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Scusate l'argomento ma credo sia importante

Datura rosa

Guru Master Florello
Avviso: tratto un argomento non salottiero, inerente una patologia che riguarda un nemico insidioso e indecifrabile che sta invadendo il mondo: l’Alzheimer e le neuropatie degenerative.
Lo premetto perché non vorrei annoiare o, comunque, disturbare chi non fosse interessato o non desiderasse trattare questa materia.


Per far passare il tempo in queste giornate di ozio (chi si muove è perduto!!!) chiusi in casa a causa del caldo, ho ripreso un’attività che faccio piuttosto di rado: guardare un po’ di televisione. Non i canali importanti, più o meno istituzionali ma quelli “minori” dove ho potuto apprezzare la trattazione di argomenti e materia piuttosto interessanti (scoperta di angoli suggestivi e di interesse storico-artistico-di tradizioni popolari geograficamente estesi, giardinaggio, salute, ecc.).

Fra questi, proprio, poco fa, un’intervista non proprio allegra e rilassante ma illuminante sul problema dell’Alzheimer. Una patologia di cui ho potuto vedere gli effetti devastanti in più di un caso nella mia cerchia di amici e parenti.

Una patologia che pare in Italia stia espandendosi in maniera preoccupante. Una patologia detta “muta” perché quando si manifesta sono già 15-20 anni che sta lavorando nel cervello distruggendo più o meno gradatamente il patrimonio neuronale.

Una patologia che è sì, allo stato attuale incurabile una volta manifestata ma che può essere prevista con molto anticipo e se ne può contrastare positivamente il cammino.


L’intervista parlava proprio di prevenzione nei confronti di questa malattia. Devo qui premettere che in questa direzione ho un po’ il dente avvelenato perché anni fa, rilevando un calo di memoria , fino ad allora ottima (nella mia attività lavorativa piuttosto impegnativa non ho mai utilizzato un’agenda, ne avevo una che diventava più vecchia anno dopo anno e che utilizzavo solo per non copiare in una nuova indirizzi e numeri di telefono!!!!) mi sono rivolta ad un centro specializzato di un ospedale romano per una visita di prevenzione. Sarà che, purtroppo, si occupavano di casi molto gravi ma mi hanno trattato con sufficienza come a dirmi di non far loro perdere tempo: alla faccia della prevenzione!!!!!


Comunque lo specialista che parlava ne corso della trasmissione mi ha ispirato fiducia e ho messo da parte il mio, credo giustificato, preconcetto.

Esiste un protocollo, denominato Train the brain (allena il cervello) messo a punto dal prof. Lamberto Maffei la cui applicazione migliora gli indicatori della salute del cervello e rappresenta una possibile strategia per ridurre e ritardare la caduta nella demenza dei soggetti a rischio.

Parte dall’assunto che il cervello è un organo come gli altri e come tale può essere allenato e tenuto tonico e ben funzionante (come, ad esempio, l’attività fisica per ossa e muscoli e problematiche legate alla necessità di allenamento motorio come obesità, diabete, ipertensione, ecc.).

Con la diagnosi precoce e la prevenzione si può intervenire per tempo, applicando opportuni stili di vita che evitano comportamenti a rischio (un esercizio fisico regolare, rapporti sociali armonici, un'alimentazione mirata e tenendo la mente attiva, ecc.).

L’intervistato,(facendo zapping mi sono sintonizzata a intervista ma credo fosse il dott. Giovanni Anzidei) ha presentato la Fondazione Igea Onlus con sede a Roma, della quale il dott. Anzidei è Vicepresidente, che ha lo scopo di promuovere studi sul fenomeno dell’invecchiamento della popolazione (Ageing Society), con particolare attenzione sia alle cause sia alle conseguenze per la società e per i singoli individui, e di realizzare iniziative per fronteggiare i problemi posti dal crescente invecchiamento sociale.

Ed è a questo punto ritengo opportuno lasciare che per ulteriori informazioni si consulti il sito ufficiale della Fondazione

http://www.fondazioneigea.it/wordpress/


Aggiungo solo che al n. 06.88814529 si può prenotare un colloquio di valutazione dello stato cognitivo cosa che ho intenzione di fare assieme ad alcuni amici sensibilizzati al problema.
 

garofano

Maestro Giardinauta
Sembra che l'Alzehimeer sia favorito dalla presenza di alluminio nei cibi e nell'acqua:attenzione alle famose vaschetti di alluminio!Appena possibile travasate gli alimenti che vi sono contenuti in contenitori idonei(cceramica o acciaio)e,soprattutto,non fateci stre dentro per troppo tempo alimenti acidi,con pomodoro o aceto!
 

ginestra

Master Florello
Interessantissimo argomento, Datura rosa, grazie!!!
Colgo l'occasione per ricordare a tutti, specialmente a chi è oltre gli anta, che il web è prolifico nel consigliare e proporre esercizi che allenano la mente nelle sue varie sfaccettature, memoria a breve e lungo termine, tecniche varie di memorizzazione tramite la visualizzazione, la risoluzione di indovinelli ecc., che contribuiscono non solo a ritardare i processi di invecchiamento cerebrale ma anche a costruire nuove sinapsi, il tutto stando comodamente seduti a casa nostra.
 

elena_11293

Master Florello
ogni tanto penso che se facessero a me i test di valutazione classici avrei dei bei problemi, mica tengo sempre a mente che giorno è ad esempio!

cmq, Dat, se ti andrà poi raccontaci che valutazione vi avranno fatto e che consigli vi daranno..
 
Ultima modifica:

monikk64

Fiorin Florello
argomento molto interessante e...spinoso.
ho avuto una mamma con l'Alzheimer perciò parlo con cognizione di causa, e sono coinvolta perchè ho il rischio dell'ereditarietà, nonostante il parere del neurologo ( di 20 anni fa, forse oggi hanno modificato qualcosa)
per la mia esperienza, tutte le persone che ho conosciuto che hanno contratto questo morbo, e sono diverse, non erano felici.
prima di ammalarsi, intendo.
tutti loro, per motivi diversi, erano depressi o ansiosi, seriamente ansiosi.
per il mio parere ASSOLUTAMENTE PERSONALE è una malattia con una forte componente psicosomatica.
non voglio scatenare una ridda di polemiche, è solo la mia opinione.
di cui però sono incrollabilmente convinta.
ciaooooo :ciao:
 

elena_11293

Master Florello
argomento molto interessante e...spinoso.
ho avuto una mamma con l'Alzheimer perciò parlo con cognizione di causa, e sono coinvolta perchè ho il rischio dell'ereditarietà, nonostante il parere del neurologo ( di 20 anni fa, forse oggi hanno modificato qualcosa)
per la mia esperienza, tutte le persone che ho conosciuto che hanno contratto questo morbo, e sono diverse, non erano felici.
prima di ammalarsi, intendo.
tutti loro, per motivi diversi, erano depressi o ansiosi, seriamente ansiosi.
per il mio parere ASSOLUTAMENTE PERSONALE è una malattia con una forte componente psicosomatica.
non voglio scatenare una ridda di polemiche, è solo la mia opinione.
di cui però sono incrollabilmente convinta.
ciaooooo :ciao:

ehh, monikk, per quanto anch'io sia dell'opinione che non solo questa ma in generale tutte le malattie abbiano una base psicosomatica, il problema è: ma chi riesce davvero a fare una vita serena al giorno d'oggi? e infatti, come si vede, l'incidenza di tante patologie è sempre più alta, purtroppo..
 

monikk64

Fiorin Florello
proprio così....
a proposito di psicosomatica, da quando mia mamma aveva ormai perso le capacità di intendere e volere a quando è mancata sono passati circa 8 anni....
in questo lasso di tempo non ha mai avuto un raffreddore, un'influenza, una qualsiasi altra malattia, di alcun genere.....
della serie "se non hai più la mente che funziona, non riesci a farti venire le malattie"
curioso, eh?
P. S. dimenticavo: è sparita anche una forma di herpes fastidiosissima che la tormentava da 30 anni, ormai cronicizzata e che nessuno era riuscito ad alleviare...
puff, sparita nel nulla appena ha smesso di funzionare la testa.....
 

garofano

Maestro Giardinauta
Beh,l'idea che sia un a malattia con una componente psicosomatica è un'idea tutt'altro che peregrina:per mia esperienza,molte delle donne che ho visto colpite dall'Altzheimer erano diventate vedove,e la malattia si è manifestata poco dopo la morte del coniuge.Ho notato ,in particolare,questa cosa nelle donne che avevano avuto un lungo matrimonio.Sembra che questa influenza psicosomatica sia stata documentata pure da recenti studi
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Non ho le conoscenze per affermare o negare la possibilità che dietro l'insorgenza della malattia possano esserci fattori psicosomatici ma la possibilità accennata da monikk mi ha fatto riflettere che quando io notai un calo di memoria avevo da un po' cambiato lavoro. Si trattava di un lavoro di ricerca ed elaborazione di dati piuttosto impegnativo che non avevo difficoltà a svolgere ma che, rispetto al precedente, mi piaceva molto meno, era freddo, non mi coinvolgeva e non mi permetteva di "metterci del mio". Alla lunga ero arrivata a trovarlo noioso.
Esiste, penso, la possibilità che il cervello, "irritato" dal non poter seguire i vecchi percorsi creativi, avesse voluto manifestare il suo scontento creandomi un temporaneo mini deficit mnemonico; tanto più che, essendomi stata offerta un'attività extra lavoro che mi permetteva di riprendere a "spaziare" e percorrere anche nuove vie il problema si è pian piano risolto da solo.
Ovviamente è solo una mia riflessione.
 

Stefano De C.

Florello Senior
Comunque, ammazza lentamente i neuroni, una malattia psicosomatica non provocherebbe quello.
Su superquark ne hanno parlato più volte, è stato scoperto che anche la carenza di sonno è una causa scatenante, poichè il cervello non riesce ad eliminare bene (lo fa mentre si dorme) i resti proteici (tra cui la famosa beta-amiloide) che restano attorno ai neuroni, soffocandoli nel tempo
 

elena_11293

Master Florello
proprio così....
a proposito di psicosomatica, da quando mia mamma aveva ormai perso le capacità di intendere e volere a quando è mancata sono passati circa 8 anni....
in questo lasso di tempo non ha mai avuto un raffreddore, un'influenza, una qualsiasi altra malattia, di alcun genere.....
della serie "se non hai più la mente che funziona, non riesci a farti venire le malattie"
curioso, eh?
P. S. dimenticavo: è sparita anche una forma di herpes fastidiosissima che la tormentava da 30 anni, ormai cronicizzata e che nessuno era riuscito ad alleviare...
puff, sparita nel nulla appena ha smesso di funzionare la testa.....


sì, questa cosa dei malanni cronici che come per miracolo scompaiono nei malati di demenza viene riscontrata spesso dai medi, la pressione va a posto, i dolori spariscono, ecc ecc.
se non la dice lunga questo del fatto che la nostra mente letteralmente 'crea' la nostra realtà...
 

lucyda87

Giardinauta Senior
Mi occupo di riabilitazione cognitiva di pazienti con tale patologia e altre, neurodegenerative e non. Molto interessante questo argomento, ma come ha detto qualcuno, spinoso.
Mi accodo a tutti voi quando dite di tenere allenata la mente...è assolutamente il metodo migliore per contrastare questa malattia. È cosa risaputa che il livello di istruzione è direttamente correlato al rischio Alzheimer. Studiamo, leggiamo, impariamo a ragionare, a risolvere enigmi, alleniamo memoria e attenzione. Non fossilizziamoci davanti alle tv perché quella ci spegne il cervello, di fronte a quello schermo siamo del tutto passivi, ascoltatori e spettatori...Facciamo prevenzione, tenendo sempre presente che deve esistere una certa predisposizione personale all'insorgenza dell'Alzheimer (non tutte le persone con la quinta elementare hanno l' Alzheimer e anche persone laureate possono essere colpite...)

tuttavia c'è un punto critico... Allo stato attuale si sta mettendo a punto un e se che permetterà di individuare le persone fortemente a rischio Alzheimer con diversi decenni in anticipo (ad esesempio a 30 anni potrò sapere se in terza età soffrirò d'alzheimer...ma io dico..a che pro? Non ha senso... Non ha senso saperlo visto che non esiste una cura...saperlo potrebbe solo "avvelenarmi" la vita...

Ricordo le parole di un mio prof. di università, un epidemiologo che stimo molto, riferendosi in generale al mondo clinico:
"Negli ultimi 50 anni i metodi messi a punto per fare diagnosi sono triplicati, mentre le ricerche per le cure progrediscono lentamente e comunque non al passo con le diagnosi. Siamo arrivati al punto di essere in grado di conoscere il verificarsi di alcune malattie negli anni avvenire, senza però sapere come intervenire"
Ahimè quanta verità....
 

Stefano De C.

Florello Senior
Mi occupo di riabilitazione cognitiva di pazienti con tale patologia e altre, neurodegenerative e non. Molto interessante questo argomento, ma come ha detto qualcuno, spinoso.
Mi accodo a tutti voi quando dite di tenere allenata la mente...è assolutamente il metodo migliore per contrastare questa malattia. È cosa risaputa che il livello di istruzione è direttamente correlato al rischio Alzheimer. Studiamo, leggiamo, impariamo a ragionare, a risolvere enigmi, alleniamo memoria e attenzione. Non fossilizziamoci davanti alle tv perché quella ci spegne il cervello, di fronte a quello schermo siamo del tutto passivi, ascoltatori e spettatori...Facciamo prevenzione, tenendo sempre presente che deve esistere una certa predisposizione personale all'insorgenza dell'Alzheimer (non tutte le persone con la quinta elementare hanno l' Alzheimer e anche persone laureate possono essere colpite...)

tuttavia c'è un punto critico... Allo stato attuale si sta mettendo a punto un e se che permetterà di individuare le persone fortemente a rischio Alzheimer con diversi decenni in anticipo (ad esesempio a 30 anni potrò sapere se in terza età soffrirò d'alzheimer...ma io dico..a che pro? Non ha senso... Non ha senso saperlo visto che non esiste una cura...saperlo potrebbe solo "avvelenarmi" la vita...

Ricordo le parole di un mio prof. di università, un epidemiologo che stimo molto, riferendosi in generale al mondo clinico:
"Negli ultimi 50 anni i metodi messi a punto per fare diagnosi sono triplicati, mentre le ricerche per le cure progrediscono lentamente e comunque non al passo con le diagnosi. Siamo arrivati al punto di essere in grado di conoscere il verificarsi di alcune malattie negli anni avvenire, senza però sapere come intervenire"
Ahimè quanta verità....
Però è anche vero che dei farmaci esistono già, anche se vanno presi al primissimo stadio della malattia.
Le ricerche si stanno facendo, quindi può darsi che chi saprà che in età avanzata potrà sviluppare la malattia, magari potrà curarsi molti anni prima di svilupparla
 

lucyda87

Giardinauta Senior
Si certo ma i farmaci cosí come la riabilitazione servono solo a rallenare un minimo il decorso. Le malattie neurodegenerative allo stato attuale non hanno cure...
 

garofano

Maestro Giardinauta
Si certo ma i farmaci cosí come la riabilitazione servono solo a rallenare un minimo il decorso. Le malattie neurodegenerative allo stato attuale non hanno cure...
Purtroppo è vero,almeno sul fronte della medicina ufficiale.E neanche,comunque, sul fronte delle medicine non convenzionali c'è nulla di nuovo; questa parentesi del discorso, da me aperta soplo per amore di completezza, come lo aperta,mi sbrigo a chiuderla onde evitare polemiche.
Si parla di terapie enzimatiche, di terapie cellulari che servono a rallentare il decorso della malttia.
Sembra che una certa influenza sulla malattia sia giocata dall'alluminio,presente in molti alimenti e,ahimè in tanti contenitori.Ad esempio, è sconsigliato dalle stesse case produttrici di cucinare alimenti acidi (per esempio il pomodoro dentro le spasette di alluminio, perchè possono avvenire reazioni chimiche non buone.
Personalmente,se devo usare quelle spasette,le fodero con generosi strati di carta da forno, e ,comunque, non ci cuocio mai cose con limone o pomodoro;altra cosa che faccio è limitare l'uso dello scatolame e, appena utilizzo un alimento, quello che avanza lo travaso in recipienti di vetro o ceramica.
Purtroppo sono sensibilizzata all'argomento perchè ho avuto mia nonna paterna che è stata colpita dall'Altzheimer dopo la morte di mio nonno.E' stato un dolore per me vedere la progressiva decadenza di una donna molto in gamba, perdere a poco a poco la memoria,al punto che usciva di casa e si perdeva nel quartiere (per fortuna la gente la conosceva e ...la riportava all'ovile).
L'ho vista un giorno,inun momento di lucidità, dire chiaramente che si sarebbe buttata di sotto dalla finestra,perchè non ce la faceva più:io la sgridai amorosamente e lei sorridendo ,smise di dirlo.Ma non so se smise di pensarlo .
Ho questo dubbio da tanto tempo e vi spiego perchè.
Mia nonna stava con noi e, nel complesso stava bene, era molto amata e seguita, anche se con un certo patema da parte nostra,perchè ne combinava qualcuna delle sue,tipo,lasciare il gas aperto, scordarsi appunto la strada di casa, avere crisi di collera perchè pensava che la stessimo affamando (perchè non si ricordava di avere già mangiato),ecc.ecc.
Mia nonna usciva con noi, anche se per noi era un bell'impegno sorvegliarla discretamente affinchè non si cacciasse in qualche guaio come i ragazzini.
I miei,non più giovanissimi,cominciarono a risentire fisicamente dell'impegno,e chiesero a mia zia,la sorella di mio padre , che abita in altra città,di ospitarla un mese, giusto il tempo di riprenderci un attimo.
Mia nonna partì, e tutti noi ,subito, ci pentimmo della cosa ,avemmo un presentimento non buono che fu presto confermato.
Mia nonna ,che aveva la malattia ma non era stupida ,sentì che lì non era ben accetta e comincio',nel giro di pochissimo, a dare segni di squilibrio.Mio padre disse "veniamo a prenderla subito", ma mia zia penso' bene di ricoverarla subito in Istituto,senza consultare nessuno.
Mia nonna decise di non mangiare, e mangiava solo dietro le insistenze di mia mamma.Era ritornata bambina.
Infine, una notte, sembra che, camminando al buio, sia finita di sotto per le scale. Si fratturo' e in poco tempo morì.Conosco mia nonna, non era una che,malgrado l'età, perdeva facilmente l'equilibrio....
Ogni volta che ci penso mi viene un nodo in gola.Mia nonna è morta nel '92,e ancora adesso mi manca tanto
 
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