• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

Regalino...

SantoVip

Giardinauta
...e ora??? :fifone2:

DSCN5521.jpg

Sono aceri? Posso lasciarli in quel vaso anche se escono le radici? Possono stare dentro o hanno bisogno del sole diretto? Aiutatemi per favore! Grazie
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Ciao,

si a me sembrano proprio aceri acer saccharinum, una specie forte, resistente e vitale, ma che in quel vasetto diventa un po' delicato.
Secondo me quindi, nonostante gli aceri perlomeno in quasi tutta Italia vivono benissimo in qualsiasi condizione, eviterei di tenerli ad arrostire al sole.
Non lo dico per la pianta, in sè resistente, ma per le riserve d'acqua che in quel vasetto si esaurirebbero in meno di un'ora.

Tienili però all'aperto, con tanta luce ed aria, se puoi il vaso poggialo sull'erba anziché su qualcosa che scalda come asfalto, cemento, terracotta o gres.

Dovrebbero darti delle foglie di un giallo molto acceso in autunno.
Ho anch'io un boschetto d'acer saccharinum, ma non disposti così bene, immersi in un orrendo vaso alto e rettangolare.
Complimenti per la scelta.

Per il problema delle radici devi prepararti ad un rinvaso, perché altrimenti le piante soffocherebbero.
Questo non è il periodo ideale per eseguirlo e se si è costretti lo si fa in modo transitorio, con un "falso rinvaso" ovvero trasferendo tutta la zolla intera (senza romperla insomma) in un vaso più capiente, dove si deve aver scelto un terriccio adeguato.
Questo permette di rimandare alla fine del prossimo inverno il rinvaso vero e proprio.
C'è però da dire che nel caso di un boschetto, non abbiamo di fronte semplicemente delle piantine in vaso, ma probabilmente esse sono ancorate al fondo del vaso dove le radici si saranno ormai attorciliate le une alle altre.

Penso che se fosse così, andrebbe sacrificato il vaso, ma col rischio che il sacrificio sia anche di qualche pianta.
In questo caso sarebbe decisamente meglio attendere il periodo giusto, per poter dipanare il groviglio sotterraneo e agire con un clima fresco (o freddo) che alle piante farà senz'altro meno male.

Diversamente invece, un "falso rinvaso" sarebbe in teoria possibile: verifica se tutto il "malloppo" fuoriesce con pochissima forza dal vaso e se è così sarà in tutti i casi più semplice.
In tutti i casi dovresti provvedere ad un adeguato ancoraggio delle tue piante, con una disposizione che sarà un nuovo progetto, oppure un semplice allargamento del progetto originale.
 
Ultima modifica:

SantoVip

Giardinauta
Grazie mille! Mi è stato regalato ieri sera da un mio amico che non vedevo da tempo che sa della mia passione per le piante. Ma magari mi ha sopravvalutato. :D Sono rimasto senza parole!
Seguirò tutti i tuoi buoni consigli. Ma li dovrei potare un po'? E se li mettessi in un vaso più grande?
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Rettifica

Pensandoci un po' su, credo che il fissaggio per tutte quelle piantine sia obbligatorio, ma credo anche che non sia praticamente possibile preparare i convenzionali fissaggi per un boschetto.
Credo quindi che si siano limitati al classico fissaggio agli appositi fori sul fondo del vasetto.
 

mattialecce

Aspirante Giardinauta
altro che regalINO :eek: è un regalone, stupendo, boschetto di aceri
meraviglioso :hands13:

se opti per eliminare qualche piantina come detto da Green sarei felice di averne una :lol:
 
Ultima modifica:

Greenray

Esperto di Bonsai
Rettifica

Non dicevo di eliminarla, ma che se fossero fissate con dei fili metallici incollate al fondo del vaso, il groviglio da dipanare, formato di radici fitte, intrecciate e fili metallici, tutto sigillato dal terriccio, sarebbe improbabile salvarle tutte nel corso di un rinvaso.
 

francobet

Moderatore Sez. Bonsai
Membro dello Staff
non rinvasare ora assolutamente e, ovviamente, fuori.
pota le cacciate lunghe, prima che ti diventi troppo alto.
non preoccuparti, ributta come un pazzo.
 

francobet

Moderatore Sez. Bonsai
Membro dello Staff
dove potare?
se le mattonelle sul retro sono un 20x20, taglia sotto alla 3° fila di mattonelle, e cioè a 50-55 cm di altezza.
 

SantoVip

Giardinauta
Grazie a tutti per l'interesse! Prima di leggere i vostri commenti stamattina l'ho potato un po'. Fortunatamente ho fatto come mi hai scritto tu, francobet! Forse ho lasciato qualche alberello più lungo. L'ho fatto per dare un effetto naturale e non "a palla". Ho fatto bene oppure meglio tagliare ancora un po? Ho molta paura che mi muoia. Va bene vaporizzare dell'acqua sulla terra? Dovrò farlo ogni giorno visto che il vaso è piccolo e col caldo si asciugherebbe tutto in poche ore?
Scusate tutte queste domande che potrebbero sembrarvi banali ma non ho avuto mai un bel rapporto con i bonsai. :lol:

DSCN5527.jpg
 

Greenray

Esperto di Bonsai
STRArettifica

Guardando la seconda fotografia, mi sono accorto di un particolare che nella prima foto (chissà perché?) non avevo notato.

Mi sembra proprio che le foglie dei tuoi aceri siano a tre lobi.
Questo significa che si tratta non di comunissimi acer saccharinum come t'avevo scritto, ma di acer beurgerianum (acero tridente) oppure di acer monspessulanum (acero minore).
Nel primo caso (più verosimile) si tratterebbe di un acero orientale, mentre nel secondo di un acero non proprio raro ma quasi, di cui non si parla ancora di rischio estinzione, ma poco ci manca.

In entrambi i casi il pregio del dono che hai ricevuto è ancor maggiore di quello inizialmente stimato.

http://forum.giardinaggio.it/bonsai...ridente-acer-monspessulanum-beurgerianum.html
 
Ultima modifica:

SantoVip

Giardinauta
Greenray eccoti qui due foto che potrebbero chiarire la situazione. So solo che il mio amico ha acquistato la piante da Leroy Merlin.

DSCN5529.jpg DSCN5528.jpg
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Grazie, queste si che sono foto utili.
Permettono a me di confermare che si tratta di acer beurgerianum, e permetteranno ai più esperti di essere ancora più precisi, oppure di correggermi se ho sbagliato.
Come osserverai si tratta di foglie a tre lobi (alcune possono fare eccezione ed essere a cinque) e questo è un fatto davvero poco frequente negli aceri, infatti non sono molti a discostarsi dalla "manina", cioè la foglia a cinque lobi.

Rimane in ogni caso il fatto che sono piante stupende e che il colore che assumeranno questo autunno, sarà uno spettacolo che forse l'amico che ti ha fatto quel regalo avrà piacere vedere, come noi del resto.
L'unico neo è che crescono lentamente, ma nel tuo caso, visto che sono già cresciute abbastanza e che si tratta di un boschetto, la crescita lenta direi che è un fatto positivo.

Ciao
 

aurex

Esperto di Bonsai
a me sembra un bergeriano...o no?.....cmq io darei un pò di triangolarità potando lungo le strisce rosse ..per intenderci...


DSCN5527.jpg

per il resto mi sembra che sia in ottima salute....e non vaporizzare le foglie...:Saluto:
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Foreste bonsai (1)

No, non sono d'accordo con Aurex.
Trattandosi di un boschetto si dovrebbe assumere una prospettiva molto diversa da quella di chi osserva una singola pianta.
Si deve curare di evitare eccessiva regolarità e simmetria.
Si deve mantenere almeno qualche pianta anteriore più alta di quelle posteriori proprio per simulare l'effetto che avrebbe la prospettiva, cioè quello di farci apparire le piante in primo piano più grandi di quelle lontane.
Ma forse sarebbe più utile delle mie opinioni, il testo che me le ha fatte nascere:

Foreste Bonsai

In questo tipo di composizione un certo numero di piante viene sistemato per ricreare l'illusione di una certa situazione ambientale: una radura nel bosco, il fitto di una foresta, una macchia di alberi su un terreno roccioso.

Si possono ricreare una infinità di «vedute» il cui potere suggestivo dipende dalla scelta delle piante, dalla loro disposizione, dal gusto con cui si saranno composti gli elementi.
Il gusto e il piacere della composizione giocano qui un ruolo determinante: non basta mettere qualche pianta disposta a casaccio in un contenitore per avere una composizione bonsai, né d'altra parte e possibile indicare regole precise seguendo le quali si possa raggiungere il risultato voluto. Infiniti sono del resto gli effetti che si possono creare, gli stati d'animo, oltre che l'aspetto della foresta.

Seizan Ito, membro dell'Osaka Bonsai Club, professionista apprezzato in questo campo, ha osservato giustamente che ammirando una buona composizione bonsai si dovrebbe quasi percepire il canto degli uccelli tra i rami o il suono di un ruscello.

Questa poetica spiegazione dello spirito che deve animare un boschetto bonsai chiarisce anche la ragione per cui, se si escludono talune regale prospettiche, l' arte della composizione di più soggetti bonsai e la più libera e informale.
Queste composizioni in qualche modo rispecchiano l'amore per la natura, la sensibilità verso le cose, la delicatezza con cui l'autore affronta questo compito di demiurgo casalingo, piccola divinità di un mondo apparente e nello stesso tempo reale.
Ci spiega in parte perché se ne vedano relativamente poche: più o meno consciamente le responsabilità sono qualcosa che tutti sfuggono, se appena possono, e la «foresta» bonsai è certamente, per quanto in un modo non subito evidente, una responsabilità.
L'altra ragione, molto più prosaica, può essere ricercata nel costo dell'esperimento - se si decide di partire da soggetti che, non proprio adulti, abbiano però caratteri già consolidati - o nei lunghi anni che potrebbero passare, tra correzioni, sostituzioni e adattamenti, ove si decidesse invece di seguire la via meno rapida delle piantine allevate da piccolissime.
Se per caso avete l'opportunità di rivolgervi a qualche negozio specializzato della vostra città e intendete acquistare esemplari già formati non commettete l'errore di scegliere tra i «campioni» che il negoziante vi offrirà: i bonsai perfettamente formati e senza difetti sono di per se stessi una rarità, che si paga cara. D'altro canto gli esemplari di rango minore, più a buon mercato, hanno purtuttavia una propria individualità, che li rende adattissimi a far parte di una composizione a foresta.


Così come adattissimi possono essere dei soggetti ancora troppo giovani per date buona mostra di sé isolati, che perciò vengono venduti a buon prezzo. In linea generale, il boschetto bonsai non necessita di soggetti con ramatura perfettamente equilibrata, anzi: anche in natura la vicinanza costringe gli alberi ad uno sviluppo irregolare e a tutti sarà capitato di notare come le chiome che si intersecano siano più povere di quelle che vegetano libere.
Vanno perciò benissimo quei bonsai malamente formati, con rami più sviluppati in un senso, purché con tronco diritto e privo di difetti, che qualunque negoziante sarà ben felice di vendere a buon prezzo.
In ogni modo, col tempo sarebbe comunque necessario intervenire a «chiarificare» l'interno del boschetto.
Uno dei vantaggi della composizione a foresta bonsai e senza dubbio questo: partendo da un progetto ben studiato, tenendo presente l'aspetto e la qualità del materiale che si ha sottomano, è possibile comporle in un giorno ciò che nel caso di bonsai singoli richiederebbe anni di paziente lavoro.
Le caratteristiche richieste alle piantine che andranno a comporle la foresta bonsai non sono molte: preferibilmente esse dovrebbero essere state prodotte per talea dalla stessa pianta madre. Le piantine così sistemate ripetono fedelmente i caratteri del soggetto da cui provengono, creando una piacevole impressione di omogeneità nella composizione.
In secondo luogo e bene scegliere piante che abbiano radicato principalmente in senso orizzontale.

Il vaso bonsai adatto alla composizione di questo genere e infatti relativamente poco profondo, il che contribuisce a creare l'impressione di trovarsi di fronte alberi svettanti, perciò le radici dei bonsai devano essere tali da poter venire comodamente contenute in uno spazio angusto. Le piante giovanissime non danno particolari problemi, dato che l'apparato radicale non e ancora divenuto troppo rigido, ma le più vecchie hanno bisogno, per poter essere utilizzate, di un lungo periodo di educazione correttiva che favorisca le radici orizzontali a scapito di quelle verticali.
Costituisce una finezza la scelta di piante in cui spicchi il contrasto di colore tra i nuovi germogli, più chiari, e la vegetazione più vecchia. La maggior parte dei sempreverdi ha questa caratteristica, che crea splendidi effetti cromatici nella stagione del risveglio.
Tra i sempreverdi, adattissimi la cryptomeria, il ginepro, il cipresso, il pino; tra le decidue i faggi, le zelkove, i carpini, gli aceri, gli olmi, i frassini.
Come si è accennato, è preferibile scegliere un'unica specie a comporle la foresta. Quand'anche si volessero impiegare piante diverse, si abbia cura di far apparire una specie come dominante, della quale l'altra, o le altre, non siano che contorno.
C'è, naturalmente, una ragione valida per una tale impostazione: col passare degli anni infatti diventerebbe sempre più difficile mantenere l'armonia tra piante che - di specie diversa – crescono ovviamente in modo diverso, finché l'equilibrio ad un certo punto cederebbe al disordine di quello che potrebbe apparire un proliferare scomposto.
Scegliete perciò soggetti che siano facilmente armonizzabili in futuro: col passare degli anni tenderanno anche naturalmente ad adattarsi tra loro, formando un insieme dotato di una propria individualità.
Il numero dei soggetti impiegati varia in funzione dell'effetto che si vuole ottenere. Per un boschetto o una macchia saranno sufficienti pochi alberelli. Decidete preferibilmente per un numero dispari: crea meno problemi di disposizione, dato che non si corre il rischio di formare noiosi filari, con gli alberi appaiati su due o più piani.
Ogni albero deve offrirsi alla vista da tutti i lati, il che rende delicata la scelta della posizione; l'angola visuale ottimale e all'altezza dell'occhio dell'osservatore, di fronte al vaso. Ciò non toglie che siano da evitare quelle dislocazioni che, al minimo cambiamento di posizione, 'perdono armonia ed eleganza.
Ciò e tanto più veto quando, anziché limitarsi a pochi soggetti, si voglia creare l'illusione del fitto di una foresta, impiegando una quantità di piantine.
In questo caso diventa importante anche la linea dei tronchi che deve essere il più possibile diritta e slanciata, mentre l'insieme delle chiome seguirà una struttura grosso modo triangolare.
Le regole prospettiche che e necessario seguire nena disposizione dei bonsai sono abbastanza semplici ma rigorose. Di solito si dispone di soggetti di differente sviluppo, e ciò e un bene, perché solo grazie a queste differenze si potrà sfuggire alla monotonia di una piantagione senza dimensioni.
(segue)
 
Ultima modifica:

Greenray

Esperto di Bonsai
Foreste bonsai (2)

Se si desidera «avvicinare» l'osservatore si disporranno davanti e piantine più piccole ed esili e dietro avendo sempre cura di sfasarle in modo che non si coprano a vicenda, le più grosse.
Se, al contrario, ciò che si ricerca e una prospettiva lunga, che dia il senso della lontananza, si farà l'esatto contrario. Si sistemeranno cioè in primo piano le piante più grosse e via via, in ordine decrescente di grandezza, le più esili.
Fate in modo che vi sia per l'occhio una linea di fuga: un punto cioè clave lo sguardo venga naturalmente condotto dall'armonia delle linee prospettiche tracciate dalla disposizione dei fusti e delle chiome.
In questo punto non necessariamente dovete piazzare qualcosa: il vuoto e un soggetto come un altro, anzi, migliore di molti altri, proprio per la sua attitudine ad essere colmato con la fantasia. Se le linee prospettiche condurranno verso uno spazio intenzionalmente lasciato libero, l'effetto potrebbe essere un senso di attesa, di momentanea assenza, di vita sospesa. L'immaginazione rifugge dal considerare le cose per come appaiono puramente e semplicemente, ma ne coglie il carattere evocativo.
Se, al contrario, si volesse completare il quadro, nel punto di fuga si dovrà sistemare il più sparuto dei soggetti a disposizione, che diviene curiosamente l'autentico centro di interesse dell'insieme.
Ciò da, secondo me, una precisa sensazione di solitudine: non vi è qui nulla da attendere, ma ogni cosa ha un proprio immutabile posto. La figurina esile sul fondo appare isolata, distante, stranamente autunnale.
Ovviamente queste non sono che considerazioni personali. D'altro canto il loro scopo è quello di sottolineare come una variazione apparentemente insignificante del quadro generale possa cambiare
radicalmente lo spirito, il carattere della composizione.
Non accontentatevi perciò di riprodurre più o meno fedelmente una scena o un paesaggio, ma inseguite l'impressione che volete fissare. Cambiate la disposizione finché non vi accorgerete che, guardando, provate un'indefinibile, sottile emozione. Allora saprete di aver concluso la fase forse più gratificante di questo lavoro. Il resto e semplice manutenzione.
Vale la pena di accennare soltanto alla necessita di non mescolare mai i piani prospettici. La confusione da un vago senso di vertigine, quasi di nausea.
Quando avrete fissato definitivamente la posizione di ogni soggetto, potrete cominciare a ridurre i rami esuberanti, e ad eliminare quelli inutili.
Fino a che le piantine non si saranno ben fissate nel terreno siate estremamente cauti negli interventi e nelle innaffiature. Data la particolare conformazione degli apparati radicali dei soggetti da composizione a foresta o boschetto, che come si e detto pescano pochissimo in profondità, ma sono più che altro sviluppati in larghezza, dovranno presumibilmente passate un paio di mesi prima che il contenitore possa essere maneggiato ed esposto senza pericolo.
Il terreno adatto alle foreste bonsai e naturalmente lo stesso che si userebbe nena coltivazione di un esemplare singolo della stessa specie. Più problematica potrebbe essere la scelta ove si accostassero specie diverse, con esigenze non perfettamente compatibili. In linea di massima, perciò, assicuratevi che esista questa omogeneità prima di iniziare qualunque composizione.

La stagione adatta per le operazioni di trapianto e rinvaso e la stessa del comune bonsai singolo: in autunno, a vegetazione ferma e poco prima del risveglio primaverile.
Ponete particolare attenzione nena cura delle radici, che vanno costantemente tenute sotto. controllo. In un vaso cosi poco profondo si deve assolutamente evitare ogni crescita disordinata.
Come si può immaginare, è meglio muoversi partendo da un progetto di massima che, seppure modificabile durante la realizzazione, faccia da base per il lavoro. Fermo restando quanto si è detto a proposito della necessità del tocco personale, che non può mai mancare in ogni composizione che si rispetti, e che di solito non viene progettato, ma nasce da quella che si potrebbe definire un'ispirazione del momento, si possono tuttavia tracciare le direttive di massima e le soluzioni possibili già sulla carta.
Tali soluzioni sono in qualche modo canonizzate dalla tradizione estetica, che dal canto suo le ha mutuate dalla diretta osservazione del mondo naturale:

  1. Sano innanzitutto da evitare le simmetrie troppo spinte, che falsano l'effetto dell'insieme.
  2. I soggetti principali devano godere di proprie aree di influenza entro le quali gravitano i soggetti minori, in posizione di subordine, secondo un'idea che richiama il concetto di «branco»: unita e gerarchia.
  3. I soggetti principali vengono solitamente collocati ai vertici di altrettanti triangoli il più possibile irregolari.
  4. Il terreno all'interno del vaso viene talvolta sistemato a simulare una collinetta sulla cui sommità viene posta il soggetto principale.
  5. Si deve cercare di rendere il paesaggio il più movimentato possibile, alternando gli spazi alle piantine con gusto e fantasia.
Dopo aver studiato le caratteristiche e la «personalità» dei soggetti che impiegherete, stendete il progetto, che consisterà in una pianta della scena vista dall'alto e in uno schizzo della veduta frontale.
La preparazione del contenitore - molto basso, ovale o rettangolare - ripete la tecnica consueta: reticella fitta o coccio sul foro di drenaggio e terriccio a strati di diversa finezza, la cui composizione risponda alle esigenze della specie prescelta.
Se avrete acquistato le pianticelle in vaso, o nei loro contenitori provvisori, in plastica, liberatele osservando le precauzioni necessarie per non danneggiare le radici: se non avete la pazienza di aspettare che la terra, non innaffiata per un paio di giorni, seccandosi, si restringa, rompete il vaso con un paio di martellate, se e in coccio, oppure tagliatelo con delle cesoie da giardiniere, se e in plastica.
Dopo aver estratto le piantine, scrollatele dolcemente per eliminare la terra in eccesso, quindi pettinate le radici con un rastrellino a denti larghi, o con un forchettone, per districarle, e valutare lo sviluppo.
A questo punto tagliate le radici troppo lunghe e il fittone centrale con un taglio netto ed obliquo,
che eventualmente potrete medicare con una goccia dell'apposito prodotto, e piegatele per adattarle al poco spazio offerto dal vaso.
Quando le piantine saranno state casi preparate, potrete procedere a ridurre la parte aerea, limitandovi pero ad eliminare o ridurre quei rami che andrebbero comunque amputati.
Sistemate le piantine cominciando dalla più grande e proseguendo via via con gli esemplari minori. Con un bastoncino pressate delicatamente la terra attorno alle radici: se il terriccio sarà ben asciutto si sgretolerà facilmente andando a colmare le cavità e adattandosi alla piantina.
Può darsi, e anzi la regala, che le piantine non vogliano stare al loro posta nel vaso. Troppa poca terra le trattiene e in questa fase iniziale e quanta mai necessario che non soffrano spostamenti bruschi per potersi «aggrappare» producendo nuove radichette.
A volte sarà sufficiente inumidire il terreno per renderlo più compatto intorno alle radici, sempreché non si muova poi il vaso troppo rudemente, oppure trattenere al loro posta le piantine sistemando intorno alla base del tronco delle piccole zolle di muschio umido.
Nei casi più difficili, es se possono essere trattenute sul fondo del vaso con fili che si faranno poi
uscire dai fati di drenaggio: legandoli a un pezzetto di legno e torcendoli, dopa averli assicurati ai
tronchi delle piantine, si raggiungerà la tensione necessaria a fissarle al suolo.
Procurate di usare un filo che non tagli la corteccia, meglio ancora una sottile fettuccia. Il punto in cui farete la legatura al tronco deve emergere dal terreno, in modo che quando queste imbragature avranno assolto al loro compito potrete eliminarle semplicemente recidendole e sfilandole delicatamente dai fati sul fondo.
Un po' più brutto a vedersi, ma altrettanto funzionale, e assicurare le piantine tra loro mediante un unico filo che poi si farà passare oltre i bordi del vaso, all'esterno, legandovelo sotto.
Dopo aver compiuto la sistemazione, innaffiate abbondantemente il terreno, fino a che l'acqua esca dai fori di drenaggio. Meglio ancora sarebbe immergere completamente il vaso in acqua per una ventina di minuti. Tenetelo poi al riparo dal vento e dalla luce diretta del sole per tutto il tempo necessario all'attecchimento.
Quando, dopo un mese o due sarete certi che le piantine si sano riprese senza soffrire strascichi potrete cominciare gli interventi sulle chiome e sui singoli rami. Se siete sicuri della definitiva posizione di ogni soggetto potrete potare o cominciare ad educare col filo i rami che crescono disordinatamente.
Cercate di tenere abbastanza libere e areate le chiome verso l'interno, senza aver timo re di impoverire troppo i singoli alberelli, ma avendo presente piuttosto il quadro di insieme: l'equilibrio del tutto può passare necessariamente attraverso lo squilibrio di alcune sue parti.
Dopo due o tre anni l'aspetto della forestina si sarà consolidato. Probabilmente nel corso del tempo si renderà necessario sostituire quei soggetti che fossero deperiti, o morti, o comunque avessero tradito le aspettative, oltre ai normali interventi diretti a mantenere adeguato lo sviluppo delle radici.
A ogni rinvaso si aggiungerà un poco di terra fresca. Circa l'uso dei fertilizzanti, non commettete l'errore di moltiplicare la concentrazione delle soluzioni nutritive per il numero dei soggetti da trattare: otterreste l'effetto di bruciarli tutti. Piuttosto aumentate proporzionalmente la frequenza delle somministrazioni.

Tratto dal libro "Bonsai e giardini in miniatura - di Roberto Cecchini"
Manuali pratici – casa editrice MEB – Gruppo editoriale Muzzio
 
Ultima modifica:

aurex

Esperto di Bonsai
lettura interessante...hai per caso il file di o hai pazientemente riportato quanto scritto nel manuale?
premettendo di non essere un esperto di estetica e di stili...tale risposta deriva da tantissime letture in materia....nonchè dall'osservazione di tante immagini presenti in rete come queste :
http://www.google.it/search?hl=it&x...&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi

e devo dire che anche nel tuo manuale si suggerisce di non seguire degli schemi fissi..ma di dare cmq di creare una certa prospettiva ...partendo cmq da una triangolarità dell'insieme....

  1. Sano innanzitutto da evitare le simmetrie troppo spinte, che falsano l'effetto dell'insieme.
  2. I soggetti principali devano godere di proprie aree di influenza entro le quali gravitano i soggetti minori, in posizione di subordine, secondo un'idea che richiama il concetto di «branco»: unita e gerarchia.
  3. I soggetti principali vengono solitamente collocati ai vertici di altrettanti triangoli il più possibile irregolari.
  4. Il terreno all'interno del vaso viene talvolta sistemato a simulare una collinetta sulla cui sommità viene posta il soggetto principale.
...correggimi se sbaglio ....:Saluto:
 

Greenray

Esperto di Bonsai
La mia interpretazione è che la "triangolarità" di cui si parla, è la vista in pianta dell'area su cui disporre il boschetto, quindi non la triangolarità di un soggetto come una piantina vista frontalmente, e nemmeno di un gruppo di piantine viste frontalmente.

Credo che il "boschetto" o "foresta bonsai" rimetta in discussione il tradizionale punto di vista del bonsaista di singole piante in vaso.

Ciò che ho in mano mia è un libro ed il risulatato della fatica che ho fatto per renderne digitale il capitolo completo "Foreste bonsai", che interessava questa discussione, è ciò che hai letto e che ho dovuto suddividere in due post a causa del limite di 10000 caratteri.
A parte quindi il doverlo spezzare, il file "è" quello che hai letto.

Mi sembra già molto e non sarebbe opportuno (né esente da fatica) copiare tutto il libro, che per giunta devo dire ho trovato interessante meno di altri, fatta eccezione per il bel capitolo che ho già riportato, quindi non credo nemmeno che ne varrebbe la pena.
Non escludo comunque di ricavare da questo e da altrimiei libri, indicazioni utili per le discussioni a cui parteciperò, qualora trovassi.
 
Ultima modifica:
Alto