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Poesia

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Complimenti questa è davvero un'impresa!!!:hands13:

Io metto questa ma non mi ricordo se l'ho già postata!

I singhiozzi lunghi
Dei violini
Autunnali
Colpiscono il mio cuore
Con un monotono
Languore.

Tutto soffocante
E smorto, quando
Batte l’ora,
Oh come ricordo
I giorni antichi,
E piango.

E mi trascino
Nel vento maligno
Che mi sbalza
Di qua e di là
Come la foglia
Morta.

Verlaine

Un po' di allegria per cominciare la giornata!

@Silvia: grazie! Son felice che ti sia piaciuta:love_4:
@COmmy (rispondendo ad altro thread): le poesie con le ragazze non servono, o almeno io non ne ho trovata nessuna a cui interessino.
Anzi ti dirò che spaventano assai. Scrivi ad una ragazza una poesia e lei 99% ti tratterà male. Per ora è un assioma, non un teorema ma sto elaborando una teoria. :ciglione:
Come già spiegato le persone non hanno voglia di leggere tra le righe, la voglia di capire e quando il mare si fa mosso se ne scappano.
Credo, ora come ora, che passerà molto tempo prima che io faccia leggere ad una ragazza che mi piace una poesia che ho scritto per lei. Potrebbe anche non succedere più! :rolleyes:


Cmq il comitato lo VOGLIO!!!:lingua:
:Saluto:


Bellissima questa poesia, grazie infinite...è una delle mie preferite di Verlaine insieme a quella che ho messo l'altro giorno...adesso cercherò qualcosa di bello di Rimbaud, così continuano a fare coppia anche qui:D.


comunque senti me: non tutte le ragazze e non tutti i ragazzi sono uguali. ci sono quelli che apprezzano e quelli che neanche davanti a Garcia Lorca si commuovono. tu sei nel giusto, vai avanti per la tua strada. se non capiscono peggio per loro. mandale a noi le tue poesie, vedrai che le leggeremo e le apprezzeremo!:love_4:
 

GIUSEPPE GLADIATORE

Florello Senior
Octavio Paz



Dos cuerpos


Dos cuerpos frente a frente
son a veces dos olas
y la noche es océano.

Dos cuerpos frente a frente
son a veces dos piedras
y la noche desierto.

Dos cuerpos frente a frente
son a veces raíces
en la noche enlazadas.

Dos cuerpos frente a frente
son a veces navajas
y la noche relámpago.

Dos cuerpos frente a frente
son dos astros que caen
en un cielo vacío.


Due corpi.

Due corpi difronte
sono a volte due onde
e la notte è oceano.

Due corpi difronte
sono a volte due pietre
e la notte è deserto.

Due corpi difronte
sono a volte radici
nella notte allacciati.


Due corpi difronte
sono a volte coltelli
in una notte di Lampi

Due corpi difronte
sono due astri
che cadono da un cielo vuoto.
 
Ultima modifica:

Hélène

Esperta Sezz. Rose
ed eccolo, lui Arthur Rimbaud!
la dedico a tutti quelli che hanno scritto e scriveranno in questa discussione...

La mia Bohème


me ne andavo, coi pugni in tasche sfondate;
anche il mio paltò diventava ideale;
andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
Perbacco! quanti amori splendidi ho sognato!

I miei pantaloni avevano un vasto strappo.
- Puccettino sognante, nella corsa sgranavo
Rime. la mia locanda era L'Orsa Maggiore.
- Nel cielo le mie stelle avevano un leggero

Fru-fru, l'ascoltavo seduto sul ciglio della via,
le belle sere settembrine in cui la rugiada
m'imperlava la fronte come un vino di vigore:

in cui, poetando fra le ombre favolose,
tiravo come lire gli elastici delle scarpe
Ferite, e avevo un piede accanto al cuore!



Ma Bohème

Je m'en allais, les poings dans mes poches crevées;
Mon paletot soudain devenait idéal;
J'allais sous le ciel, Muse, et j'étais ton féal;
Oh! là là! que d'amours splendides j'ai rêvées!

Mon unique ****tte avait un large trou.
Petit-Poucet rêveur, j'égrenais dans ma course
Des rimes. Mon auberge était à la Grande-Ourse.
Mes étoiles au ciel avaient un doux frou-frou

Et je les écoutais, assis au bord des routes,
Ces bons soirs de septembre où je sentais des gouttes
De rosée à mon front, comme un vin de vigueur;

Où, rimant au milieu des ombres fantastiques,
Comme des lyres, je tirais les élastiques
De mes souliers blessés, un pied près de mon coeur!
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Octavio Paz



Dos cuerpos


Dos cuerpos frente a frente
son a veces dos olas
y la noche es océano.

Dos cuerpos frente a frente
son a veces dos piedras
y la noche desierto.

Dos cuerpos frente a frente
son a veces raíces
en la noche enlazadas.

Dos cuerpos frente a frente
son a veces navajas
y la noche relámpago.

Dos cuerpos frente a frente
son dos astros que caen
en un cielo vacío.


Due corpi.

Due corpi difronte
sono a volte due onde
e la notte è oceano.

Due corpi difronte
sono a volte due pietre
e la notte è deserto.

Due corpi difronte
sono a volte radici
nella notte allacciati.


Due corpi difronte
sono a volte coltelli
in una notte di Lampi

Due corpi difronte
sono due astri
che cadono da un cielo vuoto.

bellissima Giuseppe...e che romantica:love:. tra l'altro anche con la versione in spagnolo:rolleyes:
 
Ultima modifica:

primo maggio

Maestro Giardinauta
questa sarà già stata postata mille volte, però, nel dubbio, la riposto

Hope is the thing with feathers
That perches in the soul,
And sings the tune without the words,
And never stops at all,

And sweetest in the gale is heard;
And sore must be the storm
That could abash the little bird
That kept so many warm.

I've heard it in the chilliest land
And on the strangest sea;
Yet, never, in extremity,
It asked a crumb of me.



La speranza è la cosa con le piume
Che si posa sull’anima,
E canta melodie senza parole,
E non smette mai di un nulla,

E si ode dolcissima nel vento
E dura e crudele dev’essere la tempesta
Che può intimidire il piccolo uccello
Che ha dato calore a tanti.

Io l’ho sentito nella terra più gelida
E sul mare più alieno;
Eppure, mai, allo stremo,
Ha chiesto una briciola di me.
 

primo maggio

Maestro Giardinauta
il contrario:


Bene non seppi, fuori del prodigio
Che schiude la divina Indifferenza:
Era la statua nella sonnolenza
Del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
DANTE ALIGHIERI

Tanto gentile e tanto onesta pare

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira
 

primo maggio

Maestro Giardinauta
già, sempre a proposito d'incontri:

La rue assourdissante autour de moi hurlait.
Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse,
Une femme passa, d’une main fastueuse
Soulevant, balançant le feston et l’ourlet ;

Agile et noble, avec sa jambe de statue.
Moi, je buvais, crispé comme un extravagant,
Dans son oeil, ciel livide où germe l’ouragan,
La douleur qui fascine et le plaisir qui tue.

Un éclair...puis la nuit! – Fugitive beauté
Dont le regard m’a fait soudainement renaître,
Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?

Ailleurs, bien loin d’ici! trop tard! jamais peut-être!
Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais,
Ô toi que j’eusse aimée, ô toi qui le savais!

:Saluto:
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
molto belle, davvero! poi anche con la versione originale! grazie!

dico gli autori: Emily Dickinson, Eugenio Montale, Charles Baudelaire.

inserisco l'Infinito, di Giacomo Leopardi. quando andavo a scuola la odiavo, ma adesso che la insegno ai ragazzi a cui do ripetizione mi sono accorta che è veramente bella e profonda. forse alle superiori o alle medie non si ha ancora maturità o esperienza sufficiente a comprendere certe riflessioni.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare​
 
M

Maura54

Guest
l campanile scocca la mezzanotte santa.Questa è la sola frase che ricordo,di questa bella poesia,ho provato a cercarla su vari libri,ma non lo mai trovata.C'è qualcuno che la conosce?.Mi farebbe molto piacere.
Grazie Maura.
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
eccola:


La Notte Santa
Guido Gozzano

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

è nato!
Alleluja! Alleluja!

è nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
è nato! è nato il Signore!
è nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
è nato il Sovrano Bambino.

è nato!
Alleluja! Alleluja!
 
M

Maura54

Guest
Grazie,grazie e grazie ancora Hèléne non me la ricordavo cosi' bella e cosi' lunga.Ciao Maura.
 

Sevi

Fiorin Florello
Ops, sono arrivata in ritardo :embarrass

L'avevo linkata di là e stavo per metterla anche qua :eek:k07:
Mi piace sai Maura? Non la ricordavo :rolleyes:

Allora non è così male usare le rime dopotutto :ros:

Ciao...:Saluto:
 

primo maggio

Maestro Giardinauta
...
inserisco l'Infinito, di Giacomo Leopardi. quando andavo a scuola la odiavo, ma adesso che la insegno ai ragazzi a cui do ripetizione mi sono accorta che è veramente bella e profonda. forse alle superiori o alle medie non si ha ancora maturità o esperienza sufficiente a comprendere certe riflessioni.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare​

Anch’io a scuola non apprezzai molto L’infinito. Il mio Leopardi allora era quello della Sera del dì di festa. Ero molto romantico allora. Troppo perfetta la geometria dell’Infinito. A lungo mi è sembrato una costruzione tecnicamente mirabile ma fredda. Me ne è servito di tempo per capire che non era così, eppure, ancora oggi, il mio vero infinito leopardiano è un altro:




Sovente in queste rive,
che, desolate, a bruno
veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
seggo la notte; e su la mesta landa
in purissimo azzurro
veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
cui di lontan fa specchio
il mare, e tutto di scintille in giro
per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
ch'a lor sembrano un punto,
e sono immense, in guisa
che un punto a petto a lor son terra e mare
veracemente; a cui
l'uomo non pur, ma questo
globo ove l'uomo è nulla,
sconosciuto è del tutto; e quando miro
quegli ancor più senz'alcun fin remoti
nodi quasi di stelle,
ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
e non la terra sol, ma tutte in uno,
del numero infinite e della mole,
con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
o sono ignote, o così paion come
essi alla terra, un punto
di luce nebulosa; al pensier mio
che sembri allora, o prole
dell'uomo?
 

Sevi

Fiorin Florello
Hélène :love:

Hai inserito una delle mie poesie preferite in assoluto :love:

Ogni tanto la ripeto a memoria per non dimenticarla mai...è così bella, e attuale, e significativa...non sai quante volte sono andata a visitare la casa di Leopardi quando andavo al mare ad Ancona da ragazzina :embarrass
I miei già sapevano che il suo paese di nascita sarebbe stata méta obbligata :eek:k07:

Grazie Hélène...di cuore :love_4: :love_4: :love_4:
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Hélène :love:

Hai inserito una delle mie poesie preferite in assoluto :love:

Ogni tanto la ripeto a memoria per non dimenticarla mai...è così bella, e attuale, e significativa...non sai quante volte sono andata a visitare la casa di Leopardi quando andavo al mare ad Ancona da ragazzina :embarrass
I miei già sapevano che il suo paese di nascita sarebbe stata méta obbligata :eek:k07:

Grazie Hélène...di cuore :love_4: :love_4: :love_4:

a me viene spesso in mente quando vedo un bel paesaggio e sono da sola...e capisco che la sua era una riflessione profondissima...
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Federico Garcia Lorca



BALLATA SONNAMBULA



Verde que te quiero verde.
Verde vento. Verdi rami.
La nave sul mare
e il cavallo sulla montagna.
Con l'ombra alla vita
ella sogna alla sua balaustra,
verde carne, chioma verde,
con occhi d'argento gelato.
Verde que te quiero verde.
Sotto la luna gitana,
le cose la stanno guardando
ed ella non può guardarle.
Verde que te quiero verde.
Grandi stelle di brina
vengono col pesce d'ombra
che apre la strada dell'alba.
Il fico sfrega il suo vento
con lo smeriglio dei suoi rami,
e il monte, gatto sornione,
arriccia le sue agavi acri.
Ma, chi verrà? e da dove?...
Ella sempre alla sua balaustra,
verde carne, chioma verde,
sognando l'amaro mare.
- Compare, vorrei scambiare
il mio cavallo con la tua casa,
la mia sella col tuo specchio,
il mio coltello con la tua coperta.
Compare, arrivo insanguinato
dai valichi di Cabra.
- Se potessi, caro amico,
il cambio sarebbe già fatto.
Ma io non sono più io,
né la mia casa è più la mia casa.
- Compare, voglio morire
decorosamente nel mio letto.
Molle d'acciaio, se è possibile,
con le lenzuola d'Olanda.
Non vedi questa ferita
dal petto alla gola?
- Trecento rose brune
sulla tua camicia bianca.
Il tuo sangue gocciola e odora
alla fascia della tua cintura.
Ma io non sono più io,
né la mia casa è più la mia casa.
- Lascia almeno che salga
fino alle alte balaustre;
lascia che salga, lascia,
alle verdi balaustre.
Colonnine della luna
per dove rimbomba l'acqua.

Salgono i due compari
alle alte balaustre.
Lasciando una traccia di sangue.
Lasciando una traccia di lacrime.
Tremavano sui tetti
lanternine di latta.
Mille tamburelli di vetro
ferivano le luci dell'alba.

Verde que te quiero verde,
verde vento, verdi rami.
I due compari salirono.
Il lungo vento lasciava
in bocca uno strano sapore
di fiele, di menta e basilico.
- Dove sta, dimmi, compare!
Dove, la tua ragazza amara?
- Quante volte t'ha aspettato!
Quante volte t'aspettò,
viso fresco, nera chioma,
a questo verde balcone!

Sulla faccia della cisterna
la gitana si dondolava.
Verde carne, chioma verde
con occhi d'argento gelato.
Un ghiacciolo di luna
la sorregge sull'acqua.
La notte si fece intima
come una piccola piazza.
Guardie civili ubbriache
alla porta bussarono.
Verde que te quiero verde.
Verde vento. Verdi rami.
La nave sul mare.
E il cavallo sulla montagna.


ROMANCE SONÁMBULO
Verde que te quiero verde.
Verde viento. Verdes ramas.
El barco sobre la mar
y el caballo en la montaña.
Con la sombra en la cintura
ella sueña en su baranda,
verde carne, pelo verde,
con ojos de fría plata.
Verde que te quiero verde.
Bajo la luna gitana,
las cosas le están mirando
y ella no puede mirarlas.

Verde que te quiero verde.
Grandes estrellas de escarcha,
vienen con el pez de sombra
que abre el camino del alba.
La higuera frota su viento
con la lija de sus ramas,
y el monte, gato garduño,
eriza sus pitas agrias.
¿Pero quién vendrá? ¿Y por dónde...?
Ella sigue en su baranda,
verde carne, pelo verde,
soñando en la mar amarga.

Compadre, quiero cambiar
mi caballo por su casa,
mi montura por su espejo,
mi cuchillo por su manta.
Compadre, vengo sangrando,
desde los montes de Cabra.
Si yo pudiera, mocito,
ese trato se cerraba.
Pero yo ya no soy yo,
ni mi casa es ya mi casa.
Compadre, quiero morir
decentemente en mi cama.
De acero, si puede ser,
con las sábanas de holanda.
¿No ves la herida que tengo
desde el pecho a la garganta?
Trescientas rosas morenas
lleva tu pechera blanca.
Tu sangre rezuma y huele
alrededor de tu faja.
Pero yo ya no soy yo,
ni mi casa es ya mi casa.
Dejadme subir al menos
hasta las altas barandas,
dejadme subir, dejadme,
hasta las verdes barandas.
Barandales de la luna
por donde retumba el agua.


Ya suben los dos compadres
hacia las altas barandas.
Dejando un rastro de sangre.
Dejando un rastro de lágrimas.
Temblaban en los tejados
farolillos de hojalata.
Mil panderos de cristal,
herían la madrugada.

Verde que te quiero verde,
verde viento, verdes ramas.
Los dos compadres subieron.
El largo viento, dejaba
en la boca un raro gusto
de hiel, de menta y de albahaca.
¡Compadre! ¿Dónde está, dime?
¿Dónde está mi niña amarga?
¡Cuántas veces te esperó!
¡Cuántas veces te esperara,
cara fresca, negro pelo,
en esta verde baranda!

Sobre el rostro del aljibe
se mecía la gitana.
Verde carne, pelo verde,
con ojos de fría plata.
Un carámbano de luna
la sostiene sobre el agua.
La noche su puso íntima
como una pequeña plaza.
Guardias civiles borrachos,
en la puerta golpeaban.
Verde que te quiero verde.
Verde viento. Verdes ramas.
El barco sobre la mar.
Y el caballo en la montaña.
 

primo maggio

Maestro Giardinauta
Per restare nei paraggi, una cosa.. come dire.. direi…. incantevole



Ha diciassett’anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
da poco hanno avuto il permesso d’aggiungere un cerchio alla gonna,

il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine .
Piú snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

Entrambe hanno uno scialle ad arance a fiori a uccelli a ghirlande;
divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guancie.

Han fatto l’esame piú egregio di tutta la classe. Che affanno
passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

Silenzio, bambini! Le amiche – bambini, fate pian piano! –
le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche.

Motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
di Arcangelo del Leúto e d’Alessandro Scarlatti.

Innamorati dispersi, gementi il core e l’augello
languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:


. . . . . . . . . . . . .
... caro mio ben
credimi almen!
senza di te
languisce il cor!
Il tuo fedel
sospira ognor,
cessa crudel
tanto rigor!
. . . . . . . . . . . . .

Carlotta canta. Speranza suona. Dolce e fiorita
si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

O musica! Lieve sussurro! E già nell’animo ascoso
d’ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!


Giungeva lo Zio. signore virtuoso, di molto riguardo,
ligio al passato, al Lombardo-Veneto, all’Imperatore;

giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
ligia al passato, sebbene amante del Re di Sardegna...

« Baciate la mano alli Zii! » – dicevano il Babbo el la Mamma,
e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

« E questa è l’amica in vacanza: madamigella Carlotta
Capenna: l’alunna piú dotta, l’amica piú cara a Speranza ».

« Ma bene... ma bene... ma bene... » – diceva gesuitico e tardo
lo Zio di molto riguardo – « ma bene... ma bene... ma bene...

Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... »

« Gradiscono un po’ di moscato? » « Signora Sorella magari... »
E con un sorriso pacato sedevano in bei conversari.

« ...ma la Brambilla non seppe... » – È pingue già per l’Ernani...
« La Scala non ha piú soprani... » – « Che vena quel Verdi... Giuseppe »

« ...nel Marzo avremo un lavoro alla Fenice, m’han detto,
nuovissimo: il Rigoletto. Si parla d’un capolavoro ».

« ...Azzurri si portano o grigi? » – « E questi orecchini? Che bei
rubini! E questi cammei... » – « la gran novità di Parigi... »

« ...Radetzky? Ma che? L’armistizio... la pace, la pace che regna »
« ...quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! »

« È certo uno spirito insonne, e forte e vigile e scaltro... »
« È bello? » – « Non bello: tutt’altro ». – « Gli piacciono molto le donne... »

« Speranza! » (chinavansi piano, in tono un po’ sibillino)
« Carlotta! Scendete in giardino: andate a giocare al volano! »

Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.


Oimè! che giocando un volano, troppo respinto all’assalto,
non piú ridiscese dall’alto dei rami d’un ippocastano!
 
P

Piera

Guest
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