• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

Vera storia di quattro cactus

Tiberius

Aspirante Giardinauta
Ecco il "raccontino" che avevo anticipato...
Lo pubblico qui perché, anche se in un modo insolito, si tratta sempre di piante grasse... eventualmente spostatelo pure altrove :D
Se vi va, leggetelo quando avete un po' di calma.

UNO.
Circa vent’anni fa faceva la sua comparsa nel balcone una palletta spinosa. Era stato mio padre a introdurla in casa presentandola come “cactus”, e tale nome le rimase negli anni a seguire.

Ora questa palletta gittata in un vaso da sola, piccola e spinosa, non mi faceva proprio un gradevole effetto... Forse a causa della sua stessa natura? O del modo in cui era stata sistemata, senza un criterio estetico e un legame armonico con il resto del balconcino? Non so; sta di fatto che mi sembrava “priva di senso” e mi stava decisamente antipatica!

Di certo, non andavo in balcone per vedere il cactus, anzi, non lo pensavo neppure. A me piacevano i tulipani, i fiori della mia infanzia, che mio padre coltivava nel terrazzo quando ero piccolo; mi piacevano anche i papaveri e tutti i fiori di campo, le mimose... ma il cactus proprio no. Così fu da un giorno all’altro che mi accorsi della presenza infausta di numerosi altri vasetti di palle spinose: brutti vasetti di plastica nera o marrone, piazzati qua e là senza criterio. Mio padre aveva staccato i “ciccetti” dalla madre via via che questa figliava, e li aveva invasati. Che brutte le piante grasse, pensavo, identificandole tutte con quei cosi spinosi e invadenti, brutti e pure antipatici.

DUE.
Dopo alcuni anni, eccoci trasferiti in una casa con un grande terrazzo assolato. Fu allora che mio padre minacciò di voler fare “una batteria di cactus”. Sgomento!! Ecco che ci riempiamo di cactus. Cactus ovunque, vasetti di cactus gettati ad ogni angolo, sempre la stessa famiglia, i figli dei figli dei figli ecc... Ne spiccano due più grossi, finiti nel frattempo nel medesimo vaso: la grande madre e la figlia maggiore, a loro volta sempre a figliare e produrre cactus. Siamo decisamente infestati dai cactus, temo di inciamparvi, di pungermi. Me ne troverò uno sul piatto per la cena?

Puntualmente, poi, ogni primavera-estate arriva la foto del fiore. I cactus fanno fiori stupendi, spesso enormi rispetto alla dimensione della pianta, in genere si aprono di notte e notoriamente durano solo 12-24 ore. Sì, s’è capito che è bello, ma ormai lo sappiamo, è sempre il solito, insomma basta fotografarlo!! Sono diventato tangibilmente allergico ai cactus.

TRE.
Ed ecco nuovamente il camion dei traslochi. Nella nuova casa ci sono due balconi di media grandezza di cui solo uno assolato, addio al grande terrazzo di prima! Troppi cactus: così la grande famiglia infestante approda anche nella casa di proprietà in Calabria. Mio padre trasporta al Sud quelli che non può mettere nella nuova casa, cioè tutti tranne la grande madre e le tre maggiori, quattro cactus grossi e grassi che imperturbabili indistruttibili subiscono l’ennesimo trauma da spostamento, e pure le bestemmie dei traslocatori. Ma traumatizzati e bestemmiati eccoli di nuovo figliare e fiorire.

In Calabria, poi, il magnifico terrazzo con vista mare ha gli angoli infestati da cactus. E poi tenuti così male... fossero almeno belli a vedersi! Per fortuna parecchi marciscono... non se ne può più!! Ma che li tiene a fare tutti ‘sti cactus?? Cambiasse non dico genere, ma almeno specie!

QUATTRO.
Ormai mio padre passa la maggior parte dell’anno in Calabria. A me, si sa, piacciono le piante (ovviamente non quelle grasse): ma adesso che avrei modo e voglia di coltivarle, dove le metto? Il balcone, quello assolato, è pieno di cianfrusaglie; c’è un frigorifero rotto usato come mobiletto, scope vecchie... e i quattro cactus giganti. Qualche vaso ci entrerebbe di sicuro, ma tutta questa robaccia rovinerebbe sicuramente l’estetica, senza contare che l’angolo delle piante, per come lo concepisco io, deve essere un piccolo eden: vi immaginate in un eden la carcassa di un frigorifero? Beh, accontentiamoci. Eccomi con i nuovi acquisti: una bouganville, due gelsomini azzurri, e qualche pianta aromatica. Certo che il colpo d’occhio è davvero rovinato da quelle cianfrusaglie, non ho nemmeno carta bianca per buttarle... E poi quei cactus, che fastidio!! E’ una persecuzione infernale.
 

Tiberius

Aspirante Giardinauta
CINQUE
L’anno successivo, ero deciso a dare avvio alla “operazione-eden”. Fase uno: imporre le mie volontà circa le sorti delle cianfrusaglie. Fase due: chiamare il servizio per la raccolta dei rifiuti ingombranti e finalmente via tutta la robaccia e quello schifo di sarcofago bianco (il frigo). Fase tre: nuovi acquisti di piante. Rampicanti, margherite, petunie, piante aromatiche... Travaso, poto, fertilizzo, recido, indirizzo, sistemo: tutto, curato e vezzeggiato, cresce sano e florido sotto le mie mani energiche e amorevoli. Sono proprio soddisfatto. Anche il colpo d’occhio d’insieme è d’effetto: armonia, simmetria e proporzione, i tre canoni classici della bellezza.

Ma quando i miei occhi sono costretti a fermarsi su quei cactus, due grossi vasi contenenti ciascuno due innominati spunzoni spinosi, mi assale un fastidio quasi fisico e istinti cacticidi. Non so proprio dove sistemarli, non legano col tutto. Continuano a sembrarmi “privi di senso”.

SEI.
Ma ecco che un giorno vengo preso da una magnifica illuminazione. Nel vaso della grande madre ci sarebbe posto per un terzo cactus... se magari gli altri due si stringessero un po’... del resto stanno in famiglia... così potrei liberare quel bel vaso grande che mi farebbe tanto comodo per piantarci l’ultimo acquisto, un bell’Osteospermum dai fiori bordeaux... Sì, ma il quarto cactus dove lo ficco? Beh dai, mio padre non se ne avrà a male, ne ha tanti, e poi per quello che li cura... Aggiudicato: spazzatura.

La faccenda è complicata... per realizzare il progetto devo svasarli tutti e quattro, ma sono grossi pesanti e spinosi: impossibile afferrarli. Poi hanno pure i getti dei fiori, la grande madre addirittura ha già sviluppato il tubo. Vabbeh chi se ne importa, sono vent’anni che vedo il fiore del cactus.

Dunque inizio a scavare la terra intorno, terra vecchia di decenni, mio padre cactus cactus ma non è che poi andasse tanto per il sottile... Ecco che le piante incominciano a oscillare per mancanza di sostegno, si accasciano sul bordo del vaso: emergono le radici. Ora prendo due tenaglie: afferro la grande madre per una delle coste, all’apice e alla base, la sollevo in orizzontale, è pesantissima, stringo la tenaglia per non perdere la presa ma il dente affonda nella carne viva che si spezza e tutto ricasca violentemente dentro il vaso. Amen! Riproviamo. Scelgo un’altra costa, stavolta lo tengo in pugno il cactus, lo sto sollevando, ormai è fuori dal vaso ed ecco che la tenaglia affonda di nuovo nella carne e stavolta il cactus rovina per terra, finendo con tutto il suo peso sul tubo del fiore che ovviamente si spezza. Povero cactus, quasi mi dispiace. D’altra parte ha resistito a due traslochi, a numerose bestemmie e ai miei sguardi assassini, e poi grosso e spinoso com’è non si farà mica impressionare da una bottarella! Gli altri due per fortuna sono poco più leggeri, ma uno mi casca ugualmente. Amen! Col condannato a morte poi non mi faccio scrupoli: tenaglia spaccatutto e via di peso dentro tre buste di plastica messe una dentro l’altra. Destinazione cassonetto. Amen!

Ora è il momento di reinvasare i superstiti. Li riprendo con le tenaglie, li sollevo, e poi li lascio cadere di punta nel vaso, tanto c’è la terra di sotto, non si faranno del male. Uhm... certo che le radici in quella posizione orizzontale non mi convincono molto, e poi con tutto il peso del cactus sopra di esse... Sarà mica che avrei dovuto infilarli delicatamente e poi ricoprirli di terra? Amen!

Ahhh, finalmente!! Ora ho un solo grosso vaso con tre cactus, lo posso piazzare qui, in quest’angolo; è il meno assolato ma a me interessa che sia il meno visibile, così disturba di meno.

SETTE.
Il quarto, il condannato, resta chiuso nella busta di plastica per circa due settimane. Che seccatura, devo ricordarmi di buttare la... spazzatura. Ma intanto il cactus resta lì, inerme, finché un giorno mia madre lo vede. Sgomento!! “Lo sai quanto ci ha messo tuo padre per farlo crescere fino a questo punto?? Anni!! E glielo butti così!!”. “Ma dai che ne ha a decine! Siamo invasi dai cactus! Di sicuro manco se ne accorge, non se ne ricorda nemmeno per quanti ne ha!”.

Ed ecco mia madre con due scarpe infilate nelle mani a mo’ di guanti. Prende un minuscolo vasetto di plastica nera e, poverina, riesuma il cactus dalla busta per schiaffarlo nel vasetto: c’entra appena appena la sua base appuntita. Poi lo riempie di terra e lo piazza nell’altro balcone, quello all’ombra, evidentemente per toglierlo dalle mie grinfie. Il cactus è troppo grosso rispetto al vasetto e deve stare poggiato al muro per reggersi in piedi. ”Indietro come i gamberi, da un appartamento di 200 mq a un monolocale”, avrà pensato il cactus, oppure “quella donna mi ha salvato il c**o”? Mysterium cactaceum...

Resta lì per un mese senza vedere sole né acqua. A questo punto sono certo di sapere cosa avrà pensato il cactus: “Mi hanno commutato la condanna a morte in un ergastolo”.

OTTO.
Proprio un bel balcone, pieno di piante armonicamente posizionate e di fiori dai colori abbinati, e finalmente i cactus sono relegati lì all’angolo, qasi non si notano. Beh però sarebbe sfizioso se vicino ci mettessi una bella ciotola con una composizione di piccole grasse, magari decorate con i sassi... non è che mi piacciano, è giusto per l’estetica, tanto per dare un senso a quel vasone già che me lo devo tenere... Lo spazio per terra c’è.

Bene, vado al vivaio. Quante piante grasse! Guarda questa, uuhh.. quest’altra! Certo che alcune sono proprio strane... niente male quelle pelose.. che curiosità! Questa la prendo, questa pure... anche questa, e questa... questa è proprio ridotta male, ma come le tengono? Beh la compro, almeno la salvo. Quanto fa? Ventuno piantine. Eccomi a svasare, travasare, guardare... che amore queste piante grasse! E a guardarle bene poi sono tutte diversissime..

Voglio proprio documentarmi su queste piante grasse. Toh, su internet c’è un forum! Che divertimento identificare le piantine! Ci metto pure la targhetta. Osservare, studiare, girare e rigirare.. alcune crescono a vista d’occhio, altre sembrano immobili. Decorati coi sassolini poi stanno proprio bene.

Poi guardo i tre cactus... accidenti, sono proprio belli! Doh, decoriamo anche loro con i sassolini, se lo meritano. Ma a proposito, come diamine si chiamano?

Così, dopo vent’anni, finalmente apprendo di possedere dei grossi esemplari di Echinopsis Hybrid, genere Echinopsis, famiglia Cactaceae.

Improvvisamente ho una folgorazione: il cactus nel vasetto ex-condannato a morte!! Corro a prelevarlo, sfilo il vasetto e... incredibile potenza della natura: in un mese senza acqua e senza sole aveva riempito il contenitore di radici, spinto dalla sua stessa sete di vita. Doh, un bel vaso tutto per te; e stavolta ti ci infilo piano piano.

EPILOGO.
La grande madre sta fiorendo. Ehi, quanta fretta di sbocciare, questo tubo si allunga a vista d’occhio! Presto, la macchina fotografica!! Il fiore si apre, brama di offrire al mondo il suo unico giorno di vita: che indicibile profumo.. Davvero magnifico, facciamo le foto: una, due, e tre. Devo assolutamente farle vedere a mio padre.
 

decky

Florello Senior
Ho letto la tua biografia da grassofilo tutta d'un fiato :) aspettando finalmente il momento in cui la passione per le spine ti avrebbe sorpreso e coinvolto :love: lasciando da parte il fastidio che quelle "pallette spinose" ti suscitavano, e attendendo con ansia che l'indifferenza nei loro confronti che ti portava a buttarle via, a maneggiarle così brutalmente, come se fossero solo oggetti, svanisse.
Una bella storia d'amore, di certo non un colpo di fulmine :)
 

Silene

Esperta di Cactacee
Tiberius, bellissima storia a lieto fine! :hands13: Vedi come sono subdole queste grasse, fanno le indifferenti ma a poco a poco ti conquistano e non te ne liberi più!:lol: :lol: :)
 

luethyi

Giardinauta
Bella storia Tib! Leggendola ho pensato una volta di più che nella vita di ognuno di noi c'è un momento in cui improvvisamente "vedi" e ti innamori...anche a me è capitato cosi':) I miei amici mi portavano nei vivai di piante grasse (io ero presissima dai bonsai) e io guardavo tutto ma non ci trovavo niente di interessante, dopotutto..e non vedevo l'ora di andare nei miei vivai bonsai! E poi un giorno in uno di questi vivai per me "noiosi" mi viene regalata una pianta, un conophytum. Proprio a me, quella che non si interessava di piante grasse...E questa pianta è rimasta con me, e mi ha seguito in circa 9 traslochi, per 13 anni crescendo rigogliosa. Poi l'inverno scorso ha preso la pioggia e si è marcita per tre quarti...E io sono tornata in quel vivaio dove mi era stata regalata per chiedere che fare..e li'...ZAC! E' partito il fulmine:) Si, la vita è piena di piccoli fulmini, bello no?:lol:
 

Guendy

Guru Giardinauta
Devo dire che....quando hai messo il cactus nel sacchetto.....ero proprio sulle spine!!!!! Sono felice che la storia sia finita bene :)

Guendy:flower:
 
L

Lalina88

Guest
che beeeeello! complimenti per la storiae soprattutto per la grande passione che poi è nata
 
Alto