I genitori non dovrebbero morire mai. Quando siamo piccoli pensiamo che ci saranno per sempre, che li troveremo al nostro fianco a rispondere prontamente ad ogni nostra chiamata e poi, improvvisamente, se ne vanno e non tornano più. E non siamo pronti a lasciarli andare, non c'è l'età giusta , con loro anche un pezzo di te se ne va per sempre. Ti restano i ricordi, le foto, le sensazioni. A volte basta una voce che viene da lontano, un profilo che anche vagamente te li ricorda, una canzone, un programma televisivo che si era soliti guardare insieme, il soffio del vento che ti carezza la faccia, una presenza alle spalle, ti giri e non c'è nessuno, forse c'è qualcuno, e tutto ricomincia. E poi ci sono i sogni. La notte la morte non esiste più e si torna insieme, si torna indietro di 16 anni e tutto è come prima, nulla è mai successo, non ci sono state le analisi del sangue che impietosamente ti toglievano ogni speranza, niente medici, infermieri, parenti dal viso pietoso, niente suono orribile delle campane che accompagnano il corteo funebre. Passano i giorni e non pensi ad altro, il tuo primo pensiero la mattina è per il papi, l'ultimo alla sera pure. Non sono tanti 24 anni per diventare adulti, perchè quando i genitori muoiono si diventa grandi. Ti vengono i rimorsi per tutti i litigi, le incomprensioni, per non aver accettato che i genitori non sono perfetti, ma sono degli esseri umani con tutte le loro imperfezioni, ma vanno amati proprio per questo. Poi passano gli anni, non dimentichi mai, ci sono date che rimangono stampate nel cuore e nella mente, 26 aprile 1990 ricovero in ospedale, 28 aprile intervento chirurgico e inizio della fine, 19 giugno fine. 50 giorni e non hai più un padre. Il tempo guarisce, ti sembrava impossibile e invece il dolore si attenua ogni giorno sempre di più, finchè lascia lo spazio ai ricordi, alla consapevolezza che i genitori vanno amati e rispettati per il semplice e importante motivo che ti hanno dato la vita, nonostante gli errori, le imperfezioni, allora capisci che un padre non è, non può essere perfetto, e accetti le sue imperfezioni e in quel momento sei figlio come non lo sei mai stato.
"Sono soltanto nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io, e tu sei sempre tu. Ciò che eravamo prima uno per l'altro, lo siamo ancora. Chiamami col mio vecchio nome, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare il tono di voce, non assumere un'aria forzata di solennità o di tristezza. Ridi come facevi sempre ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami!... Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima, pronunciando senza enfasi, senza traccia di tristezza. La mia vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto. È la stessa di prima: C'è una continuità che non si spezza. Perchè dovrei essere fuori dalla tua mente, solo perchè sono fuori dalla tua vista? Ti sto aspettando, solo per un attimo, in un posto qui vicino, proprio dietro l'angolo. Va tutto bene."