Spesso mi capita di avere per cose e persone sentimenti di amore così forti da essere non morbosi, ma senz'altro distorti, tanto forti da riuscire ad escludere molto di quel che mi circonda. Una di queste cose è il giardinaggio. Da quando ho iniziato a giardinare è stato come se il resto delle cose fosse automaticamente collocato al di sotto,e con notevole distacco. Non compro vestiti, non compro trucchi, non vado dal parrucchiere, non compro altro che piante. Ogni soldino che ho va speso per il giardino, esso è per me la più grande fonte di quel genere di pensiero logistico e contingente che occupa la maggior parte dei nostri pensieri quotidiani.
Non mi piace seminare e veder crescere le piante, se potessi pagare di più ed avere una pianta già cresciuta, preferirei quella. Non mi interessa salvarle dalla probabile morte, se una pianta sta male ed io ne ho una uguale, non esito a buttarla nella compostiera. Certo non amo lo spreco, non terrò infatti più delle viole del pensiero destinate alla morte estiva, come non comprerei dei gerani se abitassi dove non hanno speranza di superare l'inverno.
Tutto quel che riesco a desiderare nella mia vita è strettamente correlato al giardino, credo di non potere più fare a meno di un giardino senza essere destinata a soffrire
irrimediabilmente.
Odio le piante che mi danno fastidio ad un livello che le saboto in continuazione. Questo non è certo amore per le piante, mi pare. Amo solo le piante che piacciono a me, le altre mi sono indifferenti. E neanche questo è contemplato nell'"amore per la natura". Tante volte ho cercato di capire perchè mi piace così tanto il giardinaggio, ma senza mai trovare un capo preciso. Credo sia il sostanziale rifiuto di me stessa e del mondo che ho davanti che mi porta a desiderare una vita avvolta nell'ovattata raffinatezza dei fiori.
La lettura dei libri è di fondamentale importanza se si vogliono accrescere le proprie probabilità di successo con le piante, poichè ritengo il giardinaggio una disciplina in cui la tecnica svolge una gran parte; il resto è talento, virtù, classe, stile. Ma se la tecnica senza talento è poca cosa, il talento senza tecnica è zero.
Non mi piace lasciare le mie piante da sole solo perchè so che sarebbero in pessime mani, se sapessi che me le curasse una persona brava e coscienziosa almeno quanto me, lo farei senza pensarci due volte.
Mi è molto piaciuto il commento di Traudi e quella assimilazione del giardino ad un animale domestico: "forse è lui che ha me", come è un gatto a possedere noi, non noi a possedere un gatto. E ci scapperebbe una citazione del "Piccolo Principe" che dice di essere stato addomesticato dalla rosa che vive sul suo piccolo pianeta, se solo mi ricordassi la frase precisa.
Io invece non do nulla al mio giardino,non ho con lui una forma di addomesticamento reciproco, prendo e basta: sono molto egoista. Se mi ammazzo a zappare è solo per poter avere più spazio per i fiori, in modo da poter ricavare da loro tutta la bellezza che mi possono elargire.