Greenray
Esperto di Bonsai
Il triangolo
Caro Aurex,
premesso che io non son proprio un tecnico dell'estetica, voglio dire che a me fa solo piacere incontrare pareri diversi dal mio, perché mi costringono a riflettere con più cura sulle mie convinzioni e questo penso sia un fatto salutare, sia che poi le proprie convinzioni escano rafforzate, sia se invece si scopre che non erano del tutto fondate.
Ti scrivo ancor prima di leggere gli articoli di cui mi passi il link e di cui ti ringrazio, per mettere in tavola la mia personale opinione, basata magari su una erronea interpretazioni di cose che ho letto, oppure su una buona interpretazioni di letture inadeguate.
Sono convinto che un bonsai sia progettato per essere osservato QUASI bidimensionalmente, quasi come un quadro, anche se con un certo campo di movimento dell'osservatore.
Credo che nonostante l'osservatore di un bonsai teoricamente può muoversi tutt'attorno ad un bonsai ad eccezione che al di sotto del vaso, in pratica, per motivi che penso tutti conosciamo, finiamo per osservarli da ben determinati punti di vista. Naturalmente escludo quei momenti in cui li esaminiamo per le cure, le pinzature, le potature, in cui esploriamo ogni singolo rametto e fogliolina, da quasi tutti i punti di vista raggiungibili.
Mi sento di poter assimilare in questo un bonsai con un bassorilievo, o con un "alto-rilievo" se così possono definirsi quelle sculture in pieno volume, ma non distaccate dalla parete che costituisce lo sfondo.
Personalmente non è un modo di impostare un bonsai che mi trova d'accordo, per vari motivi relativi al mio carattere e che penso non importino, ma almeno da quanto ho letto è questo che mi pare venga dato come obbiettivo: stabilire quale sarà il punto di osservazione preferenziale prima di progettarne la forma.
Nei boschetti di bonsai le cose vanno per certi versi in modo analogo.
Si ritiene che vadano osservati da un punto di vista preferenziale, da una angolazione preferenziale, tale da poter vedere il boschetto anche nella sua terza dimensione, che essendo limitata, si cerca di espandere giocando su determinati effetti ottici legati ai rapporti dimensionali fra primo piano e sfondo, che si usano anche in fotografia, in scultura e in pittura per accentuare o ridurre la profondità alterando la prospettiva.
Come sappiamo, molte opere hanno delle proporzioni assurde, ma sono state così progettate dal pittore o dallo scultore, per evitare che lo spettatore osservandole magari dal basso, ne vedessero gli arti inferiori enormi e via via andando in su, tutto il corpo fino alla testa ridursi.
Sono "difetti" che servono a risolvere i problemi e di cui non ci accorgiamo, proprio perché l'illusione ha il sopravvento su ciò che davvero vediamo, rendendolo perfettamente proporzionato.
Nei boschetti bonsai da quanto ho capito si usa l'inverso di questo metodo, per accentuare la profondità facendo apparire le painte sullo sfondo molto piccole, come se in realtà fossero molto più lontane da quelle in primo piano di quanto invece sono.
Se quanto ho scritto ha senso, si può passare alla seconda parte della medesima questione, cioè che il punto di vista preferenziale sicuramente deve permettere una visione dello sviluppo di questa profondità, ottenuta anche per mezzo di questi piccoli accorgimenti ottici, ma comunque esistente.
Questo mi fa dire che a differenza dei bonsai che sono osservati preferibilmente in modo quasi bidimensionale, i boschetti sono da osservare in modo tridimensionale.
Io sostengo che la "triangolarità" di cui stiamo discutendo, non debba riguardare l'asse Y, ma solo l'asse X e Z.
Per l'asse Y ed X la triangolarità può riguardare la singola piantina, ma non lo sviluppo del bosco, questa almeno è la mia convinzione, ma adesso che ho svuotato il sacco esponendola, vado a leggere ciò che mi hai indicato coi tuoi link.
-----
Dopo la lettura degli articoli che hai linkato, sia dopo rilettura del capitolo che ho riportato in precedenza, ho constatato che il richiamo alla "triangolarità" è effettivamente presente, ma mentre sul mio libretto è piuttosto chiaro che si tratta del profilo e non della pianta, come giustamente Aurex sostiene, negli articoli non era altrettanto chiaro.
Come gran parte delle regole stiliztiche nei bonsai, non si è obbligati a seguirle, ma bisogna ammettere che da quanto leggo e rileggo a causa di questo necessario chiarimento, la mia convinzione era errata.
Nonostante questo, l'idea di base di questa regola personalmente non mi piace troppo, e se dovessi progettare un boschetto, vorrei provare ad evitare la forma triangolare.
Forse è un subdolo modo per non darmi per vinto , ma da tutto partirei eccetto che dal triangolo.
Caro Aurex,
premesso che io non son proprio un tecnico dell'estetica, voglio dire che a me fa solo piacere incontrare pareri diversi dal mio, perché mi costringono a riflettere con più cura sulle mie convinzioni e questo penso sia un fatto salutare, sia che poi le proprie convinzioni escano rafforzate, sia se invece si scopre che non erano del tutto fondate.
Ti scrivo ancor prima di leggere gli articoli di cui mi passi il link e di cui ti ringrazio, per mettere in tavola la mia personale opinione, basata magari su una erronea interpretazioni di cose che ho letto, oppure su una buona interpretazioni di letture inadeguate.
Sono convinto che un bonsai sia progettato per essere osservato QUASI bidimensionalmente, quasi come un quadro, anche se con un certo campo di movimento dell'osservatore.
Credo che nonostante l'osservatore di un bonsai teoricamente può muoversi tutt'attorno ad un bonsai ad eccezione che al di sotto del vaso, in pratica, per motivi che penso tutti conosciamo, finiamo per osservarli da ben determinati punti di vista. Naturalmente escludo quei momenti in cui li esaminiamo per le cure, le pinzature, le potature, in cui esploriamo ogni singolo rametto e fogliolina, da quasi tutti i punti di vista raggiungibili.
Mi sento di poter assimilare in questo un bonsai con un bassorilievo, o con un "alto-rilievo" se così possono definirsi quelle sculture in pieno volume, ma non distaccate dalla parete che costituisce lo sfondo.
Personalmente non è un modo di impostare un bonsai che mi trova d'accordo, per vari motivi relativi al mio carattere e che penso non importino, ma almeno da quanto ho letto è questo che mi pare venga dato come obbiettivo: stabilire quale sarà il punto di osservazione preferenziale prima di progettarne la forma.
Nei boschetti di bonsai le cose vanno per certi versi in modo analogo.
Si ritiene che vadano osservati da un punto di vista preferenziale, da una angolazione preferenziale, tale da poter vedere il boschetto anche nella sua terza dimensione, che essendo limitata, si cerca di espandere giocando su determinati effetti ottici legati ai rapporti dimensionali fra primo piano e sfondo, che si usano anche in fotografia, in scultura e in pittura per accentuare o ridurre la profondità alterando la prospettiva.
Come sappiamo, molte opere hanno delle proporzioni assurde, ma sono state così progettate dal pittore o dallo scultore, per evitare che lo spettatore osservandole magari dal basso, ne vedessero gli arti inferiori enormi e via via andando in su, tutto il corpo fino alla testa ridursi.
Sono "difetti" che servono a risolvere i problemi e di cui non ci accorgiamo, proprio perché l'illusione ha il sopravvento su ciò che davvero vediamo, rendendolo perfettamente proporzionato.
Nei boschetti bonsai da quanto ho capito si usa l'inverso di questo metodo, per accentuare la profondità facendo apparire le painte sullo sfondo molto piccole, come se in realtà fossero molto più lontane da quelle in primo piano di quanto invece sono.
Se quanto ho scritto ha senso, si può passare alla seconda parte della medesima questione, cioè che il punto di vista preferenziale sicuramente deve permettere una visione dello sviluppo di questa profondità, ottenuta anche per mezzo di questi piccoli accorgimenti ottici, ma comunque esistente.
Questo mi fa dire che a differenza dei bonsai che sono osservati preferibilmente in modo quasi bidimensionale, i boschetti sono da osservare in modo tridimensionale.
Io sostengo che la "triangolarità" di cui stiamo discutendo, non debba riguardare l'asse Y, ma solo l'asse X e Z.
Per l'asse Y ed X la triangolarità può riguardare la singola piantina, ma non lo sviluppo del bosco, questa almeno è la mia convinzione, ma adesso che ho svuotato il sacco esponendola, vado a leggere ciò che mi hai indicato coi tuoi link.
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Dopo la lettura degli articoli che hai linkato, sia dopo rilettura del capitolo che ho riportato in precedenza, ho constatato che il richiamo alla "triangolarità" è effettivamente presente, ma mentre sul mio libretto è piuttosto chiaro che si tratta del profilo e non della pianta, come giustamente Aurex sostiene, negli articoli non era altrettanto chiaro.
Come gran parte delle regole stiliztiche nei bonsai, non si è obbligati a seguirle, ma bisogna ammettere che da quanto leggo e rileggo a causa di questo necessario chiarimento, la mia convinzione era errata.
Nonostante questo, l'idea di base di questa regola personalmente non mi piace troppo, e se dovessi progettare un boschetto, vorrei provare ad evitare la forma triangolare.
Forse è un subdolo modo per non darmi per vinto , ma da tutto partirei eccetto che dal triangolo.
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