primo maggio
Maestro Giardinauta
Il più grande ciclista di tutti i tempi?
Eddy Merckx. A quarant’anni ridotto a una mongolfiera piena d’acqua, una sequela di interventi, una vita disastrata.
Il secondo miglior ciclista di tutti i tempi?
Fausto Coppi. Consumato dalla simpamina. Morto per la puntura di un insetto.
Il terzo miglior ciclista di tutti i tempi?
Jacques Anquetil. Morto di cachessia a cinquant’anni, dopo essersi ridotto a pelle ed ossa.
Il miglior pugile di tutti i tempi?
Cassius Clay. A trent’anni colpito da un sindrome parkinsoniana grave, impedito a parlare e deambulare.
Il miglior calciatore di tutti i tempi?
Maradona. Più intelligente e psicologicamente solido degli altri, se l’è cavata meglio. Ma anche lui benissimo non sta.
L’unico campione di ciclismo italiano degli ultimi vent’anni?
Ricoverato in ospedale agli inizi della carriera, lasciò una cartella clinica con una vischiosità del sangue oltre i limiti dell’ictus. Ma nessuno fece niente per fermarlo. Né medici né carabinieri né giornalisti, benché fosse palesemente dopato, nella testa ancora prima che nei polpacci. Un invasato con la bandana.
La giustizia sportiva funziona come quella di Di Pietro. Beccano sempre chi intraversa il vincitore designato. Mai uno che abbia fatto il record tondo. Ma se un atleta va meglio quando non si dopa di quando si dopa, che si dopa a fare?
Alla fine, gli unici che si salvano sono proprio i giocatori miliardari.
Loro almeno hanno uno scopo razionale.
Estate da nababbi a Milano marittima, come Bobo Vieri.
Festini a luci rosse, come Cristiano Ronaldo.
Trans a gogò da Milano a Rio, come quell’altro Ronaldo non cristiano.
Insomma dei motivi solidi loro ce l’hanno. Ma gli altri?
Eddy Merckx. A quarant’anni ridotto a una mongolfiera piena d’acqua, una sequela di interventi, una vita disastrata.
Il secondo miglior ciclista di tutti i tempi?
Fausto Coppi. Consumato dalla simpamina. Morto per la puntura di un insetto.
Il terzo miglior ciclista di tutti i tempi?
Jacques Anquetil. Morto di cachessia a cinquant’anni, dopo essersi ridotto a pelle ed ossa.
Il miglior pugile di tutti i tempi?
Cassius Clay. A trent’anni colpito da un sindrome parkinsoniana grave, impedito a parlare e deambulare.
Il miglior calciatore di tutti i tempi?
Maradona. Più intelligente e psicologicamente solido degli altri, se l’è cavata meglio. Ma anche lui benissimo non sta.
L’unico campione di ciclismo italiano degli ultimi vent’anni?
Ricoverato in ospedale agli inizi della carriera, lasciò una cartella clinica con una vischiosità del sangue oltre i limiti dell’ictus. Ma nessuno fece niente per fermarlo. Né medici né carabinieri né giornalisti, benché fosse palesemente dopato, nella testa ancora prima che nei polpacci. Un invasato con la bandana.
La giustizia sportiva funziona come quella di Di Pietro. Beccano sempre chi intraversa il vincitore designato. Mai uno che abbia fatto il record tondo. Ma se un atleta va meglio quando non si dopa di quando si dopa, che si dopa a fare?
Alla fine, gli unici che si salvano sono proprio i giocatori miliardari.
Loro almeno hanno uno scopo razionale.
Estate da nababbi a Milano marittima, come Bobo Vieri.
Festini a luci rosse, come Cristiano Ronaldo.
Trans a gogò da Milano a Rio, come quell’altro Ronaldo non cristiano.
Insomma dei motivi solidi loro ce l’hanno. Ma gli altri?