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Compiti a casa

Fralema

Giardinauta
compiti a casa: un problema vecchio come la scuola.
Qual è la misura giusta per pesare l’aiuto che un genitore deve, può, vuole dare al proprio figlio nello studio a casa, senza che vi sia diseducazione? Quanta collaborazione è giusta e auspicabile e quanta invece è “troppa” e deleteria?

I compiti a casa restano uno degli argomenti più discussi tra i genitori e meno apprezzati tra gli studenti di qualsiasi ordine e grado. Molte cose sono cambiate nella scuola, ma per qualche motivo nessuno ancora è riuscito a conferire ai compiti a casa una connotazione che sia accettabile soprattutto ai ragazzi, o ad una buona parte di essi. Erano e rimangono una “rottura”, e questo – spesso – succede fin dai primi anni della scuola primaria.

E’ innegabile che l’esecuzione dei compiti a casa è l’aspetto della scuola che maggiormente avvicina i ruoli di insegnanti, alunni e genitori. Sono tutti coinvolti e - paradossalmente - con finalità differenti, laddove l’obiettivo dovrebbe essere comune: i primi li assegnano per consolidare lo studio in classe e li ritengono indispensabili, i secondi prevalentemente li detestano e li svolgono per non rischiare una nota, i terzi brancolano nel buio cercando di ricavarsi a tutti i costi un ruolo, incapaci però di starne fuori e pronti a farsi ulteriormente confondere dalle richieste da parte degli insegnanti che trascurano di dare precisa connotazione al tipo di aiuto richiesto; così ognuno interpreta a suo modo, i genitori si arrogano il diritto di interferire pesantemente, minando anche seriamente la socialità familiare. Si sentono investiti di questo impegno e lo scenario che sovente fa da contorno ai compiti a casa non è affatto da sottovalutare: spesso fonte di conflitto tra genitori e figli, tra genitore e genitore, di stravolgimento degli equilibri familiari, causa di stress su entrambi i fronti. Qualche esperto ancora sostiene che i compiti aiutino la relazione genitori-figli, ma la voce di tanti genitori dice che “è una lotta continua”.

Le discussioni che periodicamente emergono sul tema vedono le opinioni dei genitori spaccarsi regolarmente in due. Da una parte quelli pronti a passare le domeniche pomeriggio sui libri insieme ai figli, a costo di rinunciare alla gita fuori porta. Molti lo fanno con piacere, il compito a casa diventa davvero un motivo di condivisione, di confronto, di unità familiare: tutti attorno al tavolo, genitori e figli, pronti a scambiarsi opinioni, a fare prove e controprove di moltiplicazioni e divisioni, a ripassare olltugheder la dinastia merovingia. Sono i genitori dei ragazzi che – tutto sommato – i compiti li fanno volentieri e stare accanto a loro è – appunto - un piacere.

Dalla stessa parte ma con risultati ben differenti quelli che ormai meditano di arruolare feroci cani da guardia da posizionare accanto alle scrivanie, si sentono in dovere di controllare anche il colore della penna usata e tengono a portata di mano il decalogo dei castighi da infliggere in caso di mancato svolgimento, castighi che vanno dallo spegnimento della tv alla sottrazione del cellulare a seconda dell’età e per periodi proporzionali al compito non svolto: per una mancata lettura, niente tv per due giorni; per una pagina bianca sul libro di matematica, si stacca l’antenna. Niente cellulare per una settimana per una insufficienza in educazione fisica, ricarica negata a oltranza per un tema mal svolto. Sono gli stessi genitori però ad ammettere che questi metodi a poco o a nulla servono, o portano comunque benefici brevi. Quando un ragazzo non vuole fare i compiti, spesso, non c’è ricatto che tenga. Soprattutto, sull’onda dell’emotività, molti genitori sono indotti a formulare minacce inattuabili, raggiungendo il paradosso del pretendere dai propri figli un impegno preciso brattandolo con una promessa che non manterranno.

Per entrambe queste categorie di genitori, comunque, la parola d’ordine pare essere “mai a scuola senza aver fatto i compiti”. Perché è oltraggioso, perché è inaccettabile. Tuttavia, i primi nemmeno ci devono pensare, sono i figli stessi a non permettersi di andare a scuola senza. Per i secondi la cosa si fa un tantino più spessa, ma non ammettono l’ipotesi di lasciare che i figli si assumano la responsabilità della loro negligenza, e a costo di passare le notti a ripassare trigonometria (i genitori) i figli avranno i compiti fatti (dai genitori).
Una visione diametralmente opposta la propongono invece i sostenitori del lasciar fare. Per loro la presenza mal diretta dei genitori impedisce lo sviluppo dell’autonomia e della responsabilità e preclude ai ragazzi l’occasione di lavorare finalmente con tempi propri, senza l’assillo dell’insegnante che fiata dietro al collo. Lavorare da soli inoltre consente di sbagliare e conseguentemente di approfondire, stimola l’uso della propria testa e la capacità di cercare soluzioni.
Questi genitori sono i sostenitori del motto “i compiti sono dei figli, non dei genitori”. E’ loro opinione comune che i ragazzi che fin dai primi anni di scuola vengono abituati a lavorare autonomamente, imparano più velocemente ad organizzare il proprio tempo e a darsi delle regole, a vantaggio dello studio futuro. Il genitore che interagisse in questo importantissimo processo di crescita manderebbe inconsciamente un messaggio controproducente ai ragazzi: per lavorare bene hai bisogno di qualcuno che ti controlli, che ti indirizzi, che ti gestisca. I ragazzi – a detta di questi genitori – hanno il diritto di sbagliare da soli, e affrontare le conseguenze del non aver fatto i compiti è visto come motivo di crescita e di stimolo.

Ma un genitore davvero non deve fare nulla? E stare a guardare se il proprio figliolo colleziona una serie di insufficienze, pur – a volte - lavorando?
L’interesse da parte della famiglia negli studi dei figli contribuisce senza dubbio al successo scolastico, ma è importante imparare a dosare questo impegno e a connotarlo in una realtà educativa che sia producente. E’ assolutamente inutile prevedere insuccessi professionali futuri o promettere ricompense: niente di questo farà apprezzare la scuola e lo studio qui e ora.
E’ necessaria soprattutto una distinzione: un conto è sostituirsi ai figli nello svolgimento dei compiti, un conto è essere presenti come educatori. Riprendere con i figli la lezione di geografia e infilare nozioni nelle loro teste esattamente come farebbe il prof. o la maestra (con l’aggravante di non essere né uno né l’altra) è come farcire una torta a cui magari manca lo zucchero nell’impasto. Al contrario, limitarsi ad aiutarli con pazienza e costanza a trovare strategie per organizzare il tempo, per individuare un metodo di studio, per riconoscere gli obiettivi, significa curare gli ingredienti. La torta poi - pare - viene da sé.
Sembra banale, ma immaginate un bambino che durante una passeggiata abbia l’opportunità di mettere in pratica quanto ha studiato a scuola, indicando a tutti la direzione in cui stanno andando. Noi diciamo “potremmo esserci persi, chissà da che parte stiamo andando” e lui o lei dice “Guarda il muschio sugli alberi, è chiaro che stiamo andando verso nord” e noi aggiungiamo “Menomale che tu sai queste cose, ci hai davvero salvato la giornata!”. Questo significa aiutare un bambino a dare un senso allo studio, alla conoscenza. Meglio di cento moltiplicazioni. Concedere ad un ragazzo di intervenire in una discussione tra adulti dimostrando una conoscenza appresa a scuola è un’occasione preziosa per valorizzare il suo impegno, più di cento ripetizioni della lezione di storia.
In conclusione, per partecipare attivamente alla vita scolastica dei figli può essere sufficiente creare un ambiente favorevole allo studio, aiutare i ragazzi a stabilire delle abitudini nei tempi e nei metodi, condurli alla convinzione che la conoscenza e il sapere sono importanti, attraverso il quotidiano vivere e non con tante belle parole, incomprensibili ai bambini ed inavvicinabili alla loro realtà. Del resto, il bambino si aspetta il nostro interesse, apprezza il fatto di vedere che ci stanno a cuore i suoi progressi. Evitare di interferire non significa quindi votarsi al mutismo o sparire nel momento dei compiti: il genitore-educatore è pronto a dare suggerimenti se richiesti, indicazioni, o addirittura aiutare il bambino a produrre domande di chiarimento da porre all’insegnante. Il genitore in sostanza si rende disponibile e si dimostra interessato, abbandonando però velleità da docente.
Soprattutto sarebbe opportuno evitare di star loro accanto quando noi per primi non sappiamo mantenere una relazione serena durante lo svolgimento dei compiti, se non siamo capaci di valorizzarli e stimolarli, se non riusciamo a dar loro fiducia nelle loro capacità. Se non sappiamo resistere alla tentazione di fare critiche e paragoni (con noi alla loro età, con i fratelli maggiori, con i compagni più dotati), se non siamo più che dotati di autocontrollo, e se non ci mettiamo in testa che la Santa Inquisizione ha fatto il suo tempo, meglio lasciare veramente che tutto resti in mano loro. Almeno non li avremmo aiutati a detestare definitivamente i compiti a casa.


P.S.
Io stamani ho mandato a scuola mia figlia senza aver svolto il compito d'inglese.
3a media - professoressa nuova d'inglese - i due anni precedenti non hanno fatto neache un terzo del programma.
Il prof. era sempre assente o quando era presente se ne infischiava! :martello2
Ieri mattina viene assegnato questo compito:
Scrivete un e-mail ad un amico inglese descrivete i ristoranti italiani, e la cucina italiana.:eek:

Allora, l'insegnante ha valutato il livello di conoscenza dell'inglese, di questi 25 ragazzini?
Mi sono proprio inc...ta!
Ho chiesto a mia figlia della lezione del giorno, di cosa aveva parlato, cosa aveva spiegato .
Risposta: Ci ha parlato di come ha conosciuto il suo ragazzo a Londra! :cry:
Sono esterefatta! Oggi vado dal Preside!
 

annamanni

Giardinauta Senior
Ma perchè sono sempre 'sti professori d'inglese ad essere assenti? E poi si lamentano che noi italiani siamo fra gli ultimi d'Europa a conoscere le lingue straniere.... certo non mettiamo neanche un briciolo di buona volontà!!! :burningma
 

FURIOX

Giardinauta
Io sono ancora giovane per avere dei figli, ma so cosa vuoi dire in quanto mio fratello (9 anni --> 3^ elem.) ha lo stesso problema con la maestra di matematica. E vedo mia mamma sempre presa in continue lamentele con tutte le maestre, consigli di classe etc, etc....
D'altronde penso che anche nella scuola bisogna imbattersi nei professori giusti che hanno la passione e la voglia di insegnare trasmettendo loro l'entusiasmo dell'imparare!
 

aseret

Florello Senior
Dipende molto anche dal carattere del bambino: se un genitore capisce che la richiesta d'aiuto è solo un mezzo per non fare la fatica di impegnarsi in qualcosa che può, con un po' di buona volontà, eseguire da solo,non dovrebbe cedere alla tentazione di aiutarlo , sostituendosi quasi completamente a lui, gli può dare una mano solo quando si accorge che è veramente in difficoltà.
A meno che non ci siano gravi carenze nell'apprendimento la presenza dei genitori deve essere soprattutto di appoggio morale: trovo controproducente assillare i bambini perchè eseguano tutto alla perfezione ,continuando a rimproverarli se sbagliano, gli insegnanti ci sono anche per capire quale argomenti rispiegare ed approfondire.
 

boba74

Esperto di alberi ed arbusti
Perchè io a scuola non ho mai avuto problemi e i compiti a casa me li facevo io? Idem pur frequentando il doposcuola, ricordo che le maestre ci facevano fare i compiti senza aiutarci, se non nei casi disperati dei classici "somari" di una volta.
Ora invece sento di mamme e papà che la sera devono fare i compiti assieme ai figli...
Io penso che in un mondo reale i figli dovrebbero applicare a casa cioò che imparano a scuola, perciò mi viene il dubbio: ma a scuola cosa insegnano loro? Come passano il tempo durante le ore scolastiche? Perchè nonostante adesso ci siano più maestre e più ore di scuola ho l'impressione che ciò che imparino sia minore di prima? E' cambiata la scuola o sono cambiati i genitori?
Francamente non mi sono ancora posto il problema, ma ridendo e scerzando tra meno di 6 anni anche mia figlia comincerà ad andare a scuola....
 
S

scardan123

Guest
Concordo al 100% con Boba: i compiti se li fanno loro, il compito dei genitori è dare spiegazioni, dare supporto morale, ma NON farli al posto loro.
E poi mi sembra crudele coccolarli e abituarli a non faticare, poi si trovano fuori un mondo dove il lavoro è sempre più competitivo e il licenziamento sempre più facile. E' bene abituarli un po' alla volta all'idea che per certe cose bisogna un po' faticare, e poi vengono (anche per le piante è così, no?)

Ad ogni modo va anche detto che in Italia il lavoro degli insegnanti è pagato una miseria, ad esempio imn germania una mia amica che insegna al liceo tira su 2600 netti al mese, in compenso ci sono selezioni rigorose per scegliere chi insegna e chi ha a che fare coi bambini. A me sembra più giusto così, piuttosto che sbattare insieme gente brava e appassionata a gente che è lì perché non trovava di meglio.
Ad esempio, la mia prof di latino era appassionatissima e bravissima, ma anche molto ricca di famiglia e diceva apertamente che faceva la prof perché le piaceva, ma che se non avesse avuto i genitori ricchi avrebbe rinunciato all'insegnamento per potere guadagnare un po' meglio. La mia prof di matematica invece era una vera incapace, entrata senza concorso per qualche sanatoria o simili (posso darle dell'incapace perché di professori di matematica in famiglia ce n'è più d'uno, quindi so di cosa parlo).
Questo non è giusto: la scuola secondo me è una cosa molto importante su cui investire e in cui selezionare.

PS: per l'inglese, se vuoi che tua figlia lo impari davvero, fai così:
1-libri e giornalini: se li vuoli in italiano li paga con la sua paghetta, se li prende in inglese glieli paghi tu, tutti quelli che vuole
2-film e dvd: solo in inglese; se vuole vedere la tv in italiano allora poca al giorno, se invece la guarda in inglese allora può stare alla tv finché vuole.
3-estate: 3 mesi in inghilterra, niente stupide scuole estive (tutti soldi sprecati), ma in un ambiente dove o impara l'inglese, o muore di fame/sete! Vedrai che lo impara presto! Quindi non londra, ma una cittadina più piccolina, meno internazionale, presso una famiglia middle-class che magari ha dei figli circa dell'età di tua figlia.
 
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scipulosa

Maestro Giardinauta
scardan, i punti 1 e 2 sono geniali! nulla di punitivo, si punta sulle passioni dei bambini cercando di rendere conveniente per loro quello sforzo in più che dovranno fare per la lingua.il terzo punto, certo, è un po' più costosetto e meno quitidiano...
 

boba74

Esperto di alberi ed arbusti
1. Sì, se trovi un bambino che legge libri e giornali.....
2. Nei DVD si può selezionare la lingua.....
3. Se ci va con altri italiani parla in dialetto (neanche in italiano....)
:lol: :lol: :lol: :Saluto:
 

fio_rella

Maestro Giardinauta
faccio parte, come boba, dei bambini che i compiti se li facevano da soli, con discreto profitto.
stessa regola ho applicato con i miei figli, ed è andato tutto bene.
a scuola sono stata molto fortunata, professori in gamba, che amavano il loro lavoro e davano l'anima per trasmetterci qeullo che sapevano. i miei ragazzi non sono stati altrettanto fortunati, e da quel che sento, insegnanti che amano questo lavoro, che desiderano veramente insegnare, ne sono rimasti proprio pochi ( che tristezza). i miei figli, hanno imparato bene l'inglese, anche grazie ad internet, ai film in lingua originale, ad alcuni viaggi all'estero.
quello piccolo, dopo aver fatto l'animatore turistico per due anni ( in alberghi in grecia pieni di inglesi, tedeschi, olandesi), adesso sta facendo l'universita' in inghilterra e....ormai pensa in inglese!!!

cito ambapa:
Quello che ci chiediamo tutti è : perchè noi facevamo tutto da soli e questi bendetti nostri figli, così intelligenti, così svegli, così dotati di mezzi di ogni tipo, non rendono come dovrebbero? Per quale diamine di motivo hanno sempre bisogno di essere seguiti, imbeccati, controllati a vista? Appena molli un attimo eccoli là...si perdono.

il mio punto di vista è che, mentre quando andavo a scuola io, il metodo di studio l'ho imparato dagli insegnanti, adesso, la litania degli insegnanti è sempre quelle: i ragazzi non hanno metodo.....
.ma p...p...cat: cat: se viene a scuola da te per imparare...da chi lo deve imparare il metodo?
ecco, questo mi manda veramente fuori dai gangheri. gli insegnanti che cercano di colpevolizzare i genitori per qualcosa che loro non sanno fare
 
S

scardan123

Guest
Per quale diamine di motivo hanno sempre bisogno di essere seguiti, imbeccati, controllati a vista? Appena molli un attimo eccoli là...si perdono.[/B]


... già, e poi li aspetta un mondo del lavoro spietatamente competitivo, dove nessuno li coccola ma anzi dove licenziare è sempre più facile e arbitrario.
Crudelmente paradossale.
 
L

Lalina88

Guest
io sto frequentando l'ultimo anno di scuola superiore e credo sia un miracolo se vengo promossa all'esame...in questi anni non abbiamo fatto niente e sono sempre stati promossi tutti....questa estate quando sono andata a vedere i famosi "quadri" non potete capire la rabbia...dovevano essere bocciate almeno 9 persone...bè, tutti promossi!!!! e sapete perchè? perchè la mia scuola per il modo in cui è condotta, sta per chiudere e quindi dovevano sbarazzarsi di tutti! e se permettete ti ci rode un pò quando tu ti impegni, provi a dare il meglio e poi vedi promosse persone che non hanno fatto niente....ma il vero problema sono i prof!!!non fanno mai niente...si parlava di inglese...il nostro non viene mai e se viene sta di fuori a fumare...quest'anno con quella legge che dovrebbe passare sarà un disastro! perchè se passa e abbiamo la commissione esterna è veramente impossibile passare l'esame!!! ora tutti i prof corrono e stiamo ancora facendo il programma dell'anno scorso...ma cosa pretendono???non abbiamo mai fatto niente, non abbiamo le basi!!!mia madre insiste col dire che devo studiare da sola...però a questo punto dico: allora facciamo diventare le superiori università!!!cosa mi sveglio a fare tutte le mattine alle 6 per andare in un posto dove devi pregare dio di restare viva per tutte le penne e oggetti vari che volano.....cosa vado a fare a scuola se poi devo studiare da sola??? è inutile, la scuola era meglio prima ora sta andando tutto in rovina
 

Sevi

Fiorin Florello
Mio figlio, 4° Liceo scientifico, ha sempre studiato tanto fino alla 2° media...........lì sono arrivati i guai! Poi, l'anno seguente ha ricominciato ad andare meglio per arrivare al liceo...........abbastanza menefreghista, devo dire.
Quasi minimo indispensabile e quasi abbandonato il vecchio ed efficacissimo metodo dello studiare ad alta voce (che cerco di fargli riprendere), in compenso è aiutato, nell'inglese, dalla sua passione per la musica. Si diverte a comporre qualche canzone e ha proprio cominciato a scriverle in inglese, cosa che lo ha aiutato parecchio. Non si spaventa a leggersi intere pagine scritte in inglese se queste parlano di chitarristi, gruppi rock o cmq altre cose che gli interessano davvero e, da questo lato almeno, non posso che apprezzarlo.

Per la lingua straniera gli ho sempre dato una mano, essendone io un'appassionata, ma una mano nel senso di dargli qualche lezione come una qualsiasi insegnante privata quando vedevo delle oggettive difficoltà nella grammatica o nelle comprensioni.

Sono sempre stata severa, per quanto riguarda i compiti. Fino alla terza elementare gli stavo dietro tantissimo e controllavo ogni cosa, poi ho voluto cercare di responsabilizzarlo mollando un po' le redini. Risultato........un paio di volte i compiti se li è dimenticati (mio figlio vive mooooooooooolto sulle nuvole, oltretutto), l'insegnante me ne ha parlato, io le ho spiegato la situazione e lei mi ha dato il suo appoggio. Da lì in poi ha imparato ad arrangiarsi da solo, naturalmente sempre seguito, ma con più responsabilità a suo carico. E i compiti non li ha + dimenticati tranne, ripeto, qualche rara volta, il che mi pare pure che rientri nella normalità.

Aiutare a fare i compiti? Sì, se si tratta di spiegare un concetto, un procedimento di matematica che non ha ben capito, una regola di inglese che non riesce ad applicare, ascoltare un tema e dare un piccolo suggerimento, una critica costruttiva che può sfruttare per imparare a dare il meglio di sè.

No, se si fa il lavoro al posto suo, questo mi sembra più che ovvio.

Ricordo che alle medie il prof di artistica dava ai ragazzi le ricerche da fare sui maggiori esponenti della nostra pittura. Ho tirato fuori il mio vecchio libro di storia dell'arte del liceo (peraltro molto comprensibile) e in quello l'ho aiutato, sì, ma solo a capire come riassumere tutto quel popò di roba, severissima nel pretendere un certo ordine nella scrittura, nella disposizione delle foto etc, però alla fine avevamo condiviso un percorso e io ero contenta di fare la mia parte e lui che gli stessi vicino, pure commentando insieme i vari quadri dei pittori in questione. Alla fine eravamo soddisfatti entrambi anche se io ero sfinita dall'essere stata ore a dettargli ciò che lui aveva scritto in brutta copia, e lui sfinito per le ore passate a scrivere. Ma quelle ricerche gli sono servite anche in seguito e, a quel punto, è stato veramente contento del suo lavoro e io pure, poiché l'ho fatto "sudare" come un matto mentre altri portavano la ricerca scaricata direttamente da Internet senza prendersi nemmeno la briga di ricopiarla. Tante volte mio figlio mi chiedeva di fare lo stesso, ma io penso che il bel voto debba essere meritato e su questo non ci piove.

Ora è grande, cosa volete che faccia.............continui ed estenuanti dialoghi per fargli capire che la scuola è il suo lavoro, ma 'sta tiritera è un bel po' che dura, tra alti e bassi le cose sono migliorate e ho capito che non posso pretendere di più da lui. Non sarà mai come sua madre che studiava come un'ossessa, lui si accontenta di un 6, di un 7 qualche volta e, se x caso ha la media del nove in una materia (solo in inglese questo è accaduto), allora lo senti fare calcoli su calcoli per capire, non studiando una volta, di quanto può permettersi di scendere...........Capito? Lui è fatto così, non ci tiene per nulla e, quello che viene in più, ben venga ma non ne fa un dramma.
Certo io e suo padre siamo comunque inflessibili sul fatto che compia il suo dovere e non mi costringa ad avere continue preoccupazioni anche in quel senso.

Lui vive di poesie, canzoni, racconti che scrive..............non so nemmeno come ha fatto a prendere il tanto agognato sei e mezzo in fisica...........con la testa fra le nuvole che si ritrova.
E' un paperino ed io ho imparato ad accettarlo così com'è anche se quando esagera...................state certi che esagero anch'io, e non scherzo!cat:

Gli insegnanti?.............Nota dolentissima e avete già detto quello che anch'io penso. Ne ho visti parecchi che sono arrivati nella scuola non si capisce come e poi, quello che non sopporto di alcuni, è che a udienza ti parlano come se il genitore stesso fosse uno studente........ti fanno quasi la lezioncina. Che è? Mi verrebbe tanto voglia di dire, ad alcuni, che il mestiere non l'ho certo scelto io per loro, e questo mestiere è di mettersi al "servizio" degli studenti e dei genitori di conseguenza. Ogni anno si sentono le solite lamentele, per tutte le classi............forse non hanno capito che noi genitori ce la mettiamo tutta per educare i nostri figli: parliamo loro, li rimproveriamo, li puniamo, li "sanzioniamo" (toccandogli anche la paghetta) ma poi, a scuola, ci sono loro, gli insegnanti, e loro devono sapere farsi rispettare, anche questo è compito di un professore..........almeno io la penso così.
Certo non parliamo di casi estremi, naturalmente.

Molto dipende anche da chi dirige la scuola però..........sapeste come "filano" certi insegnanti, quest'anno nella scuola di mio figlio, da quando c'è la preside nuova! Ovviamente con grande disappunto da parte dei ragazzi che erano ben contenti, l'anno scorso, di passare un po' di tempo a non far niente o quasi durante certe lezioni.............:D

P.S. Volevo dire a Fralema che, se a sua figlia piace appena appena l'inglese, sul sito della BBC (precisamente nella sezione BBC Learning) ci sono cose interessantissime che ti fanno imparare anche divertendosi.
Io, almeno, mi diverto ma si sa...............quando imparare non è più un obbligo.............tutto è diverso :eek:k07:

Baci :love_4:
 
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Fralema

Giardinauta
Volete sapere come è finità?
Bene.
1 ha fatto il compito (la madre è un insegnante d'inglese) :D
4 hanno fatto il compito usando un sito di traduzioni;:lol:
10 hanno portato la giustifcazione ( che cavolo giustifichi? L'incompetenza della prof. ? )martello2
10 non hanno fatto il compito! :hands13:

La prof. non ha controllato niente! nisba! nada!

Ho cercato di parlarci al termine delle lezioni, mi ha liquidata dicendo che mia figlia è attenta, interessata!

Interessata a cosa ? Vorrei capire? Visto che la lezione di ieri era gossip sulla sua vita privata?
 

elleboro

Florello
... infatti.

E avranno collaboratori, colleghi e anche capi, di qualità diversa e non sempre positiva.
Invece noi gli avremo insegnato che tutti loro hanno diritto ad avere insegnanti bravi, che fanno bene il loro mestiere (anzi, al meglio), che non fanno preferenze, e via di questo passo.

Ho allevato due figli molto diversi. Come in molte altre famiglie: una figlia
studiosa e pretenziosa di insegnanti di grande qualità. Il maschietto:
capelli rossi, lentiggini, garbato e cavaliere, non apriva mai i libri, aveva un rapporto schietto con maestri e professori, ma ne faceva di tutti i colori, è
stato bocciato nonostante dicesse:"a me non mi boccia nessuno".

Ho sempre ritenuto che - poichè i programmi scolastici vengono studiati per le età di ciascuna classe, i problemi della scuola riguardassero solo i ragazzi. Io entravo solo nelle norme generali, nei fatti di morale e di educazione generale. Al massimo spiegavo ai ragazzi che la scuola è, in piccolo, la vita. Ci sono tutti gli aspetti positivi e negativi che avrebbero poi trovato nel mondo da grandi.

Il loro dovere è essere promossi. Possibilmente bene. a prescindere dalla quakità della scuola e degli insegnanti. Ma: era proibito studiare la domenica. Quando io rientravo dall'ufficio non volevo vedere quaderni e libri. A quell'ora il loro dovere doveva essere compiuto.
Quando un maestro mi fece una nota che diceva "suo figlio questa mattina è caduto undici volte dalla sedia" io mi sono limitata a rispondere: lo castighi e, se crede, lo bocci."
Quando mia figlia che aveva preso l'unico 4 della sua vita, insisteva perchè la sgridassi, le ho spiegato: "no, ciccia, se io ti sgrido, tu fai pari e patta col 4 e ti senti a posto. Invece il 4 è un problema tuo e resta a te fare quello che ti sembra giusto per rimediare".

Insomma, i miei ragazzi hanno affrontato da soli i piccoli problemi della scuola. Forse ho esagerato e non so se oggi sarei capace di essere così
pretenziosa con figli bimbi e/o adolescenti.
Avevo spiegato al figlio che per una bocciatura lui avrebbe dovuto lavorare
d'estate. E' stato bocciato e, in agosto, ha fatto lo sguattero nel ristorante di un buon albergo dove il cuoco, avendo visto un bicchiere lavato male, gli ha fatto rilavare tutti i bicchieri della serata...
Quando rientrava aveva l'obbligo di entrare immediatamente in bagno e sottoporsi ad una lunga doccia lasciando tutti gli abiti fuori dalla porta. Abiti che io mettevo subito in lavatrice (programma lungo) perchè puzzavano di risciacquatura di piatti in modo che non potrete mai imaginare.

Certo sarebbe stato più facile un comportamento mammone e,e anche molto più piacevole per me.
Credo di aver fatto molto per la loro buona educazione anche formale, ma non mi sono mai intromessa fra loro e i problemi della loro età. Non sono certo delle perle, ma stanno affrontando la vita facendo scelte consapevoli, diversissime ma coerenti con il loro essere.

Sa poi il cielo se quello che ho fatto era giusto o no. Se la loro attuale vita è stata forgiata nella capacità di affrontare i problemi man mano più
impegnativi che la scuola presentava loro.
Non lo sapremo mai.

Volevo solo raccontarvi le mie scelte educative, in fatto di scuola.

Non vi dico cosa penso dei genitori che fanno le ricerche al posto dei ragazzi, si lamentano degli insegnanti magari con i figli stessi, pensano che vengano dati troppi compiti o lezioni, e via di questo passo...
 
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Sevi

Fiorin Florello
Io, sinceramente, vorrei che gli insegnanti dessero più compiti e non che fossero i ragazzi, venendo a casa da scuola, a scervellarsi per capire cosa fare o cosa non fare. Poi a scuola ti dicono che i ragazzi si devono esercitare (parlo di matematica), sì ma gli esercizi dovrebbero darglieli loro, non dovrebbero essere gli studenti a cercarseli.
Gabri è andato l'anno scorso a lezioni di matematica, quest'ultima lo riempiva di compiti e sono io che gliel'ho chiesto. Non potevo continuare a spendere soldi e vedere che poi, a casa, non si esercitava come avrebbe dovuto, ma non potevo neanche permettere che continuasse a prendere insufficienze. Quindi matematica a scuola, lezioni private e........tanti tanti compiti da fare.
Perchè se un ragazzo è un po' svogliato non si può rinunciare, se occorre obbligarlo lo si obbliga........poi capirà e infatti ha capito.

La cosa che mi fa arrabbiare maggiormente, nel sistema scolastico, è questa bruttissima abitudine di cambiare insegnanti praticamente ogni anno.
Biennio, triennio..........non contano niente..........ogni anno si cambia e se ti sta bene ok, se non ti sta bene ti arrangi.
Peccato che siano i ragazzi a doversi arrangiare..............:Saluto:
 
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Fralema

Giardinauta
Anno scolastico 2006-2007

Cambiato prof. di inglese
" " prof. di francese
" " prof. di matematica
" " prof. ed. motoria ( come era bello dire "ginnastica" ! )

I primi 3 si lamentano, del fatto che i loro esimi predecessori non hanno svolto i programmi nella loro interezza!
Ho cresciuto 3 figli, ma il caos della scuola degli ultimi anni è sconcertante!
Poi quando abiti in piccoli centri, dove c'è una sola scuola, il problema si amplifica.
Non è sempre possibile fare iscrizioni, a scuole magari distanti 30/40 km da dove abiti quando i figli sono piccoli.
E poi senti i conoscenti, gli amici che magari vivono in città, e si lamentano ancora di più!

Persino il governatore della Banca d'italia, Draghi, oggi ha criticato il sistema scolastico italiano!

Ma gira gira, è sempre una questione di denaro, mancano i fondi, le sovvenzioni.
Penso che a volte manchi competenza e un pò di dedizione al lavoro.
 

boba74

Esperto di alberi ed arbusti
Una cosa che mi sembra di notare, indipendentemente dai cambiamenti avvenuti nella scuola negli ultimi anni, è purtroppo un cambiamento nei genitori. Sempre più spesso, tra coloro che conosco, sento che in caso di insufficienza di un alunno i genitori vanno a protestare dall'insegnante (e questo è ancora più vero nelle scuole superiori), si fa addirittura ricorso nei confronti di quella scuola o quell'insegnante. A questo punto, il povero insegnante, che magari non è un cima, o non ha un carattere troppo forte, a un certo punto è spinto a fregarsene, e sempre più spesso per gli alunni non c'è una "pena" commisurata alla trascuratezza nello studio (non ci sono più bocciature, o recuperi a settembre). Il problema poi è che questo comportamento si sta diffondendo, perciò anche chi magari avrebbe anche un po' di voglia di studiare, viene penalizzato e non è incentivato ad impegnarsi, perchè tanto.... chi glielo fa fare?
Cioè nella scuola, come è sempre stato, dovrebbe esserci un po' di spirito di competizione tra gli alunni, mentre adesso sembra quasi un vanto il fatto di non studiare...
 

boba74

Esperto di alberi ed arbusti
Stessa situazione sevis, anche se il mio ha solo 12 anni. Quando gli racconto quanto mi piaceva studiare e quanto non mi sia mai pesato più di tanto, spalanca gli occhioni e mi dice: mamma tu sei pazza...NON E' NORMALE!
Cerco di capire, forse mi faccio troppi problemi, ma il pressappochismo e il vivacchiare proprio non riesco a sopportarli. Mando giù il boccone amaro di qualche insufficienza in matematica, vabbè non è mai stata la sua passione, ma nelle altre materie perchè mai deve limitarsi al minimo indispensabile? Fino a qualche tempo fa era molto interessato a tutte le materie "umanistiche", lingue straniere comprese, ora sfiora la mediocrità anche in quelle. La sua non comune capacità dialettica, emersa fin dai primissimi anni di vita, si va man mano trasformando in una serie di grugniti e frasi più o meno disarticolate, sia nelle lingua parlata che in quella scritta, ai limiti dell'analfabetismo di ritorno...è l'adolescenza che fa questi brutti scherzi o devo preoccuparmi seriamente?
Tutti voi avete detto cose giustissime e condivisibili, da genitori attenti e responsabili, pur consapevoli dei propri limiti. Mi piacerebbe tanto conoscere il punto di vista degli insegnanti...ce ne sono tra di noi? Se sì battete un colpo ve ne prego.
Purtroppo è così, ormai il fatto di interessarsi a una certa materia o a una parvenza di Cultura che va oltre le mode e la TV, viene visto dai ragazzi come un motivo di derisione, perchè sembra quasi che ci sia un comportamento diffuso secondo cui non serve studiare, perchè tanto si passa lo stesso, quindi molto meglio fare i furbi. Viene quasi premiato questo comportamento, e spesso anche dai genitori purtroppo...
 
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ambapa

Guest
Purtroppo è così, ormai il fatto di interessarsi a una certa materia o a una parvenza di Cultura che va oltre le mode e la TV, viene visto dai ragazzi come un motivo di derisione, perchè sembra quasi che ci sia un comportamento diffuso secondo cui non serve studiare, perchè tanto si passa lo stesso, quindi molto meglio fare i furbi. Viene quasi premiato questo comportamento, e spesso anche dai genitori purtroppo...

Il cosiddetto secchione è stato sempre oggetto di derisione anche ai nostri tempi. Come sempre ciò che va oltre la norma è oggetto di discriminazione da parte del gruppo, specie in età adolescienziale. Ma non è questo il punto. Come dice mio figlio, devo mettermi bene in testa che lui è un ragazzino normale e non un genio...non mi sono mai illusa che lo fosse. Però dispiace vedere sprecate tante belle potenzialità. Quello che dici sui furbi è vero, sta proprio qui il pericolo e il male che certi atteggiamenti, di genitori e insegnanti, provocano. Passa l'idea che meno si fa meglio si sta. E' dura far capire ai nostri figli che l'impegno, la serietà, l'approfondimento sono aspetti fondamentali nella vita quando sono circondati dai modelli vincenti che vediamo continuamente sui media e purtroppo anche nella vita reale.
 

boba74

Esperto di alberi ed arbusti
Esatto. Comunque non parlavo del "secchione" ossia di colui a cui piace studiare, ma proprio dell'approccio allo studio che hanno i ragazzi "normali". Parliamoci chiaro, studiare è sempre un sacrificio per i ragazzi, e sicuramente la maggior parte delle volte se possono evitano, ma questo succedeva anche una volta. Quello che è cambiato è che una volta un ragazzo si rassegnava a studiare, i genitori e gli insegnanti lo facevano per il suo bene, e lui lo sapeva. Mentre ora sembra quasi una tortura, come se facendolo studiare si infierisse su di lui senza motivo. La matematica? Non serve a nulla, ci sono i PC. La storia? Chemmefrega, tanto da grande non faccio il profe. I modelli sono sbagliati, e purtroppo non influenzano solo i giovani, ma sempre più spesso anche i genitori e gli insegnanti...
 
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