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bonsai faggio consigli

lightyagami

Aspirante Giardinauta
ciao ragazzi! ho comprato un bonsai di faggio che adesso è in letargo posso trapiantarlo? la concimazione in inverno o marzo/aprile? grazie :love:
 

dragstar

Giardinauta
Ciao. Anch'io ho un bonsai di faggio. Io rinvaso a fine febbraio / inizio marzo, e non concimo per almeno 30/40 giorni dopo il rinvaso. Concimare in inverno è inutile. Dovrai avere pazienza per vedere le sue foglie poichè è l'ultima pianta che dischiude le gemme.
 

lightyagami

Aspirante Giardinauta
ok allora aspetto ancora un pò x rinvasare...effettivamente ci sono tutti i rami carichi di gemme ma non ne vuole proprio sapere di aprirle...aspetto aspetto! :food:
 

dragstar

Giardinauta
Guarda questa foto lightyagami. E' il mio faggio. Non è un granché come bonsai, ma serve per darti un indicazione sul periodo in cui le gemme si dischiuderanno. La foto è del 5 aprile. Si vedono gemme ancora chiuse e le prime foglie
DSCF7427.jpg
 

dragstar

Giardinauta
:confuso:Ciao, riapro questa discussione per avere notizie sui vostri faggi (per chi ne avesse uno). Il mio ad oggi non da segni di risveglio!! E' vero che a subito un rinvaso, ma a quest'ora avrebbero dovuto cominciare ad aprirsi le gemme..e invece lui dorme:burningma (..o è passato a miglior vita.. :cry:)
 

aurex

Esperto di Bonsai
hai provato a dare una potatina per vedere se i rami sono verdi...?...a me quest'anno le roverelle hanno anticipato un pò invece altre essenze come la camelia hanno le gemme gonfie ma ferme....credo che sia ancora il freddo di questi giorni....
 

GORLA

Florello Senior
INGRESSO IN DORMIENZA

Durante la seconda parte dell’estate nei nostri climi, molte piante arboree hanno già smesso di vegetare, o quanto meno rallentano la crescita dei germogli, fino ad arrestarla del tutto in autunno. Questo graduale stato di inattività non coinvolge allo stesso modo tutte le gemme di una stessa pianta, ed è in genere dovuto a varie cause, dette “inibizioni correlative”. Si è osservato però che a un certo punto si instaura uno stato di dormienza in tutte le gemme. Stavolta il blocco è dovuto all’accumulo nella gemma di ormoni inibitori, attivati da particolari “segnali” ambientali percepiti dalle foglie. Il segnale più importante è l’accorciamento del fotoperiodo (ossia la diminuzione delle ore di luce tipica dell’autunno), in misura minore gioca un ruolo anche l’abbassamento delle temperature minime notturne.
L’ingresso in dormienza è sempre un momento ben preciso, e non appena si verifica le gemme diventano del tutto dormienti nel giro di un paio di settimane.
RIMOZIONE DELLA DORMIENZA

Una volta instaurata, la dormienza in senso stretto ha una durata di poche settimane (indicativamente nel periodo a cavallo tra novembre e dicembre), dopo di che si ha una diminuzione progressiva dello stato di dormienza, che è favorito dall’esposizione al freddo e/o al caldo. A seconda dei casi sono possibili due tipologie di comportamento, che chiameremo dormienza del 1° tipo e del 2° tipo.

Nella dormienza del 1° tipo è necessario un periodo sufficientemente lungo di esposizione al freddo invernale. Nei nostri climi, normalmente il freddo è efficace fino a gennaio, mentre da febbraio in poi è l’esposizione a temperature più alte che determina l’aumento progressivo dell’attività delle gemme. Siamo nella fase di post-dormienza, che coincide con la seconda parte dell’inverno, quando in condizioni naturali le temperature tornano a salire. Attorno a marzo la dormienza può dirsi completamente rimossa, e il germogliamento avverrà non appena la temperatura salirà al di sopra della soglia minima.
Il “fabbisogno di freddo” e il successivo “fabbisogno di calore”, sono parametri molto diversi da specie a specie, in quanto dovuti all’adattamento evolutivo, perciò “tarati” geneticamente dalla selezione naturale in funzione del clima della zona di origine. Tuttavia è possibile stabilire un legame a doppio filo tra il fabbisogno di freddo e quello di calore, in particolare: maggiore è la quantità di freddo ricevuta durante la prima parte dell’inverno, minore è il fabbisogno di calore necessario a rimuovere la dormienza residua nella seconda parte, e viceversa.
Conoscendo dati climatici precisi, è possibile determinare sperimentalmente per ogni specie il legame tra questi parametri, in modo da poter fare delle previsioni.
Si indica convenzionalmente il fabbisogno di freddo con la grandezza “Chill Days” (CD), definita come il numero di “giorni freddi”, cioè a temperatura media inferiore a +5°C, trascorsi a partire dal 1° novembre.
Il fabbisogno di calore viene invece indicato con la grandezza “Day Degrees >5°C” (DD), definita come i “gradi-giorno”, ossia la somma delle temperature medie giornaliere superiori a +5°C contate a partire dal 1° febbraio.
Si è studiato sperimentalmente il legame tra queste due variabili ed è stato possibile definire per alcune specie (di importanza forestale) delle curve che legano tutti i valori di CD e DD corrispondenti alla rimozione della dormienza. Il risultato è riportato nel grafico seguente:



Si vede, in modo più o meno marcato per le varie specie, che a un basso numero di giorni freddi nella prima parte dell’inverno (CD), corrisponde un valore più elevato di fabbisogno di calore (ovvero un prolungamento della dormienza) rispetto al caso di inverno molto freddo. Generalizzando si può dire: nella dormienza del 1° tipo a un inverno mite può corrispondere un ritardo della data di germogliamento.

Nella dormienza del 2° tipo non è invece richiesto un periodo di esposizione al freddo: in tal caso la dormienza viene rimossa da un sufficiente accumulo di calore durante il corso dell’inverno. Ogni specie ha un valore di DD limite una volta raggiunto il quale, la dormienza può dirsi rimossa, e questo valore si mantiene costante ogni anno, qualunque sia l’esposizione al freddo (nel grafico precedente si avrebbe quindi una retta orizzontale a DD costante). In questo caso un maggior numero di giorni caldi accorcia la durata della dormienza e viceversa, perciò in generale: nella dormienza del 2° tipo a un inverno mite corrisponde sempre un anticipo della data di germogliamento, a un inverno freddo corrisponderà un ritardo.

Si possono ora fare alcune osservazioni:
Nelle piante del 1° tipo esistono specie “più dormienti” di altre: per queste la necessità di un alto numero di giorni freddi è imprescindibile, pena un eccessivo “allungamento” della post-dormienza. Per queste piante (ad esempio il faggio), un inverno non sufficientemente freddo implica un ritardo nel germogliamento, o comunque uno sviluppo delle gemme non corretto: ad esempio l’apertura di un numero inferiore di gemme laterali a vantaggio di quelle apicali, (e conseguente aumento della dominanza apicale), e uno sviluppo ridotto della massa vegetativa totale. Senza contare che una partenza ritardata della vegetazione può aumentare il rischio di attacchi parassitari, non essendo più sincronizzato il ciclo vitale della pianta con quello dei relativi organismi patogeni.
Piante del 1° tipo, ma “poco dormienti”, soffrono meno di queste carenze, quindi anche in presenza di inverni miti, riescono ad espletare ugualmente il loro fabbisogno di freddo, e a germogliare nel periodo giusto.
Piante del 2° tipo non necessitano di inverni freddi, anzi, per queste il rischio è quello di un germogliamento anticipato, nel caso in cui l’inverno sia più caldo della media. In queste piante, dato il semplice legame tra dormienza e temperature, il comportamento è facilmente prevedibile mediante una semplice verifica dell’andamento delle temperature invernali.
In relazione ai cambiamenti climatici di cui sempre più spesso si parla, dopo queste considerazioni è facile capire che l’innalzamento globale delle temperature può avere effetti molto diversi sulle varie specie a seconda del loro grado di dormienza, e non mancano esempi di specie minacciate direttamente o indirettamente da questo fenomeno. Si veda l’esempio della grafiosi dell’olmo, malattia che ha decimato gran parte delle varietà di Ulmus dell’Europa settentrionale: a differenza delle varietà meridionali infatti, queste sono diventate più suscettibili alla malattia proprio a causa dell’alterazione del normale decorso della dormienza.
I bonsai E L’INVERNO

Senza necessariamente tirare in ballo i cambiamenti climatici, l’andamento delle temperature a cui sono sottoposti i bonsai in inverno può essere sensibilmente diverso rispetto alle condizioni “naturali”. Per esempio:
Un bonsai di un’essenza che sia “autoctona” in una data zona climatica può essere coltivato a latitudini e quote anche molto diverse rispetto a quelle di origine.
Anche il microclima può variare a seconda che ci si trovi in una zona urbana o extraurbana (in inverno le temperature in un grosso centro abitato sono sistematicamente più alte di qualche grado rispetto alle aree circostanti).
Posizionare un bonsai in un luogo riparato o scoperto, soleggiato o ombreggiato, su un balcone o in un giardino, può esporlo a temperature molto diverse rispetto al valore misurato “ufficialmente” dalla stazione meteo locale.
Infine, la pratica di riparare il bonsai in una serra fredda o sotto una copertura, contribuisce a ridurre notevolmente la quantità di freddo, per l’effetto di attenuazione delle temperature minime, e di riparo dalle correnti fredde.
Questi e altri fattori incidono sulla temperatura dell’aria attorno alla pianta, e possono contribuire ad alterare il normale decorso della dormienza.
Molto spesso ci si preoccupa di riparare a sufficienza dal freddo i bonsai, mentre raramente ci si pone il problema se questi ricevano o meno la giusta quantità di freddo.



Possiamo idealmente suddividere le specie comunemente usate nel bonsai in tre categorie. La suddivisione di seguito riportata è alquanto arbitraria e incompleta, e necessiterebbe di più accurate verifiche, in modo da includere anche specie orientali o esotiche, che non essendo originarie dei nostri climi non sono immediatamente riconducibili a una categoria senza ulteriori studi.
Alberi “amanti del freddo”. Sono piante originarie di paesi freddi o di alta quota (sopra i 1300-1500m), caratterizzate da un alto fabbisogno di freddo, e che quindi presentano una dormienza del 1° tipo: Abete, Larice, Pino mugo, Pino silvestre, Ginepro comune, Faggio, Betulla ecc... Per queste piante è essenziale una buona esposizione al freddo invernale: occorrerebbe perciò evitare di ricoverarle in serra fredda o in un luogo troppo riparato. Se per particolari motivi si è costretti a ripararle, (ad esempio se si ha intenzione di effettuare rinvasi o lavorazioni in autunno-inverno), è bene garantire almeno l’esposizione alle prime gelate autunnali, così da rimuovere il più possibile la prima parte della dormienza, quindi è consigliabile rinviare tutte le operazione alla seconda metà dell’inverno, o alla primavera.
 

GORLA

Florello Senior
il testo non e mio se vuoi puoi leggerlo tutto sul sito bonsai italia .org lo messo per la dormienza delle piante ciao anna
 

dragstar

Giardinauta
Dal messaggio di Gorla ne deduco che:
essendo stato un inverno mite (a parte la settimana di T° siberiane), il N.di chill days è stato troppo esiguo e ha provocato un allungamento del periodo di dormienza. Mentre i giorni da febbraio con T° medie sopra i 5° (degrees days) non sono ancora sufficienti per permettere la rimozione della dormienza di secondo tipo.
Grazie Gorla..E' fantastico!!

Aurex ho dato una grattatina e i rami sono verdi, e quelli generati l'anno scorso sono molto flessibili. Stando allo "spiegone" di Gorla il ritardo (15gg rispetto l'anno scorso) dovrebbe essere spiegato. Cosa dici?
 

GORLA

Florello Senior
so per aver letto ,non per esperienza che le fasi delle stagioni di oggi un po di confusione nelle piante lo fa,mite fino a natale inoltrato e ora ci sono temperature basse ,e gemme ferme come le radici che dovrebbero spuntare ma se non fa caldo ,certo la mia poca esperienza ,dai abbi fede se e verde spunteranno ,sai che a natale qui da me cerano gli alberi in fiore ,e parlo di biancospino e prunus ,da non credere ,ora sono fioriti ,menomale che non sono andati in confusione ,ma si parla di piante in terra,in vaso ,ma non saprei ,ciao anna
 

dragstar

Giardinauta
:sleep2:Dormienza delle gemme rimossa! Il faggio si è finalmente svegliato!
15/20 gg di ritardo rispetto l'anno scorso. metto foto gemma in fase di apertura:
DSCF8654.jpg
 

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