i semi vanno interati in autunno(necessaria una serra o serretta riscaldata)o in primavera(aprile in poi)altre notizie le ho trovate sul bel libro di G.Betto le piante rampicanti ciao
La Pandorea jasminoides è originaria delle zone costiere del Queensland e del New South Wales, ed è assieme alla P. australis una delle 16 specie, tutte rampicanti sempreverdi caratterizzate dall'assenza di viticci, .che compongono il genere dedicato a Pandora, la prima donna creata da Efesto e portatrice di tutti i doni entro un vaso che non si sarebbe dovuto aprire mai. La pianta ha un portamento molto molle e adagiato grazie ai fusti sottili, che si arrampicano con moto avvolgente. Il fogliame è lucido brillante, le foglie sono composte, imparipennate con 5-9-11 foglioline lanceolate di 2-4 centimetri dai margini lisci, e non dentati ad esempio come nella Padranea ricasoliana.
I fiori sono solitari o in infiorescenze di poche unità, sparsi un po' per tutta la pianta, e appaiono fin dalla primavera prolungando la presenza fino alla fine dell'estate. Di forma tubuloso-campanulata con i 5 lobi distesi ma non retroflessi, leggermente embricati, sono lunghi tra i 4 e i 5 centimetri di color bianco, o bianco-rosato, dalla fauce rosa vivo o rossa. Visitando un giorno i vivai «Tor San Lorenzo» a sud di Roma che Corrado dirige con scienza e passione per il nuovo, gli feci notare che tra le Pandorea jasminoides ottenute da seme ce n'era una interamente
bianca. Lì per lì credemmo ad una grossa rarità, ma poi consultando i testi si apprese che la varietà a fiore bianco è già registrata come Pandorea jasminoides alba. Dal che mi sembra evidente che non devono essere rare le piante da seme in cui il fenomeno si manifesta, forse perche il rosso della fauce non è altro che un carattere nuovo non ancora ben fissato, per cui ogni tanto si regredisce alla forma primigenia. Si tratta comunque di una varietà che mette conto di avere perche l'assenza della macchia rossa dona al fiore una bellezza tutta sua. Peccato che non sia profumata, perche allora davvero che avrebbe pochi rivali tra i rampicanti.
A differenza di molte altre congeneri che si adattano bene a vari tipi di suolo, anche poco fertili o compatti o a reazione basica, questa specie ha bisogno di un terreno a reazione tendenzialmente acida. Di questo non sempre viene tenuto conto nella sua coltivazione e perciò le piante spesso vivacchiano senza mai prosperare, riuscendo poco attraenti e scarsamente ricercate. Ma il rimedio è facile e basta sostituire la terra nella buca al momento dell'impianto con terriccio composto da torba, formata di foglie, letame maturo e terra d'orto, e poi ad ogni inverno coprire il piede con foglie secche e in primavera e in autunno con stallatico in modo da mantenere costante un apporto di humus che è acidificante. Intervenendo una voJta l'anno con distribuzione di chelati di ferro. L'effetto sarà sorprendente: foglie verde brillante, fiori più abbondanti e grandi, tutto un aspetto di vigoria unito alla naturale leggerezza di portamento. Data anche una buona resistenza al freddo, si è provato che resiste indenne fino a meno 2°C, e a meno 4°C subisce lievi danni. Non è uno di quei rampicanti esotici riservato solo alle regioni a clima più mite, ma può ben essere accolto nei giardini di mezza Italia, magari con i soliti accorgimenti circa la posizione utilizzando il classico muro esposto a sud o le protezioni mobili. Dato lo sviluppo rigoglioso non apparirebbe specie adatta, in principio, per il terrazzo, ma tenuto conto che fiorisce già da piccola, al secondo anno dalla semina, niente impedisce di averla per qualche tempo entro capaci vasi per poi trasferirla in piena terra per vederla continuare a prosperare. L'accorgimento consiste nell'usare terra di bosco, nell'ombreggiare il piede e nel far godere alla chioma molta luce, non necessariamente sole diretto, così come accade in natura per questi rampicanti che crescono nei boschi. Le annaffiature devono essere copio se durante la stagione della crescita e della fioritura, assicurandosi che il drenaggio sia buono, mentre d'inverno basta una leggera umidità tanto più limitata quanto più fa freddo. La potatura da effettuare a fine inverno consiste nel ridurre a 20-30 centimetri i rami che hanno fiorito l'anno precedente, e nell'eliminare le vegetazioni vecchie e deboli.
La Pandorea pandorana è originaria non solo dell' Australia, dove gli aborigeni la chiamano «Wonga-wonga», ma anche della Tasmania e della Nuova Guinea. Diciamo subito che non ha i fiori grandi e belli della precedente, ma è senz'altro un interessante rampicante per il giardino dato il lungo periodo di fioritura che va dalla primavera all'autunno inoltrato con un picco tra maggio e giugno, di crescita e taglia vigorose. Le foglie sono opposte lungo il fusto, pinnate, composte da 3-9 foglioline ovato-lanceolate, glabre, lunghe 2-4 centimetri. Le infiorescenze appaiono al posto di una foglia o, come si dice propriamente, sono laterali, e
spesso numerosissime lungo i fusti. Sono formate da numerosi fiori~ lunghi 1-1,5 centimetri, quindi piuttosto piccoli, penduli, imbutifonni, color crema o giallo-camoscio con gola macchiata di viola il cui colore arriva in striature fino alla base dei 5 lobi. Un certa peluria copre i 31obi inferiori ed un versante del tubo corollino. L'abbondanza e il profumo dei fiori rendono attraente le piante in piena fioritura.
Questa specie ha la caratteristica, al pari della Macfadyena dentata, di avere tutt'altro habitus quando è giovane, con le foglie finemente pennatosette simili a delle fronde di felce, tanto che si è meritata un nome apposito, Pandorea filicifolia, neanche fosse veramente una specie a se stante.
Entrambe le specie si moltiplicano per talea, margotta e seme. Le talee vanno prese al momento della potatura, utilizzando rami semimaturi dei quali si preferisce la parte mediana da tagliare in pezzi di circa 10 centimetri includenti una coppia di gemme, e infissi in terriccio sabbioso con le foglioline a livello del suolo. Un leggero calore di fondo e atmosfera confinata sono necessari per un buonradicamento.
I semi vanno interrati o in autunno, ma in questo caso è necessario I'ausilio di una serra, riscaldata se necessario, una volta nate le piantine, o in primavera.