......A parer vostro è meglio lasciare il ramo nella posizione che ha oppure come dice il libro?
Non so cosa il tuo libro dica, ma io tenderei a favorire il "riallineamento" col tronco.
Non tanto che ritorni coassiale e nemmeno parallelo, io dimenticherei questi obbiettivi perché il mio obbiettivo primario sarebbe quello di richiudere il meglio possibile la ferita che essendo pergiunta a fetta di salame è decisamente visibile.
Quindi vorrei che la piantina ricrescendogli sopra e attorno, si "inghiottisse" la ferita e per fare questo tenderei a far si che il ramo candidato ad divenire apicale, gli si avvolgesse sopra per dirlo esageratamente. Quello che penso è a far si che l'angolo fra tronco e ramo, dalla parte del taglio divenisse inferiore a 180°.
Il filo senz'altro aiuterebbe, ma avendo dei punti di appoggio che nel caso di capitozzatura mancano.
Aiuta anche l'esposizione alla luce e anche tenere il vaso in modo che il taglio inclinato assuma un angolo quasi piano con l'orizzonte, anche senza arrivarci ovviamente.
Questo in realtà si scontra con la precauzione di sfavorire depositi d'acqua sul taglio, uno dei motivi per cui il taglio va fatto in diagonale e spiovente dalla parte opposta al ramo.
Il ramo tenderebbe a ripristinare la sua verticalità, dirigendosi proprio verso la ferita e stringendo il raggio di curvatura.
Se il ramo è già legnoso tutto questo avverrà con un tempo maggiore rispetto ad un ramo più giovane, in cui il raggio di curvatura può sicuramente essere più ridotto e dove l'aiuto può essere dato anche dal filo, dato lo spessore del ramo, inferiore a quello di un ramo legnoso.
Comunque ad un certo punto che dipende più dal gusto che da altro, il vaso può essere raddrizzato ed il ramo tenderà nuovamente ad assumere (per lo più) l'orientamento verticale, ma prevalentemente nelle parti più verdi, lasciando la parte ormai cicatrizzata così com'è.
"Così com'è" è un modo di dire, perché è solo apparente la sua stabilità che in realtà si muove e cresce anche se con molto meno evidenza delle parti apicali.
Quindi dimenticandosi la ferita, dopo un tempo comunque considerevole la si dovrebbe veder ridurre se non addirittura sparir quasi.
Un metodo che non mi sento di consigliarti perché inesperto, è quello che ho letto sul libro di Giovanni Genotti, in cui è descritto come far nascere dei nuovi rami apicali da una pianta capitozzata.
In sostanza
- la capitozzatura no deve lasciare rami superstiti e deve risultare concava oppure a "V";
- le radici vanno ridotte in funzione della riduzione della chioma, lo scopo è anche di far ricrescere un sistema radicale fitto ed in un vaso piccolo per impedire che qualche capillare ambizioso voglia ingrossare;
- la superficie cilindrica del tronco, in prossimità del taglio deve essere protetta per evitare getti laterali;
- la ferita deve essere trattata in modo da NON rimarginare (l'autore suggerisce ormoni radicanti);
- quando dopo uno o due anni a primavera si asporta la protezione, si asportano (se ci sono) i germogli più vigorosi, per favorire il NUMERO di germogli destinati a nascondere la cicatrice;
- nell'estate dello stesso anno, si seleziona quel ramo o quei rami destinati ad essere i principali per la nuova chioma.
Come mia abitudine ho cercato di confondere le idee più che a ordinarle: perdono, non so farne a meno.
Però se la cosa interessasse, sono disposto a fornirvi il testo integrale (di questa sola parte si intende).
Ciao