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Fantasmi: miiiiiiiiiii che pauraaaaaaaa!

R

riverviolet

Guest
seya ha scritto:
nella mia vita non sono mai stata abbandonata.
da nessuno. (sicura?)
perchè allora sin da bambina e ancor oggi da donna continuo a star malissimo e a creare tutte le condizioni e i presupposti per essere abbandonata nuovamente? (perchè dici nuovamente?)

incubi, personalità multiple ingestibili e in contrasto tra loro, incomprensioni interne a livelli assurdi, comportamenti compulsivi inutili.
non capisco. (stai cercando di difenderti solo dalla verità, colpisci te stessa per non copire i veri colpevoli, perchè ti fà male)
non ci riesco. (non vuoi)

Queste sono solo i meccanismi conseguenti:
allora la mia mente si annebbia.
cerca di resettare la memoria.
è per questo che dico a tutti che sono sbadata, non ho memoria.
poi ho capito che non è vero.
non completamente almeno.
io se voglio mi ricordo.

Appunto.


il problema è che spesso la mia volontà nega alla memoria di farsi strada.

a 19 anni ho scoperto un passato che avevo relegato nella mia mente di bambina.
un fatto che mi era successo che mi aveva turbata troppo.
l'avevo eliminato.
ho dovuto nei 15 anni successivi conoscerlo,conviverci, capirlo e perdonarlo.
non so se ci sono riuscita del tutto.
a volte ho ancora forti blocchi.
Questa è la chiave, torna indietro, gaurda in faccia i colpevoli, comprendi, solo dopo, potrai perdonare.
 

RosaeViola

Master Florello
Sonia, io credo che seya sappia chi siano i colpevoli e credo anche, che prima debba perdonare la Silvia bambina che ha pagato e sta pagando una colpa non sua.
E' una dinamica che si attiva sempre in certe situazioni e sono le dinamiche che solo i bambini che sono stati colpiti da qualcosa di enormemente più grande di loro, attivano anche se agli occhi di noi adulti sono pazzesche e incomprensibili da un certo punto di vista.
Probabilmente Seya non è mai stata abbandonata, ma forse è la cosa che sin da bambina la spaventa maggiormente o che le è stata paventata come castigo ed ecco che, sentendosi colpevole, attiva un meccanismo punitivo come questo.
Certo che la chiave è in quella consapevolezza affrontata a 19 anni...ora il difficile sta solo nel capire come muoversi, come affrontare un'altra volta, un dolore così grande ed io la capisco bene...eccome se la capisco.
Dopo la riemersione di un simile ricordo, ci sentiamo più al sicuro ma non sempre è così.
Ecco perchè i mostri vanno sì eliminati, ma con infinita cautela.
Ognuno deve manovrare con estrema cura e attenzione in acque così tempestose e pericolose.
E anche questo 3D, seppur bellissimo, può smuovere tanto, forse troppo, nelle persone che leggono e che non sono in grado di sopportare le proprie paure e le proprie fragilità o gestire i propri mostri e i propri draghi.
 

seya

Master Florello
Rosa mi parli ed è come se parlassi io.
tutto ciò che hai scritto. TUTTO è esattamente così.
cmq il mostro, sperando non torni, è da alcuni anni che non si fa più sentire.
ho cambiato due case nel frattempo, quindi la casa dei miei non la sogno più da un pò.
stanotte, ora vado a nanna, sperando di prendere quel sonno che mi era scappato da un pò, non so cosa sognerò.
certo la sensazione di tranquillità che ho ora, era da giorni che non la provavo.
sarà apparente, se ne andrà domani, non mi interessa , adesso c'è. e me la tengo.
dura troppo poco ultimamente.
è diventata tanto preziosa.
^__________^
un grandissimo abbraccio ad entrambe.
vi ringrazio alla seya.


GLACIE E BACCCIOSEYA.....BACCCCIOGRAAAAANDE, NE'.


poi se ti andrà, di dirmi che significato ha il numero 9 Sonia.
grazie, ma quanti grazie.....eppur mi sento di dirli tuttissimi, e anche di più.
 

RosaeViola

Master Florello
Seya, sono contenta che siamo riuscite a riportare la bonaccia stanotte, in quel tuo cuore così preda delle tempeste.
Noi ci saremo sempre per te...sempre e lo dico con la consapevolezza del valore assoluto di questa parola.

Ti abbraccio come farei con le mie figlie quando, a volte, si svegliano piangendo nel cuore della notte.
Porta questo abbraccio con te e tienilo stretto più che puoi, così da scaldare e proteggere, il tuo cuore così spaventato e sensibile.

Dolce notte Silvia. :)
 

seya

Master Florello
anche a te Rosa, e grazie.
e io me lo prendo tutto il tuo abbraccio, grazie amica.
con tutto il mio cuore.grazie.
 

lobelia

Florello Senior
spot ha scritto:
Da un pò non frequento il forum per diversi motivi. Ho perso un pochino il filo, ma credo che sia normale.
Oggi rientro e cosa trovo?
Che dire? Sarebbe troppo dispersivo.
Per essere concisi: ho sempre convissuto con la "morte".
Ho perso mio padre, mia sorella e, senza recriminazioni, ne ho subito le conseguenze.
Ho sempre pensato che la morte è un passaggio, ma, purtroppo non ho mai potuto sperimentarlo.
Mai nessuna presenza, mai nessuna sensazione. Forse per punizione, chissà. Le elucubre psicologiche sono senza fine.
Tre anni fà ho perso un amico. In 9 mesi è andato via. Non sono stata corretta con lui in vita e sono stata un coniglio mentre moriva.
Questa cosa mi pesa,anzi, mi opprime. Ma sono sicura che prima o poi potrò spiegarglielo.
Vorrei capire, vorrei sapere, vorrei trovare la via o un segno.
Sò che il mio intervento non significa nulla.
Avete detto tutti delle cose profonde e toccanti. Invidio le vostre sensazioni e le vostre percezioni, soprattutto per il fatto che sento, da sempre, che c'è qualcosa d'altro.
Che dire?
Vi abbraccio e vi ringrazio.
paola

La perdita delle persone che amiamo è un'esperienza che vorremmo tutti evitare, invece...
Capisco i tuoi sentimenti ed è importante che, anche se non hai mai avuto "prove" dirette, "senti" e "credi" che ci sia qualcos'altro. Forse ci aggrappiamo a questa speranza con tutte le nostre forze perché è l'unica certezza che dà senso alla vita.
Non hai idea Spot, quanto sia ancora più difficile per me, che certe percezioni le ho, accettare che mio padre non mi si faccia presente, non potergli chiedere delle risposte...
Io e lui avevamo una grandissima affinità intellettuale e a volte, finito un libro, vista una particolare trasmissione, visitata una mostra mi volto a cercarlo senza trovare risposta.
Aspetto e piango in silenzio, perchè la persona che più di tutte vorrei "vedere" non mi si manifesta!
Ti hanno strappato radici vive e soffri ancora, posso esserti vicina come figlia e come sorella perché ho anch'io una sorella che amo profondamente e capisco quanto possa essere straziante perderla.
Ti chiedo solo: li hai mai sognati? O qualcuno ti ha mai cercato per raccontarti di averli sognati? A volte basta anche un piccolo segno per aprire porte sull'Infinito....
 

RosaeViola

Master Florello
lobelia ha scritto:
Non hai idea Spot, quanto sia ancora più difficile per me, che certe percezioni le ho, accettare che mio padre non mi si faccia presente, non potergli chiedere delle risposte...
Io e lui avevamo una grandissima affinità intellettuale e a volte, finito un libro, vista una particolare trasmissione, visitata una mostra mi volto a cercarlo senza trovare risposta.
Aspetto e piango in silenzio, perchè la persona che più di tutte vorrei "vedere" non mi si manifesta!

Cara Lobelia, questa parole mi hanno colpita come una lama nella carne viva e dolente.
L'ho perso 3 anni fa ma mi manca sempre di più e la malinconia si fa sempre più acuta.
Vorrei, anzi, non so cosa darei perchè questo avvenisse, avere un segno tangibile della sua presenza accanto a me, con la quale lui aveva sì un rapporto non facile per quanto ci somigliavamo ma, allo stesso tempo, la vivacità e le affinità intellettuali, ci univano tantissimo.
Sapessi quante volte mi ritrovo a pensare le stesse cose che pensi tu...Tante volte, specialmente quando ho in testa argomenti che dibattevo ampiamente con lui, mi dico adesso lo chiamo e gliene parlo...ma d'improvviso arriva la staffilata che mi riporta alla dura realtà.
Vorrei tanto, ma proprio tanto, chiedergli se malgrado fosse già incosciente, in quelle sue ultime ore di vita, ha sentito il mio abbraccio...Erano tanti anni che, per pudore, non ci abbracciavamo ed io non potevo pensare di lasciarlo andar via, senza portare sulla mia pelle la sensazione del suo corpo addosso al mio...Le braccia di mio padre attorno a me, per ritrovare quel calore di bambina, quella solidità che mi faceva sentire così bene.
Chissà se sapeva, se sentiva che il mio e il suo corpo, erano nuovamente in contatto...Chissà cosa percepiva in quelle ultime notti della sua vita, quando alternava stati di coscienza ad incoscienza e, nelle fasi "lucide", vedeva sua zia, la chiamava e diceva che lo stava aspettando. Vedeva sua madre e suo padre e ce ne parlava in questa sorta di delirio che a noi sembrava impossibile.
Quante cose avrei ancora da chiedergli, quanto vorrei sapere se, rispetto ai profondi cambiamenti della mia vita, di questi ultimi tre anni, lui ne è cosciente, se in qualche modo lui ne è responsabile o ha contribuito perchè fossero possibili.
Questi pensieri spesso mi assillano. La vita è così parca nel dispensare momenti di serenità che, quando arrivano inaspettati, sono portata a pensare che dietro ci sia un suo regalo...
Ma forse, come tu dicevi Lobelia, ci aggrappiamo a tutto questo, perchè quelle radici strappate fanno ancora tanto male e non ci rassegnamo.
Io lo sento dentro di me, continuamente e, talvolta, percepisco la sua presenza come reale...ma come dicevo nell'ultimo post che ho scritto, non so più se la speranza di tutto questo diventi poi un ostacolo alla comprensione o se, la razionalità, alla fine, diventi il pregiudizio stesso che ci impedisce di vedere oltre.
 

RosaeViola

Master Florello
Ma ditemi solo questo...Molte persone sostengono che se non si ha fede, se non si è praticanti, non si ha la possibilità di poter "sentire".
Io, da persona che non conosce a fondo come voi quest'argomento, resto sempre piuttosto basita di fronte a queste affermazioni, perchè pur non sapendono praticamente nulla, penso che certe percezioni, non siano una prerogativa di chi crede in Dio, ma forse, solo di chi crede che la vita di per sè stessa, abbia un più profondo e diverso significato da ciò che comunemente è considerato reale.
Non riesco a credere nel dogma, ma a modo mio, credo in una dimensione che spazia oltre certi confini prestabiliti dalla razionalità e non mi sono mai rassegnata all'idea, che tutta una vita intera, un'intelligenza e l'energia vitale che animano una persona, si perdano nel nulla.
 

california

Florello Senior
Ma ditemi solo questo...Molte persone sostengono che se non si ha fede, se non si è praticanti, non si ha la possibilità di poter "sentire".
Io, da persona che non conosce a fondo come voi quest'argomento, resto sempre piuttosto basita di fronte a queste affermazioni, perchè pur non sapendono praticamente nulla, penso che certe percezioni, non siano una prerogativa di chi crede in Dio, ma forse, solo di chi crede che la vita di per sè stessa, abbia un più profondo e diverso significato da ciò che comunemente è considerato reale.

sono perfettamente d'accordo, e cmq credo che chi ''sente'' lo fa perchè predestinato..e non dalla religione che pratica o nella quale ha fede :)
 

lobelia

Florello Senior
Non vedo perché dovrebbe essere legato alla religione. Qui si parla di "percezioni", legate semplicemente alla sensibilità naturale delle persone. Nessuno mi spiegava le cose che mi capitavano, le spiegazioni le ho cercate dopo, crescendo. La Fede è un fatto intimo, non si può acquisire attraverso la Religione. Esiste una religiosità naturale che non si identifica con nessun dogma.
Spesso anzi, sacerdoti poco misericordiosi (e io direi poco "informati") mi hanno intimato di abbandonare ogni "pratica" di questo tipo, di "negarla", rimuoverla ed altre amenità del genere: "Demonio! Demonio! Demonio!"
(Ma non dice la stessa Bibbia che le opere del demonio si riconoscono dal Male che portano? A chi facevo male?)
Ma come si fa? Io mica me le vado a cercare, mi nascono spontanee, come una poesia nell'anima di un poeta, sono nella mia esistenza come qualsiasi altra espressione della mia sensibilità! Avrei dovuto "rimuovere" ciò che faceva parte di me? Una sorta di amputazione caratteriale? E con quali conseguenze?
Per fortuna ho anche conosciuto sacerdoti più illuminati.
Ripeto: la Fede è una cosa, i dogmi religiosi sono un'altra cosa. Se fossi nata in India, o al Polo, dove hanno religioni differenti, sarebbe stata la stessa cosa.
 

seya

Master Florello
sarebbe stata più di un'amputazione caratteriale.
ti saresti amputata l'anima Lobelia.
hai fatto bene a non dar retta a quel clerico.
Rosa ti sono molto vicina, anch'io e mio padre abbiamo lo stesso carattere, lo stesso tipo di sensibilità, e spesso ci troviamo in contrasto.
solo ultimamente l'ho ritrovato, e non faccio che ringraziare Dio per questo.
sia per te che per Lobelia non deve essere facile aver perso i vostri papà, vi auguro presto che il contatto che state cercando con loro, vi giunga inaspettato e dolce e vi lasci serenità e tanto amore nel cuore.
sul discorso Fede e dogma sono d'accordo con voi.
nulla di più da dire.
 

RosaeViola

Master Florello
seya ha scritto:
sia per te che per Lobelia non deve essere facile aver perso i vostri papà, vi auguro presto che il contatto che state cercando con loro, vi giunga inaspettato e dolce e vi lasci serenità e tanto amore nel cuore.

Non è stato facile no, anche se mio padre, morendo, ci ha fatto un grande regalo ed è stato quello di permetterci di parlare della morte e, in particolare, della sua morte.
In quei giorni che hanno preceduto il momento, ci ha riuniti tutti intorno a sè e ad ognuno di noi ha parlato, ha chiesto scusa per gli errori commessi, ha voluto sapere da noi figlie se fosse stato un buon padre e ha voluto essere rassicurato su molte cose.
Questo grande, grandissimo dono che mi ha fatto, mi ha permesso di dirgli cose che mai in vita mia gli avevo detto e mi ha permesso di dirgli addio, devastata da un dolore incommensurabile ma anche serena per essere riuscita a dirgli addio.
Anche morendo, mi ha lasciato qualcosa che ha un valore immenso, ma il vuoto che sento, anche alla luce di tutto questo, è enorme e giorno dopo giorno si amplifica.
 

lobelia

Florello Senior
Mio padre non faceva altro che ripetere: "Cambiare l'acqua in vino...."
Mia madre diceva che delirava ma io credo che si stesse preparando al suo "passaggio".
Anch'io avevo riannodato il mio legame con lui, dopo diversi dissidi, per fortuna prima della malattia fulminante che ce l'ha rubato. Gli ho chiesto scusa per averlo giudicato, ci siamo abbracciati ed abbiamo pianto insieme.
Quel giorno costituirà sempre un memoriale per me, quel giorno la bambina che ancora ero poteva diventare finalmente donna.
Non so come spiegarlo, forse RosaeViola che ha provato la mia stessa esperienza può capirmi...
Mi sono riappacificata con la mia storia, ho riannodato tutti i fili, finalmente consapevole delle energie sprecate in tanti anni per la paura di un rifiuto. Ho potuto "ascoltare" mio padre accettandone le lacune e sapendo che lui accettava le mie e amandolo proprio per la sua dolce, incommensurabile fragilità...
 
R

riverviolet

Guest
Vorrei aiutarvi, ma non posso.
Lobelia, nonostante il dolore, perchè questo non è tanto derivato dalla morte, quanto dal distacco e dal non poter, avere i soliti canali di comunicazione e la paura, che no si potrà abbracciare, avere questo tipo di contatto fisico, con le persone che ci hanno lasciati, è però più serena, non è angosciata, perchè non si basa sulla fede, ma sull'esperienza.

Sono sicura che ieri notte Seya, ha quasi avvertito fisicamente, il nostro abbraccio e qualcosa in lei, si è mosso, ovvvero ne ha fato esperienza, non ha più bisogno di credere.

La Fede, qualsiasi essa sia, chiede fiducia, ma l'esperienza non ne ha bisogno.

Sempre ieri notte, si parlava di scelte e di volontà, ma una sola vince davvero, quella che i romanzi chiamano, la via del cuore.
Non dubito che vi piacerebbe davvero incontrare coloro che sono andati (anche se non sono andati proprio da nessuna parte), ma accanto al desiderio vi è paura e dubbi e questo ferma qualsiasi contatto.
Perchè per volta che avviene, breve o sfuggevole, così caratterizzato proprio per proteggervi, voi, lo attribuite ad altro, le domande si susseguono e si preferisce seguire la via della ragione.
D'altronde Rosa, tu stessa hai detto a Seya, che certe Verità hanno bisogno di tempo per essere accettate, altrimenti il rischio è elevatissimo.

Accanto ad un reale desiderio, si schiera il primo istinto della vita, quello di sopravvivenza e la mente, quella razionale, gioca le sue carte, per proteggervi, anzi per proteggersi.

Le Fedi e i dogmi religiosi servono e servono a molto, non già a 'sentire', ma a produrre un doppio inganno alla mente, ovvero placare le proprie paura verso l'infinito e lo sconosciuto, con immagini confortevoli.
Queste generano quelle che diventano forme-pensiero e non è un caso se, sono solo i fedeli di questa o quella religione a vedere Santi, Madonne e icone tipiche di quella determinata Fede.

E c'è un piccolo particolare in cui la storia dell'uomo affiancata dalle religioni patriarcali, ha giocato il suo Asso vincente, convincere l'umanità che ogni manifestazione, santa o dannata, fosse esterna, altro da noi.

Certo che, l'abitudine ala psicanalisi, e l'assunzione della ragion, non aiuterà mai, alcuna comunicazione, di nessun tipo o dimensione.
 

RosaeViola

Master Florello
riverviolet ha scritto:
Certo che, l'abitudine ala psicanalisi, e l'assunzione della ragion, non aiuterà mai, alcuna comunicazione, di nessun tipo o dimensione.

Perchè dici questo River?
Io credo che se si diffondesse maggiormente, l'abitudine a rimanere in contatto con sè stessi e con il proprio interiore, maggiori sarebbero le possibilità, da un punto di vista sensibile, di cogliere certe situazioni.
L'abitudine a guardarsi dentro e a stare molto con sè stessi nel proprio intimo, non può che favorire certi processi.
La psicanalisi o la psicoterapia, se ben fatte, affinano la sensibilità e non la negano certo.
La razionalità non c'entra con le potenzialità del singolo di cogliere le sfumature, di mettersi in contatto empatico con le persone.
Ognuno di noi ha un suo corredo e se si ha la fortuna di trovare le giuste persone, questo corredo, quando è una parte sana di un individuo, verrà solo potenziato e non sminuito dalla psicanalisi.
La razionalità è necessaria all'eleborazione ma la sensibilità, fa parte dell'intelligenza affettiva, emozionale di un individuo e, come tale, marcia su binari distinti dalla ragione, ma altrettanto importanti.
Chiunque non viva appieno la sua intelligenza emotiva, difficilmente potrà cogliere quei segnali di cui tanto parliamo in questi giorni, mentre la psicanalisi, tende sempre al recupero di questa.
 
R

riverviolet

Guest
RosaeViola ha scritto:
Perchè dici questo River?
Io credo che se si diffondesse maggiormente, l'abitudine a rimanere in contatto con sè stessi e con il proprio interiore, maggiori sarebbero le possibilità, da un punto di vista sensibile, di cogliere certe situazioni.
L'abitudine a guardarsi dentro e a stare molto con sè stessi nel proprio intimo, non può che favorire certi processi.
La psicanalisi o la psicoterapia, se ben fatte, affinano la sensibilità e non la negano certo.
La razionalità non c'entra con le potenzialità del singolo di cogliere le sfumature, di mettersi in contatto empatico con le persone.
Ognuno di noi ha un suo corredo e se si ha la fortuna di trovare le giuste persone, questo corredo, quando è una parte sana di un individuo, verrà solo potenziato e non sminuito dalla psicanalisi.
La razionalità è necessaria all'eleborazione ma la sensibilità, fa parte dell'intelligenza affettiva, emozionale di un individuo e, come tale, marcia su binari distinti dalla ragione, ma altrettanto importanti.
Chiunque non viva appieno la sua intelligenza emotiva, difficilmente potrà cogliere quei segnali di cui tanto parliamo in questi giorni, mentre la psicanalisi, tende sempre al recupero di questa.
Non sono daccordo; con la ragione, non si và proprio da nessuna parte.
Il mondo 'sensibile' e invisibile non lo raggiungi con codici e codifiche di comportamento, ma con l'annullamento di ogni pregiudizio, giudizio e catalogazione.

Psicanalisi e compagnia bella, adottano stumenti a scatole cinesi, tutto ciò che ne esula viene definito 'anomalo', nella ottimistica maggioranza dei casi.

L'intelligenza della mente è opportuna, nel mondo fisico.
Capire sè stessi con gli strumenti psicanalitici umani, è un controsenso e ti allontana parecchio, proprio da te, perchè ti fornisce strumenti inadatti, estranei alla natura 'invisibile'.
Le risposte, non hanno domande, sono iluminazioni, arrivi, esperienze, non sono deduzioni, date da induzioni.

La psicanalisi fornisce strade e percorsi, e quì, la mente stagna fino a quando un trauma non ributta all'aria tutto quanto, per disgrazia e per fortuna aggiungo io.
Chi di scienza ferisce di scienza perisce, perchè la parzialità non è l'intero.

Ciò che conduce a sè, e l'ascolto incondizionatamente scevro di ogni pregiudizio e timore, disposti ad accettare la verità, qualunque essa sia, disposti a pagare qualsiasi sia il prezzo.
Sapere significa abbandonarsi, non all'emozione di una carezza, ma alla carezza, questa non causa dubbio alcuno.
Conoscere quella carezza è esperienza diretta, che non potrai mai spiegare a parole, perchè queste appartengono al mondo fisico, e umano.
 
Ultima modifica di un moderatore:

RosaeViola

Master Florello
riverviolet ha scritto:
Non sono daccordo; con la ragione, non si và proprio da nessuna parte.
Il mondo 'sensibile' e invisibile non lo raggiungi con codici e codifiche di comportamento, ma con l'annullamento di ogni pregiudizio, giudizio e catalogazione.

Psicanalisi e compagnia bella, adottano stumenti a scatole cinesi, tutto ciò che ne esula viene definito 'anomalo', nella ottimistica maggioranza dei casi.

L'intelligenza della mente è opportuna, nel mondo fisico.
Capire sè stessi con gli strumenti psicanalitici umani, è un controsenso e ti allontana parecchio, proprio da te, perchè ti fornisce strumenti inadatti, estranei alla natura 'invisibile'.
Le risposte, non hanno domande, sono iluminazioni, arrivi, esperienze, non sono deduzioni, date da induzioni.

La psicanalisi fornisce strade e percorsi, e quì, la mente stagna fino a quando un trauma non ributta all'aria tutto quanto, per disgrazia e per fortuna aggiungo io.
Chi di scienza ferisce di scienza perisce, perchè la parzialità non è l'intero.

Ciò che conduce a sè, e l'ascolto incondizionatamente scevro di ogni pregiudizio e timore, disposti ad accettare la verità, qualunque essa sia, disposti a pagare qualsiasi sia il prezzo.
Sapere significa abbandonarsi, non all'emozione di una carezza, ma alla carezza, questa non causa dubbio alcuno.
Conoscere quella carezza è esperienza diretta, che non potrai mai spiegare a parole, perchè queste appartengono al mondo fisico, e umano.

A prescindere dal fatto che io non ho proprio detto che è la razionalità che vada potenziata per imparare a cogliere le esperienze che fanno parte del mondo sottile, devo aggiungere River che, malgrado io sia fermamente convinta che la psicanalisi non sia l'essere nefasto che tu descrivi, io non mi pongo con pregiudizio di fronte a fenomeni cosiddetti paranormali, mentre mi sembra di intuire, che per te non sia così, considerato che da ciò che hai scritto in quest'ultimo tuo post, il pregiudizio relativamente alla psicanalisi ci sia e sia anche ben radicato.

Ora, posso capire che forse le tue esperienze ti hanno portato in qualche modo a decodificare la psicanalisi in questo modo, ma tu stessa, forse non te ne rendi conto, usi spesso canali di comunicazione e parli di dinamiche della mente umana che sono proprie degli psicologi.

Poi Sonia, vedi, nulla di quanto hai scritto qui sulla psicanalisi è realtà, almeno non se esercitata da seri e veri professionisti.
Il fine primo della psicanalisi è di portare l'individuo a prendere coscienza di sè, dei suoi sentimenti e delle sue problematiche e, in particolar modo per certe scuole psicanalitiche, niente ma proprio niente dell'uomo, va inscatolato e non esistono risposte indotte, ma solo una profonda e continua stimolazione a trovarsele da sè le risposte, considerato che stanno in ognuno di noi.

Il fatto che la Psicanalisi abbia individuato fasi comuni a tutti gli esseri viventi non significa che li abbia catalogati e incanalati tutti nella stessa direzione, solo che abbia trovato una spiegazione ai comportamenti dell'uomo e che ha un ampio riscontro fra le persone.

Poi, forse, bisognerebbe fare maggiore chiarezza sui termini di questo argomentare.
Quando parlo di intelligenza emotiva Sonia, parlo di affettività, nella sua più alta espressione.
Tu, ad esempio, sei una persona di grande intelligenza emotiva, perchè hai permesso a te stessa di vivere appieno i tuoi sentimenti e li esterni anche rischiando, anche andando incontro a delusioni o rifiuti. Non temi il contatto emotivo con il mondo esterno, con le persone, non hai timore dell'empatia e lasci che il dolore degli altri si compenetri al tuo.
La nostra intelligenza, che piaccia o no, è fatta di più livelli e permettimi di dire che, la tua grande capacità comunicativa non è data solo dal tuo lasciarti vivere, ma anche da una profonda conoscenza del tuo razionale oltre che da una grande capacità di elaborazione...in parole povere, tutto questo non è altro che quello che comunemente fa dire agli altri, che sei una persona capace di fare un'analisi profonda.

La psicanalisi, ma io preferisco riferirmi alla Psicoterapia dinamica, fa ben altro che allontanarti da te stesso...Quando ciò avviene, è solo perchè lo psicologo non è un buon psicologo o la terapia che si è affrontata è inidonea alla persona in oggetto.

La psicoterapia in particolar modo, fornisce strumenti per arrivare a quella illuminazione di cui tu parli e attenzione a dire, vivaddio che esiste il trauma, perchè molto spesso si rischia con queste parole di sostenere una teoria piuttosto pericolosa, se chi la legge interpreta a suo modo.

La carezza di cui tu parli è emozione, che ti piaccia o no. E' energia allo stato puro e non ha senso sottilizzare sui termini. La psicoterapia cerca in tutti i modi, proprio di riuscire a farla sentire quella carezza, percependone il piacere puro, che ne deriva.

Ciò che conduce a sè è l'ascolto scevro da pregiudizio...ecco Sonia, proprio questo è il punto...
Sai bene quanti pregiudizi inutili, che nascono dall'educazione o da dolori inferti, ci accolliamo nel corso della nostra infanzia e quanto ci rimangono così adesi, da impedirci di poter vedere e vivere, tutta la nostra esistenza nella sua interezza e nella sua pienezza e la psicoterapia ha il pregio, di aiutarci a scovarli, a stanarli, a superarli, in pratica quei blocchi che ci siamo o ci hanno imposto, cerca di eliminarli.

La psicoterapia aiuta a lasciarsi andare, a lasciare che le cose accadano, a non controllare quello che non ha senso o non ci fa bene controllare ed ecco che, nel lavoro che l'individuo svolge su sè stesso, la percezione del sè e dell'io, diventano emozione, diventano piacere e non più dolore e distacco.
Questo non è incasellare le persone e inscatolare è ben altra cosa.

Sul lasciarsi andare, invece, si potrebbero scrivere non so quante pagine, considerato che il bisogno di controllo in certe persone, è il primo fine su cui si va a lavorare in psicoterapia.
Cercare di rendere una persona libera dalle sue rigidità per metterla in contatto con le sue sensibilità, le sue fragilità, il suo mondo intimo e affettivo, fa sì che ogni essere umano si disponga al meglio per tutto ciò che fa parte di questa sfera.

Conoscere una carezza, significa principalmente riuscire a capire che si è stati accarezzati, ma spesso, il bisogno di controllo fa sì che l'emotività e l'affettività, si scindano dalla vita di una persona e queste scissioni, non sono un'esperienza salutare per nessuno.
La psicoterapia, figlia della psicanalisi, insegna ad ogni individuo che abbia volontà e desiderio di uscire dalla trappola in cui si è segregato, come trovare in sè le risposte.

A volte, quando leggo, ho la sensazione che si pensi alla Psicologia come a qualcosa che in modo oscuro, maneggi la mente umana fino a renderla impersonale.
Io trovo invece, che oscurantista sia questo modo di intendere una materia, che spesso, molto spesso, aiuta le persone a trovare la propria strada e, di conseguenza, la propria serenità e il proprio equilibrio.

Poi, forse non sai, quanti psicoterapeuti non neghino affatto la capacità di cui tu e Lobelia siete "portatrici", anzi, è risaputo, ad esempio, che la capacità di una persona di andare in trance ipnotica, potenzia di molto le capacità di percezione di eventi che appartengono al mondo sottile.
L'ipnosi River, è soprattutto lasciarsi andare all'emozione e all'evento, è entrare in sè stessi abbandonando la razionalità per vivere di puro istinto e sensazioni, è andare pian piano, con un lungo e delicatissimo lavoro, al nocciolo di sè, entrando in contatto con la parte più sconosciuta e metafisica del proprio mondo interiore...questo è inscatolare? E' controllare?
Va anche sfatato una volta per tutte, il mito dell'ipnotista da circo.
NESSUNO in trance ipnotica è totalmente incosciente o manipolabile.
NESSUNO può venire condizionato ad un comando ipnotico che sia contrario a sè stesso.
Durante la fase ipnotica, si ha la percezione del mondo circostante, si è coscienti, ma abbandonati a sè stessi nell'esplorare il proprio mondo interiore e subito dopo il "risveglio", i ricordi di quanto è appena avvenuto, sono tutti presenti.

Io River, non sono una persona fortemente razionale, anzi, sono un'impulsiva e una che fonda molto la sua vita affettiva ed emozionale sulle sensazioni che le persone le danno, perchè ho capito che mediare razionalmente certe cose, non solo non serve, ma per quanto mi riguarda e sottolineo -che mi riguarda- è anche lesivo, ma ho compreso che la capacità logica, la razionalità e la sensibilità non sono due aspetti distinti che marciano su binari diametralmente opposti nella vita di una persona, bensì sono due grandi fonti a cui attingere, se queste parti sono in stretta comunicazione fra loro e se l'una impara e attinge dall'altra.

E non dirmi che non è così per te...sei troppo intelligente per negare tutto questo e, da come scrivi e da quello che scrivi, è così alla luce del sole che tu sei tutte queste due cose insieme che è stupendo relazionarsi con te! :)

Scusate la prolissità, ma l'argomento è vastissimo ed è impossibile ridurlo a quattro battute sulla tastiera.
 
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