Anche secondo me non ha senso leggere i classici solo in quanto tali e dar loro valore di
auctoritates; tuttavia, c'è un motivo se sono diventati classici: a molte persone, nel tempo, hanno trasmesso qualcosa. Questo significa che quello stesso classico può trasmettere qualcosa anche a noi, ma non significa che debba per forza farlo. Leggere i classici non deve essere assolutamente un obbligo, ma ce ne sono alcuni che si leggono piacevolmente e che sono davvero in grado di trasmettere qualcosa.
A me per esempio non piaciono affatto i romanzi secenteschi, trovo davvero sgradevole lo stile di scrittura (non sono assolutamente scritti male, anzi, ma semplicemente a mio avviso non è compatibile con i gusti del nuovo millennio).
Nonostante sia spesso snobbato, in quanto romanzo spesso associato ad un ambiente scolastico, trovo molto piacevole da leggere
I promessi sposi. Oltre allo stile di scrittura tutto sommato piacevole, il messaggio che Manzoni vuole passare è evidente. Oltre a ciò l'ambientazione lombarda, con luoghi che personalmente conosco e che riesco a riconoscere nel testo me lo rende particolarmente caro.
Sempre in ambito ottocentesco, secondo me Leopardi ha molto da dire a un lettore del 21° secolo, soprattutto uscendo dalle sue opere più note. Secondo me Leopardi sarebbe da leggere e studiare più come filosofo che come letterato. Leopardi è un filosofo "pragmatico", nel senso che è un ragazzo che nella sua vita piuttosto breve si è posto le stesse domande che tutti noi ci poniamo, annotando poi i suoi pensieri e sviluppandoli nel tempo. Il fatto poi che il suo pensiero sia stato inserito in un filone pessimista ha fatto sì che agli occhi del grande pubblico apparisse come un ragazzo depresso con problemi fisici che soffriva per questo, quando in realtà il suo pessimismo è legato più che altro allo scopo della vita e non è poi più pessimista di buona parte delle persone. Tra le sue opere secondo me sono particolarmente belli
l'ultimo canto di Saffo, il
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia e
il dialogo della Natura e di un Islandese.
D'annunzio invece non mi è mai piaciuto, soprattutto la fase del
Piacere. Le poesie dell'
Alcyone sono tuttavia dei capolavori e le descrizioni dei paesaggi, con l'uomo che si fonde con la natura e diventa tutt'uno, sono magistrali.
Nella lettura novecentesca italiana, a me sono piaciuti particolarmente
il deserto dei Tartari, di Dino Buzzati,
una questione privata, di Fenoglio,
Il nome della rosa, di Eco,
i sommersi e i salvati, di Levi e le poesie di Montale. Andando nella letteratura straniera, trovo fantastici
il Piccolo Principe, di Saint-Exupery (ingiustamente relegato a libro per bambini),
the Dubliners, di Joyce, e il più recente
Quel che resta del giorno, di Ishiguro.
Anche i classici antichi secondo me hanno molto da dire ai contemporanei, anche per chi non ha studiato il latino e il greco. La traduzione, se ben selezionata, aiuta a renderli scorrevoli senza mascherare il messaggio che hanno da passare. Nell'ambito della letteratura greca a me sono piaciuti molto i versi di Saffo (in particolare
Tramontata è la luna, di cui è molto bella la traduzione di Quasimodo); molto belle, brevi e di facile lettura (si leggono senza problemi in un paio d'ore) sono le tragedie del periodo classico, di Eschilo, Sofocle ed Euripide. Eschilo è quello più antico e porta i valori tradizionali del mondo greco arcaico; Sofocle è più moderno (bellissime
l'Antigone e
l'Elettra), ma si vedono evidentemente i valori tradizionali. Euripide è invece estremamente moderno e le sue tragedie hanno sempre un fortissimo messaggio da trasmettere (anche la sua versione dell'
Elettra è spettacolare, in particolare il rapporto tra Elettra, Oreste e la madre Clitemnestra; ci sarebbe da parlarne per ore, davvero). Nella letteratura latina sono secondo me bellissimi i carmi di Catullo, i famosi
Multas per gentes e
Odi et amo, ma anche
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus e
ille mi par esse deo videtur. Anche alcune odi ti Orazio sono a mio avviso molto belli, come per esempio l'
ode a Leuconoe.
La smetto di sproloquiare, soprattutto perché lo scopo del thread non è parlare di letteratura