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Catalogo su internet per salvare le specie dai brevetti

Fenice

Giardinauta
Ciao ho trovato questo articolo e lo trovo interessante:
come contribuire a condividere informazioni sui semi, le piante per evitare che finiscano nelle mani dei cacciatori di brevetti delle industrie chimiche e farmaceutiche.

Su internet il catalogo dei semi
Così si battono i pirati della specie

L'ULTIMO film di Ermanno Olmi, Cento chiodi, ha una scena potente di crocifissione di libri. La vera sapienza, sembra dirci, quella che davvero serve e ci aiuta a vivere, sta nelle relazioni, nei nostri comportamenti, nei nostri sentimenti, non in quello che scriviamo o leggiamo. Non è lì la verità, ma dentro di noi.
Viene voglia di dargli ragione, specialmente se, come nel mio caso, si è speso qualche decennio ad avvicinarsi alle culture popolari, quelle che non scrivono non solo perché non sanno scrivere, ma anche perché non è di libri che hanno bisogno, per propagare in modo diretto e semplice, e soprattutto efficace, informazioni, competenze, abilità che non hanno ricevuto dai libri.

Gli Aimara in Perù sanno come sarà la stagione delle piogge perché osservano il comportamento di alcuni uccelli che nidificano vicino ai fiumi: se nidificano molto in alto è segno che si prevedono piogge abbondanti. Se potessi scegliere tra il privilegio di saper leggere libri e quello di saper leggere la natura, non avrei dubbi, sceglierei il secondo. Certo che vien voglia di dar ragione a Olmi.

Solo che la storia va altrove, e non si occupa di verità, ma di potere. E le parole, quelle dette ma ancor più quelle scritte, sono da sempre uno strumento di potere che nei secoli si è perfezionato attraverso la sua applicazione in diversi ambiti, da quello religioso (le tre grandi religioni monoteiste sono quelle che hanno a disposizione testi sacri), a quello agronomico (l'avvento dei laureati in agraria nelle campagne spazzò via le conoscenze popolari la cui "scientificità" non era supportata da nessun manuale).

Una forma di potere oggi è quella della brevettabilità delle varietà vegetali e delle razze animali. Gli uffici brevetti hanno iniziato ad accettare porzioni di natura come opera dell'ingegno dell'uomo perché ne viene trascritto il codice genetico. Ma c'è un altro nome per tutto questo: biopirateria. Le comunità che usano da secoli questi prodotti, che li hanno migliorati con l'uso quotidiano, se le vedono sottrarre nel nome della "scientificità".
Tuttavia a volte la vita si prende qualche rivincita sulla storia, provando a farle dei dispetti usando i suoi stessi strumenti. E' quel che è successo con la vicenda dell'albero del Neem, del quale, in India, sono note da secoli le proprietà curative. Questa caratteristica fece gola ad una multinazionale della chimica, la W. R. Grace, che chiese e ottenne dall'ufficio brevetti statunitense il permesso di brevettare una serie di processi per estrarre e stabilizzare il principio attivo presente nel Neem. Ma dopo anni di vertenze l'8 marzo 2005 i brevetti furono ritirati. Le proprietà del Neem risultavano infatti documentate per iscritto, nei testi sacri indiani, da secoli. La W. R. Grace non aveva scoperto un bel niente.
Le parole, dunque, servono, quelle scritte soprattutto. Servono, anche, a proteggere le parole non scritte delle sapienze millenarie, servono a proteggere culture, servono a proteggere coltivazioni che di quelle culture sono espressione.
Su questa base sta germogliando l'idea di una grande banca dati ondine, ovvero un posto fisico, per quanto fisico possa essere un sito web, in cui raccogliere le descrizioni e le caratterizzazioni delle sementi tradizionali che appartengono alle culture rurali di tutto il mondo. Un'idea semplice, ma spesso le idee che funzionano non seguono percorsi tortuosi: se per proteggere da pretese di brevetti le sementi dei contadini bisogna dimostrare che le loro caratteristiche e proprietà non sono una "scoperta" delle multinazionali, ma sono patrimonio collettivo delle comunità, non resta che descrivere da qualche parte questo patrimonio collettivo. Senza appropriarsene, anzi. Lasciando che le informazioni e le descrizioni restino a disposizione di chiunque voglia conoscerle e di chiunque ne abbia bisogno, purché non le utilizzi a fini commerciali e non provi a rivendicarne la proprietà. Il fruitore della banca dati può anche ampliare la documentazione esistente, può contribuire perché ha accesso a tutta la documentazione. E naturalmente anche i dati che lui inserisce verranno lasciati a disposizione di tutti. E' il sistema dell'open source, il trucco con cui gli hacker e tutta una generazione di informatici stanno smontando il sistema dei diritti sui programmi dell'informatica. Microsoft non mi lascia usare i suoi programmi se non le pago i diritti? Bene, io creo un nuovo programma, che faccia le medesime cose, e lascio i "codici sorgente" di quel programma senza protezione, a disposizione di tutti, compresi coloro che vogliono migliorarlo, basta che tutti lavoriamo a carte scoperte, in modo che nessuno abbia informazioni cui non si acceda se non pagando.
Con i semi può succedere la stessa cosa, e alcuni esperimenti sono già stati tentati, altri sono in corso ma in ambiti ancora un po' riservati agli addetti ai lavori. Adesso però è ora di prendere il coraggio a due mani e dar vita ad una vera banca dati, viva e ricchissima, che riceva contributi scientifici dalla comunità internazionale, dalle associazioni, dai seed savers, dagli istituti di ricerca, dalle università, da tutto quel mondo che ha a cuore il futuro e la libertà degli agricoltori.
Descrivere il patrimonio immenso dell'agricoltura tradizionale è un passo importante per la protezione della biodiversità, per la tutela dei diritti, della democrazia, della sovranità alimentare. Parole grandi, concetti importanti indissolubilmente legati a piccoli gesti concreti: come quello di conservare un seme, di donarlo ad un vicino di casa, di interrarlo ed accudirlo fino a quando non darà i frutti che potranno far ripartire il ciclo. Piccoli gesti come quello di raccontare quanto quel seme sa fare, scriverne la storia, la geografia, la letteratura, la religione, la chimica.
Aggiungeremo parole scritte su questo pianeta che certamente ne ha già troppe. Ma sarà, per la parola scritta, un'occasione per pagare il debito verso le sapienze tradizionali al cui declino ha contribuito. Il maestro Olmi non me ne vorrà, in fondo anche quel Cristo dolente, in cerca di una verità che arrivasse dal cuore e non dalle leggi, ha avuto bisogno di un Vangelo.



sempre su cc e open source c'è anche questo interessante sito
http://www.ippolita.net/
 
A

ambapa

Guest
Anche kinzica ci ha segnalato questa notizia nel post "interessante"...avete avuto la stessa idea quasi simultaneamente, mi sà che vi abbeverate alla stessa fonte...
 

kinzica

Giardinauta Senior
ahahah vero! Stando lontana la mattina al lavoro mi faccio il giro di tutti i giornali online per mantenermi almeno un poco informata sull'italia :)
 
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