elena_11293
Master Florello
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Come annunciato qui ieri, il dott. Chisari ha gentilmente dato seguito alla richiesta di scrivere per noi anche qualcosa relativo alle alternative al cibo industriale e sono quindi lieta di pubblicarlo
Buona lettura e buone preparazioni per i vostri cani!
E ancora grazie ad Enrico Chisari per la sua disponibilità :flower:
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Come annunciato qui ieri, il dott. Chisari ha gentilmente dato seguito alla richiesta di scrivere per noi anche qualcosa relativo alle alternative al cibo industriale e sono quindi lieta di pubblicarlo
Buona lettura e buone preparazioni per i vostri cani!
E ancora grazie ad Enrico Chisari per la sua disponibilità :flower:
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Cibo per cani: crocchette e scatolette possono bastare? - a cura del dott. Enrico Chisari, medico veterinario
Rispondo volentieri alla richiesta che mi è stata rivolta di scrivere qualcosa a proposito dell’alimentazione casalinga del cane: una dieta valida è il primo fondamento di una scienza medica che voglia essere preventiva oltre che curativa.
Si tratta di un argomento sul quale, non solo i conduttori di cani, ma anche i veterinari, hanno sovente idee contrastanti.
Il nome scientifico che identifica il canide domestico a noi caro è Canis lupus familiaris, dove il familiaris definisce una sottospecie che si è evoluta assieme all’uomo, nutrendosi dei suoi avanzi per almeno 12.000 anni. A questo tipo di alimentazione ha adattato l’organismo nel corso della propria filogenesi, divergendo dal progenitore lupo in alcuni dettagli anatomici e fisiologici, come la lunghezza dell’intestino (più breve nel lupo) e la dentatura (meno puntuta e possente nel cane). Questo, sebbene neppure il lupo possa essere considerato un carnivoro stretto, essendo aduso cominciare a consumare le proprie prede (solitamente grossi ungulati erbivori) proprio dai visceri che racchiudono l’alimento vegetale. In ciò si differenzia dai carnivori stretti come, ad esempio, il leone, il quale, nelle prede, punta subito le grosse masse muscolari. Ecco perchè lo stomaco e l’intestino del lupo contengono sempre notevoli quantità di vegetali.
Ma torniamo all’oggetto delle nostre considerazioni: il cane. Si sente spesso affermare che l’unico modo per garantire al nostro amico peloso un’alimentazione sana e correttamente bilanciata sia quello di affidarsi ad una crocchetta o scatoletta che, sole, possono soddisfare le esigenze nutrizionali del cane, fornendo, in un unico pasto, tutto ciò di cui ha bisogno. E’ intuitivo comprendere che, se fosse davvero così, tale specie non avrebbe potuto giungere fino a noi, giacchè le crocchette esistono solo da pochi decenni; essa si sarebbe dovuta estinguere per stenti alimentari già da diverse migliaia di anni e a noi non sarebbero pervenute antiche testimonianze della sua esistenza all’interno del consesso umano, come il celeberrimo mosaico pompeiano raffigurante un cane al guinzaglio.
Mi sembra evidente, oltre che corroborato da supporto scientifico, il fatto che una normale dieta casalinga possa garantire il benessere del cane. Anzi, ai “crocchettisti” lascerei l’onere della prova di dimostrare il contrario. E’ tangibile invece quanto sia incrementata l’incidenza di alcune malattie in concomitanza con la diffusione massiva del cibo industriale, in particolare patologie allergiche e neoplastiche. Può essere un caso, ma alcuni dei conservanti utilizzati nell’industria del pet-food (BHA, BHT, gallato di propile, propilenglicole, trimetilchinolina) sono fortemente sospettate di avere effetti cancerogenetici e allergizzanti.
Difficile, per il proprietario, effettuare un collegamento causa-effetto, giacchè lo sviluppo della patologia avviene quasi sempre sul medio periodo e non appare una correlazione palese.
Comunque, ammesso e non sempre concesso che il cibo industriale sia ben formulato e preparato con ingredienti di prima scelta, è intuitivo che una cosa che resta sullo scaffale di un pet-shop un anno in attesa di essere ammannita all’animale non possa essere equivalente ad una dieta fresca. Nessun conduttore di cane accetterebbe di nutrirsi esclusivamente di conserve e scatolame ma, inspiegabilmente, pochi riferiscono tale ragionamento sul partner animale.
Per esempio, è importante che la dieta del cane sia arricchita di acidi grassi omega-3. Una eccellente fonte di tali grassi è l’olio donatoci dai semi di lino. Molti mangimi contengono questo olio oppure direttamente i semi macinati del lino. Il problema è che questi omega-3 sono olii tanto preziosi quanto instabili, cioè con l’aria, il caldo, la luce e il passare del tempo, si ossidano, irrancidendo. Una volta degradati e introdotti nell’organismo, esso non può scartarli ma dovrà utilizzarli per sintetizzare le membrane cellulari che nascono, si può dire, già vecchie, in quanto costruite con “mattoni” adulterati. In alternativa, per limitare questo naturale fenomeno, si possono addizionare alle crocchette dei conservanti ma si converrà che un olio vecchio conservato artificialmente non equivale allo stesso olio fresco.
Dicevo che il cane si è evoluto mangiando i nostri resti e, infatti, si tratta di una specie onnivora. Come tutti gli onnivori il suo organismo è capace di utilizzare differenti fonti di nutrimento e bene lo sanno le industrie mangimistiche che hanno trasformato il cane essenzialmente in un granivoro: la parte principale degli alimenti commerciali, infatti, è composta da cereali, solitamente mais (il meno digeribile tra le fonti di carboidrati, ma più economico, spessissimo transgenico), assemblato con vari altri prodotti di risulta dell’industria alimentare umana. Perchè questo eccesso di cereali? Per un banale motivo economicistico: per il produttore di mangimi la voce che maggiormente incide tra gli ingredienti è la proteina di origine animale, spesso sostituita massicciamente da proteine vegetali (glutine, soia, ecc). Questo, a discapito di ammiccanti immagini stampate sulle confezioni, che mostrano improbabili tranci di muscolo, facendoli intendere ingredienti principali del preparato. Il marketing è una scienza precisa, non casuale e di garantita efficacia. Resta il fatto che il cane è un onnivoro e quindi vale anche per lui il viatico nutrizionale di tutti gli onnivori: la dieta deve essere varia. Paradossalmente si potrebbe affermare che una dieta mediocre ma varia è preferibile ad una perfettamente concepita ma monotona. Questo perchè nella varietà dei nutrimenti l’organismo riesce a trovare tutto ciò che gli serve mentre nella loro monotonia è facile incorrere in un elemento carente che, col tempo, diventa il fattore limitante della dieta.
Quindi, nella preparazione di una dieta casalinga ottimale, sarebbe utile programmare una alternanza degli ingredienti, utilizzando differenti fonti di carboidrati, proteine, acidi grassi e vitamine. Variare le carni ma anche sostituirle, una volta alla settimana con uova (cotte ma non fritte), una con latticini freschi (ricotta, mozzarella, fiocchi di latte, yogurt al naturale) ed una con pesce (le lische di alici e sardine, private della testa, non sono pericolose e possono essere somministrate assieme al resto). Gli amidi devono essere sempre stracotti; miglio, farro e avena sono ottime fonti di carboidrati, ma si possono utilizzare anche orzo, pasta e pane. In particolare, quest’ultimo, raffermo e ridotto in pezzi di un certo calibro, può utilmente sostituire i mefitici snack che ammorbano il mercato e gli stomaci dei cani, il cui odore ripugnante esprime eloquentemente la qualità degli ingredienti che li compongono. Tali snack, utilizzati come rinforzo positivo o passatempo, andrebbero banditi senza esitazione in quanto certamente nocivi e per nulla utili allo scopo dichiarato.
(continua nel post seguente)
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Rispondo volentieri alla richiesta che mi è stata rivolta di scrivere qualcosa a proposito dell’alimentazione casalinga del cane: una dieta valida è il primo fondamento di una scienza medica che voglia essere preventiva oltre che curativa.
Si tratta di un argomento sul quale, non solo i conduttori di cani, ma anche i veterinari, hanno sovente idee contrastanti.
Il nome scientifico che identifica il canide domestico a noi caro è Canis lupus familiaris, dove il familiaris definisce una sottospecie che si è evoluta assieme all’uomo, nutrendosi dei suoi avanzi per almeno 12.000 anni. A questo tipo di alimentazione ha adattato l’organismo nel corso della propria filogenesi, divergendo dal progenitore lupo in alcuni dettagli anatomici e fisiologici, come la lunghezza dell’intestino (più breve nel lupo) e la dentatura (meno puntuta e possente nel cane). Questo, sebbene neppure il lupo possa essere considerato un carnivoro stretto, essendo aduso cominciare a consumare le proprie prede (solitamente grossi ungulati erbivori) proprio dai visceri che racchiudono l’alimento vegetale. In ciò si differenzia dai carnivori stretti come, ad esempio, il leone, il quale, nelle prede, punta subito le grosse masse muscolari. Ecco perchè lo stomaco e l’intestino del lupo contengono sempre notevoli quantità di vegetali.
Ma torniamo all’oggetto delle nostre considerazioni: il cane. Si sente spesso affermare che l’unico modo per garantire al nostro amico peloso un’alimentazione sana e correttamente bilanciata sia quello di affidarsi ad una crocchetta o scatoletta che, sole, possono soddisfare le esigenze nutrizionali del cane, fornendo, in un unico pasto, tutto ciò di cui ha bisogno. E’ intuitivo comprendere che, se fosse davvero così, tale specie non avrebbe potuto giungere fino a noi, giacchè le crocchette esistono solo da pochi decenni; essa si sarebbe dovuta estinguere per stenti alimentari già da diverse migliaia di anni e a noi non sarebbero pervenute antiche testimonianze della sua esistenza all’interno del consesso umano, come il celeberrimo mosaico pompeiano raffigurante un cane al guinzaglio.
Mi sembra evidente, oltre che corroborato da supporto scientifico, il fatto che una normale dieta casalinga possa garantire il benessere del cane. Anzi, ai “crocchettisti” lascerei l’onere della prova di dimostrare il contrario. E’ tangibile invece quanto sia incrementata l’incidenza di alcune malattie in concomitanza con la diffusione massiva del cibo industriale, in particolare patologie allergiche e neoplastiche. Può essere un caso, ma alcuni dei conservanti utilizzati nell’industria del pet-food (BHA, BHT, gallato di propile, propilenglicole, trimetilchinolina) sono fortemente sospettate di avere effetti cancerogenetici e allergizzanti.
Difficile, per il proprietario, effettuare un collegamento causa-effetto, giacchè lo sviluppo della patologia avviene quasi sempre sul medio periodo e non appare una correlazione palese.
Comunque, ammesso e non sempre concesso che il cibo industriale sia ben formulato e preparato con ingredienti di prima scelta, è intuitivo che una cosa che resta sullo scaffale di un pet-shop un anno in attesa di essere ammannita all’animale non possa essere equivalente ad una dieta fresca. Nessun conduttore di cane accetterebbe di nutrirsi esclusivamente di conserve e scatolame ma, inspiegabilmente, pochi riferiscono tale ragionamento sul partner animale.
Per esempio, è importante che la dieta del cane sia arricchita di acidi grassi omega-3. Una eccellente fonte di tali grassi è l’olio donatoci dai semi di lino. Molti mangimi contengono questo olio oppure direttamente i semi macinati del lino. Il problema è che questi omega-3 sono olii tanto preziosi quanto instabili, cioè con l’aria, il caldo, la luce e il passare del tempo, si ossidano, irrancidendo. Una volta degradati e introdotti nell’organismo, esso non può scartarli ma dovrà utilizzarli per sintetizzare le membrane cellulari che nascono, si può dire, già vecchie, in quanto costruite con “mattoni” adulterati. In alternativa, per limitare questo naturale fenomeno, si possono addizionare alle crocchette dei conservanti ma si converrà che un olio vecchio conservato artificialmente non equivale allo stesso olio fresco.
Dicevo che il cane si è evoluto mangiando i nostri resti e, infatti, si tratta di una specie onnivora. Come tutti gli onnivori il suo organismo è capace di utilizzare differenti fonti di nutrimento e bene lo sanno le industrie mangimistiche che hanno trasformato il cane essenzialmente in un granivoro: la parte principale degli alimenti commerciali, infatti, è composta da cereali, solitamente mais (il meno digeribile tra le fonti di carboidrati, ma più economico, spessissimo transgenico), assemblato con vari altri prodotti di risulta dell’industria alimentare umana. Perchè questo eccesso di cereali? Per un banale motivo economicistico: per il produttore di mangimi la voce che maggiormente incide tra gli ingredienti è la proteina di origine animale, spesso sostituita massicciamente da proteine vegetali (glutine, soia, ecc). Questo, a discapito di ammiccanti immagini stampate sulle confezioni, che mostrano improbabili tranci di muscolo, facendoli intendere ingredienti principali del preparato. Il marketing è una scienza precisa, non casuale e di garantita efficacia. Resta il fatto che il cane è un onnivoro e quindi vale anche per lui il viatico nutrizionale di tutti gli onnivori: la dieta deve essere varia. Paradossalmente si potrebbe affermare che una dieta mediocre ma varia è preferibile ad una perfettamente concepita ma monotona. Questo perchè nella varietà dei nutrimenti l’organismo riesce a trovare tutto ciò che gli serve mentre nella loro monotonia è facile incorrere in un elemento carente che, col tempo, diventa il fattore limitante della dieta.
Quindi, nella preparazione di una dieta casalinga ottimale, sarebbe utile programmare una alternanza degli ingredienti, utilizzando differenti fonti di carboidrati, proteine, acidi grassi e vitamine. Variare le carni ma anche sostituirle, una volta alla settimana con uova (cotte ma non fritte), una con latticini freschi (ricotta, mozzarella, fiocchi di latte, yogurt al naturale) ed una con pesce (le lische di alici e sardine, private della testa, non sono pericolose e possono essere somministrate assieme al resto). Gli amidi devono essere sempre stracotti; miglio, farro e avena sono ottime fonti di carboidrati, ma si possono utilizzare anche orzo, pasta e pane. In particolare, quest’ultimo, raffermo e ridotto in pezzi di un certo calibro, può utilmente sostituire i mefitici snack che ammorbano il mercato e gli stomaci dei cani, il cui odore ripugnante esprime eloquentemente la qualità degli ingredienti che li compongono. Tali snack, utilizzati come rinforzo positivo o passatempo, andrebbero banditi senza esitazione in quanto certamente nocivi e per nulla utili allo scopo dichiarato.
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