una risposta esemplare
il terriccio è ultracompatto e ha una specie di patina bianca tipo muffina.. si è formata quasi subito, diciamo dopo la prima/seconda innaffiatura.
sta tra i 17 e i 20 gradi a meno di un metro dalla finestra (ma anche dal termosifone.. ma non posso fare altrimenti)
la finestra è esposta a sud
l'umidità è buona, l'avevo misurata un pò di tempo fa con uno strumento molto poco preciso.. ma comunque mia mamma mette sempre il bucato ad asciugare sui termosifoni e ho sempre una bacinella d'acqua attaccata al termosifone
le do acqua quando il terriccio è secco (credo circa una volta la settimana) e bagno fino a quando non esce acqua dai fori di scolo, aspetto qualche minuto e ribagno. uso acqua del rubinetto fatta decantare per qualche giorno.
alcune foglie sono più chiare e poi cadono.. altre si macchiano di nero! ma come può essere marciume?
posso mettere delle foto. non voglio però inquinare il thread di mandi!
Spero che il tuo modo di descrivere finemente lo stato del terriccio della tua pianta scendendo accuratamente anche nei dettagli sia da esempio per tutti.
Siamo capaci di dire sta bene/sta male, di scattare foto, ma di descrivere le infinite e importanti sfumature che abbiamo davanti agli occhi e che percepiamo coi nostri distrattissimi sensi no, quello lo facciamo in pochi e a pochi piace farlo.
Trovo invece che affrontare l'accurata descrizione di ciò che i nostri sensi percepiscono, giovi ai nostri sensi che si fanno via via più accurati, sensibili, selettivi, ma giova anche al nostro linguaggio che spesso è massacrato dalle cattive tendenze al suo impoverimento. Oltre ad aumentare le difficoltà che il cittadino medi ha nei confronti del linguaggio, anche il cittadino più eloquente va man mano riducendo il numero di espressioni e di vocaboli che impiega, fra tutte quelle che sarebbero a nostra disposizione, dimenticandosene e non divulgando questo formidabile strumento che è il linguaggio.
Aggiungo che quando si scrive con "cura" quella cura è rivolta non solo allo scrivere (che già sarebbe molto) ma anche per ciò che descriviamo e per chi stiamo descrivendo qualcosa.
Siccome questi "chi" siamo noi del forum e se virtualmente ci conosciamo, in realtà siamo tutti degli sconosciuti, la cura di cui parlavo, rivolta a tutti gli "sconosciuti" è un segno ulteriore di rispetto, educazione, gentilezza e disponibilità che io apprezzo moltissimo e che cercherò di imitare.
Vogliamo "anke" parlare della manìa che gli SMS producono su "kualkuno" ? No, meglio nn andare più OT di così (per ora).
Ma a parte i miei apprezzamenti devo dirti Esperantia che mi consoli.
Si perché anche io dopo avere letto e riletto, forse imparato e a volte consigliato come una pianta non debba stare in casa tantomeno in prossimità di fonti di calore, confesso che ho dovuto contravvenire a quasi tutto ciò che trovo giusto in materia.
Il mio ficus retusa dopo le crisi termiche di ottobre, il rinvaso, l'apparente morte, l'effettiva perdita di tutte le foglie ed alcuni rami, il pellegrinaggio dal balcone ad una stanza fredda e non gelida (l'ideale), ma di luminosità insufficiente, beh alla fine l'ho riportata a casa dove però i caloriferi condizionano oltre che la mia vita anche quella del mio retusa.
Terrorizzato da questo e dalla paura di dare troppa acqua in questo periodo in cui ne avrebbe poco bisogno (se vivesse nel suo giusto ambiente), portata qui in casa tento disperatamente di ripristinare un po' di unmidità (solo al retusa), ma come?
Anche i miei caloriferi sono spesso seppelliti da asciugamani, lenzuola e quanto aiuti a umidificare l'aria, il risultato è però molto modesto, quasi impercettibile. Di sicuro però questo metodo scherma le invisibili ma terribili radiazioni dei caloriferi che sebbene lontani dalla pianta, lontani non lo sono mai abbastanza.
Quindi nebulizzo acqua sulla superficie soltanto del terriccio molto drenante, in modo che evaporando (molto rapidamente) dia sollievo alla pianta.
Compio spesso questa operazione e non penso che l'acqua arrivi alle radici in misura superiore al 2% della pochissima che nebulizzo, ma lo faccio più volte al giorno, senza aver mai visto una sola goccia fuoriuscire dai fori del vaso.
Tant'é che una volta tanto nebulizzzo abbondantemente anche la ghiaietta fra sottovaso e vaso.
La considero una "flebo" contro l'aria eccessivamente secca e temo che se interrompessi la pianta ne risentirebbe rapidissimamente, temo nell'arco di tre o quattro giorni.
La temperatura in cas mia è eccessiva, raramente scende sotto i 21 °C e di norma sta sui 22-23, ma durante le feste, chissà perché saliva spesso anche a 24°C, alla faccia del buco dell'ozono e dei poli che si fondono.
La luce della stanza è molto variabile, ma quando di luce ce n'è è così tanta che dà davvero fastidio agli occhi, ma che faccio godere alla mia pianta e a me stesso, come un raro dono.
Ecco ben inquinato il thread di Mandi come meglio non avrei potuto.
Un saluto a tutti ciao