Testimonianza
Ci ho messo un po' a decidere di intervenire su questo argomento perché è come toccarmi un nervo scoperto. Poi ho deciso di farlo con un altro nome (mi perdonino gli amministratori, prometto di usarlo solo questa volta) per non avere remore di falso pudore o, peggio, suscitare pietismo.
Il dolore di chi resta è insopportabile, hai ragione Miky, poi, piano piano, viene ricacciato dentro, ed affiora lacerante solo in alcuni momenti, quando pensi alla persona che non c'è più e ti accorgi di avere gli occhi pieni di lacrime.
Il dolore di chi se ne va non lo conosciamo, se siamo qui a scrivere.
Mio padre se ne è andato in silenzio, dopo sette mesi di angosce, speranze, lotte, rassegnazione, preghiere. Pregava per me, lui che non andava in Chiesa mai, e le sue ultime parole a me, che partivo per affrontare la sua stessa malattia, sono state:"Prego il Signore che salvi te Figlia mia, e si prenda me in cambio".
Nella sua ultima ora io ero lontana a combattere contro la mia "scimmia". Ed al suo estremo saluto non so se la gente piangesse per lui che se ne andava o per me, fantasma con un turbante in testa, ma ancora in prima linea a lottare come un leone.
Non so se siano state le sue preghiere, o il mio spirito guerriero, o le cure farmacologiche all'avanguardia a salvarmi. Il mio dolore, ancora più grande, è che lui se ne sia andato senza sapere che ce l'avrei fatta, senza provare la gioia che i miei famigliari ed io abbiamo provato. Spesso, quando penso a lui, mi chiedo se sia vero che "da lassù" mi guarda e quindi sa: vorrei tanto essere più credente di quanto non lo sia per avere questa certezza.
Rispetto ad dolore cosciente vorrei dire che non è tanto quello fisico, che è già tanto. Il dolore più grande è quello del momento in cui il medico te lo comunica e tu sei li, come sospeso a mezz'aria, e non sai se devi andare di qua o di la.
Quanti pensieri si affollano nella tua testa! La tua vita ti scorre davanti in un secondo e quando arrivi alla tua famiglia il panico ti assale. Dio mio le mie creature! Come faranno senza di me? Sono ancora troppo piccole per essere indipendenti. Ed immagini le soluzioni più terribili. Poi la forza si fa strada, piano piano ti assale addirittura e ti scopri a combattere con un'energia che non hai mai avuto, ti fai rivoltare dentro e fuori come un calzino senza lamentarti, ed hai un unico obiettivo: Vincere!
Io l'ho fatto per ben due volte e devo dire che lo farei ancora se la sorte dovesse decidere di mettermi ancora alla prova, perché la "scimmia" è ancora qui sulla mia spalla.
Con affetto a tutti quelli che soffrono: lottate, lottate, lottate.
