Foreste bonsai (2)
Se si desidera «avvicinare» l'osservatore si disporranno davanti e piantine più piccole ed esili e dietro avendo sempre cura di sfasarle in modo che non si coprano a vicenda, le più grosse.
Se, al contrario, ciò che si ricerca e una prospettiva lunga, che dia il senso della lontananza, si farà l'esatto contrario. Si sistemeranno cioè in primo piano le piante più grosse e via via, in ordine decrescente di grandezza, le più esili.
Fate in modo che vi sia per l'occhio una linea di fuga: un punto cioè clave lo sguardo venga naturalmente condotto dall'armonia delle linee prospettiche tracciate dalla disposizione dei fusti e delle chiome.
In questo punto non necessariamente dovete piazzare qualcosa: il vuoto e un soggetto come un altro, anzi, migliore di molti altri, proprio per la sua attitudine ad essere colmato con la fantasia. Se le linee prospettiche condurranno verso uno spazio intenzionalmente lasciato libero, l'effetto potrebbe essere un senso di attesa, di momentanea assenza, di vita sospesa. L'immaginazione rifugge dal considerare le cose per come appaiono puramente e semplicemente, ma ne coglie il carattere evocativo.
Se, al contrario, si volesse completare il quadro, nel punto di fuga si dovrà sistemare il più sparuto dei soggetti a disposizione, che diviene curiosamente l'autentico centro di interesse dell'insieme.
Ciò da, secondo me, una precisa sensazione di solitudine: non vi è qui nulla da attendere, ma ogni cosa ha un proprio immutabile posto. La figurina esile sul fondo appare isolata, distante, stranamente autunnale.
Ovviamente queste non sono che considerazioni personali. D'altro canto il loro scopo è quello di sottolineare come una variazione apparentemente insignificante del quadro generale possa cambiare
radicalmente lo spirito, il carattere della composizione.
Non accontentatevi perciò di riprodurre più o meno fedelmente una scena o un paesaggio, ma inseguite l'impressione che volete fissare. Cambiate la disposizione finché non vi accorgerete che, guardando, provate un'indefinibile, sottile emozione. Allora saprete di aver concluso la fase forse più gratificante di questo lavoro. Il resto e semplice manutenzione.
Vale la pena di accennare soltanto alla necessita di non mescolare mai i piani prospettici. La confusione da un vago senso di vertigine, quasi di nausea.
Quando avrete fissato definitivamente la posizione di ogni soggetto, potrete cominciare a ridurre i rami esuberanti, e ad eliminare quelli inutili.
Fino a che le piantine non si saranno ben fissate nel terreno siate estremamente cauti negli interventi e nelle innaffiature. Data la particolare conformazione degli apparati radicali dei soggetti da composizione a foresta o boschetto, che come si e detto pescano pochissimo in profondità, ma sono più che altro sviluppati in larghezza, dovranno presumibilmente passate un paio di mesi prima che il contenitore possa essere maneggiato ed esposto senza pericolo.
Il terreno adatto alle foreste bonsai e naturalmente lo stesso che si userebbe nena coltivazione di un esemplare singolo della stessa specie. Più problematica potrebbe essere la scelta ove si accostassero specie diverse, con esigenze non perfettamente compatibili. In linea di massima, perciò, assicuratevi che esista questa omogeneità prima di iniziare qualunque composizione.
La stagione adatta per le operazioni di trapianto e rinvaso e la stessa del comune bonsai singolo: in autunno, a vegetazione ferma e poco prima del risveglio primaverile.
Ponete particolare attenzione nena cura delle radici, che vanno costantemente tenute sotto. controllo. In un vaso cosi poco profondo si deve assolutamente evitare ogni crescita disordinata.
Come si può immaginare, è meglio muoversi partendo da un progetto di massima che, seppure modificabile durante la realizzazione, faccia da base per il lavoro. Fermo restando quanto si è detto a proposito della necessità del tocco personale, che non può mai mancare in ogni composizione che si rispetti, e che di solito non viene progettato, ma nasce da quella che si potrebbe definire un'ispirazione del momento, si possono tuttavia tracciare le direttive di massima e le soluzioni possibili già sulla carta.
Tali soluzioni sono in qualche modo canonizzate dalla tradizione estetica, che dal canto suo le ha mutuate dalla diretta osservazione del mondo naturale:
- Sano innanzitutto da evitare le simmetrie troppo spinte, che falsano l'effetto dell'insieme.
- I soggetti principali devano godere di proprie aree di influenza entro le quali gravitano i soggetti minori, in posizione di subordine, secondo un'idea che richiama il concetto di «branco»: unita e gerarchia.
- I soggetti principali vengono solitamente collocati ai vertici di altrettanti triangoli il più possibile irregolari.
- Il terreno all'interno del vaso viene talvolta sistemato a simulare una collinetta sulla cui sommità viene posta il soggetto principale.
- Si deve cercare di rendere il paesaggio il più movimentato possibile, alternando gli spazi alle piantine con gusto e fantasia.
Dopo aver studiato le caratteristiche e la «personalità» dei soggetti che impiegherete, stendete il progetto, che consisterà in una pianta della scena vista dall'alto e in uno schizzo della veduta frontale.
La preparazione del contenitore - molto basso, ovale o rettangolare - ripete la tecnica consueta: reticella fitta o coccio sul foro di drenaggio e terriccio a strati di diversa finezza, la cui composizione risponda alle esigenze della specie prescelta.
Se avrete acquistato le pianticelle in vaso, o nei loro contenitori provvisori, in plastica, liberatele osservando le precauzioni necessarie per non danneggiare le radici: se non avete la pazienza di aspettare che la terra, non innaffiata per un paio di giorni, seccandosi, si restringa, rompete il vaso con un paio di martellate, se e in coccio, oppure tagliatelo con delle cesoie da giardiniere, se e in plastica.
Dopo aver estratto le piantine, scrollatele dolcemente per eliminare la terra in eccesso, quindi pettinate le radici con un rastrellino a denti larghi, o con un forchettone, per districarle, e valutare lo sviluppo.
A questo punto tagliate le radici troppo lunghe e il fittone centrale con un taglio netto ed obliquo,
che eventualmente potrete medicare con una goccia dell'apposito prodotto, e piegatele per adattarle al poco spazio offerto dal vaso.
Quando le piantine saranno state casi preparate, potrete procedere a ridurre la parte aerea, limitandovi pero ad eliminare o ridurre quei rami che andrebbero comunque amputati.
Sistemate le piantine cominciando dalla più grande e proseguendo via via con gli esemplari minori. Con un bastoncino pressate delicatamente la terra attorno alle radici: se il terriccio sarà ben asciutto si sgretolerà facilmente andando a colmare le cavità e adattandosi alla piantina.
Può darsi, e anzi la regala, che le piantine non vogliano stare al loro posta nel vaso. Troppa poca terra le trattiene e in questa fase iniziale e quanta mai necessario che non soffrano spostamenti bruschi per potersi «aggrappare» producendo nuove radichette.
A volte sarà sufficiente inumidire il terreno per renderlo più compatto intorno alle radici, sempreché non si muova poi il vaso troppo rudemente, oppure trattenere al loro posta le piantine sistemando intorno alla base del tronco delle piccole zolle di muschio umido.
Nei casi più difficili, es se possono essere trattenute sul fondo del vaso con fili che si faranno poi
uscire dai fati di drenaggio: legandoli a un pezzetto di legno e torcendoli, dopa averli assicurati ai
tronchi delle piantine, si raggiungerà la tensione necessaria a fissarle al suolo.
Procurate di usare un filo che non tagli la corteccia, meglio ancora una sottile fettuccia. Il punto in cui farete la legatura al tronco deve emergere dal terreno, in modo che quando queste imbragature avranno assolto al loro compito potrete eliminarle semplicemente recidendole e sfilandole delicatamente dai fati sul fondo.
Un po' più brutto a vedersi, ma altrettanto funzionale, e assicurare le piantine tra loro mediante un unico filo che poi si farà passare oltre i bordi del vaso, all'esterno, legandovelo sotto.
Dopo aver compiuto la sistemazione, innaffiate abbondantemente il terreno, fino a che l'acqua esca dai fori di drenaggio. Meglio ancora sarebbe immergere completamente il vaso in acqua per una ventina di minuti. Tenetelo poi al riparo dal vento e dalla luce diretta del sole per tutto il tempo necessario all'attecchimento.
Quando, dopo un mese o due sarete certi che le piantine si sano riprese senza soffrire strascichi potrete cominciare gli interventi sulle chiome e sui singoli rami. Se siete sicuri della definitiva posizione di ogni soggetto potrete potare o cominciare ad educare col filo i rami che crescono disordinatamente.
Cercate di tenere abbastanza libere e areate le chiome verso l'interno, senza aver timo re di impoverire troppo i singoli alberelli, ma avendo presente piuttosto il quadro di insieme: l'equilibrio del tutto può passare necessariamente attraverso lo squilibrio di alcune sue parti.
Dopo due o tre anni l'aspetto della forestina si sarà consolidato. Probabilmente nel corso del tempo si renderà necessario sostituire quei soggetti che fossero deperiti, o morti, o comunque avessero tradito le aspettative, oltre ai normali interventi diretti a mantenere adeguato lo sviluppo delle radici.
A ogni rinvaso si aggiungerà un poco di terra fresca. Circa l'uso dei fertilizzanti, non commettete l'errore di moltiplicare la concentrazione delle soluzioni nutritive per il numero dei soggetti da trattare: otterreste l'effetto di bruciarli tutti. Piuttosto aumentate proporzionalmente la frequenza delle somministrazioni.
Tratto dal libro "Bonsai e giardini in miniatura - di Roberto Cecchini"
Manuali pratici – casa editrice MEB – Gruppo editoriale Muzzio