Ecco, dopo aver letto il messaggio di Anna sono venuti in mente anche a me i giardini dell'infanzia.
Il mio appartamento aveva un piccolo pezzo di giardino condominiale dedicato, ma noi bambini giocavamo indifferentemente in tutti, senza confini, rendendoli ben presto tutti sterrati.
Però ricordo i giardini delle case più grandi, recintati e pieni di piante diverse, anche molto alte, alberi pluridecennali.
Due ragazzini del gruppo erano i figli del custode di una di queste ville.
Gli spazi dedicati ai nostri giochi non erano certo estesi a tutto il terreno di competenza, ma il luogo in cui ci era concesso stare era comunque molto ampio, con prato e pavimento piastrellato, aiole fiorite, muretti, panchine... lo ricordo come un passato mitico, forse è proprio per questi ricordi felici e piacevoli che in seguito sono diventata amante della campagna.
Qualche volta sconfinavamo nei territori interdetti e allora cominciava l'avventura: era quasi un labirinto di vialetti, sentieri, siepi, alberi, e tante cose strane, bisognava stare attenti a non perdersi, a non farsi vedere, a non calpestare certe piante, a non rompere qualcosa.
Non si sa come il giardino finiva in una selva, una specie di boschetto, e da qui, dietro un labile confine, ne cominciava un altro, altrettanto misterioso, altrettanto attraente, così prima o poi si finiva per oltrepassare i confini ed esplorare oltre, pena dover scappare di corsa se visti da qualche adulto.