Come da oggetto, domanderei se l'uso di pomice e/o corteccia di pino grossa possa costituire una ammissibile alternativa all'argilla espansa per la costituzione di fondi drenanti alla base dei vasi.
Credo che la pomice abbia una maggiore ritenzione idrica e mi domando se ciò possa avere controindicazioni (favorire un'eccessiva umidità?), mentre la minor resistenza meccanica del materiale non penserei costituire un problema.
La corteccia ipotizzo invece che tenda a degradarsi col tempo, ma forse la cosa diventerebbe rilevante solo nell'ottica di periodi molto lunghi?
Potrebbe essere buona l'idea di mescolare i due, eventualmente posizionando la pomice sul fondo ed in cima allo strato (ovvero a contatto con la zona destinata al ristagno di acqua e con il terriccio soprastante) in modo da minimizzare la progressiva degradazione della corteccia? O anche mescolarli indistintamente?
Queste le domande generali, di possibile condivisa utilità.
Nel caso specifico personale, invece, avrei da riempire dei grossi vasi cilindrici da giardino (circa 40 cm di diametro ed altezza), con la preferenza di materiali leggeri, data la necessità di spostarli di tanto in tanto. Essendo destinati a piante acidofile, ipotizzerei che l'impiego di corteccia grossa di pino (che mi ritrovo peraltro in discreta quantità ed inutilizzata) possa favorire un utile mantenimento dell'acidità del terreno, grazie all'evaporazione dell'acqua (considerazioni errate?).
Quesiti bonus: è da evitare l'utilizzo di argilla espansa alcalina (pH 9) per un vaso destinato a piante acidofile, per i meccanismi di evaporazione accennati sopra? Oppure si potrebbe mescolare quella con la corteccia di pino per riequilibrare l'acidità complessiva del substrato drenante?
Per pubblica informazione, l'argilla con pH 9 di cui parlo è quella non specifica per giardinaggio di marca Leca (si trova in varie catene di brico, mentre il detaglio del pH non è così facile da appurare...); della stessa marca esistono anche versioni denominate AgriLeca che hanno invece pH neutro.
Credo che la pomice abbia una maggiore ritenzione idrica e mi domando se ciò possa avere controindicazioni (favorire un'eccessiva umidità?), mentre la minor resistenza meccanica del materiale non penserei costituire un problema.
La corteccia ipotizzo invece che tenda a degradarsi col tempo, ma forse la cosa diventerebbe rilevante solo nell'ottica di periodi molto lunghi?
Potrebbe essere buona l'idea di mescolare i due, eventualmente posizionando la pomice sul fondo ed in cima allo strato (ovvero a contatto con la zona destinata al ristagno di acqua e con il terriccio soprastante) in modo da minimizzare la progressiva degradazione della corteccia? O anche mescolarli indistintamente?
Queste le domande generali, di possibile condivisa utilità.
Nel caso specifico personale, invece, avrei da riempire dei grossi vasi cilindrici da giardino (circa 40 cm di diametro ed altezza), con la preferenza di materiali leggeri, data la necessità di spostarli di tanto in tanto. Essendo destinati a piante acidofile, ipotizzerei che l'impiego di corteccia grossa di pino (che mi ritrovo peraltro in discreta quantità ed inutilizzata) possa favorire un utile mantenimento dell'acidità del terreno, grazie all'evaporazione dell'acqua (considerazioni errate?).
Quesiti bonus: è da evitare l'utilizzo di argilla espansa alcalina (pH 9) per un vaso destinato a piante acidofile, per i meccanismi di evaporazione accennati sopra? Oppure si potrebbe mescolare quella con la corteccia di pino per riequilibrare l'acidità complessiva del substrato drenante?
Per pubblica informazione, l'argilla con pH 9 di cui parlo è quella non specifica per giardinaggio di marca Leca (si trova in varie catene di brico, mentre il detaglio del pH non è così facile da appurare...); della stessa marca esistono anche versioni denominate AgriLeca che hanno invece pH neutro.