Con tutto il rispetto, mi sembra che l'argomento del post sia ancora bello e vispo e si sia espanso in una interessantissima discussione che non può (a mio parere) che fare del bene. La pratica (o per qualcuno arte) del Bonsai è fatta di tecniche, idee, essenze, ingegno e fantasia. Mi pare che qui si stia parlando di questo, prendendo come spunto un progetto che dovrebbe racchiudere tecniche, idee ecc. ecc. sulle quali ci si confronta con toni secondo me pacatissimi.
Se poi non è così mi ritiro nelle mie stanze a meditare.
beh le due culture, europee e del sol levante sono decisamente diverse, molto...
Cosa di cui non smetterò mai di compiacermi...
gli europei, ed anche americani hanno "rapito" la cultura del bonsai e fatto propria, con tutti i pro e contro che ne scaturiscono.
Oddio, se proprio vogliamo essere storicamente precisi anche i giapponesi hanno a loro volta "rapito" la pratica cinese del Pun-Sai (oppure Pun-Ching) risalente a più o meno 3000 anni fa. Il bonsai non è nato in Giappone, bensì in Cina. Che poi i nippogiappi lo abbiano evoluto, estremizzato e incastrato nel loro tessuto culturale e spirituale è altro discorso ancora. Ma la sintesi è che "coltivare piccoli alberi in vaso" NON è esclusivo appannaggio di nessuno.
Per fortuna.
Ciononostante, ad esempio, ancora si ritiene che l'akadama, un semplice argillone sinterizzato artificialmente, sia la ricetta segreta per coltivare i bonsai. E in realtà è un semplice argillone neutro sterilizzato, ridotto in polvere e trasformato in granelli. Boh. Le mode so' strane assai.
Carissimo aurex intanto nella montagna non hai visto Buddha perché ( probabilmente ) é una leggenda , poi tu sei buddhista ? Non credo , perciò che Buddha vuoi vedere ?
Esatto: hai centrato il punto.
I giapponesi piazzano un sasso su un tavolinetto o una base intagliata appositamente, lo chiamano "suiseki" e lo osservano per ore considerandolo arte.
Io che so' de Roma nun posso che considerarlo un "sercio". Nè io nè i giapponesi abbiamo torto.
Loro guardano er sercio, io ho l'istinto de tirallo ai Celerini. Estetica contemplativa e pratica: sono due strade ambedue percorribili anche se una conduce al Nirvana, l'altra in Questura.
In giappone ci sono migliaia di maestri. I giapponesi che fanno qualsiasi cosa da anni sono sempre "maestri". Sturano cessi da tre decenni e sono maestri dello sturaggio, affettano pesce crudo per il sushi e sono maestri dell'affettamento de pesce crudo, preparano er tè dopo aver fatto una gavetta di 37 anni e sono maestri del cha-no-yu...
Diciamo che si è mitizzata un po' troppo la cultura giapponese e qualsiasi cosa provenga (sempre che ci provenga davvero) da laggiù. E a loro fa molto comodo visto che fa business, un po' come un qualsiasi argentino che per sbarcare il lunario arriva in Italia e dichiara di essere maestro di Tango: anche se è la più ignobile e scoordinata merd-accia avrà sempre una fila di potenziali allievi solo per il fatto di essere argentino e di parlare come Belen. Rassegnamoci all'evidenza: siamo dei minchioni.
Una volta commisi l'errore di andare ad una mostra-scambio di Bonsai, qua a Roma. Sembrava carnevale, con gente improbabile in kimono che girava su quei ridicoli zoccoli de legno rischiando 'na frattura ogni 2 passi, coatte borgatare vestite da geishe e macellari de' Tor Marancia travestiti da samurai. Tra questi, un paio di spaesatissimi veri giapponesi che ti guardavano terrorizzati da dietro i loro alberelli come a chiederti in quale gabbia di matti fossero finiti e implorandoti di portarli via da lì.
lo stesso kimura cura alcune piante in cassette di legno enormi e le pone in vaso bonsai solo in occasione delle mostre
probabilmente leggendo questo, Seraph inizierà a dubitare che Kimura sia veramente giapponese e che i suoi bonsai siano veri bonsai.
Concludo con una massima zen proveniente da un'autorità in materia.
"non è un vaso a fare un bonsai"
(Sommo Maestro Marchese del Ficus)