Scusate, mi inserisco solo perché c'è un illogico sopra (ho iniziato a scrivere il post stamane ma poi il lavoro mi ha portato a finirlo solo ora, quindi parte del pensiero l'ha già esplicitato Alex)
Il caffè costa un tot al chilo (facciamo anche finta che un vivaio si inserisca nel circuito horeca e abbia un fornitore di caffè, quindi riesca ad avere forniture a prezzo concorrenziale, diciamo concorenzialissimo ovvero 3€/kg), poi bisogna assumere una persona che con certosina passione passi la sua giornata a fare moke, convincere tutti i dipendenti a idratarsi solo con delle belle tazzone di caffè e utilizzarne gli scarti.
Sarebbe come chiedersi perché una stireria non usa l'acqua del proprio condizionatore nei suoi ferri da stiro anziché comprarla demineralizzata!
Il vivaio utilizza, giustamente, prodotti professionali (non nel senso marchettaro del termine, quanto nella sua accezione più corretta ovvero: adatti alla professione svolta) per le proprie colture; anzi, spesso ne abusa per invogliare il consumatore all'acquisto proponendo piantine stra-fiorite.
Qua si parlava di rimedi "della nonna", forse, più che naturali e non cercherei (io) di relazionare i prodotti professionali a quelli di riuso. Ma, come ha scritto Alex nel frattempo, di condividere esperienze di riuso senza particolari supporti empirici se non la mera osservazione (io sono un analista chimico e le piante per me sono un relax, non ho voglia ne gli strumenti, in casa, con cui occuparmi di fare analisi in tal senso) che ovviamente risente, soprattutto in questo sistema, di un sacco di fattori differenti che ne influenzano il risultato.
Se fossi un vivaista forse mi preoccuperei, nel tempo libero probabilmente, di indagare ed integrare materiali di riuso; ovvero mi preoccuperei di analizzare l'apporto di nutrienti e possibili variazioni di sistema (tipo l'abbassamento del pH del terreno) derivanti dall'utilizzo di materiali di riuso e qualora lo studio di fattibilità si mostrasse positivo mi muoverei ANCHE in tal senso: ad esempio collettando gli scarti di caffè dei bar della zona o rendendo disponibile il conferimento di certi tipi di rifiuti da parte degli altri utenti del comune/zona, interrogando e coinvolgendo anche le PA in modo, anche, da correggere poi il tiro sulle tasse sui rifiuti come già avviene nel caso delle compostiere personali (questo già avviene, per esperienza personale, in maniera molto poco ufficiale nel piccolo settore dell'allevamento).
Per quanto riguarda l'acqua "macchiata" come ulteriore fertilizzante non saprei proprio, non ne ho né esperienza diretta né indiretta, magari c'è qualcun'altro che ha già provato, in rete non trovi nulla?
Un piccolo ma importante p.s.:
Ovviamente poi è tutta una questione di scelta; utilizzare, come sottolineato, prodotti di cui non ho una verifica delle reali funzionalità credo abbia anche un aspetto, in qualche modo, ludico nella ricerca del riuso utile. Ciò non toglie che sia comprensibilissimo voler utilizzare solo prodotti "certi"!
Io personalmente, come credo molti e come è stato appena scritto, faccio un po' un mix delle due cose. Ovviamente faccio più affidamento sul "certo" ma mi piace sperimentare "l'incerto"