• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

ItaliE

Vagabonda

Florello Senior
E già: esistono diverse ItaliE, anche per i cani: io ci ho vissuto 2 anni al sud, e sono comunque di Roma. Ma quello che è scritto qui è purtroppo vero. Datevi (diamoci) da fare, per favore.

"Quando la dottoressa di un canile di Forlì s’è rifiutata di mettere il microchip all’ennesimo cucciolo sicu.lo immigrato lì, gli isolani han gridato al razzismo: “Mancu li cani”. Ma la signora aveva le sue buone ragioni: i rifugi sono zeppi anche in Pianura Padana, ci mancano solo i randagi del Sud col cimurro, le pulci e la leptospirosi. La calata va fermata. Un’associazione animalista di quelle importanti, l’Enpa, ha lanciato una petizione e un deputato, Gianni Mancuso, un’interrogazione parlamentare dal titolo esplicito: “Ti deporto a fare un giro”. Si parla di animali in viaggio al Nord o all’estero. Ognuno resti a casa propria. Lotta dura all’emigrazione canina. Respingimenti al confine.
Il fatto è che i randagi nei canili, al Sud, ci sono e avanzano. in Puglia 61 mila cani sono chiusi in gabbia a fronte dei 142 mila che vivono felici in famiglia (quasi uno su due), in Campania i cani accalappiati sono 81 mila contro i 223 mila domestici, mentre in Toscana sono appena 4 mila contro i 357 mila (quasi uno su 100) e in Lombardia 2600 su 413 mila (quasi uno su 200 mila). Una folla di cani senza famiglia, in Meridione, aspetta dunque il suo turno per una cuccia e un pasto caldo, meglio al Nord. Come Sissy, meticcia di Napoli che ora vive nel canile di Arzago d’Adda, Bergamo, “venuta su in cerca di fortuna e di una famiglia tutta per me”. Alcuni si spostano anche per ottocento chilometri, come i bastardini che sono stati trasferiti dentro un furgone da un canile della Puglia a uno di Reggio Emilia. A Peschiera Borromeo, provincia di Milano, sono ospitati alcuni cani di Reggio Calabria: meglio qui, al Girasole, una struttura sequestrata nel 2005 perché il proprietario usava i collari antiabbaio con la scossa, e poi riaperta, che sul mar Mediterraneo dove si sta anche in dieci per gabbia. Emma invece vive al canile di San Giuliano Milanese: il gestore, un italiano di 31 anni, è stato denunciato perché importava illegalmente cuccioli dell’Est e li svendeva per pochi euro. Ma per lei è una cuccagna: «è una dolcissima cagnolina simil Labrador di 9 anni, sui 25 Kg di peso, brava al guinzaglio», che prima viveva nel canile lager di Campobasso.
Ogni notte ci sono cani che saltano nei bagagliai dei volontari-traghettatori, a quattro o cinque per macchina, e fanno su e giù per l’Italia, in cerca di un futuro migliore. Sono “staffette” carbonare e contestate: la legge prevede che i cani restino nel territorio d’origine, spostarli come pacchi non vale. Alcune associazioni lo dicono senza problemi: questo traffico loro lo fanno, con la mano sulla coscienza. L’associazione Noi Animali Onlus per esempio, «collabora con associazioni e volontari del Sud per aiutare a trovare casa ai cani che da noi sono chiusi nei canili o abbandonati per strada, sempre più spesso vittime di violenze e crudeltà. In presenza di richieste di cani di un certo tipo ed accertandone l’assenza nella loro zona, i volontari della benemerita associazione li fanno arrivare dalle regioni del Sud per darli in affido al Centro e al Nord previa richiesta che i cani vengano sverminati, spulciati e che vengano eseguiti i vari test prima della partenza, proprio per avere maggiori garanzie sulla salute dell’animale».
Il viavai Sud-Nord, però, non è solo un fatto di umana pietà. Dietro restano gli affari. Cinquecento milioni di euro all’anno da spartirsi in Italia. Dal 2001 a oggi i vari governi hanno stanziato per la lotta al randagismo 30 milioni di euro. Per ogni cane accalappiato lo Stato dà 50 euro. In media tre euro al giorno per alimentare e mantenere un cane in canile, settanta euro per smaltire il cadavere quando muore.
Prendiamo ad esempio ancora la Sicilia: tra il 2003 e il 2008 la regione ha ottenuto e distribuito 3 milioni di euro, finiti tutti nelle tasche delle strutture private. Ma in giro per le strade restano 70 mila cani randagi. Il nuovo decreto legge firmato il 17 luglio dal sottosegretario Martini prevede che nelle strutture di accoglienza non vivano più di duecento cani, ma in Sicilia e al Sud ogni canile ne ospita circa un migliaio, ricevendone in cambio 1,3 milioni di euro l’anno. Più cani ci sono, più finanziamenti entrano. Meno i cani vengono trattati con i crismi, più soldi restano nelle tasche dei gestori: pappa scadente e nemmeno tutti i giorni, vaccinazioni random e se muoiono è pure meglio. Tirare fuori gli animali da questo ingranaggio che li ammazza a centinaia è il pensiero fisso degli animalisti-scafisti che organizzano i viaggi della speranza: al Sud si specula sulle pulci.
I canili lager, in Italia, sono 294, dice l’associazione Aidaa. Il maggior numero è concentrato in Puglia, Campania, Abruzzo, Lazio e Sicilia. Un canile è un canile, ma vivere per esempio in quello di Trinitapoli (Foggia) dev’essere davvero difficile. L’ordinanza firmata dalla Martini è bella. Ma per ora resta un sogno, di quelli un po’ingenui, come la pace nel mondo."

Albina Perri

http://www.libero-news.it/blogs/view/711
 
Ultima modifica:
G

ghislaine

Guest
Molto condivisibile l'intervento, credo però che non si possa, non si debba restare a guardare con le mani in mano passivi davanti a questo stato di cose.
Vivendo in Toscana la situazione è abbastanza sotto controllo, però vedo che al sud degenera fortemente, credo che in mancanza di rispetto della legge da parte dei comuni che non si sono ancora dotati di canile municipale, si debba protestare accoratamente in qualsiasi modo! Io pago le tasse comunali ed il comune deve provvedere a costruire una adeguata struttura per accogliere i randagi; bisogna lottare contro le lobbies di certi canili privati che diventano veri e propri lager per quei poveri animali rinchiusi. Non so organizziamoci, facciamo sit-in, manifestazioni davanti al comune, invadiamo di mail la posta del sindaco, ecc. ecc. ma non rimaniamo spettatori passivi per favore....
Poi lodi infinite ai volontari che percorrono su e giù l'Italia (talvolta l'Europa) per collocare i poveri infelici in situazioni migliori.
Io ho deciso che quando uno dei miei cani mi lascerà:( evento purtroppo inevitabile) accoglierò un cane da una perrera spagnola dove ogni 10 giorni si compiono vere e proprie stragi oltre a violenze di ogni tipo....:burningma
 

Vagabonda

Florello Senior
io credo che l'unica e reale soluzione sia una campagna di sterilzzazione di "massa". Basta a queste cucciolate perchè tanto "una cucciolata almeno una volta bisogna farla fare" e perchè "è nella loro natura". Un cane dentro un canile non è un cane felice. Un cane randagio perde la sua vera natura, che è quella di vivere accanto all'uomo. Può non piacere ma il cane DOMESTICO ha bisogno e vuole l'essere umano.
 

parsifal

Maestro Giardinauta
Concordo con la sterilizzazione anche se, devo ammetterlo, non è bello e poi è sempre un'intervento.
Dove abito io ci sono cani che sono stati sterilizzati anche con l'aiuto di centri specializzati e noi li accudiamo e li curiamo come se fossero nostri. Di questi, due vivono in giardino e due sono diventati di casa.
D'altronde meglio da noi che nei canili!!!!!!
Comunque spesso è l'umano ad aver bisogno di un cane.
 

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Anch'io concordo con la sterilizzazione, se l'avessero fatta quando a bazzicare nel mio paese erano in quattro cagne non si sarebbero riprodotte a dismisura per poi togliere il problema col veleno. Ne seguì una guerra mediatica combattuta da me e da pochi cittadini, il sindaco fu costretto a firmare la convezione per un canile, sono convinta che la sterilizzazione sarebbe costata meno alle casse comunali piuttosto che mettere su un canile.
 

Vagabonda

Florello Senior
sono convinta che la sterilizzazione sarebbe costata meno alle casse comunali piuttosto che mettere su un canile.

indubbiamente; i canili sono diventati la "scusa" per poter abbandonare cucciolate e cani di cui ci si stufa, invece di vederli per quello che dovrebbero essere, cioè rifugi di emergenza temporanea.
 

Vagabonda

Florello Senior
ANIMALI: CANI; CROLLA NUMERO ABBANDONI, MA SOLO AL NORD/ANSA
(ANSA) - ROMA, 28 AGO - Abbandonati in autostrada, nei parchi, spesso con il guinzaglio al collo ma senza targhette di riconoscimento. Per molti anni l'estate, nonostante appelli e campagne di sensibilizzazione, e' stata la stagione in cui tanti, troppi, italiani decidevano di sbarazzarsi dei propri cani, spesso in modo brutale. Quest'anno pero' le cose sembrano essere cambiate: questo triste fenomeno e' in diminuzione. Le cifre, diffuse dall'Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), parlano di una riduzione degli abbandoni che supera il 50%. Nei 100 canili monitorati sono entrati e rimasti complessivamente 5.902 cani abbandonati contro gli oltre 12 mila dell'anno scorso, una diminuzione del 50,9 %. Una massiccia campagna partita gia' da alcuni mesi in tv, radio e giornali, l'obbligo del microchip e la sterilizzazione sembrano avere avuto effetti per limitare questa odiosa pratica. In campo contro l'abbandono anche il direttore del Tg5, Clmente J. Mimun, che ha condotto una lunga campagna intervistando padroni di cani vip, si tratta di un ''un dato fantastico che rappresenta un elemento di civilta' in mezzo a tante brutture: abbiamo condotto una campagna forte che speriamo abbia contribuito anche per lo 0,01 alla riduzione degli abbandoni''. Grazie alla nuova normativa sono, inoltre, stati restituiti ai legittimi proprietari 2.304 cani che risultavano essere fuggiti e non abbandonati. Tenendo conto dell'aggregazione dei due dati si arriva a un totale di 8.206 cani passati nei cento canili monitorati da Aidaa, con una diminuzione del 31,7% sul totale dei ritrovamenti rispetto al 2008. Dati incoraggianti anche se in alcune aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, la situazione resta critica: il 74% degli abbandoni, infatti, si concentra in Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata, Sardegna e Calabria. ''In queste zone un ruolo determinate e' svolto dalla criminalita' organizzata - spiega il presidente Ente nazionale protezione animali (Enpa), Carla Rocchi, - che gestisce, spesso in prima persona, mega-canili dove vengono rinchiusi fino a 2 mila cani. La nuova legge in discussione in Parlamento pero', grazie anche al nostro lavoro, stabilira' un tetto massimo di accessi ai canili e limiti per quelli gia' super affollati''. Per quanto riguarda il Nord, rispetto al 2008, in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli Venezia Giulia, si e' registrato una diminuzione degli abbandoni del 20% mentre in Trentino e Valle d'Aosta, secondo i dati diffusi dalle associazioni animaliste, il fenomeno randagismo e' praticamente inesistente. ''Siamo molto soddisfatti della forte diminuzione degli abbandoni - afferma il presidente dell'Aidaa, Lorenzo Croce - a far la differenza rispetto agli anni precedenti e' stata l' introduzione dell'obbligo del microchip che ci ha permesso anche di denunciare oltre 300 proprietari che avevano abbandonato il loro cane''. Dal canto suo la Lega antivivisezione (Lav) invita alla cautela perche' ''i dati sono ottimi ma la stagione estiva non e' ancora terminata. Il quadro sugli abbandoni sara' chiaro solo dopo l'avvio della stagione venatoria, quando molti cani vengono 'testati' dai cacciatori e se non seguono il padrone vengono lasciati al loro destino''. (ANSA). KYW
28/08/2009 19:18
 

Vagabonda

Florello Senior
E dopo le "buone" novelle...

Evaristo ci è andato in aereo, Bella in auto. Entrambi hanno lasciato la sbobba di un canile del Sud Italia per una pappa inzuppata di crauti. Dal 2003 vivono a Colonia, in Germania, emigrati per colpa (o grazie, a seconda dei punti di vista) di un’associazione animalista italiana, Diamoci la zampa, e di una tedesca, il club Hundepfoten in Not. Insieme con altri milioni di cani italiani. A chi critica il traffico chiedendo ai teutonici se non ne abbiano abbastanza dei randagi di casa propria, loro rispondono con una massima della tradizione: non si possono aiutare tutti, dice l’egoista. E non aiuta nessuno. Sarà. Ma i migranti in Nord Europa puzzano. Eccome.
L’allarme sugli strani traffici oltreconfine è stato lanciato dal ministero della Sanità italiana già nel 1993. Da allora, però, nulla è cambiato. I nostri quattro zampe vengono infilati dentro trasportini di fortuna e spediti in massa in Germania, Svizzera, Austria, Belgio, Olanda e in Europa dell’Est. Tramite associazioni quando va bene. Tramite prestanome che li cedono subito a venditori che poi li fanno sparire, quando invece no.

Ogni mese, per esempio, partono carichi di cani dalla Puglia: almeno duecento per volta, dai canili di Brindisi, Lecce e Taranto. «In cambio ottengono pacchi di mangimi e medicinali delle migliori marche», dice Maria Teresa Corsi, della Lega per la difesa del cane. La sua associazione ha messo perfino una taglia: duemila euro a chi segnala i trafficanti. «Se, come dicono gli autotrasportatori fermati dalla polizia, su questi cani non c’è profitto, perché arrivano i doni dalla Germania? E chi le paga le spese di trasporto?».

L’affare bestiale
Altri carichi sono stati scoperti e sequestrati in tutto il Sud, da Ischia alla Sicilia. Ma perché Germania, Svizzera e Austria tengono tanto ai nostri amici quattrozampe meridionali e non si accontentano dei loro? Chi guadagna sulla tratta? I veri affari, come sempre, li fanno gli umani. La Germania, infatti, i cani randagi non li regala, ma li vende. Chi vuole ritirare un animale e salvarlo da un canile tedesco, deve lasciare dai 300 ai 400 euro, pure per un banale meticcio. Il prezzo scende se l’animale è anziano, ma non si va sotto i 200 euro. La chiamano “tassa di protezione animale”, una sorta di rimborso spese. Più cani vengono adottati, e in fretta, più i canili d’oltralpe ci guadagnano. Su zergportal.de/baseportal/tiere/HappyEnd si trovano i cani già “piazzati” in Germania. Sono 17.749. A duecento euro l’uno, fanno tre milioni e mezzo di euro tutti guadagnati. Chi “esporta” la merce ha un compenso, la Germania è generosa. Pace, dicono gli animalisti: gli umani ci guadagneranno, ma i cani pure. Sempre meglio venduti là ma poi adottati piuttosto che qua, a marcire in una celletta tre metri per due a Cicerale.

Il guaio vero, però, è quando i cani partiti dall’Italia spariscono. Non vengono più trovati nei canili. Semplicemente, varcano il confine ed è come se non fossero mai esistiti. Nel 2007 al porto di Ancona fu bloccato un carico di 102 randagi. I giornali tedeschi pubblicarono le foto di bambini biondi che piangevano, aspettando invano il loro cucciolo italiano. L’associazione Thierilfe Korfù, destinataria di 60 di quei cani, pretese l’intervento di Fiona Swarovski, erede della dinastia dei cristalli nonché moglie del ministro delle Finanze austriaco, Karl Heinz Grasser, e di Christine Haffa, signora dell’influente immobiliarista Florian Haffa. Ma i Nas non si fecero intimidire: i passaporti degli animali erano contraffatti, il traffico era illecito e la destinazione ignota. Il timore: che fossero destinati non alle famigliole crucche ma alle sperimentazioni nei laboratori.

Dice l’Enpa, nella sua petizione “Ti deporto a fare un giro”: «In alcuni casi in cui è stato possibile fare controlli, i cani non sono stati più trovati. Organismi ufficiali hanno recuperato, in laboratori di vivisezione, animali di proprietà rubati». Il sospetto dunque è che i nostri emigranti vengano usati per la vivisezione, e per i test chimici o farmaceutici. La Lav dice oggi che per testare tutte le sostanze chimiche da registrare in Europa secondo la legge, verranno sacrificati 54 milioni di animali. «Nei test di tossicità per lo studio delle sostanze chimiche gli animali sono obbligati a ingoiare vernici, colle, pesticidi e disinfettanti, vengono inseriti in camerette contenenti vapori chimici che sono costretti a respirare, la loro pelle e i loro occhi vengono spalmati con i prodotti da testare per verificare il livello di corrosione, irritazione, arrossamento», spiega Michela Kuan, biologa responsabile Lav settore Vivisezione. E allora servono topi, ma pure cani e gatti in gran quantità.

Sola andata
A Bologna una signora rimasta anonima ha segnalato «alcuni medici che cercano persone conniventi che si fingono "adottanti" dietro compenso. Lo scopo è rivendere cuccioli e cani di piccola taglia ai laboratori che pagano bene». In un dossier appena compilato, l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) scrive che esiste «un traffico di cani provenienti dalle regioni del Sud Italia. Gli animali sono avviati clandestinamente al Nord, raccolti in rifugi abusivi, e poi mandati ai laboratori che li ordinano. Un giro d’affari che supera abbondantemente i 30 milioni di euro l’anno» e che interessa 150 mila cani. E poi lo ha detto anche l’onorevole Gianni Mancuso, firmatario di un’interrogazione parlamentare: «Sotto la falsa facciata delle adozioni di animali all’estero si nasconde in realtà una speculazione sulla pelle dei poveri animali che passano di mano in mano sino, in alcuni casi, a diventare cavie per i laboratori del Nord Europa». Un poliziotto della Val Vibrata, G.F. di Tortoreto, ha presentato un esposto alla Procura: lui ha visto. «Sorge il sospetto - scrive il poliziotto - di traffici poco chiari. Sospetto avvalorato anche dal fatto che i cani vengono portati all’estero tramite intermediari tedeschi. Tra l’altro, gli animali, per lo più meticci, di taglia grande, sono in età avanzata, per cui non si comprende come tali possano essere adottati».

Dice Zora, animalista svizzera: «La dovete piantare con la storia che le adozioni all’estero vanno bene. Solo da domenica a oggi ho ricevuto tre telefonate dalla bassa Italia di gente che ha spedito cani dei quali non sa più niente. Se tutti gli animali che entrano dall’Italia avessero trovato una casa, a quest’ora ogni abitante della Svizzera dovrebbe avere almeno 15 cani e 30 gatti. Ma nel Paese dove maggiormente al mondo si fa vivisezione e dove la produzione interna di pellicce di cani e di gatti non è vietata, dove pensate che finiscano, i vostri animali?».
http://www.libero-news.it/pills/view/19377
 

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Sono notizie Bruna che purtroppo già sapevo e non solo cani italiani ma anche provenienti dalla Grecia e dalla Spagna.
 
G

ghislaine

Guest
Hai ragione Piera, ormai è diventata una vecchia e triste storia....:(
 

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Tiziana Bordini [noianimali@yahoo.it]DA

In seguito alla nostra mail, che potete leggere sotto, si è scatenato il terremoto riportato nei giornali in allegato. Dite la verità che non sapevate che siamo "trafficanti di cuccioli" !!! Fate girare per favore....segue altra mail con nostro comunicato.

Tiziana



07 agosto 2009



E' un po' lunga, ma molto interessante per tutti i volontari.



Premessa per chi non ci conosce: da un anno la nostra associazione collabora con associazioni e volontari del sud per aiutare a trovare casa ai cani che laggiù sono chiusi nei canili o abbandonati per strada, sempre più spesso vittime di violenze e crudeltà.

In presenza di richieste di cani di un certo tipo e accertandone l'assenza nella nostra zona, li facciamo arrivare dalle regioni del sud per darli in affido al centro e nord. Chiediamo che i cani vengano sverminati, spulciati e che vengano eseguiti i vari test prima della partenza, proprio per avere maggiori garanzie sulla salute dell'animale.





Il fatto: dopo l'ennesima richiesta di aiuto, arrivata dall'associazione Aronne di Agrigento, abbiamo accolto alcuni cuccioli in quanto avevamo richieste di adozione da famiglie del centro-nord.

I cuccioli sono arrivati all'aereoporto di Bologna il giorno 5 agosto e nello stesso giorno alcuni sono stati direttamente affidati (da Barbara che molti di voi conoscono) alle famiglie richiedenti alle quali avevamo già fatto il controllo pre-affido.

A Forlì è stata adottata una dolcissima cucciola di 3 mesi, ma quando il signor F.. H. si è presentato presso l'ambulatorio della d.ssa M.P. (libera professionista nonchè direttore sanitario del canile di Forlì) chiedendole di microchippare il cane, ha ricevuto un fermo NO seguito da un mare di polemiche sull'adozione del cane.

Nello specifico la d.ssa contestava loro di aver preso un cane dal sud invece di adottarlo dal canile di Forlì e il signore rispondeva che c'erano andati, ma non avevano trovato il cane che volevano quindi non gli restava che acquistarlo o salvarne uno da qualche altra parte e così avevano fatto.

La d.ssa a quel punto ha preteso il numero di cellulare della persona che aveva loro consegnato il cane dicendo che non andava bene dare un cane proveniente dal sud senza certificati e documentazioni varie (precisiamo che la cucciola in questione ci era arrivata con libretto sanitario e allegato certificato medico di buona salute) e che quel libretto poteva essere riferito ad un qualsiasi cane perchè non riportava la firma del veterinario.

Poco dopo al telefono con Barbara, la veterinaria ci rivolgeva insulti a non finire perchè:

"ci approfittiamo della povera gente che non conosce le leggi", "faremmo meglio a lasciare i cani al sud per evitare di creare pandemie al nord", "non è vero che facciamo tutto questo per salvare i cani e ci prendiamo sopra bei soldoni", "non dobbiamo impicciarci perchè le istituzioni al sud funzionano e non dobbiamo permetterci di mandare cani malati al nord", "che noi volontari siamo perfettamente inutili e dobbiamo lasciar perdere perchè c'è già chi ci pensa (le istituzioni)".

Successivamente tratteneva il libretto sanitario del cane e liquidava i signori (marito e moglie con bambino) rifiutandosi categoricamente di mettere il microchip al cane (cosa che la famiglia avrebbe voluto fare anche perchè inserita come clausola obbligatoria sul modulo di affido).

Nel pomeriggio dello stesso giorno la d.ssa M.P. mi ha telefonato ribadendo che:

"non si devono portare al nord i cani del sud per evitare contagi, che a Forlì non ci sono cani malati di leishmania e non dobbiamo portarceli noi, che i cuccioli che noi diamo alle famiglie sono equiparabili a quelli provenienti dall'est, che siamo degli incoscenti e facciamo soltanto danni, ecc. e che lei per microchippare il cane doveva conoscere tutta la filiera !!! (come se il cane fosse un prodotto alimentare).

Le ho chiuso il telefono dicendole che non conosceva affatto la realtà del sud (e neanche quella della mia zona), che non conosceva minimamente il modo di operare dei volontari né quanto fanno e che non valeva la pena perdere soldi e tempo per parlare con lei perchè era inutile.

La sera dello stesso giorno il signor F. H. ci chiamava e allarmatissimo quanto dispiaciuto, ci comunicava di doverci restituire la cucciola perchè la veterinaria, dalla quale era tornato per riavere il libretto sanitario, diventata improvvisamente gentile, aveva diagnosticato un "terribile fungo" che avrebbe infestato tutto e tutti con conseguenze gravissime !!!!

Il signore in questione, senza precedenti esperienze di animali e allarmato dalle parole della d.ssa, ha così deciso di restituirci il cane.



E brava la d.ssa !! Ha ottenuto quello che voleva !! Far tornare a casa uno schifoso ******** del sud !!!



Il giorno seguente Barbara è tornata a riprendere la cucciola che due ore dopo veniva visitata dalla nostra veterinaria, la quale non riscontrava alcun tipo di problema né malattie, tanto meno funghi ..........erano soltanto piccole escoriazioni........peccato che la d.ssa M.P. non abbia rilasciato certificati, ma abbia prescritto soltanto un antibiotico (Synulox) per curare che cosa non si sa.......

Ma la cosa non finisce qui:

questa mattina abbiamo saputo che M.P. si è attivata per:

convincere altri colleghi a mantenere lo stesso suo atteggiamento e comportamento, rintracciare i nomi dei volontari (soprattutto quelli che si danno da fare per aiutare i cani del sud) al fine di denunciarli e farli desistere da queste "imprese".



Lascio a voi commenti e conclusioni, credo che l'unica cosa che al momento possiamo fare è scrivere all' Ordine Provinciale dei Medici Veterinari di Forlì in via Marchini G., 1 cap 47100 Forlì tel. 0543796759 o inviare una mail a questo indirizzo (spero sia giusto, l'ho trovato in internet): ordinevetfc@tiscalinet.it sia per dire la nostra opinione su questa vicenda che per illustrare il nostro lavoro (di tutti i volontari) e spiegare loro come vanno le cose al sud (incredibile che non lo sappiano).

Con tanta tristezza e disgusto vi saluto



Tiziana Bordini

Noi Animali Onlus - Polverigi

www.noianimali.com

Chi volesse ulteriori info può contattarmi al cell. 339.6248775 dopo le ore 17.00 nei feriali, sempre sabato e domenica.
 

Vagabonda

Florello Senior
riguardo la possibilità di contagi di leish, purtroppo, è un fatto concreto. Quando portavo H dalla vet di Caserta per il controllo leish, la vet mi faceva ogni volta un modulo e mi spiegava appunto che serviva per monitorare la vita stessa del cane e i suoi spostamenti. Arrivata a Udine ho subito informato che il mio cane era stato a contatto con la leish, ma la vet qui mi ha detto che non essendoci flebotomi, il contagio verso altri cani è impossibile. Comunque io credo che sia indispensabile non nascondere la testa sotto la sabbia, evitare di pensare che sia una questione di "razzismo", ma pensare davvero a cosa significa avere un cane che potrebbe essere un cane portatore di malattia. Io stessa ho avuto e ho ancora oggi molti scrupoli, e mi auguro con tutto il cuore che il mio cane non inneschi la malattia a cani sani e che vivono in una zona non a rischio.

Questa invece è una notizia tutta friulana, che mi ha fatto venire i brividi.....

Gianni era un incrocio fra uno yorkshire e qualcos’altro di altrettanto piccolo e strapazzato. Non viveva bene, nel canile di Reggio Calabria. Ma almeno viveva. Una notte lo hanno preso e lo hanno fatto diventare uno “sparring partner”, come quei poveretti che vengono riempiti di sganassoni dai boxeur in allenamento. Gianni è durato poco: è morto in Bosnia, tra i denti di un pitt bull che si doveva esercitare per il Montana show, combattimento illegale tra cani della ex Jugoslavia. Fatto a polpette.

I nostri bastardini rapiti finiscono pure così: nelle arene italiane e straniere a vedersela con altri animali più grandi e grossi di loro. Per la gioia e per le scommesse clandestine degli umani. Puntate che partono da un minimo di 250 euro per arrivare fino a decine di migliaia di euro. A organizzare i combattimenti sono veri e propri gruppi criminali che gestiscono il traffico dei cani dall’estero e la loro diffusione in Italia.

A lezione di crudeltà
La preparazione al combattimento prevede per gli animali un addestramento violento e torture inflitte già da cuccioli. «A causa di questi maltrattamenti che ne condizionano il comportamento- denuncia la Lav-, questi animali sono considerati veri e propri mostri, possenti e crudeli creature pronte a uccidere e aggredire». Dall’ultimo rapporto zoomafia emerge che restano zone privilegiate per l’addestramento e il combattimento tra cani alcune province d’Italia come Napoli, Palermo, Caserta, Bari, Foggia, Ragusa. In undici anni, dal 1998 al 2008, sono state denunciate 431 persone e sequestrati 1041 cani. La punta dell’iceberg.

Gruppi di nomadi, pregiudicati e criminalità organizzata gestiscono un business che frutta trecento milioni di euro l’anno solo in Italia e che coinvolge 15mila cani. In Puglia, per rendere le lotte più “divertenti”, hanno perfino creato una razza ad hoc, il “lottatore brindisino”.

Ma è il traffico verso i Paesi dell’Est quello che preoccupa di più: in Croazia e Slovenia la tradizione dei combattimenti tra cani affonda nel passato. La tratta è nascosta e se ne trovano poche tracce. Ne sono bene informati gli animalisti che vivono sul confine, e a Trieste. Qui esiste una vera e propria lista nera di persone a cui canili e associazioni non devono per nulla al mondo cedere animali. Si sa, infatti, che i cani di taglia grossa vengono portati in Slovenia e in Croazia per combattere, mentre i piccoli vengono usati per gli allenamenti. I migliori valgono migliaia di euro. Gli altri, qualche centinaio. I compratori slavi aggirano l’ostacolo delle black list rivolgendosi direttamente ai canili e agli animalisti del Sud Italia: chiedono di poter adottare gli animali, se li vanno a prendere e li portano al macello. Per questo ora gira di mail in mail un appello disperato: «Assolutamente non date pitt bull, molossoidi, caucasi e similari sia cuccioli che adulti nella zona di Trieste e nella fascia del Friuli Venezia Giulia che confina con la Slovenia», scrive Lidia Ferrari. «Noi a Trieste abbiamo ricevuto un’infinità di richieste per cani di questo tipo da personaggi veramente poco raccomandabili. Vi ricordo che sia qui nel nostro Carso Triestino, sia in quello Sloveno ma ancor più liberamente in Croazia, i combattimenti tra cani sono all’ordine del giorno».Gli animalisti triestini vedono spesso padroni cedere i propri cuccioli perché «ghe voio tanto ben ma el xe cressudo tropo». Più spesso però i cani vengono rapiti, dai canili o dai parchi pubblici. Si parla di 26mila cani spariti ogni anno, in Italia. Oltre ai combattimenti, gli animali sottratti servono per l’accattonaggio.

Caccia grossa
Pointer, kurzaar, bracco ungherese e alcune razze da cerca e riporto come lo springer spaniel e il cocker spaniel inglese, il segugio maremmano e tutti i cani delle razze setter e bracco sono invece rubati per i cacciatori. Era l’ottobre del 2007 quando la polizia fermò all’aeroporto di Rimini un carico di cani rubati a Napoli e pronti a partire verso l’Ucraina con un volo dedicato ai cacciatori. Gli animali erano accompagnati da un pregiudicato, indosso al quale fu trovato anche un kit per falsificare i passaporti. La polizia accertò che i cani, setter rubati, erano stati venduti a seimila euro l’uno.

«Le quotazioni di questi esemplari arrivano a cifre da capogiro, dato che si include il costo dell’addestramento cui sono stati sottoposti e delle capacità dimostrate nelle specifiche attività venatorie. Per i cacciatori risulta più facile acquistare un animale adulto e già addestrato che crescerne uno e seguirlo passo dopo passo nell’apprendimento dei segreti e dei meccanismi dell’attività venatoria», dice Lorenzo Croce dell’Aidaa.

Rubati, ceduti, venduti, vivisezionati, addestrati a combattere o semplicemente dimenticati in canile. E per fortuna che sono i nostri migliori amici. (3-Fine)
 
M

mammagabry

Guest
Quando vivevo a Bologna nel 94-95 mi rubarono 2 cagnetti allora imparai che i tossici se li prendono appena ti distrai un attimo e li portano a quelli del rizzoli che li comprano e li usano per gli esperimenti,mi ricordo anche un evento(tenuto nascosto da qualsiasi foglietto stampato locale)raccontatomi da uno che "c'era quella notte" che sono andati in un capannone e avevano liberato un sacco di animali fra cui molti cani e gatti di proprieta' dell'ospedale rizzoli ,pensai in quel momento che magari il mio lupo era ancora li ad aspettare e che loro l'avevano liberato,ma era passato troppo tempo perche' possa essere stato possibile,la cosa me l'ha confermata anche uno studente di biologia dicendomi che se non partecipi a queste "lezioni" non trovi lavoro come dottore.
 
G

ghislaine

Guest
Lo squallore non ha limiti....
Facciamo girare più possibile queste notizie, affinchè si sappia la verità. :(:mad:
 
Alto