GIULY83
Giardinauta
L'intenzione di questo thread è esplorare i diversi sistemi per abituare alla terra le radici cresciute in acqua.
Nella mia esperienza la difficoltà vera non è tanto far crescere nuove radici, perché se parliamo di piante "semplici" come l'edera, la dracena, il basilico e altre che adesso mi sfuggono, in genere basta metterle in acqua curando che non intorbidisca. Nel giro di qualche settimana saranno già visibili le prime piccole radicazioni; facciamole pure crescere qualche centimetro, facciamole rinforzare, ma la sventura spesso si abbatte nel momento in cui le trasferiamo in vaso. A me è capitato, magari anche a voi.
Ho imparato che le radici tolte dall'acqua, nel primo periodo di assestamento in terriccio, necessitano di mooolta umidità che possa "mimare" il più possibile l'acqua che hanno abbandonato nel bicchiere, per familiarizzare gradualmente col nuovo substrato. Quando non conoscevo questa dinamica gli insuccessi erano all'ordine del giorno: con grande frustrazione vedevo deperire le mie piccole talee e mi sembrava di essere deficiente. In effetti si, deficitavo in questa conoscenza elementare. Per imparare, sbagliare non basta; devi affidarti a qualcuno che sappia spiegarti l'errore e poi provare e riprovare e riprovare.
E poi ci sono i suggerimenti, le esperienze, gli esperimenti di alcuni che, bontà loro, hanno voglia di divulgarne i risultati.
E qui veniamo al "metodo @Amy" .
Lei non toglie la talea radicata dall'acqua, non la costringe improvvisamente a un ambiente che ha una struttura completamente diversa. Quando realizza che le radici sono sufficientemente cresciute, addiziona una palettata di terra all'acqua ogni tot giorni... un po' quando si ricorda, parole sue.
Un metodo dolce, senza traumi e senza spostamenti, col quale è la terra che, un po' per volta, va a incontrare la radice e non la radice che viene inserita in terra con il fondato rischio di venire spezzata e magari di marcire più facilmente. Necessario è l'utilizzo di mezza bottiglia di plastica che, alla fine del processo, possa essere tagliata agevolmente per estrarre il nuovo panetto di terra avviluppato da radici sane, autonome e in grado di sopportare un vero rinvaso.
Così in breve, ché se Amy volesse aggiungere particolari questo è il posto giusto per farlo.
E se qualcun altro volesse farci conoscere i suoi esperimenti a questo proposito, è il benvenuto.
Nel prossimo post parlerò della mia recente esperienza.
Nella mia esperienza la difficoltà vera non è tanto far crescere nuove radici, perché se parliamo di piante "semplici" come l'edera, la dracena, il basilico e altre che adesso mi sfuggono, in genere basta metterle in acqua curando che non intorbidisca. Nel giro di qualche settimana saranno già visibili le prime piccole radicazioni; facciamole pure crescere qualche centimetro, facciamole rinforzare, ma la sventura spesso si abbatte nel momento in cui le trasferiamo in vaso. A me è capitato, magari anche a voi.
Ho imparato che le radici tolte dall'acqua, nel primo periodo di assestamento in terriccio, necessitano di mooolta umidità che possa "mimare" il più possibile l'acqua che hanno abbandonato nel bicchiere, per familiarizzare gradualmente col nuovo substrato. Quando non conoscevo questa dinamica gli insuccessi erano all'ordine del giorno: con grande frustrazione vedevo deperire le mie piccole talee e mi sembrava di essere deficiente. In effetti si, deficitavo in questa conoscenza elementare. Per imparare, sbagliare non basta; devi affidarti a qualcuno che sappia spiegarti l'errore e poi provare e riprovare e riprovare.
E poi ci sono i suggerimenti, le esperienze, gli esperimenti di alcuni che, bontà loro, hanno voglia di divulgarne i risultati.
E qui veniamo al "metodo @Amy" .
Lei non toglie la talea radicata dall'acqua, non la costringe improvvisamente a un ambiente che ha una struttura completamente diversa. Quando realizza che le radici sono sufficientemente cresciute, addiziona una palettata di terra all'acqua ogni tot giorni... un po' quando si ricorda, parole sue.
Un metodo dolce, senza traumi e senza spostamenti, col quale è la terra che, un po' per volta, va a incontrare la radice e non la radice che viene inserita in terra con il fondato rischio di venire spezzata e magari di marcire più facilmente. Necessario è l'utilizzo di mezza bottiglia di plastica che, alla fine del processo, possa essere tagliata agevolmente per estrarre il nuovo panetto di terra avviluppato da radici sane, autonome e in grado di sopportare un vero rinvaso.
Così in breve, ché se Amy volesse aggiungere particolari questo è il posto giusto per farlo.
E se qualcun altro volesse farci conoscere i suoi esperimenti a questo proposito, è il benvenuto.
Nel prossimo post parlerò della mia recente esperienza.