Beh, dato che la discussione mi interessa molto, approfitto anch'io della possibilità di approfondirla.
Dunque:
abbiamo detto che si procede al cambio del vaso per dare alla pianta in contenitore terra - e quindi fonte di nutrimento e di energia - rinnovata.
La pianta tende ad avere sempre uno sviluppo bilanciato tra la parte aerea e quella delle radici; comunque, per le piante in vaso la cosa che - egoisticamente - ci interessa di più è la parte aerea, e quindi di cerca di "forzare" la pianta a sviluppare quanto più possibile questa, dedicando invece solo il minimo (chiaramente sempre entro limiti ragionevoli, perché gli squilibri sono evidentemente dannosi) alle radici. Questo soprattutto quando la misura del vaso comincia a diventare la massima raggiungibile.
A quel punto, se non si intervenisse con il taglio le radici comincerebbero a girare attorno al pane di terra, finendo in qualche caso per soffocare la pianta stessa, impedendo anche all'acqua di raggiungere l'interno dell'apparato radicale.
Rimuovere solo il terriccio superficiale nei casi di certe piante non è sufficiente, perché "la matassa" di radici si crea anche sotto.
Io di solito taglio non più di quanto indicato da Pietro, magari alternando di anno in anno i lati "da affettare" e verificando prima se ci siano dei punti con le radici già rovinate o troppo ammassate, sui quali intervenire subito.
Preferisco però agire nella stagione di riposo, ho l'impressione che le piante ne risentano di meno. Forse, però, questo è possibile grazie al clima di Roma, magari al Nord, dove fa più freddo, rischierei di dare alla pianta il classico "colpo di grazia"...
Oh, dimenticavo. Naturalmente, la possibilità di intervenire in modo più o meno drastico dipende dal tipo di pianta: per esempio, ho delle Eugenie che hanno sopportato trattamenti quasi brutali senza battere ciglio, mentre tendo ad avere la mano più leggera con il mio amatissimo limone o con le magnolie....
[ 24.12.2003, 19:16: Messaggio scritto da: Maria A. ]