ma se il terreno era tanto pessimo, domanda: com'è che la pianta stava bene?:fischio:
molto spesso credo che siamo presi da una certa 'frenesia' di far diventare tutto 'migliore'... secondo i nostri criteri. il problema, tuttavia, è che 'migliore' dovrebbe risultare da un 'mix' tra le nostre possibilità e quelle della pianta... e i nostri criteri c'entrano in realtà nulla.
ad esempio: si dice sempre che il terreno drenante è 'il migliore'... il punto è che più è drenante e più asciuga prima e pertanto più servono annaffiature (aumenta la frequenza), più il concime viene reso solubile (aumentando le annaffiature...), così viene promossa la crescita radicale e pertanto anche quella della parte aerea della pianta; ma anche un terriccio 'pesante' va bene: semplicemente dovrò innaffiare meno. la pianta sta ugualmente bene, devo tuttavia mutare le mie 'cure'.
è, per intenderci, il principio stesso su cui ciascun coltivatore crea i propri 'mix' di substrato: per i miei ritmi di annaffio un terreno pesante non andrebbe bene (farei marcire tutto), ma se dovessi dare le mie piante a qualcuno che non ha possibilità di annaffio frequente... addio. come io non sono 'autorizzato' a dire 'quel mix non va bene', anche l'altra persona non sarebbe autorizzata a dirlo del mio mix. il segreto? *per me* (leggasi: per le mie capacità colturali, per i miei ritmi personali (anche di vita)... etc.) questo mix va bene, quest'altro no.
per dire: se avete in mente il mio boschetto di aceri palmati, l'anno scorso era in un mix di terriccio da giardino, humus, sabbia... è stato faticosissimo per me mantenerlo... quest'anno è in akadama pura e non ho problemi. scommetto che se lo dessi ora a chi l'aveva rinvasato prima probabilmente si troverebbe a sostenere le mie identiche fatiche. oppure, ancora, i pini in materiale drenante? per me assolutamente sì, ma ne ho visti in vasi alti 2cm pieni di terriccio da giardino (assolutamente non drenante): salute perfetta. basta diminuire la frequenza delle annaffiature. il segreto è tutto qui: l'annaffiatura... che è la pratica (guarda caso) più difficile.
il falso rinvaso: si punta a piazzare una zolla (perchè troppo piena di radici, perchè il periodo non è ideale, perchè ci sono problemi, perchè non si sa come operare...etc.) in materiale differente (akadama, pomice, lapillo, etc.) in modo che la pianta emetta radici *fuori* dalla vecchia zolla e dentro il nuovo materiale e si alimenti con quelle nuove radici. in sostanza: alla pianta in oggetto già l'avevano fatto.
l'akadama sfinita (o comunque altro terriccio argilloso): porta qualche difficoltà di gestione (la annaffi *sempre* per immersione, non succede assolutamente nulla di negativo, anzi: si imbibisce meglio; poi te la scordi per qualche giorno), ma nulla di impossibile.
il rinvaso 'leggero': occhio che una pianta funziona con una 'collaborazione' abbastanza intima tra radici (specie le fini e le finissime) e terreno --> se asporto il terreno sto rompendo questa intimità --> nono è 'leggero'. 'leggero' è quando, anche in periodo non favorevole (qui prendete con le pinze questa affermazione), si toglie esclusivamente la parte più esterna della zolla (fondamentalmente costituita da radici che girano attorno al vaso) e si gratta leggermente la zolla residua. poi stop. si mantiene, pertanto, 'il cuore', l'unità funzionale... e in questo l'akadama (esempio) aiuta tantissimo: lì c'è sempre rapporto tra radici e terra --> la pianta non se ne accorge nemmeno e trova persino nuove 'vie di sfogo' per la crescita radicale visto che poi si suppone nel nuovo vaso comunque si aggiungerà del substrato nuovo (anche pochi mm).
la pianta in oggetto: stava bene... serviva solo fare attenzione a come coltivarla (il che significa soprattutto 'come innaffiarla').
ora ha subito uno stress fortissimo: riduzione aerea, riduzione radicale, interruzione dell'intimità tra radici e substrato... e tutto a ridosso (o entro) del periodo caldo. per fare simili operazione si attende un momento in cui la pianta è prossima alla ripresa vegetativa: primavera o autunno (con vari accorgimenti quali la serra fredda). questa è una latifoglia (dalla foglia probabilmente un mahaleb o varietà simile): ha reazioni veloci e non lente come le conifere (nelle quali si utilizzano di più i periodi di stasi... ma per il rinvaso sempre periodi in cui la pianta è prossima alla ripresa --> verso la fine del periodo di stasi).
la defogliazione potrebbe aiutare nella ripresa (stimolando la crescita), tuttavia è pratica che comunque mette a dura prova l'albero... se poi l'albero subisce altri stress (rinvaso drastico) e non siamo nel periodo favorevole... diciamo che non la consiglierei proprio. inoltre per praticare la defogliazione occorre avere una pianta ben in forze, il che significa in salute e ben concimata: com'è stata coltivata fino ad ora questa pianta?
dalla sua questa pianta ha che è giovane, ma il caldo di Taranto... c'è.
mi ripeto: io non avrei fatto nulla di ciò che le è stato fatto (per me ha anche bisogno di crescere); spero si riprenda: auguri!
la prossima volta più calma e meno frenesia