RosaeViola
Master Florello
Una musica lenta va...I pensieri fluttuano in un nulla inconsistente.
Il silenzio è attraversato da una voce sottile e flautata che canta parole malinconiche e struggenti.
Non esiste ricordo, non esiste realtà. Solo le sensazioni spadroneggiano in una quiete che tanto agognata, d'improvviso giunge e giunge quando tutto è fermo, tutto stagna, quando la vita si ferma e riflette.
Vi penso addormentati nei vostri letti.
Vi immagino persi in una dimensione onirica che riempie le vostre menti, facilitando il riposo e gratificando l'incoscienza.
Corpi persi in una dimensione surreale, avvinghiati alle fantasie che la mente, prolifica in questo istante, suggerisce, fa scorrere burlandosi della capacità di pensiero di ognuno.
Corpi abbracciati a corpi, abbandoni dentro abbandoni, fiducia nella fiducia, sentimento nel sentimento, passione nella passione.
Percepisco il tepore dei letti scaldati dai vostri corpi abbandonati alla quiete.
Sento la lieve pesantezza delle coperte, sfiorare gradevolmente il vostro corpo e la malinconia del loro abbraccio, del loro avvinghiarsi a voi.
Colgo le sensazioni benefiche di una mano che si allunga nel sonno e ritrova il piacere di un altro corpo che allevia le ore che trascorrono nel vuoto della dimensione che ora vivete.
Intuisco il sonno interrotto di chi, invece, scopre che il proprio letto è vuoto, che solo il suo corpo lo popola, che nessun altro calore lo riempie colmando la vita intera di una solitudine senza eguali.
Avverto l'angoscia che repentinamente attraversa sensi e membra. La posso quasi visualizzare. Gli occhi che per un istante si spalancano nella loro ciecità che non è solo buio ma che è anche sgomento. I muscoli subiscono un fremito per poi rilasciarsi in una rassegnata tristezza. I pensieri, ancora torpidi dal sonno appena perduto e illusi dal sogno, brutalmente vengono destati dalla fredda realtà per poi richiudersi in un pianto antico che li riconduce al sonno.
La notte è ancora fonda e ognuno gravita in una dimensione solo sua.
Già, i sogni sono solo nostri, nessuno ce li può rubare, nemmeno la notte, nemmeno la fatica. Nessuna mano li può strappare, nessun gesto li può spezzare, nessun bisbiglìo li può alterare. Niente e nessuno.
Ci appartengono come la nostra vita, sono in noi e possono vivere solo se noi viviamo. Solo noi possiamo soffiare in loro, il respiro della vita, solo noi possiamo lasciarli fluire, solo noi possiamo abbandonarli al loro destino, accompagnandoli a quella porta che solo una volta nella nostra vita si spalancherà e che non ci consentirà mai più di tornare indietro per farli vivere ancora.
Le note di una musica dolce mi attraversano la mente e riappaiono all'improvviso riportandomi al pensiero di tutti voi che sereni riposate nel tepore dei vostri letti e della certezza del risveglio.
Io scrivo, scrivo e ascolto questa musica che lenta e inesorabile mi riporta me stessa.
Il silenzio è attraversato da una voce sottile e flautata che canta parole malinconiche e struggenti.
Non esiste ricordo, non esiste realtà. Solo le sensazioni spadroneggiano in una quiete che tanto agognata, d'improvviso giunge e giunge quando tutto è fermo, tutto stagna, quando la vita si ferma e riflette.
Vi penso addormentati nei vostri letti.
Vi immagino persi in una dimensione onirica che riempie le vostre menti, facilitando il riposo e gratificando l'incoscienza.
Corpi persi in una dimensione surreale, avvinghiati alle fantasie che la mente, prolifica in questo istante, suggerisce, fa scorrere burlandosi della capacità di pensiero di ognuno.
Corpi abbracciati a corpi, abbandoni dentro abbandoni, fiducia nella fiducia, sentimento nel sentimento, passione nella passione.
Percepisco il tepore dei letti scaldati dai vostri corpi abbandonati alla quiete.
Sento la lieve pesantezza delle coperte, sfiorare gradevolmente il vostro corpo e la malinconia del loro abbraccio, del loro avvinghiarsi a voi.
Colgo le sensazioni benefiche di una mano che si allunga nel sonno e ritrova il piacere di un altro corpo che allevia le ore che trascorrono nel vuoto della dimensione che ora vivete.
Intuisco il sonno interrotto di chi, invece, scopre che il proprio letto è vuoto, che solo il suo corpo lo popola, che nessun altro calore lo riempie colmando la vita intera di una solitudine senza eguali.
Avverto l'angoscia che repentinamente attraversa sensi e membra. La posso quasi visualizzare. Gli occhi che per un istante si spalancano nella loro ciecità che non è solo buio ma che è anche sgomento. I muscoli subiscono un fremito per poi rilasciarsi in una rassegnata tristezza. I pensieri, ancora torpidi dal sonno appena perduto e illusi dal sogno, brutalmente vengono destati dalla fredda realtà per poi richiudersi in un pianto antico che li riconduce al sonno.
La notte è ancora fonda e ognuno gravita in una dimensione solo sua.
Già, i sogni sono solo nostri, nessuno ce li può rubare, nemmeno la notte, nemmeno la fatica. Nessuna mano li può strappare, nessun gesto li può spezzare, nessun bisbiglìo li può alterare. Niente e nessuno.
Ci appartengono come la nostra vita, sono in noi e possono vivere solo se noi viviamo. Solo noi possiamo soffiare in loro, il respiro della vita, solo noi possiamo lasciarli fluire, solo noi possiamo abbandonarli al loro destino, accompagnandoli a quella porta che solo una volta nella nostra vita si spalancherà e che non ci consentirà mai più di tornare indietro per farli vivere ancora.
Le note di una musica dolce mi attraversano la mente e riappaiono all'improvviso riportandomi al pensiero di tutti voi che sereni riposate nel tepore dei vostri letti e della certezza del risveglio.
Io scrivo, scrivo e ascolto questa musica che lenta e inesorabile mi riporta me stessa.
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