Eccoci, buongiorno.
Alessandro, Brandegeei: condivido la frustrazione, Vi assicuro. Ma avrò più notizie.
(Soprattutto se finalmente mi riuscirà di essere portato a - , o meglio ricevere semplicemente precisa indicazione di - ; il luogo dove crescano altri esemplari di questa Ceresera Santa; ché non ne ho ancora visto un'altra , dammit, e permetterebbe di vedere forse i frutti d'un altro esemplare in salute).
Credo che la poca diciamo compiutezza delle descrizioni di fiori e frutti che riesca ad ottenere sia imputabile ad una certa ritrosia, diffidenza forse, timidezza sicuramente, connaturali alle genti della Pedemontana. Riconosco un pattern ancestrale, e scarico ogni responsabilità personale da chi spenda due parole sulla Ceresera Santa con me.
Purtoppo, non ho avuto esperienze dell'albera previe al giugno di quest'anno (è solo per scherzo che mi rivolgo a lei come a una Lei, eheh, nulla più, NB)
Procedo quindi così: Ascolto. Osservo. Assumo senza sicurezza di ricevere informazioni sincere. Prevedo la possibilità della loro erroneità. Acquisisco in forma diretta foto, campioni, registri morfologici e misurazioni. Mi ritaglio del tempo (è un pro-bono) per leggere, visionare e confrontare con gli elementi già certi la letteratura scientifica a cui riesca ad avere accesso, concentrandomi sui corredi fotografici. Conservo una speranza di trovare un riscontro positivo e inequivocabile con gli elementi già acquisiti, compartendo poi Qui ogni dettaglio non appena ne venga in possesso.
Considero sempre infine, per allevio, che l'identificazione possa essere anche solo accessoria al focus della vera missione:
recuperare la salute della veneranda pianticella, o determinarne a scienza certa l'ineluttabile fato.
Ma basta ego ora.
Che vuol dire Truc e Branca, che suona tanto bene?
DaturaRosa: grazie dell'interessamento e della giusta domanda; segue una risposta diretta che comincia un
CAPITOLATO
-Elementi oggi acquisiti-
L'albero è deciduo. Le foglie non mutano di colore. Perdono di pigmentazione in ottobre, ma cadono ancora verde pallido-gialline in novembre, o secche color castagna a dicembre.
Le prime gemme appaiono a gennaio o febbraio a seconda di come sia andato l'inverno.
È rigogliosa già a marzo, con una chioma piena, globosa. L'aspetto delle foglie è quello che puoi vedere nelle foto (con dimorfismo, NB). La lunghezza media della foglia in questo esemplare ora è 11 cm. Riporterò nuove foto fra due settimane o prima, con dettagli delle ricrescite apicali che stanno avvenendo ora.
La fioritura sboccia a maggio in un tono verde (? - Sono il primo a dubitare ).
Questo esemplare in particolare non fruttifica, per non aver vicini impollinatori (SIC), ma quelli che producono frutto lo fanno in (manca dato; ma estate inoltrata), probabilmente in forma di drupa, con aspetto di ciliegia, colore sapore e odore vagamente di caco, ma non buoni da mangiare, sicuramente non commestiti e forse incommestibili.
Non produce, normalmente, odori particolari (balsamico, acre, pungente, mellifluo, resinoso: no) da nessuna delle sue parti vegetative. Al crepitare foglie fresche ho percepito: clorofilla, lattuga, quercia, pruno, forse una punta pure di acero, senza esalazioni gassose, poco quasi nullo olio essenziale, però con una mineralità spiccata, in particolare lo spettro ferroso, ma presenti anche le gamme del calcio, rame, zinco e ovviamente quelle carboniche. Il ph della foglia mi apparse al tatto/gusto neutro-basico, non alcalino. Al contrario la corteccia: leggermente acida piuttosto che basica. Non produce linfa colorata o caratteristicamente lattiginosa, appiccicosa o odorata. È invece cristallina, e ossidifica con screziature di ambra poi caramello; aggiungerei, volendo però evitare di fuorviare, che appaia molto simile alla linfa del Prunus Armeniaca. Scorre però molto meno copiosamente, sia in rispetto alla fluidità che all'abbondanza.
Un dato, a cui ripenso solo ora, denoterebbe in effetti la presenza del tannino, o forse di altri composti magari velenosi: il rametto che recisi a circa 4 metri e che comparse nelle foto fu messo in un vaso con acqua, lasciandola qualche ora dopo colorata leggerissimamente d'un tono azzurro cyan.
("Ricapitola, ricapitola, ricapitola. Poi ricapitola".
Quanto hai sempre ragione, xxxxxxxxx!)
Le ipotesi di identificazione non sono poi molte ( forse ), ma non sono ancora abbastanza poche, come per farne un elenco che sia utile, e non distrazione.
Il mio ordine di pensiero, e potrebbe agilmente essere scorretto, comunque espresso per esplicitare il punto a cui sono ora nelle analisi e considerazioni, gravita qua:
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae (?)
Ordine Rosales (??)
Famiglia Rosaceae (??)
Genere ??? (forse, a sorpresa, semplicemente Prunus, ma per favore non rispondete a questa affermazione)
Specie ????
Sottospecie ????
(Ossatura dello schema: Copia incolla da Wiki; note: d.r.
Lo pratico come un gioco:
essendo N •? = livello di dubbio, riempire le caselle incomplete elimando ogni ?
Altri ben più seri ne fanno scienza o professione.)
D'altronde: quella dell'azedarach, o mindi, o albero dei rosari, o simili sottospecie,
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Sapindales
Famiglia Meliaceae
Genere Melia
Specie M. azedarach
era ipotesi convincente, affascinante, azzeccata in moltissime corrispondenze degli elementi in Nostro possesso.
Ho provato, anche insistito pentendomene, a far ragionare a voce alta sulle differenze ravvisate tra le foto prese da internet e le fioriture ricordate. O i frutti. Non con buoni risultati.
Ma non ho dubbio però su una cosa: quei no erano detti in maniera certa. E degni di stima per l'intuito, saggezza e diretta esperienza delle persone che li pronunciavano.
Per quanto riguardi Phellinus: conservo dubbio sia sull'identificazione, sia sul considerarlo causa prima della sofferenza.
Ora restano solo pazienza, costanza, determinazione. E cooperazione, certo, se facesse piacere.
Salve.