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Gattara oltre frontiera da Torino a Creta

Fabdl

Giardinauta Senior
Ex insegnante e fotografa da diciassette anni viaggia per i suoi mici

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Per raggiungere Arcibaldo, Dedalo e gli altri trenta viaggia ogni anno per più di duemila km. Loro sono una piccola colonia di gatti cretesi. Marilaide Ghigliano, 67 anni, insegnante di italiano in pensione e fotografa, per rivederli vola ogni settembre a Lendas, nell’isola di Creta. Lo fa dal 1994.

In questo paese di sei famiglie affacciato sul mar Libico, dove le montagne scendono fino a toccare il mare, Marilaide per un intero mese si prende cura della «sua» colonia di gatti: li nutre, li coccola, s’inventa giochi con gomitoli e mollette, li fotografa.

A mettere in moto questa vita di biglietti aerei e chili di carne in scatola è stata Arianna. «Una gatta bruttissima, bianca con le macchie nere, ricorda con nostalgia Marilaide. Ero in vacanza a Lendas con un’amica quando ho incontrato Arianna con i suoi cuccioli. È stato un colpo di fulmine». Inizia così a fotografarla, poi il suo obiettivo mette a fuoco tutti gli altri. E dopo diciassette anni non ha mai smesso di tornare.

A Lendas prima dell’arrivo di Marilaide i gatti conoscevano solo il sapore dei topi. «Sono tutti gatti selvatici - spiega lei - nessuno ha mai dato loro neanche una ciotola di latte». Marilaide non si è arresa, e qualche abitudine incollata alle tradizioni cretesi è riuscita a cambiarla. «Dopo 10 anni il negozio di alimentari ha cominciato ad avere negli scaffali scatolette di cibo per gatti - dice -, e i turisti, soprattutto tedeschi, vedendomi nutrire la colonia hanno iniziato ad imitarmi».

Ad ogni suo ritorno ci sono gatti nati da poco, altri non ci sono più. Oltre agli inverni gelidi da superare, se i felini diventano troppi li ammazzano. «Nel 2002 li avevano avvelenati tutti, è stato orribile arrivare piena d’entusiasmo in quelle terre - confessa - e non trovarli più». La soluzione sarebbe quella di sterilizzarli. «Per controllare la colonia - sostiene Marilaide - è necessaria la sterilizzazione, di cui però dovrebbe farsi carico l’istituzione pubblica».

Lendas per lei è un luogo speciale. È legata a quelle famiglie cretesi che insieme ai mici l’aspettano ogni anno, a quelle terre che d’autunno si tingono di giallo, a quel mare in cui fa lunghissime nuotate. Si diverte a dare un nome diverso ad ogni componente della colonia: ci sono Miaoulis, Vitellozzo, Giangisbea, e Parakoulis, che una volta è riuscito a rubarle due etti di carne tritata. «I gatti di Lendas sono alti e con le zampe lunghe, sono molto diffidenti. Prima che uno di loro saltasse sulle mie ginocchia - racconta - sono passati quasi dieci anni. La loro fiducia te la devi conquistare». Entrando in casa sua, a Torino, ci si aspetterebbe di vedere almeno un paio di gatti miagolare e far le fusa nel soggiorno, invece dopo la morte di Paquita, quattro anni fa, di gatti nel suo appartamento non ne sono più entrati.

Ma se la chiami «gattara», lei rimane un po’ perplessa: «Sarei una brava gattara se mi occupassi anche dei gatti di Torino - afferma -, ma per me è troppo impegnativo». Andate a spiegarlo a Florindo ed Arcibaldo.

http://www3.lastampa.it/lazampa/articolo/lstp/435337/?google_editors_picks=true
 

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Quello di avvelenare i gatti è uso internazionale purtroppo. Molto bella questa storia, condivido su FB.
 
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