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dimensione vasi per rinvaso

elleboro

Florello
ho letto mille volte, sia nei forum, sia nei libri, che i rinvasi vanno fatti con vasi più grandi di poco, due misure in più, al massimo.
Su questo argomento, come su pochissimi altri, non ho mai trovato voce diversa.
Però nessuno ha mai precisato il perchè.
A me sembrerebbe che, con un vaso molto grande, si imiterebbe meglio la situazione di piena terra.
Perchè invece sarebbe sbagliato?
Chi me lo dice? Grazie mille, bruna
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Ciao Bruna,
nella preistoria di questo sito l'argomento è stato trattato qui, ti segnalo in particolare la risposta di Ugo Laneri.
Personalmente, per motivi bassamente pratici (mancanza di spazio, tempo e... dolori alla schiena) io sono solito (da 40 anni) mettere i semi germinati o le talee radicate nel primo vaso che mi capita è lì li lascio. Il successivo passaggio, ove possibile (ma non sempre lo è), è la messa a dimora in piena terra.
Pietro
 
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Y

yanomami

Guest
VASI è RINVASO
diciamolo, che la teoria del vaso è utile sè, vuoi ottenere una specie di forzatura, io personalmente invece che cambiare il vaso ,dimunuisco l'apparato radicale di conseguenza è rinvaso nello stesso vaso.
Le piante essendo in vaso e avendo a portata di mano ,aqua et sostanza nutritiva li sul vaso non necessitano di espandere le radici.
diciamo che se voglio una fioritura abbondante, tengo le piante nel vaso strtto e firisce un pò di più mentre se hai un vaso troppo grande,si espandono molto le rsadici,senza sviluppare molto la chioma,
questo è quanto secondo la mia ventennale espereienza.
io Credo,che essendo allo tretto la pianta pensa di morire è quindi cerca di riprodursi al massimo.
Ma è una mia idea.
 
M

Maria A.

Guest
sull'idea non lo so. Ma devo ammettere che dopo un pò, per forza di cose, sono arrivata anch'io alla stessa conclusione.
Si sa, il terriccio dei vasi va rinnovato annualmente, e annualmente si dovrebbe rinvasare, vasi poco più grandi, perché la pianta non sprechi energie nel tentativo di ampliare il suo apparato radicale, a scapito di quello "aereo".
Però, dopo qualche anno, arrivi comunque a una grandezza massima, oltre la quale non si può andare, pena il precipitare con tutta la terrazza nel garage sottostante.
Anch'io, così, armata di sega riduco in autunno l'apparato radicale, lo ritaglio come fosse una torta (con attenzione, senza strappi). E' una sorta di potatura che le piante dimostrano di sopportare bene e che anzi mi pare giovi alla loro salute.
Ciao!
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Ciao Bruna,
il pessimismo sulla tua memoria mi pare proprio esagerato, ad ogni modo per quel che riguarda la chioma dovresti rivolgerti a chi ne ha accennato. Per parte mia posso dirti che le piante vivono sulla base di un bilancio praticamente perfetto, non ci sono buchi o ammanchi; la pianta si sviluppa sulla base delle risorse disponibili dove quelle che 'comandano' sono quelle minoritarie (nel senso che se una pianta ha a disposizione molto azoto ma potassio insufficiente si svilupperà sulla base del potassio disponibile, non dell'azoto). Questo significa che col tempo ad es. un albero in vaso svilupperà una chioma corrispondente alle risorse disponibili e se quelle che può prelevare solo dal suolo sono limitate anche la chioma lo sarà, ossia la pianta tende a nanizzare come succede in natura per le piante che vivono nelle zone al limite della loro sopravvivenza.
Il fatto di tagliare una porzione di radici seve a rinnovare una parte del terriccio senza dovere rinvasare in un vaso più grande, il terriccio fresco naturalmente avrà un effetto benefico a breve termine sulla crescita della pianta e quindi sulla chioma. Si tratta quindi non di un effetto diretto: taglio di radici --> crescita chioma, ma taglio di radici --> terriccio fresco -->crescita chioma; il tutto sempre rispettando il bilancio di cui sopra. Infine il discorso delle radici 'compresse' riguarda più la fioritura che non la crescita della chioma. Lo stimolo a fiorire è quello della conservazione della specie ed è molto forte in situazioni di difficoltà della pianta. Non so se ricordi la foto sotto (scusa se metto il dito nella... memoria), di norma la Plumbago non si sognerebbe di fiorire alla quarta foglia, ma in una situazione di stress nutrizionale e di soffocamento radicale lo ha fatto. Naturalmente non tutte le piante rispondono allo stesso modo, ma dove ciò avviene si cerca di sfruttarlo (ad es. è noto che la Clivia miniata ha bisogno di vasi "stretti" per poter fiorire). Preciso infine che non si tratta in genere di cattiveria nei confronti della pianta, ma semplicemente seguire ciò che avviene allo stato naturale (le Clivia, per tornare all'esempio, vivono in natura in piccole cavità).
Auguri
Pietro Puccio
plumbpuccio01.jpg
 

elleboro

Florello
grazie mille, come sempre, PP.
Ho riletto i vecchi post dei quali non avevo memoria. Pare che ne abbiano colpa certe macchie bianche esistenti sul mio cervello e ancora sconosciute ma collegate alla memoria. Quindi scusami.
Ora mi sembra che dovrei ricordarne i motivi, anche se la conclusione che ho tratto, è più di un suggerimento migliortativo che indispensabile.
Ma vorrei chiederti una ultima cosa. Dato che in natura l'area radici corrisponde grosso modo all'area della chioma, come mai si dice che mantrenendo le radici un po' compresse (o mefglio potandole un po'), si consente alla pianta di sviluppare maggiormente la chioma?
 

Pietro Puccio

Appassionato di palme e piante tropicali
Ciao Bruna,
hai mirabilmente sintetizzato, ma non sarebbe male avere conferme o smentite da parte di altri. Aggiungo che a volte basta asportare delicatamente il terriccio superficiale e reintegrarlo e che l'eventuale taglio delle radici va fatto con una certa cautela. Personalmente consiglio di tagliare (con un coltello affilato o un seghetto) una porzione inferiore ad 1/3 del pane di terra lasciando indenne il resto, non prima di averlo ben guardato per cercare di intervenire nella porzione, se presente, meno ricca di radici vitali. Un metodo consigliato (specie per yucca, dracaena, palme ecc) è quello riportato qui . Infine tale operazione andrebbe fatta, secondo me, nel momento della ripresa vegetativa.
Auguri
Pietro Puccio
PS: Grazie per i complimenti e per quel che riguarda la "docenza"... già fatto (sono pensionato 'fresco'), ma in tutt'altro campo.
 

elleboro

Florello
sono nota per una che non abbonda in elogi. Un gruppo di lavoro che dipendeva da me, avendo io annotato su di un loro documento "bravi, complimenti" lo fecero ingrandire e appendere al muro, considerandolo una eccezione rara alla mie abitudini.
Tutto questo perchè volevo dirti, senza che sembrasse piaggeria, che la profondità delle tue spiegazioni, abbinata alla assoluta chiarezza e completezza delle stesse, ti renderebbe l'insegnante più apprezzato. "cosa" insegnare dovresti vederlo tu. Magari proprio la materia verde. certo è una grave manchevolezza sprecare
un'attitudine così spiccata per la docenza.
Comunque, per venire al dunque, adesso finalmente il processo dei rinvasi mi sembra chiaro ma, per essere certa, te lo sintetizzo:
per molti motivi al giardiniere fa comodo avere vasi piccoli (spazio, peso, costo, lavoro ecc.).
Di conseguenza o mantiene lo stesso vaso, o lo amplia di un paio di numeri. In tali casi, per dare maggiore vigoria alla pianta, riduce le radici così riesce ad aggiungere una significativa quantità di terra fresca e ricca.
Se ho capito bene non disturbarti a rispondere.
Se invece devi correggermi in qualche cosa... grazie. E... ciao professore, bruna
 
M

Maria A.

Guest
Beh, dato che la discussione mi interessa molto, approfitto anch'io della possibilità di approfondirla.
Dunque:
abbiamo detto che si procede al cambio del vaso per dare alla pianta in contenitore terra - e quindi fonte di nutrimento e di energia - rinnovata.
La pianta tende ad avere sempre uno sviluppo bilanciato tra la parte aerea e quella delle radici; comunque, per le piante in vaso la cosa che - egoisticamente - ci interessa di più è la parte aerea, e quindi di cerca di "forzare" la pianta a sviluppare quanto più possibile questa, dedicando invece solo il minimo (chiaramente sempre entro limiti ragionevoli, perché gli squilibri sono evidentemente dannosi) alle radici. Questo soprattutto quando la misura del vaso comincia a diventare la massima raggiungibile.
A quel punto, se non si intervenisse con il taglio le radici comincerebbero a girare attorno al pane di terra, finendo in qualche caso per soffocare la pianta stessa, impedendo anche all'acqua di raggiungere l'interno dell'apparato radicale.
Rimuovere solo il terriccio superficiale nei casi di certe piante non è sufficiente, perché "la matassa" di radici si crea anche sotto.
Io di solito taglio non più di quanto indicato da Pietro, magari alternando di anno in anno i lati "da affettare" e verificando prima se ci siano dei punti con le radici già rovinate o troppo ammassate, sui quali intervenire subito.
Preferisco però agire nella stagione di riposo, ho l'impressione che le piante ne risentano di meno. Forse, però, questo è possibile grazie al clima di Roma, magari al Nord, dove fa più freddo, rischierei di dare alla pianta il classico "colpo di grazia"...

Oh, dimenticavo. Naturalmente, la possibilità di intervenire in modo più o meno drastico dipende dal tipo di pianta: per esempio, ho delle Eugenie che hanno sopportato trattamenti quasi brutali senza battere ciglio, mentre tendo ad avere la mano più leggera con il mio amatissimo limone o con le magnolie....

[ 24.12.2003, 19:16: Messaggio scritto da: Maria A. ]
 
Y

yanomami

Guest
spett. pietro,per potare le radici ,non serve il seghetto .ma bensi' un coltello molto affilato come i bisturi ed una forbice di buonissima qualità.il seghetto più che tagliare frammenta ,i fitoni + grossi .E' sempre bene comunque dopo ogni taglio disinfettare gli attrezzi onde evitare il diffondersidi malattie varie,non è importante tagliare,ma anche come è cosa,è con cosa si taglia,IO non sono docente come te,ma credo di aver reso bene l'idea.
Per quanto tagliare credo che la miglior tecnica in assoluto sia usare il buon senso,piuttosto che tagliare molto è meglio tagliare poco.
una volta scrissi, che quando paliamo la terra nè dobbiamo palare ne troppo nè troppopoca, sè pali troppo l'ecesso cadrà dalla pala,se ne pali poca sei sbilanciato.capito il senso?
 
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