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*Mauro 77*
Guest
Lavoro? Ci vuole la raccomandazione
Ne sono convinti 9 italiani su 10
La raccomandazione non tramonta mai. Il male italiano resta radicato con forza nella nostra realtà lavorativa e non accenna a indebolirsi. E' quanto risulta da un sondaggio realizzato dall'istituto ricerca Swg e diffuso durante un convegno a Lamezia Terme sul tema "La nuova politica del quadro strategico nazionale: l'istruzione motore dello sviluppo". Secondo l'indagine 9 italiani su 10 credono che per trovare lavoro serve conoscere la persona giusta.
Sono l'89% degli interpellati a dire dunque che la vecchia raccomandazione serve ancora, eccome, per trovare un'occupazione in Italia.
Il sondaggio Swg è stato rivolto a cittadini italiani di età compresa tra i 15 e i 30 anni e tra i 30 e i 64 anni con figli in età scolare. Quanto alle competenze che occorrono per trovare un'occupazione, quelle matematiche o scientifiche vengono giudicate importanti dal 92% degli intervistati, quelle socio-economiche dal 94%, quelle tecniche dal 93%, quelle professionali dal 94% e quelle umanistiche dal 75%.
Insomma, l'istruzione viene considerata significativa dagli interpellati, ma ciò non toglie il peso che ancora ha la raccomandazione nel raggiungimento di un posto di lavoro. E proprio su questo "vizio" particolarmente odioso dell'Italia è intervenuto al convegno anche il ministro Pier Luigi Bersani. "Sapevamo bene che nel senso comune degli italiani la spintarella c'era, ha detto commentando con i giornalisti il risultato del sondaggio. "Questi dati certificano che purtroppo anche nella mentalità dei giovani questa idea c'è. Tutto quello che abbiamo battezzato liberalizzazione vuole dire basta con le spintarelle. Vuol dire che se un giovane sa fare un mestiere deve poterlo fare. Punto e basta. Se noi non afferriamo questo concetto per quanto ci costi in termini di cambiamento, di rottura di meccanismi corporativi, di semplificazioni, noi consumiamo una rottura nei confronti delle nuove generazioni".
"Io spero" ha concluso il ministro "che lo si comprenda perchè dentro questo sforzo, questa sfida, c'è poi un messaggio di futuro per il Paese. Senza questo credo che uno spirito di fiducia da parte delle nuove generazioni non possa venire".
EH ANCHE SECONDO ME IN TANTI POSTI CI VUOLE...
Ne sono convinti 9 italiani su 10
La raccomandazione non tramonta mai. Il male italiano resta radicato con forza nella nostra realtà lavorativa e non accenna a indebolirsi. E' quanto risulta da un sondaggio realizzato dall'istituto ricerca Swg e diffuso durante un convegno a Lamezia Terme sul tema "La nuova politica del quadro strategico nazionale: l'istruzione motore dello sviluppo". Secondo l'indagine 9 italiani su 10 credono che per trovare lavoro serve conoscere la persona giusta.
Sono l'89% degli interpellati a dire dunque che la vecchia raccomandazione serve ancora, eccome, per trovare un'occupazione in Italia.
Il sondaggio Swg è stato rivolto a cittadini italiani di età compresa tra i 15 e i 30 anni e tra i 30 e i 64 anni con figli in età scolare. Quanto alle competenze che occorrono per trovare un'occupazione, quelle matematiche o scientifiche vengono giudicate importanti dal 92% degli intervistati, quelle socio-economiche dal 94%, quelle tecniche dal 93%, quelle professionali dal 94% e quelle umanistiche dal 75%.
Insomma, l'istruzione viene considerata significativa dagli interpellati, ma ciò non toglie il peso che ancora ha la raccomandazione nel raggiungimento di un posto di lavoro. E proprio su questo "vizio" particolarmente odioso dell'Italia è intervenuto al convegno anche il ministro Pier Luigi Bersani. "Sapevamo bene che nel senso comune degli italiani la spintarella c'era, ha detto commentando con i giornalisti il risultato del sondaggio. "Questi dati certificano che purtroppo anche nella mentalità dei giovani questa idea c'è. Tutto quello che abbiamo battezzato liberalizzazione vuole dire basta con le spintarelle. Vuol dire che se un giovane sa fare un mestiere deve poterlo fare. Punto e basta. Se noi non afferriamo questo concetto per quanto ci costi in termini di cambiamento, di rottura di meccanismi corporativi, di semplificazioni, noi consumiamo una rottura nei confronti delle nuove generazioni".
"Io spero" ha concluso il ministro "che lo si comprenda perchè dentro questo sforzo, questa sfida, c'è poi un messaggio di futuro per il Paese. Senza questo credo che uno spirito di fiducia da parte delle nuove generazioni non possa venire".
EH ANCHE SECONDO ME IN TANTI POSTI CI VUOLE...