili e climi.
In conclusione, ognuno sceglie per se come coltivare i propri bonsai, ma penso che una cosa sia attenersi alle regole rigide che APPARTENGONO a questa "arte"( xkè quello ke può suscitare in me un quadro, lo potrebbe stimolare anke un bel bonsai). Ripeto, non dico che è sbagliato adattarsi ai nostri climi, anzi è giustissimo, xò finkè potrò tirare avanti, cercherò di coltivarli da manuale, cioè in tipico stile giapponese( xkè i cinesi li coltivano già in modo totalmente differenti xkè si sono fermati a qlk secolo fa). Quando vedrò e mi auto convincerò ke è impossibile attenersi al regolamento zenzei, allora mi adatterò al nostro clima.

Ora sn sicuro che quando chiederò aiuto nessuno mi consiglierà più...eheh. Mi dispiace ma son fatto così, sono un bastian contrario, na capoccia dura.

saluti.

Beh, Lele qui non si stanno mettendo a confronto due paesi! Io personalmente cerco di realizzare qualcosa con piante autoctone piuttosto che cercare essenze che qui soffrirebbero. L'esempio della Ferrari (non l'ho citata) l'ho portato io ma con tutt'altro significato; ostinarci a "copiare" sarebbe come costruire una Ferrari in Cina ma creare qualcosa di nuovo con ciò che abbiamo, quella sì che è una cosa originale.
Comunque è giustissimo che ognuno la veda a suo modo.
 
Ultima modifica:

gianfra

Guru Giardinauta
Ciao a Tutti ha appena scritto su un vecchio topic e le risposte, invece, le ho trovate su questo.

Volevo iniziare a fare un pre bonsai, e ho citato 3 piante che invadono i miei spazi : Acacia, Berretto del prete ( in autunno molto decorativo),ligustro Japonicum( ma non mi piace) per non parlare dell'alloro e della roverella.

Datemi un suggerimento, grazie...
 

Lele85

Apprendista Florello
Beh, Lele qui non si stanno mettendo a confronto due paesi! Io personalmente cerco di realizzare qualcosa con piante autoctone piuttosto che cercare essenze che qui soffrirebbero. L'esempio della Ferrari (non l'ho citata) l'ho portato io ma con tutt'altro significato; ostinarci a "copiare" sarebbe come costruire una Ferrari in Cina ma creare qualcosa di nuovo con ciò che abbiamo, quella sì che è una cosa originale.
Comunque è giustissimo che ognuno la veda a suo modo.

bho ti dirò, QUALSIASI essenza, sia del giappone, che del burundi, ke dell'alaska e dell'italia, CERCO di comportarmi da copione: nel calcio si dice un gol da manuale xkè è stato fatto un gol come si scrive nel manuale, cioè in modo perfetto quasi impossibile da realizzare. ecco io provo a fare la stessa cosa, cerco di comportarmi come mi hanno insegnato al corso(ke non è il primo barbone ke passa per strada ke nn ne sa nulla ma è un ragazzo di 27-30 anni ke è all'ultimo anno per diventare maestro vero e proprio di bonsai, dopo 8 anni di corso)cmq...dicevo...cerco di seguire quello ke mi hanno insegnato e di attenermi come da manuale. Poi se vedo ke il mio ilex...mi sta muorendo e chiedo consiglio al Marchese, certamente non lo mando a quel paese se mi da un consiglio pratico e poco vicino alla teoria giapponese, anzi, se il bonsai vive non smetterò mai di ringraziarlo e gli posso pure portare ste benedetto spogliarelliste di colore( il marchese sa di cosa parlo:D), se mi muore ringrazio lo stesso per il consiglio, ma ho appreso una cosa, metto in saccoccia e la prossima volta evito lo stesso errore.

comunque penso si sia uscito un pò fuori tema...se ne vogliamo discutere apriamo un altro 3d apposta..se no comunque il mondo è bello xkè vario, condivido le tue scelte e quelle di altri. Sperando che sia i miei che i tuoi bonzi sopravvivono per portare un pò quest'hobby in tutte le case italiane, tanto in ogni casa c'è una pianta, xkè non potrebbe essere un bonsai.

buona serata a tutti
 

azaLEO

Aspirante Giardinauta
bho ti dirò, QUALSIASI essenza, sia del giappone, che del burundi, ke dell'alaska e dell'italia, CERCO di comportarmi da copione: nel calcio si dice un gol da manuale xkè è stato fatto un gol come si scrive nel manuale, cioè in modo perfetto quasi impossibile da realizzare. ecco io provo a fare la stessa cosa, cerco di comportarmi come mi hanno insegnato al corso(ke non è il primo barbone ke passa per strada ke nn ne sa nulla ma è un ragazzo di 27-30 anni ke è all'ultimo anno per diventare maestro vero e proprio di bonsai, dopo 8 anni di corso)cmq...dicevo...cerco di seguire quello ke mi hanno insegnato e di attenermi come da manuale. Poi se vedo ke il mio ilex...mi sta muorendo e chiedo consiglio al Marchese, certamente non lo mando a quel paese se mi da un consiglio pratico e poco vicino alla teoria giapponese, anzi, se il bonsai vive non smetterò mai di ringraziarlo e gli posso pure portare ste benedetto spogliarelliste di colore( il marchese sa di cosa parlo:D), se mi muore ringrazio lo stesso per il consiglio, ma ho appreso una cosa, metto in saccoccia e la prossima volta evito lo stesso errore.

comunque penso si sia uscito un pò fuori tema...se ne vogliamo discutere apriamo un altro 3d apposta..se no comunque il mondo è bello xkè vario, condivido le tue scelte e quelle di altri. Sperando che sia i miei che i tuoi bonzi sopravvivono per portare un pò quest'hobby in tutte le case italiane, tanto in ogni casa c'è una pianta, xkè non potrebbe essere un bonsai.

buona serata a tutti


D'accordo, nulla da obiettare!!!
Solo una cosa: mi hai toccato il calcio e hai parlato di gol da manuale ma non calza tanto il paragone, consentimelo! Nel mondo bonsai i manuali ci sono, li studi e probabilmente diventerai un discreto bonsaista. Nel calcio i manuali contano poco (ammesso che esistano) e anche se studi se hai i piedi di cemento armato non calci mica le punizioni alla Pirlo.

Off topic doveroso, chiudo e rientro in tema!!!


Hai ragione tu a dire che è importante diffondere l'arte del bonsai! Quoto al massimo!!!

Ciao
 
I

Il Marchese del Ficus

Guest
il problema è questo: ma chi ha detto che coltivare delle piante in vaso appartiene alla cultura Zen?? Forse chi ci guadagna, importando libri, materiali ed essenze a prezzi vergognosi....

Anche io amo e sono incuriosito dal Giappone, probabilmente l'anno prossimo sarò ospite della famiglia di una mia amica giappa e avrò modo di vedere che aria tira... ma ripeto: chi dice che bonsai significa "giappone"? Casomai "Cina", visto che è laggiù che è nato!!
In Italia, i giardini fiorentini erano stracolmi di piante in vaso, agrumi sopratutto, nei periodi delle Signorie, e parliamo di alberelli non più alti di un metro. Ai tempi dei Romani (2000 anni fa, ricordiamo), piante in vaso, sopratutto cipressi, ornavano ben curate i peristili e i cortili delle ville...
Trovetemi lo zen tra gli antichi romani e mi ritiro in eremitaggio a Timbuktu.

Diciamo Bon-sai, per non dover dire "piccola pianta coltivata in vaso". Il "problema" risale alla fine dell'800, quando dall'oriente si riaffaccia dalle nostre parti quest'arte da noi dimenticata da tempo. (peraltro nn è vero, perchè in italia la coltivazione in vaso è diffusissima e tradizionale, quindi...

Ale ci dice:
"Fare un bonsai all'italiana sarebbe come fare una ferrari in cina, è come mangiare spaghetti in america, stessa e identica cosa. Non hanno nulla a ke vedere con la filosofia orientale allora, e cosi nasce una nuova teoria all'italiana".
La Ferrari in Cina non la si fa perchè è un marchio nostro, ma gli alberi in vaso marchi non ne l'hanno.... e gli spaghetti? e la filosofia orientale... dai, vi prego: se lo Zen ha trovato da secoli nel Bonsai la sua fisicizzazione (una delle sue fisicizzazioni) non è detto che Bonsai o meglio, albero in vaso, debba necessariamente rifarsi alle "regole" zen o esservi costretto per intervento divino... conviene, certo, per vendere akadama, attrezzi costosissimi e pressochè inutili, concimi superspeciali che i nostri contadini conoscono da secoli etc... .
Il bonsai "all'europea", peraltro, nei concorsi internazionali è da circa un ventennio una ventata di novità, tanto che Vallejo, spagnolo, vince regolarmente ambitissimi premi, s*****ndo i sensei di turno con le sue opere assolutamente innovative, tanto innovative da essere una ripresa dell'antichissima e bistrattata tecnica cinese... Il ficus, come altre essenze tipo Carmona o serissa, per dirla tutta, è tutt'altro che giapponese e difficilmente si vedrà ad un concorso o mostra un esemplare del genere di chiara e documentata tradizione coreana, cinese e taiwanese...
I bonsai Taiwanesi, sconosciuti, sono peraltro i più belli e fantasiosi, di stile molto "impressionistico" e ben diverso dalla quasi noiosa perfezione di quelli giapponesi.... sta mania del giappone, evidentemente, confonde le acque.
taiwan, Okinawa, Cina, sono i luoghi dai quali proviene il 90 % dei bonsai commerciali o amatoriali e difficilmente si avranno opere giapponesi. Perchè?
Perchè in quei vasetti, far sopravvivere un bonsai (essenze peraltro delicatissime come il deshojo...) nei nostri climi è un'impresa a dir poco titanica, a meno di possedere serre ed esposizioni assolutamente perfette. Non vedrete MAI un bonsai in Italia in un vaso con proporzioni "zen", semplicemente perchè è difficilissimo mantenerlo sano. Dei maestri, veri maniaci, forse li avranno, ma mi chiedo quanto lavoro vi sia dietro e se, a livello non provessionale ne valga la pena.

Quindi, ricercare tutta 'st'armonia di proporzioni nei propri alberelli, condita con meditazione e filosofia dopo essere stati ingolfati nel traffico di Roma o altre metropoli, dopo aver fatto a cacciavitate per un parcheggio e litigato coi vicini perchè il cane ti piscia sullo zerbino, personalmenet mi sembra un po' artificioso e quasi ridicolo... inutile fingere di essere filoorientali, e vestirsi col kimono mentre si cima il ginepro sorseggiando del tè verde sul terrazzo (e sotto una fila vomitevole di automobilisti stressati): europei siamo, mediterranei, e non mi si venga a dire che a noialtri si possa insegnare qualcosa che già si conosce. Come ficcare una pianta in un vaso ed aiutarla a crescere... il senso sta tutto qui, e non mi serve lo Zen per apprezzare la vita che custodisco nei miei vasetti in cotto da due euri ciascuno. Mi basta vederli crescere sani. E magari proporzionati. Senza però badare troppo al terzo ramo del Moyogi che in accordo con la luna calante nei giorni del solstizio, deve essere più corto del secondo, che si accorda, invece, con gli spiriti Ogami nell'anno del drago...
ma dai!
 
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