sto riascoltando il programma.
ricordo che ci fossero anche delle interviste alle donne che han subito violenza, ma non mi pare. forse erano due puntate :confuso: chissà se la caricheranno più avanti.
cmq intanto ricomincio a postare un po' di dati da cui si può partire e rifletterci.
Violenza e maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia (2)
Ricerca di Istat e Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, finanziata con i fondi del Programma Operativo Nazionale 'Sicurezza' e 'Azioni di sistema' del Fondo Sociale Europeo - anno 2006
A chi si rivolgono le vittime di violenza da partner? Nel 33,9% dei casi a nessuno. Il 36,9% ne parla agli amici e il 32,7% ai familiari. Solo il 2,8% si rivolgono ai centri antiviolenza, e il 4% agli assistenti sociali e ai consultori. Nonostante le violenze la separazione da un partner violento è difficile. Solo il 19,5% delle donne ha vissuto separata per almeno un periodo dopo violenze ripetute. Di queste però, solo una su quattro non è più tornata a vivere dal marito/convivente.
Le donne che hanno assistito alla violenza contro la madre da parte del padre sono più frequentemente vittime di violenza da adulte (58,5% contro 29,6%). Così come la quota di uomini violenti con la propria partner è pari al 30% tra chi ha assistito a violenze in famiglia, contro il 6% di chi non ha assistito o subito violenze da bambino. Un triste ciclo destinato a riprodursi, se è vero che delle 674mila donne madri, che hanno subito violenze ripetute dal partner, nel 61,4% dei casi i figli hanno assistito.
Il rapporto di Telefono Rosa di ottobre 2007
Violenza psicologica più che fisica
Prima ancora degli abusi fisici le donne subiscono dagli uomini atti di violenza psicologica. E' la
tendenza emersa nei primi mesi del 2007 sulla base delle denunce ricevute da Telefono Rosa.
I dati mettono a confronto segnalazioni giunte da donne italiane e donne straniere.
Complessivamente, il campione ha interessato quasi 500 donne (64 straniere). In un caso su due (48%), le denunce delle italiane (e più o meno allo stesso livello per le straniere, 42,2%) hanno riguardato violenza psicologica. Lungo l'intero 2006 si era registrato 39,6% e 33%. Le percosse fisiche (al primo posto fra le non italiane, 45,3%) si è attestato finora al 30,6%. (28,3% e 35,1% lo scorso anno). A seguire, trovano spazio significativo le minacce (19% e 17,2%) e i comportamenti di abuso legati a fatti di condizionamenti economico (10,7% e 17,2%). La violenza sessuale registra fra le italiane il 4,3% delle denunce mentre fra le straniere il 3,1%. Gli atti persecutori, invece, il cosiddetto stalking il 3,1% per entrambe le categorie.(Ansa, 11 ottobre)
Il rapporto Urban
Condotto in 25 città italiane
"Un fenomeno pervasivo ed endemico". Questa la violenza contro le donne in Italia oggi, secondo il secondo rapporto Urban, presentato l'11 giugno a Roma e redatto sulla base di oltre 22mila interviste ai cittadini di 25 città italiane coinvolte nel progetto europeo (Genova, Trieste, Carrara, Pescara, Torino, Milano, Salerno, Cosenza, Bari, Siracusa, Catanzaro, Caserta, Misterbianco, Crotone, Taranto, Mola di Bari, Cagliari, Brindisi).
Il 12% delle donne intervistate ha subito una violenza fisica o psicologica almeno una volta nel corso della vita. Ma la ricerca analizza soprattutto il contesto in cui la violenza si genera e il radicamento culturale che consente alla violenza di attecchire. Il 98% degli intervistati è consapevole del problema e la maggior parte ne ha sentito parlare dalla televisione. A prevalere è una lettura "passiva e fatalista" del fenomeno. Tra le cause riportate maggiormente compare la predisposizione genetica dei soggetti violenti, certi comportamenti delle donne, la bassa istruzione, il modo in cui gli uomini considerano le donne, o più semplicemente "perché l'uomo è fatto così".
Secondo Maura Misiti, una delle curatrici della ricerca, rispetto alla precedente rilevazione Urban, datata 1999, si consolida tra gli intervistati la consapevolezza di come "la crescente autonomia femminile e la crescente presa di coscienza dell'asimmetria dei rapporti di potere, possa comportare alterazioni nei rapporti uomo-donna, dove la violenza è un tentativo di ristabilire il potere di un'identità maschile in crisi". Una visione stereotipata del fenomeno è più radicata tra le persone anziane e poco istruite, come pure la maggiore tolleranza verso le violenze. Al contrario, ad essere più intolleranti sono le donne giovani, laureate e occupate.
Interessante il divario tra la percezione dei servizi che dovrebbero aiutare le vittime e quelli che nella realtà di tutti i giorni sono più sollecitati dalle vittime stesse. Secondo il 50% degli intervistati dovrebbe essere servizi sociali, famiglia, polizia e volontariato a farsi carico del problema. Ma nella realtà dei fatti, secondo le 1.200 donne vittime di violenza intervistate, la grande maggioranza dei casi si risolvono tra le mura domestiche, cercando supporto tra i familiari e le reti amicali. E solo nei casi più gravi con l'intervento delle forze dell'ordine. Tre le soluzioni proposte dagli intervistati: più prevenzione, più controllo delle forze dell'ordine e più centri antiviolenza.
I risultati preliminari del rapporto dell'OMS
Studio mondiale sulla salute delle donne e la violenza domestica
24 mila donne, provenienti sia dalle zone rurali che urbane di dieci Paesi del mondo (Bangladesh, Brasile, Etiopia, Giappone, Namibia, Perù, Samoa, Serbia e Montenegro, Tailandia e Tanzania) sono state intervistate per realizzare il primo studio mondiale Oms che analizza le conseguenze delle violenze domestiche sulla salute delle donne. Questi risultati sono stati resi noti a luglio.
I risultati dello studio, condotto in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine, diversi istituti di ricerca nazionali e associazioni di donne, parlano chiaro: il 30-50% delle donne che hanno subito un abuso ne portano le conseguenze a lungo termine. Le donne che hanno subito violenza sono più soggette ad avere una salute fragile, sia fisicamente che mentalmente. Spesso, anche anni dopo, sono soggette a pensieri suicidi, sviluppano forme depressive, soffrono di dolori cronici, confusione mentale e disturbi vaginali. Inoltre, sono più alte le probabilità che contraggano malattie sessualmente trasmissibili e che sperimentino un aborto.
L'impatto della violenza sulle donne si è rivelato piuttosto omogeneo, indipendentemente dal Paese di appartenenza e dalla condizione sociale, culturale ed economica in cui vive la donna. Neppure la gravidanza, solitamente percepita come un periodo di relativa protezione per la donna, risparmia coloro che vivono con partner violenti: il 4-12% delle donne incinte sono state picchiate durante la gravidanza. Nel 90% dei casi, la persona che esercita violenza è il padre del bambino che stanno aspettando, e il 25-50% di esse ha preso pugni e calci direttamente sulla pancia.
In termini di prevenzione e intervento, uno dei problemi principali è che queste violenze rimangono nascoste: il 20% delle donne intervistate ha ammesso infatti di non averne mai parlato prima. Molte donne che hanno cercato aiuto rivolgendosi alla polizia e alle istituzioni sanitarie hanno poi subito un incremento della violenza.
Lo studio contiene anche una serie di raccomandazioni e indicazioni che l'Oms ha voluto dare ai Paesi per mettere a punto sistemi e strategie di prevenzione: integrazione dei programmi di prevenzione della violenza con quelli di formazione e informazione sanitaria rivolti ai bambini e ai ragazzi; formazione degli operatori sanitari a riconoscere i sintomi di violenza nelle donne e a intraprendere azioni mirate a proteggerle e a supportarle; attuazione di programmi di informazione e di supporto alle donne che denunciano violenze; diffusione di iniziative volte a rendere la società in generale consapevole del problema della violenza domestica e a indurre una denuncia sociale nei confronti delle persone violente. (fonte: Istituto Superiore di Sanità)